IL RISORTO
Da venti
secoli la Chiesa è in cammino per
proclamare a tutti questa sconvolgente
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1.
Da venti secoli la Chiesa è in cammino
per proclamare a tutti questa
sconvolgente notizia. Da venti secoli
non teme persecuzioni, difficoltà,
fatiche per comunicare il segreto della
vita, la perla preziosa, la ragione
della sua incontenibile gioia: Gesù, il
Signore della vita era morto, ma ora,
vivo, trionfa!La pesante pietra
ribaltata non ha aperto solo il sepolcro
di Cristo, ma ha spalancato anche le
porte della vita eterna. Il varco del
Cielo è Cristo che si è fatto porta
delle pecore, e quel varco nessuno potrà
più chiuderlo, neppure la morte.
Forse nasce
spontanea una domanda: ma sarà proprio
così? Gesù è veramente risorto? La
nostra fede si fonda sull'esperienza
degli Apostoli: essi hanno vissuto con
Lui, ne hanno amato la voce, ascoltato
le parole, diviso il pane e la fatica,
gioie e dolori, fino al dramma della
croce e poi – totalmente inattesa – la
tomba vuota e le apparizioni che hanno
sfidato la loro stessa incredulità.
Ma la fede ha
anche un'altra prova: è la personale
esperienza del Vangelo, l'intima
corrispondenza tra il messaggio di Gesù
e le aspettative più profonde del nostro
cuore di uomini, degli uomini di tutti i
tempi e di ogni cultura. Sì, Lui, Lui
solo conosce ciò che è nel cuore umano e
sa dire le parole della vita. Non è
dunque una favola che illude mentre
consola, ma semplicemente risponde a ciò
che siamo. Oh se l'uomo ascoltasse di
più se stesso, ciò che è in profondità!
Tutto gli sarebbe così chiaro e bello!
2.
Quanto vuoto dilaga oggi! Quanta
banalità umilia la ragione! Quanti falsi
miti illudono la libertà! Quale vortice
di emozioni domina: tanto più imperiose
quanto più sono forti e create ad arte.
Cosa possiamo fare noi? Come gli
Apostoli anche noi diciamo: "Noi non
possiamo tacere quello che abbiamo visto
e ascoltato" (Atti4,20). Anche noi
vediamo il Signore Risorto, anche noi
ascoltiamo la sua parola. Per questo al
mondo intero, attento o sordo che sia,
gridiamo oggi il nostro gaudio
vivissimo: Gesù, nostra Pasqua, è
risorto! Sì, egli vive. Noi, alunni
della fede, siamo alla scuola della vera
felicità. Alleluia!
Cari Amici, al
mondo, che sembra sempre più tormentato
dal desiderio della gioia e sempre più è
inseguito dai morsi della disperazione,
dell'ansia e dell'angoscia, perché non
annunciare la gioia, la pace dell'anima
che il mondo non può dare e che nessuno
può togliere? Spesso l'uomo s'illude:
cerca la gioia e insegue il piacere. Non
di rado le cose non coincidono. Perché
non offrire ai fratelli la testimonianza
che noi, figli della Chiesa, siamo
felici quando siamo umili e fedeli,
affidati e benevoli? E' questo stile di
vita, questo volto riconciliato e sereno
che può interrogare e contagiare il
mondo.
Sia Cristo risorto
la vera nostra gioia. Tutto il resto è
così fragile, non ha consistenza
rocciosa per l'edificio esigente della
gioia. Assomiglia piuttosto alla sabbia.
Solo Colui che è risorto e vivo può
essere fonte perenne di quella pace che
diventa letizia e responsabilità nella
storia. Diventa cultura, cioè un modo
nuovo di pensare, di giudicare, di
essere nel nostro tempo e di costruire
una società veramente umana.
Carissimi, da
queste mie parole avete compreso
l'affetto e il senso del mio augurio
pasquale. Augurando a voi e alla Diocesi
la buona Pasqua, auguro la gioia del
Risorto, una gioia personale e fraterna
insieme, intima e partecipata, profonda
e solidale con chi si trova nel bisogno
e nella sofferenza. Come non pensare a
tanti fratelli e sorelle colpiti dal
terremoto in Abruzzo? Per questo vi
invito a far vedere a tutti l'invisibile
sole di Cristo.Facciamo nostre le parole
di Paolo VI: "Debole è la nostra voce,
ma fa eco a quella dei secoli. O voi
tutti che ci ascoltate: la nostra gioia
è la più grande di tutte!" (1968).
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