Templari di San Bernardo
Congregazione laicale cattolico-cavalleresca di ispirazione templare
 
 
 
  Religione
 

Angeli, nomi e travestimenti.

E' importante discernere

Gli angeli hanno due modi per manifestarsi agli uomini. La Bibbia li indica, chi li fa intervenire subito "in carne ed ossa" (di colpo) presso i loro protetti, sia che li si mostra rivelandosi ai profeti in plendide visioni. Nel Nuovo Testamento, le visioni di angeli - quelle al diacono Filippo (Atti 8, 26) ed a Cornelio (Atti 10, 3) - sono più rari dei loro interventi inscritti nel tempo e lo spazio degli uomini: presenti alla nascita di Gesù, essi appaiono ai pastori di Betlemme per annunciare loro la buona novella e cantare la gloria di Dio (Lc 2, 8-20); essi sono anche alla tomba del Risorto, "vestiti di abiti d'un allucinante biancore" (Lc 24, 3) per consolare le donne ed incaricarle di un messaggio di speranza per gli apostoli (Mc 16, 7). Negli Atti, noi vediamo un angelo liberare miracolosamente dalla prigione gli Apostoli (Atti 3, 19), poi Pietro (Atti 12, 7-10).

Santi e mistici conoscono questi due tipi di manifestazioni angeliche, che talvolta s'intrecciano e si completano: visione nell'estasi, prossimità palpabile e quasi materiale. Di più, quando essi non si presentano sotto parvenza umana, gli spiriti celesti si compiacciono di prendere delle forme per lo meno insolite, senza dubbio per scrupolo di discrezione, o di anonimato. Il caso più misterioso è quello del cane Grigio, che accompagnò SAN GIOVANNI BOSCO (1815-1888) durante più di trent'anni. Apparso una sera del 1852, questo strano e molto intelligente animale sorgente sempre al momento in cui il santo sacerdote era in pericolo: una sera d'inverno che egli rientrava a casa sua abbastanza tardi, scorse sul corso Regina Margherita un individuo che, imboscato dietro un albero, gli scaricò a bruciapelo due colpi di pistola.

Fortunatamente partì solo la capsula. Allora l'uomo si gettò su Don Bosco, per venirne a capo, chi sa in quale modo! Egli lo avrebbe certamente, in un colpo d'occhio, strangolato o addormentato, se in quell'istante un urlo spaventoso non avesse risuonato e se una bestia furiosa non si fosse lanciata sul dorso dell'aggressore. Il miserabile non ebbe che il tempo di fuggire, mentre che Don Bosco, rientrato dalla sua emozione, accarezzava con gratitudine il pelo del bravo molosso. Don Bosco aveva numerosi nemici, chiaramente i Valdesi che, più d'una volta, cercarono di attentare alla sua vita. Una sera, due sicari lo strinsero in una stradina oscura di Torino: I due malviventi si precipitarono su di lui e gli incappucciarono la testa in un sacco. Dibattendosi, Don Bosco giunse a sbarazzarsi da quel cattivo cappuccio, ma allorché il più robusto di essi lo racchiuse così ermeticamente che fu impossibile chiamare aiuto. Egli stava per cadere alla loro completa mercé, quando un terribile ruggito scoppiò a due passi: era Grigio. In un secondo, egli ebbe liberato il suo padrone che, liberato dalla stretta, scorse uno dei due aggressori filare a tutta velocità, nel mentre che l'altro, coricato a terra, era tenuto in rispetto dai denti dell'animale applicati alla sua gola. "Chiamate il vostro cane, urlava l'uomo, mi strozza.- Io lo farò, se tu mi prometti di essere saggio. - tutto quello che volete", disse il malandrino. Allora Don Bosco parlò alla sua buona bestia, che lasciò la presa, e l'uomo se ne fuggì a tutta velocità delle sue gambe.

Un'altra volta, Grigio lo salvò da una banda di forsennati, giunti a prestar man forte ad uno dei loro che aveva aggredito il sacerdote: questi, robusto, aveva già sganciato un solido colpo di pugno al truculento che l'aggrediva con un bastone e che cadde urlando: A quel grido, da tutti i cespugli vicini sorsero degli individui, posti all'occorrenza per prestar man forte in caso di bisogno. Don Bosco era perduto: alcuni secondi ancora ed egli cadeva assonnato, quando l'abbaiare feroce del "Grigio" si fece sentire. In alcuni salti egli fu là, ed ora, girava e rigirava intorno a Don Bosco grugnendo in modo eloquente e mostrando dei denti impressionanti. Uno ad uno i malandrini se la squagliarono nella vicina campagna. Quel cane che, al momento provvidenziale, sorgeva da non si sa dove e se ne ritornava non si sa dove, che nessuno incontrò mai nelle vie di Torino, né vide mai mangiare o bere - benché i fanciulli del patronato gli avessero sovente presentato dei pezzi di carne o di zucchero -, si comportava in ben strana maniera: Una sera, anziché offrirgli la sua scorta, egli impedì chiaramente a Don Bosco di uscire da casa sua. Si allungò sulla soglia della sua dimora, e nessuno poté allontanarlo. Per una volta, egli si mostrava cattivo verso il suo padrone: se fosse stato necessario, lo avrebbe ballonzolato, respinto con tutta la forza dal suo portale all'interno dell'alloggio. Prima di giungere a questo mezzo supremo, egli si accontentava di ruggire a gola chiusa. "Se non vuoi ascoltarmi, ascolta almeno questa bestia: essa ha più ragione di te", disse a suo figlio mamma Margherita, che da una mezz'ora si opponeva all'uscita notturna.

Don Bosco ascoltò la bestia, e ben gliene occorse, poiché meno d'un quarto d'ora dopo un vicino accorse per supplicare Don Bosco di non mostrarsi quella sera, poiché aveva sorpreso una conversazione indicante chiaramente che si preparava un colpo contro di lui. L'ultima volta che Don Bosco vide Grigio, era nel 1883. egli si era perduto, ed il cane, che non aveva preso un pelo bianco, in trentadue anni - longevità perlomeno sorprendente - lo rimise sulla buona strada, poi lo accompagnò fin sulla soglia del patronato, prima di scomparire per sempre nella notte: San Giovanni Bosco è senza dubbio il solo uomo che abbia avuto un cane per angelo custode, od un angelo che si travestiva da cane. Quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava sullo strano animale che si era istituito suo protettore e che tutte le sue relazioni avevano veduto, toccato, accarezzato, Don Bosco, si scusava e rispondeva sbiascicando: - Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire che fosse un cane come gli altri. L'angelo custode della fondatrice francese MARIE DU CHRIST (Raymonde Bonnenfant, 1907-1973) rivestiva la forma di un'aquila per portarla in bilocazione in dei viaggi lontani, nel mentre che quello di ANNA EBELE (1917-1985) - la giovane ragazza tedesca ch'egli aveva protetta dai soldati - si manifestava come un passero che veniva a posarsi familiarmente sulla sua spalla o sulle sue mani: "Prendo questa forma alò fine di poter conversare con te senza attrarre l'attenzione. Tu devi tenere nascoste tutte le grazie che ti fa il tuo Sposo". Questi "travestimenti" non hanno nulla di sorprendente, quando si sa quello che accadde a Zeitoun, in Egitto, negli anni 1968-1969. la Vergine Maria si mostrò, silenziosa e circondata di luce, al di sopra della cupola dì una chiesa copta, visibile da migliaia di persone di ogni credo. Si potette anche fotografare quella sagoma luminosa, così come gli esseri misteriosi che l'accompagnavano: Inoltre, il giorno che vi era apparizione, vi erano sempre dei colombi giganti, tanto  bianchi quanto la Vergine, che dapprima percorrevano tutto il cielo di quel quartiere. Tutte le testimonianze coincidono: La seconda volta, erano dei piccioni in pieno cielo, verso le due del mattino, cosa che non poteva aver luogo perché, come voi sapete, i piccioni non volano mai la notte; ed erano dei piccioni di colore brillante, assolutamente brillante.

Quegli strani uccelli di luce avevano un comportamento perlomeno singolare: All'epoca delle apparizioni, vi erano delle stelle e dei piccioni. I piccioni apparivano, alcuni venivano al di sopra delle nostre teste e formavano una croce. Essi erano luminosi talvolta ed altre volte rassomigliavano a dei piccioni reali. Vi era talvolta della luce che partiva dai loro becchi o dalle loro code. I fedeli erano convinti che erano degli angeli che facevano scorta alla loro Regina, e questo tanto più che diverse persone videro talvolta al loro posto delle sagome di adolescenti luminosi. Quando si conoscono queste manifestazioni, la esperienza della serva di Dio SPERANZA GONZALEZ PUIG (1823-1885), fondatrice in Spagna delle Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, non sembrava più che insolita di quello che lo era per il suo direttore spirituale. Nelle sue Notas autobiograficas, ella dice che si sente accompagnata dagli angeli e che essi la istruivano. Il 4 gennaio 1856, ella si vede "circondata dai suoi nove angeli custodi", in mezzo ai quali uno in particolare è il suo protettore. Il numero degli altri varia intorno a lei. Essi talvolta le parlano, ella li vede il più sovente sotto la forma di "globi di luce" da dove escono "delle voci che mi istruivano del modo con cui dovevo condurmi nel cammino della virtù".

Generalmente, gli angeli si mostrano sotto forma umana. Non solamente come degli adolescenti o degli uomini d'una grande bellezza, ma talvolta sotto i tratti di fanciulli. Così l'angelo custode di Santa Francesca Romana, e quello che preparò CATERINA LABOURÉ (1806-1876) all'incontro con la Vergine Maria nella cappella della rue du Bac, la sera del 18 luglio 1830: Infine, alle 11 e mezza di sera, mi sento chiamare col mio nome: - Sorella mia, Sorella mia! Svegliandomi, ho guardato dal lato in cui sentivo la voce che era dalla parte del passaggio. Tiro la tenda. Vedo un bambino vestito di bianco, grosso modo dell'età dai 4 ai 5 anni, che mi dice: - Alzatevi con diligenza e venite in cappella, la Santa Vergine ci aspetta. (...) Mi sono sbrigata a vestirmi, e mi sono diretta dal lato di quel bambino che era rimasto in piedi, senza avanzare più della testa del mio letto. Egli mi ha seguita, o piuttosto io l'ho seguito, sempre sulla mia sinistra, recante dei raggi di chiarore ovunque egli passava. Questo bambino dimostra una sorprendente autorità quando, nella cappella, Caterina sembra non realizzare che ella si trova davanti alla Vergine: "E' allora che quel bambino mi parlò, non già come un bambino, ma come un uomo, il più forte, e con le parole più forti". Il piccolo angelo custode di Santa Francesca Romana non mostrava meno fermezza, non più di quello della mistica spagnola MARINA DE ESCOBAR (1554-1633), che veniva a lei sotto le sembianze di un bambino dai sette agli otto anni. Dopo la sua stigmatizzazione, Marina ricevette quattro, poi dodici angeli custodi supplementari, che erano al suo servizio per aiutarla nella sua preghiera e nelle sue opere pie, per curarla nelle sue malattie continue, per darle sollievo e consolarla nelle sue sofferenze e le sue prove. Tutti si presentavano sotto la sembianza di bambini ed uno di essi, dall'età apparente di due anni, le disse un giorno: "Io sono piccolo, ma il Signore mi ha dato un potere ben grande". La clarissa bolognese CAMILLA PUDENZIANA ZAGNONI (1586-1662) cominciò a vedere il suo angelo custode allorché ella aveva quarant'anni: egli le appariva sotto la sembianza di un incantevole bambino dai sette agli otto anni.

In Giappone, in relazione coi prodigi che si produssero dal 1973 al 1981 su di una statua della Vergine Maria nella comunità delle Serve dell'Eucarestia di Akita, gli angeli si manifestarono sotto una forma femminile alla veggente, AGNESE KATSUKO SASAGAWA: Scorsi improvvisamente sulla destra del mio letto una graziosa persona che non conoscevo e che si mise a recitare il Rosario con me. Dopo la prima decina, ella aggiunse una preghiera sconosciuta. Sorpresa, io l'ho ripetuta dopo di lei. Poi lei mi ha consigliato di aggiungerla dopo di essa. Eccone il testo: Gesù mio, perdonate i miei peccati, preservateci dal fuoco dell'inferno, e portate in Cielo tutte le anime, soprattutto quelle che hanno più bisogno della vostra misericordia. Suor Agnese è molto affermativa, l'angelo si mostrò come una persona di sesso femminile. Non era certamente la Vergine Maria, che non può pregare se stessa recitando la corona: Suor Agnese racconta che una bellissima "donna" le era apparsa quando ella era in ospedale a Myoko, che ha recitato la corona con lei, le ha insegnato la preghiera che la Vergine stessa ha data ai pastori di Fatima. Chi è dunque capace d'un tale prodigio, se non un angelo? Da nove anni, quella persona le è apparsa infinite volte, guidandola, avvertendola, talvolta anche reprimendola. Il 13 gennaio 1955, allorché TERESA MUSCO (1943-1976), dell'età di dodici anni, è ricoverata in ospedale a Caserta dove subisce un'operazione chirurgica, ella vede al suo capezzale "una bella bambina bionda con le ali d'oro" che, "con voce soave", le dice: "Offri tutto per i peccatori, senza lamentarti. Io sono l'angelo Gabriele, e sto sempre ai tuoi fianchi. Non ti preoccupare di nulla". Anche l'arcangelo, forse per non intimidire o spaventare la ragazzina che si trova in condizioni stressanti, non ha disdegnato di rivestire la parvenza di una bambina, più rassicurante forse di quella di un adolescente. Se, dacché l'arcangelo Raffaele che si presentò a Tobia sotto l'aspetto d'un giovane viandante, gli angeli si travestono talvolta, è nel pensiero di discrezione, ma anche per non impressionare o spaventare gli umani a cui essi si mostrano.

E' tentante, certamente, cercare di conoscere i nomi degli inviati di Dio, soprattutto quando si intrattengono con essi delle relazioni privilegiate. Per alcuni, è semplice: essi hanno un paronimo. Ma essi sono estremamente rari. Per gli altri, l'impresa si avvera rischiosa, il che non ha trattenuto diverse persone dal pretendere di pervenirvi. Questo è costato loro talvolta ben caro. Dio ha creato tutti gli spiriti celesti allo stesso tempo, chiamandoli ognuno col proprio nome, come procedette per creare il cosmo e l'uomo. I Padri ed i Dottori sono d'accordo. Pertanto, la Bibbia non dona i nomi che di tre angeli: per ordine di entrata, essa cita Raffaele, nel Libro di Tobia, poi Gabriele, nel Libro di Daniele e nel Vangelo di San Luca, infine Michele, anch'egli nel Libro di Daniele, nella Lettera di Giuda e nell'Apocalisse. Molto presto, la tradizione cristiana li ha designati come i tre arcangeli, un termine che si tradurrebbe oggi per "super-angeli". Alcune Chiese orientali rendono un culto ad Uriel, il cui nome significa Fiamma di Dio o Dio è la mia Luce. Egli è stato onorato nella Chiesa latina fino a che nel 745 il secondo concilio di Roma la scartato inesorabilmente dai testi liturgici, proibendo ogni devozione verso di lui.

Così il nome e l'effigie di questo quarto arcangelo apparente in numerosi monumenti anteriori a questa data, e, col pretesto della lentezza delle comunicazioni, di richieste di chiarimenti e di precisazioni a Roma, si è continuato a pregarlo pubblicamente in Occidente fino all'epoca carolingia. In Oriente, dove le decisioni romane non avevano affatto corso, il suo culto si è mantenuto fino alla riforma liturgica del XVII secolo: "Custodisci, Signore, il Tuo Popolo, attraverso le preghiere dei più grandi tra i Tuoi angeli, e lo splendore di Michele, di Gabriele, di Raffaele e di Uriel, e dei tre spiriti non incarnati". E' vero che alcuni Padri e Dottori della Chiesa gli riconoscevano, prima del fatidico decreto romano, una reale legittimità. Così Ambrogio di Milano, la cui cattedrale - come altri santuari - pose i suoi campanili sotto la protezione dei quattro arcangeli, essendo il quarto Uriel. Così, Isidoro di Siviglia vedeva in quest'ultimo l'angelo che trattenne il braccio di Abramo vicino all'immolare il suo unico figlio Isacco, e che rivelò a Mosé la trascendenza di Dio nel roveto ardente. E Beda il Venerabile lo invocava come "Uriel il Protettore". Un altro angelo chiamato Fanuele, citato nel Libro di Enoch, è evocato da San Clemente d'Alessandria e nel venerabile Pastore di Erma, testo tenuto in alta stima dalla Chiesa primitiva: egli è "L'Angelo della penitenza, che tiene il diavolo sotto la sua potenza".

Malgrado la sua evidente utilità per il genere umano, egli non ha conosciuto il successo del suo confratello Uriel, ed il suo nome è scomparso molto presto dalla lista ufficiale come da quella proposta dal francescano AMEDEO GOMES MENESES DA SILVA (+ 1482) che avrebbe conosciuto i nomi dei sette arcangeli per rivelazione divina: Michele, Gabriele, Raffaele, Barachiele, Jehudiele, Uriel e Sealtiele. Tenuto conto del numero immenso degli spiriti celesti, cinque nomi solamente ( ed anche tre, dopo l'evizione di Uriel e di Fanuele) lasciarono sulla loro fama gli spiriti curiosi. Come pure, ci si volse verso gli apocrifi, e soprattutto verso il Libro di Enoch o Libri dei Palazzi, vero bottino mondano dell'angelologia selvaggia. Poi, non soddisfatti ancora della loro messe, alcuni giunsero nell'epoca del Rinascimento ad esplorare la cabala per trarne, decrittando i dati della teoria dei settantadue angeli, i nomi di altri spiriti celesti. Infine, l'esoterismo occidentale strutturò questi diversi elementi in sistemi suscettibili di applicazioni pratiche. In queste ultime operazioni, la fantasia e l'immaginazione si sono ritagliati la parte del leone, al punto che la maggior parte dei trattati consacrati oggi agli angeli si presentano, sotto la copertura di angelologia, come guide per entrare in relazione col mondo angelico: alle tecniche destinate a contattare gli spiriti celesti - vere ricette magiche - ed alle preghiere più stravaganti, l'astrologia e la numerologia vengono in sovrappiù a prestare manforte. Il New Age è caduto nel riquadro, facendo il suo miele delle teorie più fumose in materia.

Il più spesso, gli uomini si sono divertiti a conoscere i nomi degli angeli con delle intenzioni molto meno che pure: ricerca della conoscenza per la conoscenza, nella retta linea della gnosi. Oppure tentazione di esercitare una presa sugli spiriti celesti al fine di asservirli: conoscendo il nome di un angelo e pronunciandolo, l'iniziato obbligherebbe questi a rivelarsi ed a rispondere a tutti i suoi desideri. Almeno lo si crede. Nulla è più contrario alla tradizione biblica, poi alla teologia cristiana, poiché gli angeli servono l'uomo per Dio come servono Dio nell'uomo, in una perfetta gratuità d'amore. Ridurre la legittima devozione agli angeli alla recita incantatoria di formule controverse, affibbiarli con patronimi perfettamente grotteschi e pretendere di riportarli al ruolo di lacchè, è un insulto a queste creature celesti, per natura infinitamente superiori all'uomo, ed un'offesa al loro Creatore che, fino a nuovo ordine, rimane il loro unico signore e sovrano: è da lui solo che essi ricevono la loro missione. Gli autentici familiari degli angeli come lo sono i santi ed i mistici si fanno un dovere di evitare un simile eccesso. La loro umiltà di fronte al mistero di Dio manifestato nei suoi angeli vale loro da questi ultimi - per pura grazia - dei doni e favori talvolta inauditi, coi quali non è in grado di rivaleggiare nessuno dei servizi resi dai cosiddetti spiriti celesti che si obbligherebbero a rispondere al solo appello del loro nome: la firma di ogni intervento angelico è la gratuità. Le persone che, senza conoscere il minimo del mondo una esperienza spirituale, né far prova di una pietà o di una virtù provate, hanno beneficiato occasionalmente dell'assistenza degli angeli, sono formali su questo punto: essi intervengono all'improvviso, il più spesso senza neanche che li si invochi.

Così è perfettamente inutile conoscere i loro nomi, come lo affermarono i più elevati tra di essi alla grande mistica italiana MARGHERITA DA CORTONA (1247-1297): "Noi siamo dell'ordine dei Serafini (...). Non cercare di conoscere i nostri nomi, poiché i nomi degli angeli sono raramente espressi sulla terra". Difatti, molto rari sono i servitori di Dio che, beneficiando di relazioni privilegiate con gli angeli, hanno avuto in rivelazione il loro nome. La maggior parte di quelli ai quali si manifestavano quotidianamente i loro compagni celesti - Francesca Romana, Gemma Galgani, Mechtild Thaller, padre Edouard Lamy, ed altri ancora - non hanno mai saputo come essi si chiamassero, né hanno cercato di impararlo. E' accaduto nondimeno che, per una graziosa attenzione del Cielo, gli angeli si sono fatti conoscere nominalmente. San Giovanni della Croce diceva che il suo angelo custode si chiamava Lauriel, che era alato, divinamente bello, più brillante del sole, vestito di bianco, una corona sulla testa ed una croce sulla fronte. Ma l'angelo si è rivelato sotto questo nome, oppure questo è il nome che gli ha dato il santo carmelitano? E l'angelo custode della mistica italiana LUIGINA SINAPI (1916-1978) si chiamava realmente Samuel, o questo è il patronimo che ella gli ha attribuito, riferendosi alla Scrittura? Lo si ignora. Per contro, pare bene che Yvonne-Aimée di Gesù, la religiosa di Malestroit, abbia avuto delle luci particolari a questo riguardo: Yvonne aveva anche grandi amicizie nel mondo angelico, in particolare coi suoi due angeli custodi, di cui ella conosceva il nome: Lumen e Laetare. Talvolta questi si manifestavano ai suoi occhi sotto forma umana. In altre circostanze, ella sentiva la loro voce. Il più sovente, ella li pregava nella notte della fede. Dai loro nomi - latini -, questi angeli le tracciano un programma di vita spirituale: rimanere nella gioia della luce (Lumen si traduce con luce, e Laetare con rallegrarsi).

Simili rivelazioni hanno sempre un significato. Ora la religiosa teatina BENEDETTA CARLINI (1590-1661), pretesa stigmatizzata, assicurava di frequentare degli angeli dai nomi sconosciuti dai teologi e perlomeno stravaganti: Splenditello, Tesauriello, Radicello, di cui si ricercherà invano quello che essi significano sul piano spirituale, poiché essi si tradurrebbero approssimativamente con Piccolo Splendore, Piccolo Tesoro e Piccola Radice! Oggi, dei ciarlatani - non temiamo la parola - pubblicano ogni tipo di "guide" (sic) che permetterebbero ai lettori di scoprire i nomi dei loro angeli custodi, quando non ne propongono delle liste più o meno fantasiose. Questa letteratura da bazar non ha nessun interesse, al di fuori di quello di riempire le tasche dei suoi autori. * * * Per l'evidenza, la visionaria contemporanea VASSULA RYDEN sa che ogni nome di angelo ha il suo significato, che, ai nostri giorni, dichiara di aver conosciuto per via soprannaturale il nome del suo angelo custode. Questo sarebbe giunto fin dall'inizio della sua esperienza mistica, alla fine del mese di novembre 1983, allorché ella viveva nel Bangladesh: Un giorno, Vassula scriveva una lista di compere. Ella sentì la sua mano tremare poi si vide scrivere qualcosa di interamente differente. Ella scriveva sotto l'influsso di qualcun altro. Prima di tutto, il potere che controllava ed utilizzava la sua mano, scrisse queste parole: "Io sono il tuo angelo custode". Egli si chiamò: "Daniele". Oltre al procedimento utilizzato dall'angelo (?) per rivelarsi - rassomiglia stupefacentemente alla scrittura automatica degli spiriti -, il nome è insolito: esso è quello stesso del profeta che, per la prima volta, parla nella Bibbia degli angeli Gabriele e Michele. Daniele significa: "Dio è mio giudice".

L'angelo custode di Vassula Ryden avesse voluto con questo farci capire che la sua protetta è al di sopra di ogni giudizio umano, sarebbe questo anche quello dell'autorità ecclesiastica competente, se non avesse deciso diversamente. Gli scritti di Vassula hanno fatto oggetto di una notifica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, firmata il 6 ottobre 1995 dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto di quel dicastero, e pubblicata nell'Osservatore Romano dei 23-24 ottobre 1995: Essa (la Congregazione) invita infine tutti i fedeli a non considerare come soprannaturali gli scritti e gli interventi della Signora Vassula Ryden. Gli amici della visionaria avendo arguito di un colloquio col cardinale Ratzinger, che sarebbe ritornato verbalmente su questa condanna, la Congregazione pubblicò il 26 ottobre 1996 un comunicato di messa a punto: La notifica (del 6 ottobre 1995) rivolta ai pastori e fedeli della Chiesa cattolica conserva tutto il suo vigore. Essa è stata approvata dalle autorità competenti (...): a) I fedeli non devono considerare i messaggi della Signora Vassula Ryden come delle rivelazioni divine, ma solamente come delle meditazioni personali. b) Come lo precisava già la Notifica, si trovano in queste meditazioni, a fianco ad aspetti positivi, degli elementi che, alla luce della dottrina cattolica, sono negativi. Fuori Vassula Ryden. La sua esperienza non ha nulla di originale. Il 13 luglio 1929, HEDWIG BOHNER, una donna di Böhringen, in Germania, sente la sua mano colta da una forza esteriore che la obbliga a scrivere quello che detta una voce interiore: lungo delle sedute che si susseguono fino al 2 marzo 1921, Hedwig redige due quaderni intitolati Il Libro di Dio ed Il Libro dell'Amore di Dio. questa banale esperienza di scrittura automatica è interpretata dalla sua protagonista come un "possesso angelico".

Il risultato non è affatto probante: dei testi senza originalità né profondità, tracciati in una grafia rassomigliante ad attenervisi alla famosa "scrittura ieratica" di Vassula sulla quale si estasiano i suoi prossimi, illustrati ugualmente da "disegni angelici" snodati da ogni interesse. E' da un bel po' che il ricordo di Hedwig Bohner si è perduto, salvo presso alcuni rari mistagogi. * * * Per contro, la memoria di GABRIELLE BITTERLICH (1896-1978) è sempre vivente, benché le sue rivelazioni siano state oggetto di una condanna post mortem. Questa madre di famiglia austriaca intratteneva fin dalla sua infanzia una relazione mistica col suo angelo custode al quale se ne aggiunse nel 1947 un secondo "come una fiamma, con gli occhi scintillanti, il naso corto, i tratti ben disegnati", che si presentò in questi termini: "Chiamami Freccia d'amore di Dio. Io sono chiamato ad aiutarti". Due anni più tardi, uno spirito celeste chiamato Occhio di Dio, le dice semplicemente: "Scrivi!". Ella obbedisce subito, inginocchiata nell'oscurità davanti al suo comodino, finché egli le ordinò: "Alzati!". in meno di tre settimane, ogni notte, egli le dettò le rivelazioni a partire dalle quali ella redasse tre trattati: Il regno degli Angeli, Il Regno dei Demoni e L'Attività dei due domini, che sono alla base della dottrina dell'Opus Angelorum, ossia l'Opera degli Angeli (OA). Questa trilogia presenta una visione abbastanza poco ortodossa del mistero della Salvezza e della missione degli angeli: Con la descrizione di una gerarchia angelica molto strutturata intorno al trono di un Dio dimorante in un lontano inaccessibile, le visioni contenute negli scritti dell'OA si allontanano molto dalla dottrina della Chiesa. Le origini di una tale dottrina, dualista prima di tutto, risalgono ai Persiani, passano attraverso la setta ebraica degli Esseni nella mistica ebraica del tardo Medio Evo, la cabala, per sfociare nelle concezioni dei Rosa-Croce e dei Massoni. Gli angeli buoni e gli angeli decaduti si fanno fronte in gruppi identici, in missioni opposte, e si pongono in posizione, in questa fine dei tempi apocalittici, per un'ultimo confronto a proposito della sovranità di Dio. L'umanità è mobilitata per quest'ultimo combattimento, ognuno unendosi ad un buono o ad un cattivo angelo. La creazione tutta intera è associata a questa lotta dualistica. Soprattutto, i testi propongono lunghe liste di nomi di angeli e di demoni, con le caratteristiche ed il modo d'impiego di ognuno di essi: Gli scritti demonologici furono generalmente poco comunicati, a causa del pregiudizio che poteva risultare dalla conoscenza del nome dei demoni. Ecco perché la sorpresa fu grande, anche nell'Opera, quando cadde nel pubblico dominio un esemplare del "Manuale", dante i nomi di 250 demoni e le loro corrispondenti evocazioni. Con le vibrazioni generate quando si pronuncia il suo nome, ogni demonio può essere attivato ed incitato a nuocere, per la potenza del suo irradiamento, nella sua sfera d'influenza. Basterebbe dunque conoscere il nome di un demonio (o di un angelo) per "attivare" questi.

Ecco quello che è pericoloso, se è vero - il che è lontano dall'essere provato, almeno per gli angeli -, e che distacca alcuni elementi di esoterismo. Non è disinteressante sapere che il signor Bitterlich era ferrato di cabala, di manicheismo e di dottrina rosa-crociana, soggetti sui quali egli possedeva un'abbondante letteratura: Interrogato a questo riguardo, Gabriella Bitterlich si difendeva nel non aver mai letto uno solo di quei libri. Ma quante volte suo marito, ne aveva discusso davanti a lei? E se il signor Bitterlich finisce col ritornare alla fede cattolica sotto l'influsso della sua pia sposa, forse l'ha parimenti convertita in parte alle sue proprie vedute. E' senza dubbio quello che ha stimato la Congregazione per la dottrina della fede che, il 29 settembre 1983, rivolse al cardinale Höffner, arcivescovo di Monaco, una nota firmata dal cardinale Ratzinger. La Chiesa - e con essa i mistici ed i santi - condanna ogni tentativo di conoscere i nomi degli angeli, non solamente perché questa indiscrezione non si accorda col rispetto dovuto al mistero del mondo soprannaturale, ma anche perché essa è suscettibile di trascinare gravi deviazioni della fede e di provocare seri disordini psicologici presso i curiosi, tanto è vero che il demonio è capace di mascherarsi da angelo di luce per perdere e turbare le anime.

"Enciclopedia dei fenomeni straordinati" di Joachim Bouflet - Tradotto da Alfonso Giusti (Segretario Generale della M.S.M.A.


 Scudetto della Congregazione T.S.B.

 

   

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