Da tre mesi
siamo in guerra e in Italia nessuna bandiera arcobaleno
alle finestre: ah, già... quelle servivano per
protestare contro Bush, mentre oggi a bombardare è il
Premio Nobel per la pace nonché democratico Obama,
dunque... niente marce Perugia-Assisi, né balconi
imbandierati
di Antonio Socci
C'è una guerra in corso da tre mesi,
i bombardieri della Nato tuonano giorno e notte, ma dove
sono i giornalisti di denuncia, i Santoro, i Lerner, i
Floris e dove sono l'Annunziata e la D'Amico? Dov'è la
schiena diritta del giornalismo sedicente libero, quello
che chiama "servi" tutti gli altri? Sarei curioso anche di
sentire la saggia voce di spiriti liberali come Paolo
Mieli o Ernesto Galli della Loggia. Invece sono diventati
tutti muti. A cosa si deve questo improvviso silenzio
collettivo?
E' vero che il 26 aprile scorso si poteva leggere sul
"Corriere della sera" che "il Colle sostiene i
bombardamenti" con l'opposizione di sinistra tutta
allineata dietro Napolitano (il governo già si era dovuto
adeguare).
E che anche mercoledì scorso, al vicepresidente americano
Biden, Napolitano ha ripetuto che l'Italia è "fianco a
fianco" con gli Usa nella vicenda libica.
Ed è vero che il compagno-presidente con tale entusiastica
adesione ai bombardamenti "umanitari" è diventato il
riferimento privilegiato della Casa Bianca, relegando di
fatto l'indebolito e incerto Berlusconi (che ha dovuto
seguirlo nell'impresa) a un ruolo di secondo piano.
Ma la stampa avrebbe almeno il dovere di raccontare ciò
che sta accadendo. Invece niente. Un autobavaglio così
totale non si era mai visto. Eppure ogni notte i
bombardieri Nato colpiscono duro.
Il Vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni
Martinelli, implora instancabilmente di smetterla con le
bombe. Ha dichiarato ad Asianews:
"La Nato ha intensificato i bombardamenti e continua a
fare vittime. I missili stanno cadendo ovunque e purtroppo
non colpiscono solo zone militari, ma anche civili. La
gente a Tripoli soffre, anche se nessuno ne parla".
Nell'ultima settimana il vescovo ha denunziato il
bombardamento di un ospedale, di un quartiere popolare e
di una chiesa cristiana copta.
Ma non c'è traccia di tutto questo sui giornali e in tv.
Nessuno fa una piega. Nessuno s'indigna. Nessun programma
tv, nessun editoriale.
Non si vede in giro neanche una bandiera arcobaleno alle
finestre. E dire che solo qualche anno fa avevano riempito
l'Italia. Ma a quel tempo si trattava di protestare contro
Bush, mentre oggi a bombardare è il Premio nobel per la
pace nonché democratico Obama.
Dunque oggi niente manifestazioni e niente marce
Perugia-Assisi. Tutte le anime belle dormono un sonno
profondo.
All'inizio di tutto, in marzo, della guerra parlò Lerner
con "L'Infedele" e mi capitò di assistere incredulo al
memorabile elogio della Francia dei bombardieri: ci fu
addirittura chi – col plauso di Gad – ebbe la faccia tosta
di affermare che il governo francese in questo modo
testimoniava la sua imperitura volontà di affermare
dovunque i valori umanitari della rivoluzione francese, di
cui invece al governo italiano non importava niente.
Curioso paradosso perché i francesi affermavano quei
presunti ideali umanitari bombardando i libici, mentre le
autorità italiane – accusate di insensibilità perché
ancora restie a bombardare – si stavano prodigando a
soccorrere migliaia di rifugiati arrivati disperatamente a
Lampedusa anche per fuggire dalla guerra "umanitaria" dei
francesi.
Dunque dal buon progressista le bombe francesi furono
giudicate umanitarie, mentre i soccorsi italiani erano
disumanitari. Che grande esempio di giornalismo.
Tutti sanno che in realtà gli ideali umanitari non
c'entrano niente con la guerra, tanto è vero che nessuno
si sogna di andare a bombardare Damasco dove il regime
compie quasi ogni giorno stragi contro i manifestanti.
Tanto meno si pensa di andare a bombardare Pechino perché
il regime cinese stroncò nel sangue le manifestazioni di
piazza Tien an men o perché continua a spedire nei lager
gli oppositori.
A proposito, neanche Napolitano si sogna di prospettare
spedizioni militari contro quei due paesi, che egli
peraltro visitò nel 2010 dando la mano a quei despoti
(provate a rileggervi anche i discorsi molti amichevoli
fatti in quella sede).
Ma allora perché questa smania di francesi e inglesi (che
hanno il colonialismo nella loro storia) e poi degli
americani, di sostenere una sorta di colpo di stato
interno alla nomenclatura libica e spedire bombardieri
sulla Tripolitania?
Secondo Angelo del Boca, storico ed esperto delle vicende
libiche, "le vere ragioni di questa guerra sono il
controllo dei pozzi di petrolio e i 200 miliardi di
dollari dello Stato libico depositati nelle banche
straniere".
Non so dire se queste sono "le vere ragioni", ma di sicuro
non si può continuare a gabellarci la favoletta
dell'intervento umanitario. Sarebbe il caso che la stampa
raccontasse quello che sta accadendo e scavasse alla
ricerca delle "vere ragioni" della guerra.
Invece da settimane non si legge un solo articolo sulla
tragedia della Libia. E quando ne appare qualcuno è peggio
che mai. E' il caso del reportage da Tripoli pubblicato
ieri a tutta pagina sul "Corriere della sera" a firma
Lorenzo Cremonesi: spiace dirlo, ma sembrava quasi un inno
ai bombardieri.
Si riportavano queste testuali dichiarazioni
(rigorosamente anonime): "Brava Nato. Continui così".
Possibile che l'inviato del Corriere sia riuscito a
pescare proprio i pochi – guarda caso anonimi – che sono
felici di venire bombardati ogni giorno e anzi chiedono di
essere bombardati più intensamente?
Chissà perché non ha parlato con monsignor Martinelli e
chissà perché non è andato a vedere gli effetti di quei
bombardamenti, ascoltando le vittime. In tv del resto la
guerra proprio non esiste.
C'è un colossale problema di informazione sulla vicenda
libica. Gli Usa, i francesi e gli inglesi, con le autorità
militari della Nato ormai fanno mera propaganda. Dice Del
Boca: "Gli alti costi dell'operazione contro Gheddafi
hanno trasformato un conflitto lampo in una guerra di
fandonie fatta dai media".
Mi ha colpito quanto ha scritto su Asianews padre Piero
Gheddo, il decano dei missionari italiani, un uomo di Dio
per nulla incline al pacifismo ideologico e al settarismo
di sinistra, basti dire che fu tra i primi, negli anni
Settanta, a denunciare i crimini dei Khmer rossi di Pol
Pot in Cambogia, svergognando certi media e certa sinistra
italiana ancora intrisa di antiamericanismo.
Dunque l'altroieri padre Gheddo ha scritto:
"Le anomalie di questa guerra di Libia sono infinite e
dimostrano che anche in Occidente soffriamo di una
disinformazione colossale. L'intervento umanitario
iniziale sta assumendo i contorni di un crimine di stato.
L'Onu aveva giustificato la 'No fly zone' per impedire che
gli aerei libici bombardassero i ribelli della Cirenaica.
Ma in pochi giorni le forze aeree della Libia vennero
facilmente azzerate. Poi si è passati a bombardare i mezzi
militari di terra che avanzavano verso Bengasi e si
continua, da più di due mesi, a bombardare le città della
Cirenaica, non per proteggere il popolo libico da
Gheddafi, ma per la 'caccia all'uomo' Gheddafi, il che sta
scavando un abisso di odio e di vendetta fra le due parti
del paese, Tripolitania e Cirenaica, che erano e sono pro
o contro il raìs".
Padre Gheddo ha poi citato il generale Anders Fogh
Rasmussen segretario generale della Nato che "ha definito
i bombardamenti come parte dell'intervento umanitario per
proteggere il popolo libico! Ci vuole una bella faccia
tosta, a mentire in modo così smaccato!", ha tuonato il
missionario.
"Chi mai può credere che i quotidiani bombardamenti su
Tripoli sono fatti per difendere il popolo libico? Ecco
perché stampa e Tv occidentali non parlano più della
guerra in Libia. Non sanno più come giustificare una così
evidente violazione dei diritti umani".
L'assurdo poi è che la trattativa per far uscire di scena
Gheddafi in modo incruento sarebbe stata possibile, ma
proprio gli "umanitari" l'hanno uccisa sul nascere. Per
quanto deve continuare questa guerra? E il nostro
silenzio?
Fonte: Libero,
05/06/2011
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