LA TRASLAZIONE A
LORETO DELLA CASA DI NAZARETH
Articolo del Prof.
EMANUELE MOR
Docente di Elettrochimica
all’Università di Genova
I FATTI
Siamo all’inizio di maggio del 1291. I Turchi hanno preso
totale possesso della Terra Santa, dove a Nazareth si trovano le
vestigia di quella piccola costruzione che la tradizione, dai
primi secoli dell’era cristiana, indicava quale dimora della
Vergine Santa, dove nacque, dove ebbe luogo l’Annuncio
dell’Arcangelo Gabriele e dove visse Gesù nella Sacra Famiglia.
Dopo la Risurrezione, gli Apostoli si sarebbero riuniti in
questa Casa, dove San Pietro avrebbe eretto un altare e avrebbe
celebrato la Frazione del Pane conforme all’insegnamento di Gesù.
In quello stesso inizio di maggio (10 maggio 1291) a duemila
chilometri di distanza, sulla collina di Tersatto, non lontano da
Fiume (l’odierna Rijeka), dei boscaioli trovano una piccola casa
che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto
impressiona molto perché su quella collina che scende verso il
mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola
costruzione, posata sul terreno, ha una lunghezza di m.9,52, una
larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30.
Di fronte all’entrata c’è un altare di pietra e, al di sopra,
sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e
un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”.
Sull’altare una statua in legno della Madonna con il Bambino in
braccio: la mano destra di Gesù è levata per benedire.
Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprova un
lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel
muro e degli utensili da tavola: “Sembra una Cappella che sia
stata abitata”, dicono i boscaioli.
Il curato di Tersatto, don Alessandro De Giorgio, viene
informato del fatto, ma, molto ammalato, non può muoversi. Gli
appare la Madonna che gli attesta essere quella la sua Casa di
Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo
Gabriele e dove visse con Gesù. Sull’altare, l’Apostolo Pietro
celebrò la prima Frazione del Pane, e la statua di legno di cedro
è opera di San Luca. Quale sigillo dell’Apparizione, don
Alessandro viene improvvisamente guarito della sua infermità
(Notizie provenienti da un pregevole studio del 1893 di Guillaume
Garratt, dell’Università di Cambridge).
E’ in quegli anni signore di Tersatto il conte Nicolò
Frangipani, governatore delle tre province di Dalmazia, Croazia e
Illiria. Costui invia a Nazareth una commissione di tre persone,
tra cui il curato, che può constatare come realmente la Casa di
Nazareth, con grande stupore dei Turchi, fosse improvvisamente
sparita. Tale notizia, prima ancora che la spedizione sia di
ritorno (un viaggio di duemila chilometri per via mare), si ha da
parte dei pellegrini che tornano dalla Terra Santa. Si viene a
sapere altresì che i musulmani ricavano da tempo cospicui profitti
dalle visite dei pellegrini alla Santa Casa.
Il 10 dicembre 1294 (tre anni e sette mesi esatti dalla
miracolosa Traslazione), la casa sparisce e si ritrova dall’altra
parte dell’Adriatico in boschi non lontani da Recanati di
proprietà di una certa signora Lauretta. Dei pastori della regione
vedono quel mattino una luce abbagliante uscire dalle nubi… Molta
gente accorre e dei briganti ne approfittano per derubare i
pellegrini.
Passano otto mesi e la Casa di Nazareth, una notte, ancora
sparisce e si ritrova a un chilometro e mezzo di distanza, in un
campo che appartiene a due fratelli, i conti Stefano e Simone
Rinaldi di Antici. Anche questi vorrebbero trarre profitto
personale dalle offerte dei pellegrini giungendo per questo a fare
una petizione al papa Bonifacio VIII per ottenere il titolo di
proprietà.
Ma ecco che una notte di dicembre del 1295, la Santa Casa si
sposta ancora su una strada che va da Recanati a Porto Recanati,
fuori cioè di ogni proprietà, e come le altre volte si posa sul
terreno senza fondamenta alcuna. I magistrati di Recanati sono
obbligati a fare una deviazione della strada. Anche costoro
formano una missione di 16 nobili e notabili del luogo che inviano
dall’altra parte dell’Adriatico per verificare i fatti.
Il Conte Frangipani, al corrente di quanto era avvenuto, mostra
a detta commissione una Cappella da lui edificata in ricordo con
l’iscrizione (ancora esistente): “La Santa Casa della
Beatissima Vergine Maria venne da Nazareth a Tersatto il 10 maggio
1291 e si ritirò il 10 dicembre 1294”.
Le stesse 16 persone raggiungono poi la Galilea, confermando i
risultati della prima spedizione: eguali le dimensioni, eguali le
pietre della costruzione e ancora si constata che “la data di
partenza della Casa per l’Illiria coincide con quella dell’arrivo
sulla collina di Tersatto”.
LA STORIA RECENTE
Oggi, a fine XX secolo, una grande Basilica in marmo bianco,
concepita nel XVI secolo dal Bramante, riveste degnamente la
piccola-grande Casa. Migliaia di pellegrini in tutti questi anni
hanno lasciato la loro testimonianza in questo Santuario dove si
verificarono molti e grandiosi miracoli. Tanti uomini illustri
hanno scritto su Loreto. Tra gli altri Montaigne, che lo visitò
nel suo “Journal de Voyage en Italie par la Suisse e l’Allemagne”,
ricordando i fatti sopra riportati e descrivendo miracoli e
riferimenti importanti con i Re di Francia (nascita di Luigi XIV)
(Cfr. A. Colin-Simard, Les Apparitions de la Vierge,
Fayard-Mame, 1981, pp.32ss.).
Anche l’attuale Papa Giovanni Paolo II volle dare una risposta
alla veridicità della Santa Casa recandosi a Loreto fin dall’8
settembre 1979, all’inizio del suo Pontificato, dichiarandosi
“felice che l’umile prato di Loreto sia diventato uno dei più
celebri Santuari Mariani d’Italia” e aggiungendo “Io vengo
a cercare, con l’intercessione di Maria, la Luce!”.
LE PROVE SCIENTIFICHE
L’iter delle traslazioni sopra descritte nei loro modi e nei
loro tempi non lascia dubbi che, se veridiche, si riferiscano ad
avvenimenti scientificamente non spiegabili.
Invero:
Anche oggi, con le tecnologie più avanzate, la rimozione
“in toto” di una casa, pur delle dimensioni di quella di
Loreto, presenterebbe enorme difficoltà e questo quindi appare
tanto più impossibile per l’epoca in cui è avvenuta.
Si pensi a quale lavoro di preparazione e di avanzata
tecnologia ha comportato il “taglio a fettine” e successiva
ricostruzione di alcuni monumenti dell’antico Egitto, per
salvarli dall’invaso della grande diga di Assuan, per avere
un’idea delle grandi difficoltà di queste operazioni.
Si deve quindi dedurre che anche l’ipotesi di una
scomposizione dei muri della Casa nei singoli blocchi di
pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia (e
poi ripetutamente sulla costa adriatica), dopo duemila
chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è molto
difficilmente accettabile ed urta contro i fatti sopra
riportati, quali la simultaneità delle date di partenza e di
arrivo e la lapide tuttora esistente in Dalmazia.
L’analisi della malta, inoltre, come diremo qui di seguito,
nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta
caratteristiche chimiche particolari non riconoscibili dalle
persone che, nel 1294, avrebbero rimesso insieme i singoli
blocchi portati da Nazareth.
Recenti scavi archeologici “in loco” hanno confermato che
la Casa risulta posata sul terreno senza fondamenta come
voleva la tradizione. Il Grimaldi (cfr. Storia e Arte del
Santuario Lauretano, p.24, in Pellegrini a Loreto,
ed. Paoline, 1992) conferma in dette indagini archeologiche il
ritrovamento di un antico tipo di malta e l’omogeneità della
tessitura muraria, e come l’edificio originale risultasse
posato su una strada. Venne constatata dal basso l’esistenza
di resti di una necropoli romana del III secolo d. C. e
sovrapposta a quanto rimaneva di un abitato tardo piceno
attraversato in senso Nord-Est da una fossa di scolo, tipico
delle strade, riempito di detriti, ossicini di topo e
conchiglie di chiocciole di terra.
Tale recente constatazione trova appunto preciso
riferimento a documenti del 1531, 1672 e 1751 che attestano
come ogni volta che per lavori di manutenzione si dovettero
rimuovere le lastre del suolo o il rivestimento esterno, ci si
accorse sempre con grande meraviglia, che i muri erano posati
sulla terra nuda.
Un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada
al momento che la Casa “si posava” vi rimase imprigionato.
Si trovarono così, e furono raccolti, dei piccoli sassi
identici a quelli della strada, residui di ghiande, gusci di
lumache, una noce disseccata, della terra polverosa: tutto ciò
che era presente al momento dell’impatto (cfr. Colin-Simard,
op. cit.).
Ora appare ovvio che per semplici e sprovveduti che fossero
i muratori di quell’epoca non avrebbero certo sistemate le
pietre trasportate da Nazareth, a parte la scelta sulla
strada, senza pulire almeno il fondo e strappare il cespuglio
spinoso.
Il materiale dei muri, di notevole spessore (37,5 cm),
venne ripetutamente verificato, e dopo la metà del secolo
scorso, come sopra ricordato, analizzato con cura (Analisi
chimiche eseguite a Roma. Cfr. Colin-Simard, op. cit.).
Si tratta di due tipi di calcare, l’uno duro, l’altro tenero,
di un colore che non si trova in Italia mentre è comune in
Palestina e in particolare a Nazareth. Si è proceduto per
questo a confronti accurati fatti direttamente in Palestina su
piccoli campioni provenienti da Loreto, e trovando sempre una
stupefacente identità.
I risultati delle indagini analitiche, permisero appunto di
accertare come la malta che tiene unite le pietre fosse
uniforme in tutti i punti e risultasse costituita da solfato
di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di
legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina, ma
mai impiegata in Italia.
Qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei
singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per
la differenza della composizione chimica della malta in
questione.
Sono questi controlli scientifici che, ci sembra,
dovrebbero in modo definitivo porre fine alla dibattuta
questione sulla traslazione della Casa di Loreto al di
sopra di ogni ricerca documentaria sempre legata alla
veridicità di chi scrive.
CONCLUSIONI
Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si
riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre
originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state
trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo
comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale
letteratura, non sarebbe che leggenda e favola.
Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per
incompetenza o volutamente trascurate.
Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione
dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo
“Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione
capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale
(illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e
dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere
spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola
da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è
sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi
miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non
si spiegano razionalmente.
Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo
razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo
soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi
del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al
riguardo.
Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento
opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro
razionalismo le possibilità di Dio?
L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non
ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica
possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità!