Cristiani
perseguitati
11 luglio ore 21
Romitorio di San Corrado Confalonieri
Calendasco (PC)
Nel
Dossier di preparazione
all'evento di Calendasco,
abbiamo inserito anche alcune
testimonianze da altri Stati
del mondo, per dare l'idea
della vastità del fenomeno
della persecuzione ai
cristiani e non solo!
di padre Piero Gheddo - Pontificio Istituto Missioni
Estere
Il caso del Pakistan è uno dei più gravi,
perché si può dire che le Chiese cristiane sono veramente perseguitate,
in modo così sistematico e
organico che sembra si
vogliano eliminare i cristiani
dallo stato pakistano.
E questo non per dei governi
totalitari che perseguitano il
cristianesimo (come Cina,
Vietnam, Iran e Arabia
Saudita), ma perché la
grande maggioranza del popolo
pakistano segue l’onda
dell’islam estremistico, che
vede nel cristianesimo il
nemico numero uno.
Il Pakistan ha 160 milioni di abitanti per circa 800.000 kmq, quasi tre
volte l’Italia. Ci sono stato
tre volte e l’ho visitato
bene. E’ un paese
turisticamente molto bello
(con le montagne più belle del
mondo, fra le quali la seconda
cima, il K2) e grandi
possibilità di sviluppo per le
terre e le risorse naturali di
cui dispone. Ma è un paese
quasi totalmente islamico
e
come sapete l’islam non si è
ancora integrato nel mondo
moderno e ostacola lo sviluppo.
Il Pakistan, che possiede la
bomba atomica, ha ancora un
54% dei suoi abitanti che sono
analfabeti e le donne più
dell’80%.
La persecuzione anti-cristiana ha radici soprattutto politiche,
nel senso che partiti e
movimenti islamici
strumentalizzano la fede
popolare per conquistare il
potere, educando il popolo a
vedere nell’Occidente
cristiano il nemico numero uno
dell’islam. Nel 1947 il
Pakistan è nato come stato
laico e la sua Costituzione
ancor oggi concede libertà
religiosa e di pensiero. Ma in
60 anni, a poco a poco, la
forza dei partiti e movimenti
islamici ha conquistato i suoi
spazi fra un popolo in buona
parte povero e poco istruito,
fino a dominare la cultura
nazionale e quindi anche
l’orientamento politico.
Il Pakistan è una contraddizione vivente: da un lato concede libertà di
stampa e di religione, i
governi proteggono le
minoranze religiose e i
cristiani, anzi, ci sono leggi
apposite che li proteggono,
finanzia le scuole cristiane
(le migliori del paese);
dall’altro, la realtà
concreta quotidiana è
persecutoria, per mille motivi
non facili da spiegare.
Due le leggi su cui si basa la situazione persecutoria dei cristiani:
la legge contro la bestemmia
(1986) e la legge che nel 1991
ha stabilito il Corano (cioè
la Sharia) come legge di
stato, in teoria da applicare
solo ai musulmani, in pratica
spesso usata anche contro i
cristiani.
Un rappresentante delle Chiese protestanti, incontrato nella casa
episcopale di Rawalpindi nel
1982 dov’era venuto per un
incontro ecumenico, mi diceva:
“Noi cristiani, in una società
così rigidamente e totalmente
islamica, siamo un po’ come
una escrescenza, una verruca
su un corpo sano. Ci lasciano
vivere, ma ci sentiamo sempre
estranei alla vita nazionale,
specie da quando governo e
stampa insistono sempre
sull’identità fra islam e
Pakistan. Il buon pakistano è
un fedele dell’islam, si
ripete continuamente e si
insegna nelle scuole fin dalla
più tenera età. E noi chi
siamo?”.
L’amico luterano temeva, nel 1982, un peggioramento della situazione e
mi faceva vedere un’opera del
Mawlana Mawdudi, il grande
saggio musulmano e ideologo
dello stato pakistano, sulla
quale si legge che l’islam è
ideologia dello stato, dando a
questa parola non il
significato negativo che ha in
Occidente, ma positivamente
vuol dire che “l’islam è
l’ideale della nostra patria”,
fondamento comune a tutti i
cittadini. Secondo Mawdudi, mi
diceva sempre l’amico luterano
pakistano, queste sono le
norme per le minoranze
religiose:
1) I cittadini si dividono in musulmani che credono nell’ideologia di
stato e altri che non ci
credono. Solo i primi sono
titolari di pieni diritti
civili.
2) I non musulmani possono
essere chiamati a collaborare
nell’amministrazione dello
stato, ma non possono avere
responsabilità politiche e
amministrative rilevanti.
3) Essi hanno i diritti che
sono concessi loro dalla “Sharia”,
la legge coranica o legge
islamica.
4) Per i non musulmani rimane
sempre la porta aperta di
aderire ai princìpi dell’islam
e di diventare così cittadini
come gli altri.
Nel 1982 l’islam era ormai l’elemento unificante della nazione
pakistana e le cerimonie
religiose in qualsiasi atto
pubblico sono ancor oggi
obbligatorie sempre e ovunque.
Non solo ma i segni del
dominio islamico nella società
si moltiplicano: donne
velate, bambine rifiutate a
scuola e ragazze
all’università, tribunali
islamici che giudicano fatti
civili e matrimoniali secondo
la legge islamica e con valore
civile, cultura popolare e
nazionale fortemente
anti-occidentale e
anti-cristiana.
La situazione è peggiorata anche perché i governi, teoricamente laici,
quando ci sono difficoltà di
vario genere per il paese
(economiche, lotte tribali,
presenza delle basi dei
telebani afghani ai confini
con l’Afghanistan, guerra
latente con l’India per il
possesso del Kashmir), si
appoggiano all’islam, e
trovano l’accordo e il
consenso di tutto il popolo.
Per cui, ad esempio, la “Legge contro la bestemmia” che prevede
il carcere e anche le pena di
morte per chi offende Allah,
il Corano o Maometto, può
essere usata contro i
cristiani che danno fastidio,
anche per problemi sociali ed
economici, per invidie e
vendette. Bastano due
musulmani che testimonino
davanti ad un giudice che un
cristiano ha commesso questo
crimine e subito scatta il
carcere o addirittura la pena
di morte!
Il direttore del settimanale cattolico del Pakistan, incontrato a
Jakarta pochi anni fa, mi
diceva che nei loro articoli e
notizie non citano mai né
Allah né il Corano né Maometto
e anche tra i cristiani queste
sono parole proibite. I
sacerdoti nella predicazione
non citano mai parole che si
riferiscono all’islam, possono
essere interpretati male e
sono guai. (Lo stesso ho
sentito in Indonesia e Malesia
da parte dei giornali
cattolici locali).
Dalla sua introduzione nel 1986 fino ad oggi, la legge sulla
blasfemia ha prodotto
circa 5.000 denunzie, delle
quali 560 terminate con
una condanna da un minimo di
cinque anni di carcere fino
all’impiccagione. Altre trenta
cause sono in attesa di
giudizio.
Le condanne riguardano fedeli cristiani e fedeli “ahmadis”,
appartenenti alla setta
islamica eretica “Ahmadiyya”.
A volte i presunti colpevoli sono stati uccisi da estremisti religiosi
anche sotto la custodia degli
agenti di polizia, prima
ancora che il tribunale li
giudicasse.
Secondo il salesiano spagnolo padre Ruiz, il motivo principale per
l’oppressione dei cristiani
risiede nella grande povertà
della popolazione, che
impedisce a molti genitori di
assicurare ai propri figli
(generalmente numerosi) una
formazione scolastica o che li
porta ad affidarli alle
madrasse, che in genere non
sono soggette ad alcun tipo di
controllo. E’ così che
adolescenti di 8-13 anni sono
educati in queste scuole
coraniche, dove, afferma il
sacerdote, “le loro passioni,
energie e frustrazioni vengono
incanalate verso l’odio”.
Padre Piero Gheddo PIME
Nuove conversioni
Si calcola che sono oltre 250
milioni i cristiani che vivono
in situazioni di rischio a
causa della loro fede.
160mila le vittime ogni anno,
semplici fedeli, sacerdoti,
suore. Sono oltre 600 i
missionari trucidati negli
ultimi quindici anni.
Eppure, ed è la cosa più
impressionante, più crescono
le persecuzioni, più aumentano
le conversioni.
Dai Paesi martiri giungono
ogni giorno, accanto alle
notizie di torture e violenze,
testimonianze incredibili di
fedeltà alla Chiesa e aumenta
in modo vertiginoso il numero
delle vocazioni.
Come in Cina, nell’Hebei, dove
è più accanita la violenza
anticattolica, dove settanta
sacerdoti operano in
clandestinità e ci sono 140
studenti di teologia nel
seminario della Chiesa
sotterranea.
È la profezia che Giovanni
Paolo II
intuì il 13 maggio del 1981,
il giorno in cui fu colpito
dalla pallottola sparata da
Alì Agca. Il terzo segreto di
Fatima, rivelato all’inizio
del nuovo millennio: una lunga
scia di martiri, guidati dal
vescovo vestito di bianco,
anch’egli martire, che nutre
con il suo sangue la Chiesa di
Dio.
TURCHIA
Accuse infondate contro cristiani.
Portato per le lunghe un
processo contro due cristiani,
ex musulmani, Hakan Tastan e
Turan Topal, accusati, da
ultranazionalisti di aver
"insultato l'onore della
Turchia".
Il processo ha luogo a Silivri,
città che dista 45 miglia a
ovest da Istanbul.
Il nuovo giudice del caso, ha
ordinato la deposizione di
altri 12 testimoni. Questi
dovranno ricomparire il
prossimo 13 marzo. Il giudice
precedente aveva negato ad
alcuni di questi di parlare al
processo, perché ritenuti non
credibili per le testimonianze
contraddittorie che tentavano
di portare al processo.
Un anno fa era stata
dichiarata l'innocenza dei tre
cristiani e proposta la loro
liberazione, perché non c'era
alcuna evidenza contro di
loro. Non avevano maledetto in
alcun modo la nazione Turca e
tanto meno l’Islam.
Gli accusatori avrebbero
trovato nei computer dei
cristiani, i nominativi di
molte persone che avevano
richiesto letteratura
cristiana o di essere
visitati.
"Un anno è passato, e la corte
ha già ascoltato tutte le
testimonianze su ambi lati di
questo caso", ha detto
l'avvocato Haydar Polat, "ma è
chiaro, che la corte progetta
di continuare questo processo
infondato per almeno un anno o
più".
Dall’aprile scorso, da quando
cioè sono stati massacrati i
tre cristiani di Malatya, si è
registrato un aumento di
attacchi, a livello
individuale, contro i
cristiani della nazione.
I cristiani turchi hanno da
poco iniziato una campagna di
protesta contro la cultura
dell’odio messa in atto dai
media, infatti proprio negli
ultimi giorni una emittente TV
che trasmette un film a
episodi molto popolare: “Valle
dei Lupi”, ha inserito scene
di denigrazione e dicspregio
contro i cristiani, dipinti
come nemici della società.
NIGERIA
Ancora cristiani uccisi.
Martedì, 11 dicembre 2007,
dieci persone sono state
uccise e tre chiese sono state
incendiate come conseguenza
della furia rabbiosa degli
studenti musulmani, che dopo
aver constatato la rimozione,
da parte di ignoti, di due
blocchi per la costruzione di
una moschea sotto la scuola,
hanno agitato gli animi al
punto di mettere in atto
azioni violente in tutta
l'area.
I Musulmani residenti nella
zona, sono stati in pieno
accordo con le azioni degli
studenti e come risultato si
sono avute dozzine di case di
cristiani danneggiate.
Le tre chiese date in fiamme
sono tutte di fede evangelica
pentecostale: "Chiesa Elim",
"Chiesa dei Riscattati",
"Assemblee di Dio".
L'identità di nove delle dieci
vittime è stata tenuta segreta
dalle autorità di Bauchi, che
hanno ordinato agli agenti
della sicurezza, il
seppellimento dei corpi in una
fossa comune.
Il corpo della decima persona
è stato identificato da un
testimone oculare, solo con il
cognome: Bogoro, un agente
della sicurezza, un cristiano
membro della Chiesa di Cristo
nella città di Yelwa.
Secondo la testimonianza di un
insegnante cristiano, che
preferisce restare anonimo per
paura di ritorsioni o di
sanzioni penali, gli studenti
sarebbero confluiti presso il
sito della futura moschea
gridando: "Allahu Akbar"
[Allah è grande], poi hanno
cominciato ad attaccare i
cristiani nelle loro classi,
rompendo sedie e scrivanie,
aggredendo i loro colleghi
cristiani con coltelli e
pugnali.
La realizzazione di una
moschea in una scuola di 3.655
studenti, era stata approvata
il 2 dicembre scorso, e la
costruzione è iniziata proprio
nello stesso giorno.
INDIA
Un macabro resoconto annuale.
Con gli oltre 800 attacchi,
nel periodo Natalizio, nello
stato di Orissa, sale a più di
1.000 il numero complessivo di
attacchi nel solo anno 2007.
La prima volta dal 1947, anno
dell'indipendenza dell'India,
che si tocca un tetto simile.
Questo è quanto riferisce il
rapporto rilasciato l' 8
gennaio scorso, da alcuni
leader cristiani, appartenenti
al Consiglio Cristiano
dell'India e alla Conferenza
dei Vescovi Cattolici
dell'India (CBCI) .
Almeno 200 gli incidenti
denunciati alle autorità: sono
state bruciate 730 abitazioni
e 95 chiese. Il rapporto parla
anche di quattro cristiani
uccisi, accertati. Altri sono
morti come conseguenza
dell'esplosione di violenza
avutasi nel distretto di
Kandhamal, alla vigilia di
Natale. Ci sarebbero anche sei
feriti in maniera grave.
"E' una situazione divenuta
molto seria, per il nostro
Paese, dal momento che gli
attacchi, contro i cristiani,
si sono avuti in diverse parti
dell'India", ha detto il Dott.
Babu Joseph, portavoce del
CBCI.
Cristiani aggrediti in una
riunione.
Mercoledì 16 gennaio, oltre 80
persone sono state aggredite
nel corso di una grande
riunione cristiana, nello
stato di Chattisgarh,
distretto di Durg.
Un altro attacco ha avuto
luogo ieri in un campo
missionario nel distretto di
Dhamtari, in questo caso una
dozzina di cristiani hanno
riportato ferite.
Gli attacchi degli estremisti
indù proseguono, dopo
settimane di violenze senza
precedenti, nel vicino stato
di Orissa. I cristiani
affermano che l'attacco
avvenuto nel distretto di Durg,
è stato di certo programmato,
poiché nell'area si stava
tenendo una riunione del
partito nazionalista indù.
Nessuno dei feriti si è fatto
male al punto di dover
ricorrere al ricovero
ospedaliero.
Soltanto uno degli aggressori
è stato identificato e
arrestato dalla polizia che ha
invitato le vittime a farsi
vedere alla locale stazione di
polizia per identificare tutti
gli altri aggressori, molti,
però, si sono rifiutati per
paura, ritenendo che la
reclusione di tali elementi
durerebbe poco tempo e poi si
avrebbe a che fare con le
ritorsioni.
"Gli assalitori, erano
appartenenti al gruppo
estremista Dharam Sena
(Esercito per la Religione),
sono venuti con quattro
autocarri e hanno picchiato i
cristiani presenti alla
riunione, inoltre hanno
distrutto parti della
struttura", ha detto il Rev.
Arpan Tarun.
I cristiani hanno fatto
ricorso alle autorità per
richiedere un maggiore sforzo
al fine di garantire
l'incolumità dei credenti.
Degli oltre un miliardo di
abitanti dell'India, l'80 % è
di religione indù. Solo il 2,4
% sono cristiani.
Si teme un imminente
incremento delle violenze,
visto che vi saranno elezioni
in almeno 10 stati, incluso il
Chattisgarh. Gli attacchi alle
comunità cristiane, è parte
del programma dei partiti
nazionalisti indù.
Il Rev. Tarun conferma:
"Sembra che noi cristiani
possediamo una cittadinanza di
seconda classe, nel nostro
stesso paese".
Attacchi pianificati contro i
cristiani.
A seguito di un rapporto che
parla di conversioni forzate
al cristianesimo, e sull'onda
delle violenze di matrice indù
perpetrate con una frequenza
senza precedenti, nel periodo
di Natale scorso, nello stato
di Orissa dove sono stati
uccisi almeno quattro
cristiani, bruciate 730
abitazioni e 95 chiese, fonti
federali dell'intelligence
hanno avvisato le chiese
cristiane su probabili nuovi
attacchi.
Il dipartimento ha
intercettato una lettera di un
estremista nazionalista indù,
in cui si incita ad un
rinnovato sforzo per creare
tensione nel distretto di
Kandhamal, nel vicino stato di
Chhattisgarh.
Questo è quanto riferisce il
rev. Babu Joseph, portavoce
della conferenza dei vescovi
cattolici d'India. Joseph ha
detto che la lettera, era
stata scritta da un un uomo,
Murari Lal, appartenente al
Rashtriya Swayamsevak Sangh, (RSS),
ai suoi colleghi.
Nella lettera si parla di un
progetto denominato "Missione
2008.
"La nostra speranza è di
creare nello stato di Gujarat
il clima che abbiamo creato a
Orissa", viene citato nella
lettera, "anche nei distretti
di Jashpur e Sarguja e nello
stato di Chhattisgarh, abbiamo
creato un buon ambiente anti
cristiano ...".
I cristiani, nella lettera
vengono denominati "i
mangiatori delle vacche", e
per questa ragione in più
devono essere puniti. Si
ricorda che tale animale è
considerato sacro dalla
religione indù.
BANGLADESH
Una donna bruciata prima del suo battesimo. E' rimasta viva.
Il 7 gennaio scorso a Dhaka,
alcuni aggressori, ignoti,
hanno cercato di bruciare un
anziana donna di 70 anni, dopo
aver appreso che il mese
prossimo, si sarebbe fatta
battezzare, per testimoniare
della sua conversione al
cristianesimo.
Rahima Beoa, che abita nel
distretto a maggioranza
islamica di Rangpur, ha
sofferto scottature per oltre
il 70 % del suo corpo. Khaled
Mintu, supervisore del
distretto regionale della
Chiesa Isha-E-Jamat del
Bangladesh, ha detto: "E'
stata una cospirazione
diabolica per fermare la sua
conversone". Beoa è suocera di
Ashraful Islam, convertitosi
anche lui al cristianesimo
insieme alla moglie due anni
fa. Anche allora i parenti più
prossimi e i vicini di casa
sono stati in collera con la
coppia per aver abbandonato
l'Islam.
PAKISTAN
Cristiani evangelici malmenati
e feriti.
Alcune famiglie cristiane sono
dovute fuggire nel Punjab, una
regione del Pakistan, dopo che
una folla di persone armate ha
attaccato alcuni fedeli che
stavano preparando una
riunione evangelistica. Sette
cristiani sono stati feriti
quando almeno 41 musulmani,
tutti uomini con armi da
fuoco, asce e bastoni di legno
hanno attaccato una Chiesa
dell'Esercito della Salvezza.
Le tensioni si sono generate
fin dalla preparazione
dell'evento, durante
l'affissione di manifesti e
poster che ne davano annuncio
già tre giorni prima. Dopo il
rifiuto da parte dei
cristiani, di annullare
l'iniziativa evangelistica, si
è avuto l'attacco in cui i
musulmani hanno procurato vari
danni fisici ai credenti.
Questo è quanto riferisce
l'avvocato dei cristiani. La
polizia inizialmente si è
rifiutata di registrare la
denuncia e i dottori che
avevano visitati i cristiani
feriti hanno ricevuto
pressioni da parte dei
musulmani affinché
modificassero il loro rapporto
medico. Infatti in alcuni
certificati medici non
risultavano le ferite più
gravi come le ossa rotte.
CINA
Arresti e minacce per la
stampa di Bibbie e letteratura
cristiana.
Cai Zhuohua, incarcerato nel
2004 per aver "praticato
affari illegali"
(distribuzione di letteratura
cristiana), è stato rilasciato
il 10 Settembre scorso con
seri avvertimenti a non
praticare la sua fede al di
fuori della sua chiesa.
Bob Fu dell'Associazione China
Aid ha dichiarato che giovedì
13 Settembre, tre giorni dopo
la liberazione, Cai ha dovuto
sostenere un interrogatorio da
parte di alcuni ufficiali
della Sicurezza Pubblica, che
lo hanno convocato presso i
loro uffici e cercato di
intimidirlo con minacce.
Adesso Cai sta bene ed è a
casa, a Beijing (Pechino), con
sua moglie e sua madre.
Privato della sua Bibbia
durante la prigionia, Cai è
stato impiegato per 10-12 ore
al giorno a fabbricare palloni
di calcio per le Olimpiadi che
nel 2008 si terranno a Beijing.
Durante gli interrogatori ha
anche subito torture.
Era stato arrestato l'11
Settembre del 2004, perché gli
era stata trovata una enorme
quantità di letteratura
cristiana, circa 237.000
pezzi.
In Cina soltanto la Chiesa
delle Tre Autonomie (TSPM) è
autorizzata a stampare e
distribuire Bibbie o
Letteratura Cristiana.
Com'è noto la maggior parte
delle comunità cristiane
preferisce non farsi
registrare aderendo al TSPM
per il concreto rischio di un
maggior controllo anche sui
sermoni che vengono predicati.
PAKISTAN
Un cristiano
accusato ingiustamente.
I cristiani della città di
Sangla Hill sono stati
costretti dai loro compaesani
islamici ad accettare un
difficile compromesso: i
musulmani hanno ritirato la
loro denuncia contro il
cristiano Yousaf Masih a
condizione che anche i
cristiani ritirassero la
denuncia che avevano sporto
contro coloro che, verso la
fine del 2005, avevano
partecipato alla distruzione
di alcuni immobili di
proprietà di cristiani.
Yousaf Masih era stato
accusato di aver appiccato il
fuoco ad una stanza nella
quale si trovava una copia del
Corano. In realtà il fatto era
stato ideato probabilmente da
un uomo che deve dei soldi a
Masih.
Per vendicare l'oltraggio, il
12 Novembre 2005 una folla
inferocita ha distrutto
quattro chiese e diverse
abitazioni di cristiani. In
quella occasione sia Masih che
88 musulmani sono stati
arrestati. Secondo un
portavoce, i cristiani sono
stati costretti ad accettare
il compromesso proposto dai
musulmani "per non essere
massacrati".
Non si sa ancora se le
trattative fra i due gruppi
abbiano validità giuridica;
benché entrambe le parti
abbiano ritirato le loro
denunce, la polizia non ha
ancora rilasciato nessuno
degli arrestati.
Dopo le violenze di Novembre,
i cristiani di Sangla Hill
sono stati ripetutamente
minacciati, inoltre la
riparazione delle chiese non è
stata ancora avviata, benché
il governo abbia promesso di
agevolare la ricostruzione.
PAISTAN
Le donne in Pakistan hanno
pochi diritti, e per questo
sono spesso vittime indifese
di violenze sessuali. Le
cristiane fra loro
costituiscono una preda ancora
più facile, e i colpevoli
vengono raramente puniti.
Verso l'inizio di Settembre
Ribqa Masih (22 anni) è stata
rapita da due uomini che
l'hanno minacciato di
ucciderla se non si fosse
convertita all'Islam. Poi è
stata stuprata diverse volte.
Ribqa ha risposto che
preferiva morire anzi che
abiurare la sua fede in
Cristo.
Il giorno successivo è stata
portata via da un terzo uomo
che avrebbe dovuto condurla a
casa. Invece l'ha segregata
altri tre giorni, stuprandola
più volte prima di lasciarla
libera. Ribqa ha avuto il
coraggio di sporgere denuncia.
Per i pakistani, le donne che
hanno perso il loro onore non
valgono più niente. Perciò
molte donne stuprate non osano
rivelare ciò che hanno subito.
La famiglia di Ribqa sta
ricevendo pressioni affinché
ritiri la denuncia. I fratelli
e le sorelle minori di Ribqa
non vanno più a scuola a causa
delle continue vessazioni dei
loro compagni.
La polizia ha catturato due
sospetti. Durante un
interrogatorio del 24 ottobre,
uno dei due è riuscito a
scappare. Da allora minaccia
ripetutamente al telefono
Ribqa.
Santa Romana
Chiesa Cattolica
Ed ecco
l’appello rivolto a governi e
religioni:
«Alle Autorità civili e
religiose interessate chiedo
di non risparmiare alcuno
sforzo affinché la legalità e
la convivenza civile siano
presto ripristinate e i
cittadini onesti e leali
sappiano di poter contare su
una adeguata protezione da
parte delle istituzioni dello
Stato». «Auspico poi – ha
concluso il Santo Padre – che
i Responsabili civili e
religiosi di tutti i Paesi,
consapevoli del loro ruolo di
guida e di riferimento per le
popolazioni, compiano dei
gesti significativi ed
espliciti di amicizia e di
considerazione nei confronti
delle minoranze, cristiane o
di altre religioni, e si
facciano un punto d’onore
della difesa dei loro
legittimi diritti»
(cfr. “Corriere della Sera”,
27 ottobre 2008).
Anche il portavoce della Santa
Sede, Padre Federico Lombardi
S.I., ha lanciato un grido di
allarme di fronte alla
persecuzione anticristiana in
atto in Iraq e India.
Il
direttore della Sala Stampa
della Santa Sede ha parlato,
nell’ultimo editoriale di
Octava Dies, di «un caso di
emergenza gravissima, che
richiama l’attenzione e la
solidarietà della Chiesa
intera».
In Iraq, il caso di Mossul «è
diventato paradigmatico»
secondo padre Lombardi. I
cristiani di Mossul, che prima
della caduta di Saddam Hussein
erano 25.000, si sono ridotti
ad appena 500 dopo l’ondata di
persecuzioni che ha colpito
una delle più antiche comunità
cristiane del mondo.
«La
documentazione citata da
istituzioni umanitarie ed
agenzie di stampa indipendenti
dimostra che l’azione di
minaccia da parte di gruppi
islamici estremisti è condotta
strada per strada, casa per
casa».
Spesso, ha aggiunto
padre Lombardi, vengono
lanciati messaggi minatori di
questo tipo: «devi lasciare la
tua casa e partire dalla zona
in 24 ore, altrimenti sarai
punito e castigato giustamente
e sarai ucciso come la nostra
religione islamica ha
comandato di fare con quelli
che come te venerano la croce»
(cfr. “Zenit”, 21 ottobre
2008).
Gli ultimi resoconti dal nord
dell’Iraq presentati
dall’associazione “Aiuto alla
Chiesa che Soffre” (ACS),
mostrano che i cristiani
stanno ancora lasciando
Mossul, portando il numero
degli sfollati nell’ultimo
mese a quasi 10.000.
In India, la comunità
cattolica si sta impegnando
per aiutare i cattolici
dell’Orissa, che hanno perso
case, terre, proprietà e mezzi
di sostentamento a seguito
della violenza dei gruppi
radicali induisti. Oltre ad
un’importantissima assistenza
materiale e psicologica,
diverse associazioni
cattoliche, come la “All India
Catholic Union”, si sono
attivate per garantire ai
cristiani aggrediti, in
maggioranza poveri tribali e
dalit, una adeguata assistenza
legale: gruppi di avvocati
cristiani stanno raccogliendo
testimonianze e informazioni
per poi presentarle alle
autorità civili e giudiziarie,
nella speranza che la
giustizia faccia il suo corso
e che i crimini e gli attacchi
non restino impuniti.
La Chiesa ha inoltre chiesto
alle autorità governative un
risarcimento per le vittime e
fondi per poter ricostruire le
chiese e le strutture
danneggiate o completamente
distrutte in Orissa (cfr.
“Fides”, 27 ottobre 2008).
L'Osservatore
Romano del marzo 2009
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