Madonna del Perpetuo Soccorso
Degli innumerevoli titoli dati alla Madre di Dio,
pochi sono così espressivi come quello del Perpetuo Soccorso. La
miracolosa immagine venerata
sotto questa invocazione è ricca di simbolismo.
Felipe Ramos
C'è qualcuno che non si sia mai sentito
afflitto nei momenti di difficoltà o nella prospettiva di una
qualche tragedia? Oppure che non abbia mai avuto la necessità di
un aiuto, spirituale o psicologico, affettivo o materiale?
Senza alcun dubbio no, perché l'essere
umano, lungi dall'essere autosufficiente, è accidentale per
natura: non ha le condizioni per vivere senza l'appoggio dei suoi
simili, molto meno senza il continuo sostegno di Dio, Creatore
dell'universo.
Una carenza inevitabile, una soluzione infallibile
Per questa situazione di carenza
inevitabile, Dio ci offre una soluzione infallibile: il ricorso
alla sua e nostra Madre. Ci sembra, pertanto, molto appropriato il
titolo di Madonna del Perpetuo Soccorso, col quale si indica la
certezza dell'aiuto che Ella ci dà quando a Lei ricorriamo.
"Perpetuo Soccorso" indica una fonte di
misericordia che mai si esaurisce, mai si interrompe. "Mai"
significa in nessun tempo, in nessun luogo, in nessuna
circostanza. Per quanto brutta sia la situazione, per quanto gravi
e numerosi siano i nostri peccati, la Vergine Maria vuole
mantenerci continuamente sotto la sua insondabile protezione e
celestiale difesa.
Non c'è da stupirsi, dunque, se la devozione
alla Madonna del Perpetuo Soccorso si sia diffusa in tutti i paesi
del mondo.
Com'è sorta?
Furto sacrilego, incredibile recalcitranza
Intorno al 1496, si venerava in una chiesa
dell'isola di Creta un miracoloso quadro della Vergine Maria.
Secondo un'antica tradizione, era stato dipinto alla fine del
secolo XIII da un artista sconosciuto, che si era ispirato ad una
pittura attribuita a San Luca.
Per noi, la storia del venerabile quadro
comincia quell'anno, con un crimine gravissimo: nella speranza di
venderlo ad un buon prezzo, un mercante lo rubò prendendo la via
del mare e nascondendolo tra le sue mercanzie. L'anno seguente,
giunto a Roma, subito si ammalò gravemente e fu accolto come
ospite in casa di un amico, anch'egli mercante. Nell'imminenza
della morte, gli raccontò del vergognoso furto e gli chiese di
portare il quadro in una chiesa ove potesse ricevere un culto
adeguato. L'amico romano gli promise che avrebbe fatto come lui
voleva. Di lì a poco, il mercante morì.
L'amico si stava preparando a compiere
quanto promesso, quando sua moglie lo persuase a trattenere in
casa il quadro. Gli apparve allora la Vergine Maria che gli disse
di portarlo in una chiesa. Egli non obbedì. La Madre di Dio tornò
altre due volte e lo minacciò di morte se avesse continuato a
disobbedire. Sua moglie però si oppose di nuovo ed egli si rivelò
più sottomesso a lei che alla Regina degli Angeli. In una quarta
apparizione, la Vergine gli comunicò:
- Ti ho avvisato, ti ho minacciato, non hai
voluto obbedire. Adesso uscirai tu da questa casa, poi uscirò Io
alla ricerca di un luogo più onorevole.
Subito dopo l'apparizione, infatti, uscì per
primo il recalcitrante uomo, dentro la bara, verso la sepoltura.
La Santissima Vergine apparve allora a sua figlia di sei anni
dicendole:
- Avverti tua madre e tuo zio che Santa
Maria del Perpetuo Soccorso vuole che la togliate da questa casa,
se non volete morire tutti sul colpo.
La vedova prese sul serio l'avviso, perché
aveva avuto una visione uguale a quella della bambina. Una sua
vicina, tuttavia, la convinse a continuare a tenersi il quadro a
casa sua. Questa'ultima fu colpita subito dopo da una terribile
infermità, però subito si pentì della sua cattiva azione, ricorse
alla misericordia della Madonna e fu guarita dopo aver toccato il
miracoloso quadro. La Santissima Vergine apparve ancora una volta
alla bambina e le comunicò che il quadro doveva essere portato
alla chiesa di San Matteo, situato nella via Merulana, tra Le
basiliche di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano.
Una delle chiese più visitate di Roma
La vedova, la figlia e la vicina si
affrettarono a comunicare questi prodigiosi fatti ai Padri
Agostiniani, incaricati della suddetta chiesa. In un battibaleno,
la notizia si sparse per tutta la città. Così, nel momento in cui
si doveva trasportare là il quadro, il 27 marzo 1499, si formò una
grandiosa processione seguita da innumerevoli membri del clero e
una moltitudine di fedeli.
Per tre secoli l'immagine sacra fu venerata
nella Chiesa di San Matteo. Lì accorrevano da ogni dove i fedeli
in un numero così grande che, in poco tempo, essa divenne una
delle chiese più visitate di Roma, per la fama dei miracoli
operati per intercessione della Vergine del Perpetuo Soccorso.
Abbandonata in una cappella, dimenticata quasi da tutti
Nuove difficoltà, tuttavia, si frapponevano
tra la Madre di Misericordia e i suoi figli. Nel 1798 le truppe di
Napoleone Bonaparte invasero Roma, esiliarono il Papa Pio VI e,
col pretesto di fortificare le difese della città, distrussero 30
chiese, tra cui quella di San Matteo. In quest'occasione si
persero innumerevoli reliquie e un gran numero di immagini sacre.
Nonostante ciò, il miracoloso quadro fu salvato all'ultimo minuto
da un sacerdote che lo portò nella Chiesa di Sant'Eusebio e poi
nella cappella privata degli agostiniani nel convento di Santa
Maria in Posterula.
Nel turbinio degli avvenimenti politici e
delle guerre che segnarono i primi decenni del sec.XIX, si spense
quasi completamente il ricordo dell'ineffabile bontà con cui la
Madre del Perpetuo Soccorso accoglieva tutti quanti a lei
ricorrevano. Così, la sua immagine sacra finì relegata per più di
mezzo secolo in una cappella secondaria di Roma, dimenticata quasi
da tutti, senza nessun atto di devozione speciale, senza ornamento
alcuno eneppure un lume che indicasse la sua augusta presenza.
"Fate in modo che Ella sia conosciuta nel mondo intero"
Dimenticata quasi da tutti... non però da
Frate Agostino Orsetti, che era stato frate nella Chiesa di San
Matteo. Nel suo cuore non era diminuito il fervore, nella sua
mente non si era spento il ricordo degli innumerevoli miracoli
ottenuti per intercessione di questa incomparabile Madre di tutti
i bisognosi. Verso il 1850, ormai in età avanzata e quasi cieco,
fece amicizia con un giovane chierichetto di nome Michele Marchi,
che frequentava la cappella di Santa Maria in Posterula. Molti
anni dopo, quando era ormai sacerdote redentorista, l'antico
chierichetto raccontò che "quel buon frate" era solito fare
riferimento alla triste situazione in cui versava la tanto amata
immagine. "Non dimenticarti, figlio mio, che l'immagine della
Madonna del Perpetuo Soccorso è nella nostra cappella. Era molto
miracolosa. Non dimenticartene, hai capito?"
Frate Agostino morì nel 1853, senza aver
realizzato il suo desiderio che la Vergine del Perpetuo Soccorso
fosse di nuovo esposta alla venerazione pubblica. In apparenza,
sembrava fossero stati infruttuosi gli sforzi e le fiduciose
orazioni di questo zelante agostiniano.
Solo in apparenza però, perché il giovane
chierichetto, più tardi Don Michele Marchi CSSR, non se ne
dimenticò!
Alla metà del secolo XIX, la Congregazione
dei Padri Redentoristi fu invitata dal Beato Pio IX a stabilire a
Roma la loro Casa Generalizia. Per questo fine, e senza avere
conoscenza dei fatti sopra riferiti, acquistarono un terreno in
Via Merulana ... proprio nel luogo dove era esistita la Chiesa di
San Matteo. Come si vedrà, chi, per voce del Papa, attirava alla
Città Eterna questa Congregazione era la stessa Madre del Perpetuo
Soccorso.
Lì i Padri Redentoristi costruirono un
convento e la Chiesa di Sant'Alfonso. Uno di loro, studiando il
settore della città nel quale si erano stabiliti, non tardò a
scoprire che la Chiesa di Sant'Alfonso era stata costruita
esattamente nel luogo dove esisteva in altri tempi la Chiesa di
San Matteo, nella quale era stata venerata per secoli la
miracolosa pittura della Madonna del Perpetuo Soccorso. Così
riferì ai suoi fratelli d'abito questa scoperta di buon auspicio.
Tra i sacerdoti che lo ascoltavano si trovava Don Michele Marchi.
Costui allora, a sua volta, narrò tutto quanto gli aveva detto a
proposito dell'immagine il vecchio frate agostiniano del convento
di Santa Maria in Posterula.
Qui si vede bene la mano della Vergine
Santissima guidare gli avvenimenti. Lei ha ispirato nei cuori di
quei suoi figli missionari l'ardente desiderio di esporre
nuovamente alla venerazione pubblica il miracoloso quadro. Questi
sollecitarono il Superiore Generale della Congregazione, Don
Nicola Mauron, a fare direttamente al Papa una richiesta con
quest'obiettivo. Ricevuto in udienza da Pio IX, il Superiore
Generale gli narrò la storia del quadro e gli presentò la
sollecitazione affinché lo stesso fosse affidato in custodia della
sua Congregazione, in modo da tornare a ricevere gli onori e le
suppliche dei fedeli nello stesso luogo scelto dalla Madonna nel
1499.
Il Papa ascoltò tutto con attenzione e
scrisse di proprio pugno questo biglietto, con data 11 dicembre
1865: "Il Cardinale Prefetto della Propaganda chiamerà il
Superiore della comunità di Santa Maria in Posterula e gli dirà
che è Nostro desiderio che l'immagine della Santissima Vergine,
alla quale si riferisce questa petizione, sia nuovamente collocata
tra [le basiliche di San Giovanni [in Laterano] e Santa Maria
Maggiore; i Redentoristi la sostituiranno con un altro quadro
adeguato".
In seguito il Santo Padre dette ai
Redentoristi, nella persona del loro Superiore Generale, la
missione di diffondere la devozione alla Madonna del Perpetuo
Soccorso: "Fate in modo che lei sia conosciuta nel mondo intero!"
"O Maria, termina quello che hai cominciato!"
I Padri Agostiniani dando il loro assenso
con rispetto filiale al desiderio del Sommo Pontefice,
consegnarono il miracoloso quadro ai suoi nuovi custodi. Con una
solenne processione, circa 20mila fedeli lo condussero per le vie
ornate di fiori fino alla Chiesa di Sant'Alfonso.
La Madre del Perpetuo Soccorso manifestò il
suo compiacimento in quello stesso giorno, operando alcuni
miracoli. "Cara Madre, guarisci mio figlio o portalo in Cielo!" -
implorò dalla finestra della sua casa una madre angustiata,
sollevando tra le braccia il suo figlioletto moribondo mentre
passava il quadro. Immediatamente il bambino guarì.
Poco oltre, un'altra madre chiese che fosse
guarita sua figlia colpita da una paralisi totale. Immediatamente
la bambina recuperò forza alle gambe, però, soltanto quanto
bastava per camminare. Madre e figlia andarono il giorno
successivo nella Chiesa di Sant'Alfonso e supplicarono: "O Maria,
termina quello che hai cominciato!" La bambina uscì di là
completamente ristabilita.
Iniziò così una nuova fase nella luminosa
storia della miracolosa pittura della Vergine Santissima. Ancor
oggi essa accoglie maternamente i suoi figli e figlie nel
Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso. Grazie allo zelo
dei Padri Redentoristi, migliaia di altre chiese sono state erette
in Suo onore ovunque nel mondo.
Un quadro altamente ricco di simboli
La miracolosa icona della Madonna del
Perpetuo Soccorso misura 53 per 41,5 centimetri. È una pittura in
stile bizantino, eseguita su legno dal fondo dorato, colore molto
utilizzato dagli artisti nell'antico Impero Romano quando si
trattava di ritrarre grandi personalità. L'oro, in questo caso, è
un simbolo espressivo della gloria della Regina dei Cieli.
Più che un semplice ritratto di Maria, la
pittura riproduce una scena.
La Vergine Madre tiene stretto con premura,
affetto e adorazione il Bambino-Dio. Il suo sguardo, tuttavia, non
è rivolto verso di Lui, ma verso di noi, suoi figli adottivi. Gesù
invece non guarda né sua Madre né noi, ma sembra voler raggiungere
col suo sguardo divino i due angeli che tengono stretti gli
strumenti della Passione: alla sinistra, San Michele, che indossa
un mantello verde, con la lancia e la spugna di fiele, alla
destra, San Gabriele, col manto lillà, mentre sorregge la croce e
i chiodi che hanno perforato piedi e mani del Redentore.
Particolare altamente espressivo è il
sandalo che pende dal piede destro di Gesù Bambino, trattenuto da
un filo e che quasi cade. Esso è il simbolo della situazione
dell'anima in stato di peccato mortale: questa è unita a Gesù da
un filo, la devozione alla Madonna.
Sotto il manto azzurro, Maria veste una
tunica rossa. Nei primordi del Cristianesimo, le vergini si
distinguevano per il colore azzurro, simbolo della purezza e le
madri per il colore rosso, segno della carità. Questa combinazione
cromatica definisce, dunque, in modo eccellente la Madonna,
Vergine e Madre. Si nota anche il colore verde nella fodera del
suo manto. Ora, la composizione di questi tre colori era di uso
esclusivo della regalità. Così, la dignità regale della Regina
degli Angeli e dei Santi è ben rappresentata nei suoi abiti.
Molto in alto nel quadro, a metà in ogni
lato, sono scritte in lettere greche, le iniziali dell'espressione
"Madre di Dio"; a lato della testa del Bambino Gesù, le iniziali
di "Gesù Cristo", sopra l'angelo di sinistra, "Arcangelo Michele",
e sopra l'angelo di destra, "Arcangelo Gabriele".
(Revista Araldi del Vangelo, Giugno/2006, n. 31, p. 36 - 39)
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