L’ignavia di molti cattolici
soggiogati dal relativismo
Da
Corrispondenzaromana.it
(di
Danilo Quinto)
Quell’ideologia che inquina le
coscienze degli europei e che
determina il disordine sociale,
ha colpito e vinto ancora. Solo
attraverso la lettura
relativista si può comprendere
la sentenza della Prima Sezione
Civile della Corte di Cassazione
che ha respinto il ricorso di un
padre che sosteneva essere
«dannoso per l’equilibrato
sviluppo del bambino il fatto di
vivere in una famiglia
incentrata su una coppia
omosessuale». Per la Suprema
Corte, invece, questo sarebbe un
«mero pregiudizio»: «Si dà per
scontato ciò che invece è da
dimostrare – dice la Cassazione
– ossia la dannosità di quel
contesto familiare per il
bambino».
Questa sentenza non crea solo
“sconcerto” e non è affatto –
com’è stato sostenuto nei giorni
scorsi – la conferma di una
linea che, nei casi di
separazione, tende ad affidare
alla madre il compito di educare
il figlio. Questo pronunciamento
è “creativo” – come molti altri
degli ultimi tempi – nel senso
che fonda un nuovo diritto:
quello di una coppia omosessuale
di allevare, di far crescere, di
formare, di educare quell’essere
umano, che viene concepito e
viene al mondo dall’unione tra
un uomo e una donna e, in quanto
persona, ha diritto di vivere e
di avere relazioni nella forma
conosciuta in natura. Con un
padre e una madre, non con due
persone dello stesso sesso.
La nozione dell’essere umano
viene così stravolta. Questa
sentenza non incide solo sulla
Costituzione, com’è stato detto,
perché esiste un prius rispetto
a qualsivoglia norma di un
ordinamento e a qualsivoglia
pronuncia giurisdizionale.
Massacra il diritto naturale,
che viene cancellato, per far
posto ad un’ideologia che è
intrinsecamente aberrante. Non
servono gli studi scientifici –
che sono del resto sterminati –
per affermare che andare contro
il diritto naturale nuoce
gravemente a quell’essere umano.
E’ sufficiente guardare alla
storia del mondo. Si può essere
libertari quanto si vuole, ma
anche per costoro valgono i
principi dell’ordine naturale,
così come per gli atei o per gli
gnostici. Non sono patrimonio
dell’“etnia” cattolica o del
cristianesimo in quanto tale. Se
quei principi vengono demoliti,
non muta una cosa da poco,
perché muta l’antropologia
umana. Per tutti. Quei principi
sono da difendere, costi quel
che costi, perché sono scritti
nell’anima di ogni essere umano.
E’ questa, qui e ora, la
testimonianza da dare contro la
modernità che disprezza l’essere
umano.
Sono in molti coloro che, anche
tra i cattolici, al solo fine di
accattivarsi le simpatie – anche
elettorali – delle lobby
omosessuali, si guardano bene
dall’introdurre nel dibattito
pubblico questa questione.
Proprio perché non si ha il
coraggio di testimoniare i
principi in cui si dovrebbe
credere, siamo giunti a questo
punto e i principi del diritto
naturale muoiono per ignavia e
per tiepidezza di coloro che
dovrebbero essere i primi a
difenderli. C’è chi, da
cattolico, afferma che non
costituiscono un’urgenza, una
priorità e candida al Senato, in
Toscana, Alessio De Giorgi,
direttore del portale “Gay.it”,
il primo italiano a fare un PACS
dopo l’introduzione della legge
in Francia, il quale ha
affermato di voler riuscire a
far approvare «il divorzio
breve, il riconoscimento dei
figli nati all’interno di una
famiglia omogenitoriale»e di
volersi battere «perché si
facciano passi avanti nella
lotta all’omofobia, nella
fecondazione assistita, nel
testamento biologico».
Si tratta di un programma,
accolto in quella “lista Monti”
che non contiene una sola parola
sui valori non negoziabili, ma
che pur vede, tra i suoi
candidati, autorevoli esponenti
del mondo cattolico. Una
contraddizione da spiegare,
perché se i cattolici vogliono
essere in politica “credenti e
credibili”, come chiede
Benedetto XVI, hanno il dovere
di difendere la libertà e la
verità. Che non sono un
optional, ma costituiscono
l’essenza stessa del
cristianesimo. (Danilo Quinto) |