"Chi non è contro di voi è per
voi" (Lc. 9,50)
- Pluralismo non fa rima con
relativismo -
Operare nel nome di
Gesù
Gesù, il Signore, con questa affermazione
lapidaria e precisa ci esorta ad andare contro
ogni steccato particolaristico e pensare che
la storia è sostanzialmente in mano Sua e non
nella nostra fierezza di fare corpo,
sociologicamente inteso.
L'allora Card. Ratzinger facendo eco alle
parole di Giovanni Paolo II disse:
"La Chiesa non
è contro nessuno, apre le sue braccia al mondo
intero".
E' vero.
Così ha fatto Cristo nel suo ultimo gesto
sulla croce, ha aperto le braccia, nude e
disarmate, al mondo intero.
Il pluralismo inteso come gesto di accoglienza
e di proposta nuda e povera nasce dal Cristo
crocifisso che spalanca le porte del Suo cuore
a tutti gli uomini di buona volontà e a quelli
che credono e operano nel Suo nome.
Dobbiamo però aggiungere che operare nel nome
di Gesù e nel nome della Chiesa non è una
scelta formale ma sostanziale davanti al
valore fondante, che più che un valore è la
persona di Cristo stesso e tutto ciò che ne
consegue.
Dirsi Cristiani e nominare Gesù senza
conoscerlo non significa operare nel Suo nome
ma solo nel nome di se stessi. L'intervento
profetico di Giovanni paolo II ad Assisi nel
1986 fu in questo chiaro ed esemplare.
Siamo insieme, sembrò dire il Papa, nel
sostenere i valori preternaturali della pace e
della preghiera ma, noi, come Cristiani, siamo
obbligati, in forza dal dovere che nasce
dall'incontro con Lui, nel ribadire che solo
in Cristo c'è salvezza.
L'intervento del Papa fu criticato in parte da
coloro che riprendono il motivo settaristico
degli apostoli che ancora dovevano capire Gesù
e il suo spalancare le braccia al mondo.
Dall'altra parte fu criticato come un
atteggiamento Cristocentrico e tutt'altro che
aperto dai relativisti del dissenso e
laicisti.
Queste due critiche (di finti conservatori e
finti progressisti) sono la rappresentanza
emblematica delle due realtà che la Chiesa di
Cristo deve combattere da sempre e che
violentano, da una parte e dall'altra, il
principio dell'incarnazione.
Da una parte il settarismo integralista, segno
di una profonda immaturità spirituale ed umana
e dall'altra il settarismo relativista e
progressista che vuole porre ogni cosa sullo
stesso piano per far ergere, in realtà, il
piano di coloro che hanno il solo interesse di
imporre, dietro la maschera della libertà, la
tirannia sull'uomo con una "nuova morale".
La tolleranza come apertura all'altro non
significa smarrire la mia identità né
significa depauperare l'incontro avuto con
Cristo ma significa condivisione del bene e
ascolto del bene disseminato nel cuore
dell'altro.
Per fare qualche esempio...
Se dunque mi dico cristiano come potrò
sostenere l'aborto?
Se dunque mi dico cristiano come potrò
sostenere una cultura della morte?
Se dunque mi dico cristiano come potrò mettere
sullo stesso piano una unione omosessuale e il
matrimonio tra un uomo ed una donna?
Se mi dico cristiano come posso sostenere la
strage degli innocenti iniziata con l'aborto,
perpetuata con la pillola del giorno dopo, con
la Ru486 e in questi giorni con il permesso
delle adozioni alle unioni gay?
Se sono cristiano come potrei non amare,
difendere, custodire il Santo Padre?
Se sono cristiano come posso sostenre
l'eugenetica e ogni minimo appiglio ad una
deriva eugenetica?
La cultura del relativismo, fomentata anche
dal dissenso cristiano, è segno che tale
cultura non ha né incontrato né capito Gesù ma
lo usa come lo ha usato fino alla fine sulla
croce.
Giuda: colui che "usa"
Cristo
Giuda di Keriot è stato il prototipo del
relativismo. Giuda ha usato Gesù per le sue
idee; non ha ascoltato Dio ma solo il mondo,
la carne, satana.
I trenta denari sono solo l'epilogo di un
tradimento che c'era a monte: quello del
cuore. Dietro il relativista c'è sempre
l'assoluto della propria volontà malata.
Il cuore di Giuda non aveva ascoltato ma si
era chiuso nei suoi progetti.
Sotto l'apparenza del discepolato aveva
coltivato se stesso cercando di piegare Dio ai
suoi capricci e alle sue visioni politiche.
Giuda, in questo, è il paradigma del
relativismo di ogni tempo; del relativismo più
raffinato.
"Non gridano a me con il loro cuore quando
gridano sui loro giacigli"
dice Osea al capitolo 7 versetto 14 e Gesù
conferma nel Vangelo di Matteo al capitolo 7:
[21]Non chiunque mi dice: Signore, Signore,
entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio che è
nei cieli.
[22]Molti mi diranno in quel giorno: Signore,
Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo
nome
e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto
molti miracoli nel tuo nome?
[23]Io però dichiarerò loro:
Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me,
voi operatori di iniquità.
Dov'è infatti il cuore del relativista?
Sempre in fuga da se stesso egli stesso non lo
sa.
In questo periodo (come verificammo nel
periodo pre referendum, e post referendum
sulla legge 40) notiamo costantemente il
tentativo relativistico di addomesticare Dio
con aberrazioni comportamentali e con
citazioni bibliche a sproposito del promotori.
Ma cosa vuole fare il relativista?
Vuole fare dello Spirito una realtà da
supermercato. Vuole fare del Cristianesimo e
di Cristo un oggetto che si usa per sostenere
il proprio benessere.
Dov'è finita la via del pellegrinaggio esterno
ed interiore?
Dov'è finita la via della conversione
permanente?
Dov'è finita la via dell'ascolto?
Dov'è finita la via del digiuno?
Il relativista desidera solo sostenere la
superbia più invincibile, quella della
sclerocardia, la durezza di cuore,
l'incapacità di ascoltare. Pur di sostenere un
quanto mai precario proprio equilibrio va al
supermercato della modernità per comprare un
pò di buonismo, un po di spiritualità, qualche
visita ossequiante al Papa, qualche libro di
De Mello, un po di porta a porta, un po di
lacrimuccia... e via mi sono "confermato" anzi
auto confermato nella fede. Magari delirando
su qualche giornale politico o dal populismo
di un blog.
Ovvio che qui parliamo della fede
nell'autostima di sentirsi una "persona per
bene" e non della fede nella Persona di Cristo
e nella Sua chiesa.
Speriamo che il relativista di oggi sia,
piuttosto, più Pietro che Giuda, il quale
davanti allo sguardo di Cristo, quel Cristo
che egli condanna costantemente, vilipendia,
tortura e uccide, si possa ricredere,
convertire e sbriciolare quel cuore indurito
dalle proprie false certezze e dai castelli
ideologici con cui si difende costantemente
dal cominciare ad essere un uomo o una donna.
Il relativismo è dentro di noi
Il relativismo, l'usare Dio, non è lontano da
ciascuno di noi ed è dentro il nostro cuore.
Si nasconde dietro intenzioni "buone" e
politicaente corrette; si maschera dietro il
moralismo ideologico e il populismo.
Rivela il cuore e modella il cuore verso una
superbia incapace di ascolto.
Quel cuore ferito dal peccato e dalla voglia
costante di auto-giustificarsi ed ostinato nel
non convertirsi.
Quel cuore che sceglie la sostanza della
schiavitù nell'apparenza della libertà invece
della sostanza, dolorosa, ma gioiosa e ricca e
feconda della libertà in Cristo.
Il politically correct viene innanzitutto
usato verso noi stessi con strategie
sopraffine degne del miglior tentatore di
Berlicche. Ma grazie a Dio, Egli, le smonta
una per una con pazienza e con forza.. tanto
più se lo lasciamo fare.. prima di introdurci
in un possibile punto di non ritorno.
Il relativismo è dentro di noi cattolici tutte
le volte che diamo voce al "dissenso" non per
costruire ma per visibilità politica, non per
senso di appartenenza ma per vanità.
Altrimenti come spiegare la dicitura di
cattolico ad un sito come quello dell'Adista?
Segnalato, tra l'altro, ambiguamente, come
cattolico in uno dei portali più antichi su
internet del mondo cattolico?
Altrimenti come spiegare la mancanza di
comunione e di ecumene davanti alla causa
della vita di alcune realtà cattoliche e
cristiane in internet e fuori internet durante
il referendum della legge 40?
Il relativismo si veste non solo da
progressismo e dissenso teologico ma anche da
integralismo e da tradizionalismo; entrambi,
come già detto molte volte in questa rubrica,
sono segno di una fede non retta in Cristo e
nella Chiesa.
Ma il vero dissenso si misura in ginocchio e
non sui blog. Il vero essere conservatori si
misura dicendo si al Papa e al tuo vescovo in
comunione con lui.
Francesco di Assisi, che in tempi ben più
confusi dei nostri, aveva compreso il pericolo
del relativismo e da altra parte dei
puristi, ripeteva e faceva ripetere
costantemente ai suo frati:
dammi fede
diricta, retta.
Francesco, alter Christus, aveva capito che la
vera battaglia contro il relativismo si
combatte, innanzitutto, in ginocchio:
"O Alto e glorioso Dio,
illumina el
core mio.
Dame fede
diricta,
Speranza certa,
Humiltà
profonda,
Senno e
cognoscemento
Che io servi li
toi comandamenti. Amen"
(FF 276)
Memento:
- Si va costituendo una dittatura del
relativismo che non riconosce nulla come
definitivo e che lascia come ultima misura
solo il proprio io e le sue voglie. Noi,
invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di
Dio, il vero uomo. É Lui la misura del vero
umanesimo. "Adulta" non é una fede che segue
le onde della moda e l'ultima novità; adulta e
matura é una fede profondamente radicata
nell'amicizia con Cristo -
(Joseph Ratzinger, Omelia alla messa "Pro
eligendo Romano Pontifice", Roma,
18 aprile 2005)
|