Andrea TORNIELLI
Riti, cavalieri e
scomuniche: è la guerra dei Templari italiani
tratto da Il Giornale,
1.07.2005.
Sarà la moda del Codice Da Vinci, sarà il fascino dei
misteri medioevali, sarà la fregola di poter indossare
ampi mantelli e maneggiare qualche spada, sarà la
debolezza per le processioni, i primi posti in chiesa e i
riti dal sapore antico: in Italia si moltiplicano a vista
d'occhio sedicenti ordini templari che si rifanno alla
tradizione interrotta nel 1307 con la crudele persecuzione
attuata da Filippo il Bello contro i cavalieri del Tempio.
Ne spuntano in ogni città, sono già una quarantina, la
metà dei quali nati nell'ultimo decennio, e ogni gruppo
sostiene di essere l'unico autentico. Ovviamente sono
quasi tutti in lotta tra di loro e si scomunicano a
vicenda. Basta navigare qualche ora nel Web per rendersene
conto e visitare un mare di siti Internet con lo stesso
stemma cavalleresco, le stesse croci rosse e lo stesso
motto «Non nobis Domine» («Non a noi, Signore, ma al tuo
nome dà gloria»). Si sprecano gran maestri e cerimonie
d'investitura, si rincorrono per tutta la Penisola frati e
vescovoni disposti a celebrare una Messa per i cavalieri e
a farsi immortalare al loro fianco, si invoca l'autorità
del Papa.
Tutti si definiscono cattolici, qualcuno «ecumenico»,
qualcun altro ammette che tra i suoi affiliati vi sono
«fratelli massoni», qualcuno assicura di possedere
addirittura l'autentico Santo Graal, la coppa usata da
Gesù per l'ultima cena. C'è chi esibisce documenti
«antichissimi», chi si fregia di lettere della Presidenza
della Repubblica italiana, chi è orgoglioso di poter
mostrare un riconoscimento dell'Onu.
Lo stop di Ruini
Il fenomeno ha assunto dimensioni tali che a Roma nei
giorni scorsi è dovuto scendere in campo il Vicariato
guidato dal cardinale Camillo Ruini, che ha invitato le
chiese della capitale e della diocesi a non ospitare
cerimonie dei cosiddetti «Ordini templari» non
riconosciuti dalla Santa Sede. «Per incarico del cardinale
vicario - si legge nella lettera del segretario generale
del Vicariato, monsignor Mauro Parmegiani - mi premuro di
informarvi che, come più volte l'Osservatore romano ha
precisato, la Santa Sede riconosce e tutela solamente il
Sovrano militare ordine di Malta e l'Ordine equestre del
Santo Sepolcro di Gerusalemme». Da qui l'invito a «lasciar
cadere le richieste d'uso» presentate da «ordini non
riconosciuti, finalizzate alle cosiddette investiture di
nuovi cavalieri».
Nel mirino del Vicariato c'è in particolare l'«Ordine
templare dei poveri cavalieri di Cristo» del gran maestro
Francesco Dario Labbate, che nella chiesa romana di Santa
Prisca «investiva» nuovi cavalieri a colpi di cento alla
volta annunciando di voler fare un «Parlamento delle
religioni».
«Il Graal ce l'ho io!»
La maggior parte degli ordini templari, nati come funghi
negli ultimi anni in Italia, si richiama ad organizzazioni
internazionali che hanno avuto origine negli anni della
Rivoluzione francese, dunque in epoca illuminista, quando
le società massoniche sentirono il bisogno di
riallacciarsi alle tradizioni cavalleresche. Quasi tutti
si rifanno alla ricostruzione dell'Ordo Templi avvenuta a
Parigi nel 1804, da parte di Fabré-Palaprat (il quale si
proclamava successore non solo di San Giovanni, ma dello
stesso Gesù Cristo!). Una successiva registrazione avvenne
nel 1932 e quindi nel 1976 in Svizzera. Attraverso
scissioni e sotto-scissioni, divisioni in gruppi e
gruppuscoli, questi sedicenti «ordini» sono proliferati.
Un ceppo romano - che si riallaccia a una branca
brasiliana dei templari - è rappresentato dal «S.M.T.H.O.»
(«Supremus Militaris Templi Hierosolymitani Ordo»),
guidato da Rocco Zingaro, fondatore di una Libera
Università Comunitaria Templare. Zingaro sostiene di
essere in possesso del Santo Graal, che gli sarebbe stato
regalato in occasione delle sue nozze dal professor
Antonio Ambrosini, il quale a sua volta l'avrebbe scoperto
in un monastero egiziano.
Le «templaresse» venete
In Veneto, i templari di filiazione portoghese aprono alle
donne, e sono guidati, a Padova, dal gran priore Leda
Paola Tonon. Mentre l'«O.S.M.T.J.», gran priorato in
lingua italiana, guidato dal Alberto Zampolli, rivendica
una paternità nostrata addirittura all'antico e originale
ordine templare: secondo questo gruppo, infatti tra i nove
cavalieri che nel 1118 fondarono l'ordine, c'era un
italiano. Si chiamava Ugone de Pagani, ma è conosciuto
come Hugues de Payns. In realtà questa tesi, che
ovviamente i protagonisti sostengono essere comprovata da
documenti antichissimi, è piuttosto ardua. I fondatori dei
templari erano infatti tutti nobili francesi e per di più
imparentati tra di loro. In una dichiarazione ufficiale,
presente sul loro sito, Zampolli afferma che non esiste
relazione fra il suo ordine e la massoneria, ma conferma
la presenza di affiliati alle logge tra i suoi adepti:
«Sicuramente fra i nostri Chevaliers ne saranno presenti,
ma esattamente come nei Rotariani, Lyons o Boy Scouts».
Fra gli amici di questi ordini c'è anche l'ex nunzio
apostolico Alberto Tricarico.
I «templari cattolici»
C'è poi un gruppo di templari che ci tengono a definirsi
cattolici. Si rifanno al movimento templare nato in
Francia nel 1690. Sono l'«Ordine Sovrano dei Cavalieri del
Tempio Italiano», rimasto «riservato» fino all'anno 2000 e
poi uscito alla luce. Sono guidati dal priore di Santo
Stefano Fra' Mauro Giorgio Ferretti e nei loro statuti
scrivono di svolgere «attività contro i satanisti». Sul
loro sito si possono ammirare moltissime foto che
ritraggono questi templari durante funzioni celebrate per
loro da vari presuli italiani: dal vescovo di Fidenza
Maurizio Galli all'ausiliare di Bologna Ernesto Vecchi.
C'è poi l'ordine
di Muggia (Trieste), guidato dal gran priore Walter
Grandis, a sua volta fuoriuscito da un altro gruppo, che
definisce il proprio «l'unica filiazione legittima
presente in Italia di quel bicentenario ordine del 1804».
Il problema è dato dal fatto che, essendo stati i templari
sciolti da una bolla papale di Clemente V nel 1312,
nessuno può rifarsi a quella tradizione, né tantomeno a
suggestive fantomatiche filiazioni sotterranee di gran
maestri che avrebbero mantenuto viva l'organizzazione.
Riconosciuti e osteggiati
C'è però in Italia un unico ordine templare che ha
ottenuto il riconoscimento canonico della Chiesa
cattolica. È la «Milizia del Tempio» fondata dal conte
Marcello Cristofani, che ha sede in una piccola magione
medioevale di Poggibonsi, in provincia di Siena. L'ordine,
fondato nel maggio 1979, non vanta alcuna filiazione con
gli antichi templari né tantomeno con i gruppi sorti
nell'età illuminista. I cavalieri della Magione seguono in
modo ferreo l'antica regola di San Bernardo e da quell'anno,
ogni giorno, recitano insieme i Vespri nella piccola
chiesa di Poggibonsi, che è stata consacrata nel 1987 dal
vescovo ausiliare di Siena. La «Milizia del Tempio», che
segue la liturgia antica concessa dall'indulto di Giovanni
Paolo II, compie attività di beneficenza e anima un gruppo
di scouts cattolici, ed è stata riconosciuta come
«associazione privata di fedeli laici» dall'allora
arcivescovo Mario Castellano e nel 1990 l'arcivescovo
Bonicelli ne ha approvato la regola. Due cardinali, Silvio
Oddi e quindi Edouard Gagnon, sono diventati «patroni»
della Milizia, che ha pure ottenuto dalla Penitenzieria
apostolica vaticana il dono dell'indulgenza plenaria per i
cavalieri nel giorno della loro professione e negli
anniversari. Il fatto che questo gruppo sia l'unico con un
riconoscimento della Chiesa cattolica (l'atto della
Diocesi di Siena ha valore canonico, anche se di per sé il
Vaticano in quanto tale tutela ufficialmente soltanto
l'Ordine di Malta e i Cavalieri del Santo Sepolcro) è
attestato nel nono volume del "Dizionario degli Istituti
di Perfezione" (Edizioni Paoline, 1997) e in un libro di
recente pubblicazione, "Templari. Il martirio della
memoria" scritto da Mario Iannaccone con la prefazione di
Franco Cardini (Sugarco editore). Curiosamente proprio i
cavalieri della Milizia della Magione sono osteggiati
dalla Segreteria di Stato vaticana, che probabilmente non
gradisce il loro attaccamento alla liturgia preconciliare.
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