I Templari nel Regno Latino di Gerusalemme
Introduzione
La tormentata storia dei
cavalieri templari è stata, nel corso dei secoli,
oggetto di profondo interesse da parte di storici e
studiosi per l’importanza che assunsero nel contesto
delle crociate, per l’orgogliosa potenza a cui
assursero e per la drammatica fine che subirono. I
fattori che determinarono la formazione dell’Ordine
sono stati la religione, la difesa del Tempio di
Salomone, la cristianità, la cultura, la dignità, la
carità, la solidarietà, la fratellanza. La
Spiritualità dei Templari, pervasa da valori morali,
civili e religiosi costituisce il loro patrimonio
più importante. Essi parteciparono a numerose
battaglie come difensori della fede e combattenti.
Una commistione di elogi e di accuse ha
caratterizzato costantemente la vita di quest’Ordine,
ed il processo finale che subirono ha esasperato
questa realtà.
Nulla di più appropriato dà
l’idea della loro esistenza: dagli allori alla
polvere, dallo splendore al rogo. La storia li ha
seppelliti nella polvere ma, secolo dopo secolo,
sono stati ripresi da storici che hanno visto nei
Templari i più vari aspetti:
• i difensori dei luoghi santi e dei pellegrini;
• i nobili, gli uomini d’armi e
di fede a cui erano attribuiti privilegi,
riconoscimenti e donazioni;
• i ricchi proprietari di terre
e di danaro;
• gli abili finanzieri e
gestori di patrimoni, gli efficienti creatori del
sistema bancario;
• gli esperti armatori di una
flotta navale per il trasporto di passeggeri e merci
tra oriente e occidente, i validi assistenti e
costruttori di fari collocati agli imbocchi dei
porti;
• i costruttori e gestori di
complessi edilizi anche religiosi, depositari di
pesi e misure e di conoscenze matematiche,
algebriche, geometriche acquisite nel mondo arabo,
conoscitori di tecniche costruttive di impiego
dell’arco “acuto” che caratterizzerà l’architettura
gotica; finanziatori delle grandi cattedrali,
committenti e mecenati di opere espressione di
religiosità vissuta, sentita e difesa;
• i conoscitori di cultura,
antiche dottrine, movimenti religiosi e diverse
filosofie che facevano capo all’oriente, al mondo
ebraico e islamico; i conoscitori di cognizioni
esoteriche, gnostiche, cabalistiche e pitagoriche
del pensiero cristiano primitivo che si agganciavano
a filoni che si rifacevano alle antiche compagini
degli Esseni e apprese vivendo a contatto del mondo
islamico e del Sufismo (monachesimo musulmano);
• i simoniaci, eretici,
omosessuali, ubriachi, colpevoli di ogni sorta di
iniquità, oscenità e amoralità;
• i monaci innocenti mandati a
morire per la cupidigia di Filippo il Bello;
• i membri esaltati di una
setta che ambiva addirittura a mettere un proprio
prelato sul trono di S. Pietro.
Oggi l’Ordine del Tempio è un
oggetto storico ben definito, anche se non proprio
ben conosciuto. Tuttavia nonostante le numerose
fonti e i molteplici scritti resta in parte un
enigma. Esso è il primo ordine religioso militare
creato dalla cristianità occidentale medievale. Ciò
fu sicuramente una grossa novità, risultato delle
esigenze della crociata e degli sconvolgimenti della
società occidentale intorno all’anno mille, sotto il
duplice effetto dello sviluppo del feudalesimo e
della riforma religiosa gregoriana.
Il 27 Novembre 1095, papa
Urbano II durante il Concilio di Clermont,
pronuncerà lo “storico” discorso sulla necessità di
assicurare la presenza cristiana in Terra Santa: il
papa si farà interprete della crescente disperazione
di una popolazione oppressa dalla fame e dai
soprusi, che costringevano i contadini a cercare un
lavoro qualsiasi, di città in città. Il popolo si
aspettava dall’impresa giustizia e pace: i primi
profeti della crociata trovarono una massiccia
adesione da parte di un esercito di “pauperes”, che
vivevano quest’avventura come imitazione del Cristo.
La Chiesa non aveva alcun interesse a che la lotta
contro gli infedeli si trasformasse in uno scontro
sociale tra popolo oppresso e autorità feudale. Gli
stessi rappresentanti del feudalesimo si metteranno
a capo di queste orde in preda al desiderio di
possesso, che confortati dal “consenso religioso”
che li autorizzava a rubare e uccidere,
incominceranno una vera e propria avventura. Molti
morirono prima di raggiungere la meta, tra inaudite
sofferenze.
Quando fu conquistata Gerusalemme nell’estate del
1099, le popolazioni saracene ed ebree furono
massacrate. Inizia nel sangue, l’installazione in
Palestina e Siria di un nucleo di conquistatori
cristiani che portarono usi Occidentali. Qui nasce
una nuova struttura feudale che riproduce strutture
ormai sorpassate in Occidente, arretrate e mantenute
da una nobiltà che in patria era emarginata. Essi
dovettero subito farsi carico di risolvere il
problema della sicurezza militare delle
installazioni del nuovo regno. Da una parte infatti
le forze dell’Islam andavano riorganizzandosi e,
premevano alle frontiere in attesa della rivincita,
dall’altra gli occidentali concepivano, come unico
modo per dissuaderli, il saccheggio dei loro
villaggi. La nobiltà franco – siriaca doveva
svolgere opera di mediazione che assicurasse le
posizioni acquisite e le consentisse di vivere in
modo pacifico. Per vivere pacificamente era
necessaria una forza militare efficace: una forza
che fosse al contempo militare e religiosa, quella
degli Ordini, appariva la più adatta. Tutti gli
Ordini furono per questo riconosciuti e finanziati
dai re di Gerusalemme che assicurarono loro beni,
terre e denaro. Inizia così la grande avventura
dell’Ordine del Tempio. Tralascerò volutamente tutto
ciò che concerne l’aspetto storico – militare dei
Templari, su cui molto si è discusso, per cercare di
mettere in evidenza gli aspetti più sociologici e
culturali, che appaiono invece poco studiate e in
parte ancora sconosciute.Il mito dell’infedele e dei
popoli occidentali oppressi, verrà sfatato da
Foucher de Chartres . Dalla descrizione che ne viene
fatta dall’autore, la Terra Santa appare così
accogliente che i popoli occidentali li insediati in
realtà non pensavano a doversene andare. In realtà
gli Occidentali di Oriente sono essi stessi
Orientali: avevano sposato donne siriane, armene e
saracene che si erano convertite al cristianesimo,
coltivavano prosperi campi e vigne, parlano lingue
diverse eppure riuscivano a comprendersi. I rapporti
erano approntati sul rispetto, sulla libertà di
culto, sulla fiducia: lo straniero era diventato
indigeno, il pellegrino era diventato residente, e
chi era arrivato povero ora si ritrovava ricco. Il
quadro che ne risulta è ben diverso da quello
prospettato essere in Terra Santa dai fautori della
crociata. Le famiglie insediatesi in Palestina
convivevano pacificamente con le popolazioni locali,
gli scambi non erano solo di natura commerciale ma
anche culturali: gli spiriti erano sicuramente
divenuti molto elastici e estremamente tolleranti ed
era proprio questa tolleranza che aveva portato pace
e prosperità. Questo atteggiamento non era compreso
da questi pellegrini crociati, che affluivano
sistematicamente in Terra Santa, e ciò rendeva gli
attriti diplomatici tra regno di Gerusalemme e Stati
Europei molto frequenti: incomprensioni e sospetti
di tradimento e connivenza con l’infedele renderanno
la vita alla feudalità franco – siriaca molto
complessa. I nuovi venuti, troppo desiderosi di
sterminare i”crudeli“, non solo complicheranno loro
la vita ma inaspriranno i rapporti con l’Islam con
la conseguenza di ottenere quella coesione tra gli
stati islamici, che porterà alla perdita della Terra
Santa. Chi rimase in Terra Santa dopo la prima
crociata adottarono il dinaro arabo, la dracma
d’argento e l’hyperpera Bizantina, divennero esperti
nell’economia dei metalli preziosi.
I Templari si adeguarono presto a questi nuovi stili
di vita, adottarono le usanze e impararono le lingue
locali, prepararono all’interno dell’Ordine, degli
specialisti in affari musulmani. Nonostante le
disfatte militari, entro la metà del secolo i
residenti franchi avevano mutato i loro costumi
nativi per adattarli agli usi orientali. In tal
modo, ben inseriti nell’economia urbana e monetaria
della Terra Santa, i Templari erano perfettamente in
condizione di anticipare quel tipo di economia che
si sarebbe sviluppata poi in Europa occidentale, e
con le loro tecniche erano pronti a soddisfare le
domande di clienti che esigevano sofisticati sistemi
bancari. Anche nel campo dell’agricoltura i
Templari, con il loro incremento della produzione a
scopo di vendita, stavano precorrendo le tendenze
generali che saranno proprie del XIII secolo.
Quest’attitudine riflette il concetto monetario
della vita templare e il loro costante impegno a
creare capitali da usare per le battaglie contro i
Musulmani. L’amministrazione templare fu preparata
ad occuparsi in genere di grandi afflussi di
donazioni e trasferimenti di capitali in Terra
Santa. È difficile stabilire in che modo si
combinassero le attività di finanziatori, mercanti e
spedizionieri nella storia templare del XII secolo.
Essendo divenuto il Tempio un Ordine molto potente e
innovatore e potendo usufruire di una rete di
rapporti capillari con tutta l’Europa, esso fu
capace di sfruttare le nuove tecniche e le ricchezze
a sua disposizione .
Origini dell’Ordine
Templare
Fu la lotta per il possesso
della Terra Santa che fece apprezzare i Templari ai
contemporanei: oggi qualsiasi violenza giustificata
da motivazioni di tipo religioso ferisce la
sensibilità, ma, a quell’epoca il cavaliere
dell’Ordine era il “guerriero di Dio”, e, il suo
compito era di servire Dio liberando la Terra Santa
dai Musulmani. La pietà religiosa e la missione di
liberazione dei Luoghi Santi erano anche nelle
stesse crociate frammisti a motivazioni d’ordine
politico ed economico. Era logico che l’attenzione
si rivolgesse maggiormente a cavalieri appartenenti
ad Ordini religiosi presso cui si riteneva di poter
ancora trovare l’autentica concezione di una vera
cavalleria di Dio. I Templari, come gli altri Ordini
cavallereschi apparivano la personificazione della
“militia Christi” per antonomasia.
In tutti i recenti studi sui Templari il “De laude
novae militiae” è giudicato fondamentale per quello
che sarà l’evoluzione successiva dell’Ordine
templare. Vi fanno cenno in particolare: Jean
Leclerq, Maria Melville, Gilette Ziegler. Secondo la
maggioranza degli autori recenti quali Finke,
Pernaude e Picar gli inizi dell’Ordine furono poco
appariscenti: un cavaliere di nome Ugo di Payns
nell’anno 1118 0 1120 si incaricò di proteggere, con
un gruppo di compagni che condividevano le sue
aspirazioni, i pellegrini che da Gaza andavano a
Gerusalemme. La comunità, all’epoca molto piccola,
trovò alloggio in un’ala del palazzo di re Baldovino
II, che sorgeva nel luogo dove si riteneva fosse
stato il tempio di Salomone. Il nome di “militia
templi” gli deriva da quello: in origine il gruppo
era denominato “pauperi milites Christi”. Secondo il
Dailliez i Templari pronunciarono i loro voti di
castità, ubbidienza e povertà dinanzi al patriarca
di Gerusalemme. La loro vita si modellò sulle norme
dei “canonici regolari” di Gerusalemme, ai quali
all’epoca erano legati. I cavalieri, all’epoca erano
dei “ laici” non ancora un “Ordine“ e quindi non
portavano l’abito.
Nel 1126 due membri della nuova comunità
intrapresero un viaggio in Francia per pregare
Bernardo di Clairvaux di redigere per loro una
regola: erano Andrea di Montbard, zio di Bernardo, e
Gundemaro. Da recenti ricerche risulta che nel 1128
Ugo di Payns stesso si recò al sinodo provinciale di
Troyes, per consigliarsi in merito al futuro della
comunità . A Troyes Ugo di Payns presentò un
progetto di regola che doveva essere sottoposta al
Papa e al patriarca di Gerusalemme. La nuova regola,
per influsso di Bernardo, risultò modellata su
quella benedettina e, in ultima analisi risulta
permeata più da principi di tipo monastico che
cavalleresco.
Per Demurger i Templari sono innanzitutto dei
religiosi che hanno pronunciato i tre voti di
obbedienza, povertà e castità: come i monaci essi
vivono secondo una regola, ma a differenza di questi
essi non pregano e meditano al riparo del chiostro,
ma combattono sul campo di battaglia per difendere
Dio e la sua Chiesa. Non sono dello stesso avviso
altri autori: per essi i Templari non erano un
Ordine monastico votatosi all’ideale della
cavalleria crociata, erano un Ordine cavalleresco
che aveva tratto le sue norme di vita dalla regola
di un Ordine monastico. La forza che li animava era
l’ideale devoto ai crociati: la consapevolezza di
essere guerrieri di Dio, non la pietà monastica.
questo tratto accomunava i Templari a gli altri
Ordini cavallereschi: per tutti era elemento
essenziale.
Decisiva per la successiva evoluzione dell’Ordine fu
l’esenzione dalla giurisdizione del patriarca di
Gerusalemme sancita dalla regola. L’evoluzione si
fece però problematica col crescere della potenza
dell’Ordine e col suo progressivo svincolarsi dai
legami di Gerusalemme e con la Terra Santa. Essi,
divenuti i crociati per eccellenza, se paragonati ai
Gerosolimitani e ai Teutonici presentano un fatto
caratterizzante: all’Ordine templare mancava
l’elemento caritativo. La protezione dei pellegrini
e il presidio delle strade da questi percorse era,
infatti, un compito prettamente militare e non
caritativo od organizzativo come quello svolto dagli
altri due Ordini, almeno da principio. Malgrado ciò
i Templari avevano saputo creare l’integrazione
organizzata dalla generica devozione dei crociati e
dei tipici valori monastici: povertà, castità,
ubbidienza.
Le opinioni a questo proposito divergono: alcuni
autori quali Bordonove, Kempel e Charpentier fanno
risaltare nei Templari i motivi più squisitamente
politici, Finke, Guggenberg e Howard connettono le
intenzioni politiche a quelle religiose: l’anelito
alla sequela assoluta del Cristo, che secondo
l’interpretazione dell’epoca trova piena
realizzazione solo nel monachesimo, fa sì che la
nuova confraternita, che era quella che si
avvicinava di più alla cavalleria di Dio nel senso
puro del termine, dovesse essere necessariamente
subordinata ad una regola monastica che la legasse
all’ideale religioso.
La successiva evoluzione dei Templari, quella più
squisitamente politica ed economica, la possiamo
conoscere consultando i documenti relativi ai
privilegi concessi all’Ordine dai papi fin da
Innocenzo II che fu il riorganizzatore dei Templari.
La bolla “Omne datum optimum” del 1139, secondo la
storiografia più recente , sancì un ulteriore passo
in direzione della piena indipendenza del Tempio dai
poteri sia temporali che spirituali, condizione mai
consentita ad altre comunità ed organizzazioni
religiose. Ne fu conseguenza quasi necessaria
l’invidia e la gelosia nei confronti dei Templari da
parte delle altre congregazioni religiose e non.
Questa nascente ostilità, la popolarizzazione dei
Templari da una parte e di coloro che li invidiavano
dall’altra era destinata ad essere una delle cause
della futura rovina dell’Ordine che, nel momento del
bisogno, non trovò amici .Gli ordini militari e la
vita di “outremer”Non appena iniziò a scemare
l’impatto iniziale che aveva condotto la I Crociata
entro Gerusalemme e insediato il regno franco in
Palestina, sorsero i problemi di uno stato cristiano
che, situato in terre così remote, dipendeva di
fatto dall’occidente. Ai cavalieri franchi
occorrevano coloni e rinforzi, essi dovevano fare i
conti con l’indifferenza se non con l’ostilità della
popolazione locale, da cui dipendeva di fatto per le
proprie necessità quotidiane. La crociata, indetta
per restituire alla Cristianità, i luoghi santi,
trovò impreparati ad affrontare i problemi che
insorgevano per mantenerli, chi si era stabilito in
quei territori. L’impero d’Oriente, da parte sua,
non era disposto ad appoggiare questi “intrusi” per
mantenere i territori conquistati.Il regno di
Gerusalemme era sorto senza che fosse stata trovata
una qualsiasi alternativa, nei primi decenni più che
della funzione di “guardiano” dei Luoghi Santi, di
cui era stato investito, esso si trovò a doversi
occupare della propria sopravvivenza.
Dopo l’insediamento degli ordini militari, che
assicuravano una difesa ai pellegrini, che si
recavano ai luoghi santi nonché un rifugio sicuro
durante tutto il pellegrinaggio, i gravi problemi di
difesa dei territori fecero si che il loro compito
si estendesse da difensori dei pellegrini a quello
di combattenti in una guerra più generale per tenere
a bada gli infedeli e proteggere l’intero regno
franco. Nei primi anni (1130-1147), la penuria di
uomini impedì ai franchi di progettare offensive e
finché i cristiani si mantennero sulla difensiva, le
forze musulmane restarono disunite, coinvolte nelle
loro dispute interne. Una campagna offensiva avrebbe
dovuto infatti fare i conti con la possibilità di
una resistenza congiunta. Fu un periodo di
consolidamento con l’acquisizione di nuove terre e
il graduale riconoscimento dell’Ordine dei Templari
quale una delle forze stabili in quel regno
estremamente instabile.
Origini e sviluppo del Regno Latino di
Gerusalemme
Aspetti politici –religiosi e
culturali.L’esperienza di “Outremer” (così
l’Occidente aveva denominato le terre del Regno
Latino), evidenzia come civiltà diverse abbiano
potuto vivere all’interno di un territorio,
relativamente ristretto: essi erano Italiani di
Venezia, Genova e Pisa, e Francesi che convivevano
con la popolazione indigena e, in molti casi, si
amalgamarono ad essi tramite matrimoni. Matrimoni
misti si ebbero anche nell’aristocrazia Greca ed
Armena: è noto che sia il Re Baldovino I che
Baldovino II abbiano sposato donne armene di fede
ortodossa, Jocelin I aveva sposato una donna armena
della Chiesa dissidente. Donne cristiane indigene
avevano sposato membri della classe dei sergenti di
ceppo franco. Coloni francesi abitavano le
principali città, italiani, soprattutto veneziani e
genovesi si erano stabiliti a Gerusalemme, poi a
Giaffa, Acri, Tripoli, Tiro e Antiochia; i pisani si
erano stabiliti a Tiro, Acri, Tripoli e Antiochia;
gli amalfitani ad Acri . La popolazione era formata
da Cristiani indigeni a Gerusalemme, di origine
mista e di lingua araba, tutti membri della chiesa
ortodossa. Nella Contea di Tripoli alcuni abitanti
appartenevano alla setta monotelita detta dei
Maroniti, a Nord, gli abitanti indigeni erano
monofisiti della chiesa Giacobita, ma vi erano anche
Armeni appartenenti alla Chiesa Armena dissidente.
Ad Antiochia e Lattakien e nella Cilicia, vi erano
gruppi ortodossi di lingua greca. Colonie religiose
di ogni denominazione cristiana erano in tutta la
Terra Santa. I monasteri erano soprattutto ortodossi
di lingua greca, ma vi erano pure delle istituzioni
ortodosse georgiane e, a Gerusalemme colonie di
monofisiti, sia copti egiziani ed etiopi che
giacobiti siriani, nonché alcuni pochi gruppi latini
che vi si erano stabiliti prima delle crociate.
Villaggi maomettani erano intorno a Nablus e anche
la popolazione di parecchi distretti conquistati dai
franchi in epoca posteriore era rimasta musulmana.
Lungo la frontiera meridionale e nell’Oltre Giordano
c’erano tribù di beduini nomadi, una comunità
samaritana sopravviveva a Nablus. Queste diverse
comunità costituivano la base degli stati franchi.
Molti franchi, nobili e mercanti, conoscevano l’arabo.L’intolleranza
religiosa, tanto evidente nei tempi di guerra era
tutt’altro che assoluta nei tempi di pace.
Di fatto l’immaturità degli “immigrati” venuti a
combattere per la croce era l’elemento che rovinava
la politica di “Outremer". Costoro avevano una forte
posizione all’interno della Chiesa. Nessuno dei
patriarchi latini di Gerusalemme del XII secolo era
nato in Palestina. L’Arcivescovo di Tiro ricopriva
la più alta carica tra i dignitari ecclesiastici
indigeni. L’influenza della Chiesa di rado si
esercitava in favore di un’intesa con i mussulmani
ed era ancora più disastrosa verso i cristiani
indigeni. Costoro avevano grande influenza nelle
corti mussulmane: molti dei più famosi scrittori e
filosofi arabi e quasi tutti i medici erano
cristiani. Essi avrebbero potuto costruire un ponte
tra il mondo orientale e occidentale. Le comunità
ortodosse della Palestina avevano accettato la
gerarchia latina: al tempo della conquista il loro
proprio clero superiore era in esilio. La corona
aveva sentimenti amichevoli verso gli ortodossi,
tuttavia i rapporti tra clero latino e ortodosso non
furono mai troppo cordiali.
Ad Antiochia la presenza di una forte comunità greca
e gli sviluppi della situazione politica avevano
prodotto aperta ostilità fra greci e latini, dalla
quale derivò un grande indebolimento del principato.
Sette eretiche avevano fondazioni presso il santo
sepolcro a Gerusalemme, ma erano poco numerose negli
altri territori del Regno.
Nella contea di Tripoli la principale Chiesa eretica
era quella dei Maroniti, i superstiti seguaci della
dottrina monotelitica. La Chiesa occidentale si
comportò raramente con tatto e tolleranza ed essi
accettarono nel 1180 la supremazia della sede romana
a condizione di poter conservare la liturgia siriaca
e le proprie tradizioni.
Nel Principato di Antiochia la Chiesa dissidente
armena era potente e veniva incoraggiata dai
principi che la ritenevano utile per contrapporla
agli ortodossi. Molti vescovi armeni giunsero a
riconoscere la supremazia papale ed alcuni
parteciparono ai sinodi della Chiesa Latina; i
Giacobiti siriani furono dapprima ostili ai crociati
e preferivano il governo musulmano, solo dopo la
caduta di Edessa, si riconciliarono con il principe
di Antiochia. I sudditi musulmani dei Franchi
accettavano tranquillamente i loro padroni di cui
riconoscevano l’equità dell’amministrazione, ma
erano inaffidabili in tempo di guerra. Gli Ebrei
avevano buone ragioni per preferire il governo degli
Arabi che li trattavano con onestà e cortesia, se
pure con un certo disprezzo .
Il commercio fiorì ad “Outremer” nel decennio che
precedette la conquista di Gerusalemme da parte del
Saladino e durante i primi decenni del secolo XIII.
Il mondo musulmano era unito e prospero, gli
italiani avevano scoperto i vantaggi del commercio
che passava per i porti cristiani e i coloni franchi
avevano appreso a stringere amicizia con i loro
vicini mussulmani. Le merci venivano portate alla
costa da mercanti dell’interno, musulmani o
cristiani indigeni, e nella Siria Settentrionale,
anche da Greci e Armeni di Antiochia. Ai mussulmani
era concesso di compiere i loro atti di culto nelle
città cristiane e non poche famiglie cristiane
accettavano inquilini mussulmani. I mercanti
italiani compravano direttamente dagli importatori
maomettani. Ad Acri, un certo numero di mussulmani
provenienti dall’Africa nord – occidentale, venivano
a comprare merci provenienti dall’interno viaggiando
fino a Damasco.
È in questa realtà che Templari e Ospitalieri
vissero e si affermarono.
I Templari in Terra Santa
Prima della Seconda Crociata i Templari non hanno
fatto parlare di sé. Gli Stati Latini negli anni dal
1135 al 1140 sono al loro apogeo e non hanno carenza
di combattenti. I Templari all’epoca non sono
numerosi e spesso sono confusi nella massa di
pellegrini e soldati che continuavano ad affluire.
Essi, depositari dell’idea di Crociata e di guerra
permanente contro l’infedele sono disponibili sempre
a guidare incursioni o a partecipare a campagne di
guerra ma la conoscenza del nemico e le loro
esperienza in Terra Santa fa assumere loro
atteggiamenti prudenti: le conquiste non hanno
valore se non è possibile conservarle . Per il
conseguimento di obiettivi militari basta, infatti,
saper guidare le truppe del Regno di Gerusalemme e
degli Ordini militari, ma se si cercano anche
risultati politici ci si scontra contro il problema
della scarsità della popolazione franca. Gli stati
latini devono costantemente accordare gli obiettivi
ai mezzi umani a disposizione in permanenza e non ai
mezzi militari che si possono avere occasionalmente
all’arrivo di una crociata.
Gli Ordini Militari sono consapevoli di questo come
lo sono gli stessi latini di Terra Santa “i poulains”.
Ma il Crociato che sbarca da l’occidente è venuto
per combattere il nemico mussulmano, non certo per
trattare tregue con lui e tratta il “poulain” di
Palestina da patteggiatore con l’infedele. La
prudenza di cui danno prova gli Ordini, procura loro
le medesime accuse (come all’epoca dell’assedio di
Damasco).
Non è possibile accettare lo schema tradizionale che
fa degli Ordini militari gli alleati naturali dei
crociati occidentali contro i Latini d’Oriente .
Innanzitutto gli ordini militari non sono omogenei,
al loro interno si trovano dei “poulains” e dei
crociati. Le perdite umane, soprattutto quelle dei
Templari, notevoli, costringono a colmare i vuoti
con frati cavalieri e sergenti provenienti dalle
sedi Occidentali. Costoro arrivano con la mentalità
del crociato medio e ciò fa scoppiare contrasti
anche se la disciplina e la fedeltà all’Ordine li
terrà a freno. In secondo luogo esistono conflitti
tra i due Ordini militari: essi erano rivali, anche
se non nemici. In terzo luogo, dopo la morte di
Almarico, nel 1174 i problemi dinastici, i re in
tenera età e le numerose reggenze incrinarono
l’autorità regale e crearono divisioni all’interno
delle classi dirigenti dello Stato.
Caratteristica peculiare della seconda metà del XII
secolo fu un sempre più deciso impegno militare
degli ordini superiore a quello che forse essi
desiderassero e superiore anche a quello che la loro
vocazione richiedesse. Era inevitabile che in paesi
nei quali il numero di abitanti mobilitabili per la
guerra era stazionario o in diminuizione e, in un
mondo cristiano la cui tendenza era di parlare della
crociata piuttosto che farla, gli ordini militari
venissero chiamati a fornire uomini, mezzi e denaro.
Essi finirono per avere una sempre parte maggiore
nelle campagne militari, ciò accrescerà da una parte
la loro popolarità nelle cronache, dall’altra
determinerà un crescente bisogno di uomini e mezzi
finanziari. L’insediamento franco era esiguo a
confronto delle grandi potenze d’Oriente: esso
poteva sperare di sopravvivere solo offrendo un
fronte unito e sfruttando al massimo i dissidi tra
musulmani. Ogni frazione dell’intero regno tendeva a
perseguire i propri fini e persino a ricorrere
all’aiuto degli stessi arabi per ottenerlo. “Oltre
al re, ai Baroni, e, alla Chiesa all’interno dello
Stato, gli Ordini dovettero vedersela con le
frequenti crociate e interferenze papali.
La debolezza del potere reale in Outremer era in
parte dovuta alla costituzione, che non offriva
sufficiente autorità sui baroni indisciplinati; ma
fu soprattutto il carattere degli stessi re a
distruggere ogni speranza di comando in quella
regione”. Il più audace e abile dei sovrani,
Baldovino IV era un giovane affetto dalla lebbra.
Nessuno dei successori di Baldovino I, fondatore del
regno, ebbe sufficienti capacità. Non è difficile
vedere nella storia di Outremer un costante declino
del regno. Il problema era aggravato, poi, dalla
mancanza di discendenti diretti, con tutta una serie
di pretendenti e complotti per il trono con tutto
ciò che comporteranno. “Gli Ordini, non svolsero,
tuttavia un ruolo molto dignitoso in questi affari.
Erano troppo indipendenti per accogliere un governo
forte, e, in ogni caso, gli Ospitalieri furono
sostenitori dell’autorità reale, mentre i Templari
perorarono la causa di una forte baronia anche
quando non tentarono di assicurare l’ascesa di un
rispettivo favorito.
Col crescere della potenza degli Ordini, per i re
divenne sempre più difficile opporsi alla loro
autorità quando ne veniva fatto abuso”. Allo stesso
modo, collaborare coi crociati che venivano
dall’Occidente non fu facile per nessuno dei due
Ordini. Vi erano dei motivi validi per questo. “Gli
Ordini erano profondamente coinvolti negli affari di
Outremer, che era la loro patria e non accoglievano
volentieri i consigli inesperti dei crociati
impazienti che speravano di risolvere in un solo
anno problemi con cui gli ordini si erano cimentati
per decenni”. I crociati spesso costruivano fortezze
indifendibili e mandavano in fumo le buone relazioni
intessute pazientemente dagli Ordini, poi se ne
tornavano al sicuro in patria, lasciando agli Ordini
in eredità tali pesanti fardelli. Queste prospettive
furono alla base del loro atteggiamento
scoraggiante: pur sempre pronti a offrire generosi
contingenti gli Ordini furono riluttanti ad obbedire
ai comandanti arrivati dall’occidente. Anche ciò ha
una logica spiegazione: gli uomini che erano giunti
a combattere i Mussulmani non erano mai disposti
alla tolleranza e ad ascoltare argomentazioni
diplomatiche. Essi erano giunti in Islam per
annientarlo con le armi ad ogni costo.
Tuttavia Outremer era uno stato piccolo,
relativamente debole, che tentava di sopravvivere in
mezzo a vicini possenti, e spesso, la diplomazia e
la tolleranza erano le uniche armi praticabili, la
guerra avrebbe significato, soccombere. I Franchi
dovevano impedire ad ogni costo che i principi
musulmani si unissero, ma le loro operazioni
militari tendevano a spingere gli avversari ad
allearsi. Fin dal 1140 gli Ordini avevano iniziato
ad intessere buone relazioni coi musulmani,
nonostante l’apparente insensibilità della loro
politica a quei tempi, rispettavano i Musulmani a
livello individuale. Nelle sue memorie Usama ibn
Munqidh, emiro di Shaizar, riferisce che quando era
a Gerusalemme egli poteva pregare non solo nella
moschea di al – Aqsa, situata nell’area meridionale
dell’Haram esh – Sharif, ma anche nella moschea che
i cristiani chiamavano Templum Salomonis, dove i
cavalieri templari (che egli chiama i miei amici
Templari) avevano la loro casa madre e in cui
avevano ricavato un piccolo oratorio adibito a
chiesa. Là, un giorno mentre pregava rivolto verso
la Mecca, un cavaliere franco, pretendeva di
obbligarlo a pregare rivolto verso Occidente secondo
l’uso cristiano. I Templari accorsi subito
cacciarono il franco e si scusarono con l’emiro per
il comportamento incivile tenuto nei suoi confronti
da quel pellegrino venuto da poco dall’occidente.
Ciò confermerebbe che tra la seconda e la terza
crociata i rapporti tra Islamici e Templari erano
approntati sulla massima tolleranza. Questa
testimonianza sembra in contrasto con quanto si
afferma nel Liber De Laude di Bernardo di Clairvaux
secondo il quale i Templari “ Leoni contro i nemici”
dovevano combattere contro gli infedeli senza mai
concedere né chiedere quartiere, e, in contrasto
patente con affermazioni di altri cronisti
mussulmani quali Ibn al – Athir e Imàd ad – Din.
Secondo Cardini occorre fare una distinzione tra il
comportamento dei Templari in battaglia e la loro
attitudine abituale nei confronti dell’Islam. Anche
se certe teorie sulla somiglianza tra ordini
monastici cristiani e confraternite mistico –
guerriere islamiche hanno fatto il loro tempo,
bisogna pur riconoscere che sul piano dei rapporti
inter – confessionali e sotto il profilo della
creazione della “società coloniale” crociata di
Terra Santa, la testimonianza di Usama ha un valore
più probante di quella degli altri cronisti citati.
Una voce sui rapporti tra Templari e Musulmani
circolava nel corso del Duecento: i Templari erano
antipatici, per la loro ricchezza, superbia,
arroganza: era facile rivolgere contro di loro
un’accusa peraltro comune in tutto l’Occidente per i
latini che si erano trasferiti in Terra Santa,
quella di essere diventati “cristiani a metà”
inquinati dai costumi orientali, corrotti,
sospettabili di simpatie per tutti gli orientali,
Musulmani compresi . Il fatto che i Templari
avessero milizie mercenarie musulmane, che
conoscessero l’arabo, che avessero nei confronti di
alcuni maggiorenti islamici atteggiamenti
amichevoli, non faceva che radicare queste voci dar
loro un apparente, inconsistente ma tenace credito .
I Templari, inoltre, usavano mano d’opera musulmana
nelle loro proprietà di Siria e Palestina.
Negoziavano tregue separate e dovettero quindi
sviluppare sicuramente una diplomazia adeguata alle
usanze del mondo musulmano. Ma anche in questo caso
si può dire lo stesso per gli Ospitalieri o per i
baroni locali.
Gli Occidentali manifestavano incomprensione nei
confronti della politica orientale: per loro i
latini di Terra Santa sono amici dei Saraceni.
Similmente, gli scambi amichevoli tra Riccardo I
Cuor di Leone e il Saladino, incoraggeranno un
atteggiamento improntato a una grande tolleranza,
seppure non incondizionata: la violazione delle
tregue spingeranno il Saladino dopo la battaglia di
Hattin a far giustiziare i prigionieri dei due
Ordini Templari e Ospitalieri e dei loro equivalenti
musulmani, i Sufi.
ccuse strumentali furono mosse più tardi da
Ospitalieri e Genovesi ai Templari negli anni
intorno al 1260, quando il mondo islamico siro –
giordano si trovò minacciato dall’ondata mongola, e
nell’ambito del regno crociato si polemizzò su chi
fosse meglio aiutare se i Mamelucchi che si
opponevano ai Mongoli o i Mongoli stessi. I Templari
e i Veneziani erano propensi ad appoggiare i
Mamelucchi, mentre gli Ospitalieri e i Genovesi, i
Mongoli. Ciò bastò a sollevare accuse di filo –
islamismo che, seppure capziosi erano gli
antecedenti dell’accusa che esplose poi
drammaticamente durante il processo. È facile capire
come l’accusa abbia potuto servirsi del fastidio che
suscitavano queste relazioni per far pensare a un
legame ancor più saldo con l’islam o addirittura a
una conversione segreta.
Per Demurger la pretesa “osmosi dogmatica” tra
Templari e Musulmani è priva di fondamento: il
ricambio degli uomini all’interno del Tempio é
troppo rapido per permettere una benché minima
osmosi. Se vi fossero stati legami privilegiati come
potremmo spiegarci i massacri avvenuti
sistematicamente dei prigionieri Templari ed
Ospitalieri?. “I Templari sono il nucleo più saldo
dell’offensiva cristiana contro l’Islam, non il
cavallo di Troia dell’Islam nel mondo cristiano”. Il
miglioramento dei rapporti tra cristiani e
musulmani, agli inizi del Duecento era dovuto
all’assenza di guerra aperta in Palestina, infatti
le crociate si concentrarono in Egitto mentre gli
Ordini stavano operando nella pacifica ricostruzione
della loro forza nel territorio palestinese. Fino
alla quarta crociata Templari e Ospitalieri ebbero
la quasi totale responsabilità della difesa degli
Stati Latini d’Oriente. Nel periodo corrispondente
alla VI crociata (1248-54) Outremer era una terra in
cui scarseggiavano gli aspetti di vita dello stato
secolare. I continui successi degli Arabi avevano
danneggiato i signori feudali, che difficilmente
potevano permettersi di tenere castelli in costante
assetto di guerra e per questo li cedevano agli
Ordini. Il regno non godeva di buona forma. La sua
struttura feudale ed economica, dominata dagli
Ordini e dai loro castelli, non era in grado di
sostenere i costi smisurati della guerra. In
Occidente lo spirito delle crociate andava
diminuendo e negli Ordini prendeva piede un declino.
Gli appelli che aumentavano di anno in anno col
diminuire delle risorse di Outremer, erano visti dai
Templari e Ospitalieri in Europa con crescente
ostilità.
Ricchezza e potenza avevano trasformato gli Ordini
in Organizzazioni con interessi ben diversi da
quelli originari. Vi era il rischio infatti di poter
attirare nell’ordine “amministratori la cui abilità
nelle questioni finanziarie era bilanciata dalla
mancanza di zelo rispetto agli scopi religiosi e
militari dell’istituzione”. Tuttavia non era
possibile neanche con le immense ricchezze degli
ordini, fornire uomini e approvvigionamenti, per il
Regno intero trasferendoli dall’Europa attraverso il
Mediterraneo. Il compito che gli Ordini dovettero
affrontare nel terzo venticinquennio del Duecento fu
questo.
La mancanza di un re forte, la morte del Lusignano
nel 1284 fecero poi il resto. In breve il “rispetto
dei musulmani per il valore dei Franchi era stato
mitigato dal disprezzo per la loro guida militare e
dallo stupore di fronte alle loro ostinazione nelle
contese interne”. Con la caduta di Tripoli nel 1289,
Acri rimase l’unica città in mano ai Franchi, e, due
anni dopo anch’essa verrà espugnata dagli Egiziani,
nonostante un’eroica resistenza. Da allora in poi
gli Ordini videro sbiadire il lustro di cui avevano
goduto e i crociati videro la fiamma dello zelo
affievolirsi. La chiesa che riusciva a stento a
condurre i propri affari in Europa, offriva poche
speranze di poter ricostruire quel regno d’Oriente
creato un tempo dal suo fervore. L’ideale della
Gerusalemme cristiana conquistata con la spada
rimase una visione nello spirito degli uomini
zelanti, e gli Ordini scoprirono un mondo molto meno
spirituale concernente l’amministrazione delle loro
ricchezze.
Templari e mussulmani
Sono state già analizzate le
cause della fine dei regni latini di Oriente,
tuttavia appare importante analizzare e comprendere
perché accuse di tradimento colpiranno molte volte i
Templari. “Da alcune deliberazioni in contrasto con
i piani militari dei Crociati, da alcuni rifiuti di
scendere con le loro forze in soccorso di questo o
quell’esercito, dalle tragiche conseguenze che in
più di un caso derivarono dal loro ostinato
atteggiamento, dalla loro mancanza di duttilità
infine nacque il sospetto che essi tradissero i loro
commilitoni”. E' certo che la loro insubordinazione
unita ai loro modi rudi e sprezzanti, fu causa di
non poche difficoltà e anche di danni alla guerra
Santa, per cui l’imputazione di tradimento venne a
trovare in ciò una giustificazione. Finché furono
potenti accuse di tradimento non furono mai
apertamente formulate, solo dopo che furono colpiti
da sventura le accuse tornarono insistenti ad essere
pronunciate.
I Templari tutt’oggi colpiscono per la loro grande
spiritualità: essi incarnavano lo spirito
cavalleresco nell’essenza più pura che si può dare
al termine. Occorre comprendere bene valori quali il
culto della verità, la devozione, il disinteresse,
il disprezzo della morte e il senso dell’onore, per
poter valutare i rapporti che intercorsero tra
Musulmani e Templari e, che valsero a questi ultimi
le accuse di tradimento. Mussulmani e Cristiani
ubbidivano entrambi alle leggi dell’onore che erano
alla base dei rapporti tra uomo e uomo: tale
condizione era indispensabile per condurre la guerra
e provvedere alle proprie necessità. I patti
firmati, le tregue stipulate dovevano essere
rispettate con estremo scrupolo, proprio per
conferire un carattere di umanità, a quel conflitto
che era invece una vera e propria guerra all’ultimo
sangue, se si volevano evitare inutili eccidi e
decimazione degli eserciti per fame e per epidemie.
L’onestà dei Templari, in questo, fu intransigente:
per essere temuti ed apprezzati al tempo stesso, la
parola data andava mantenuta ad ogni costo, anche
contro la volontà ed il giudizio degli altri
cristiani impegnati nel conflitto. Essi,
soggiornavano stabilmente in Oriente, dove si
verificavano periodi di calma, che non possono
considerarsi veri e propri periodi di pace, (si
potrebbero definire di pace “ armata”), in cui vi
era la necessità per ambo i contendenti di
riordinare le proprie file, approvvigionare i propri
uomini, e pertanto venivano stipulate tregue e
accordi che convenissero a ambo le parti. Per questo
l’Ordine si trovò talvolta impegnato in patti che
gli altri Cristiani non vollero riconoscere e che
avrebbero voluto violare. Tuttavia simili
comportamenti avrebbero significato perdere per
sempre quella fiducia che i Mussulmani riponevano in
loro, al punto da esigere la loro presenza, come
garanti, ogni volta che giunsero ad un intesa con i
Cristiani, che cambiavano frequentemente i propri
referenti.
Templari condividevano con gli altri crociati rischi
brevi e sporadiche azioni guerresche, mentre coi
mussulmani essi erano a stretto contatto tutti i
giorni in guerra o in calma. Viltà e tradimento sono
pertanto da escludersi, perché queste infamie
avrebbero distrutto la loro reputazione anche presso
gli stessi nemici. Ciò trova conferma nel fatto che
essi si rifiutarono di fiancheggiare i Francesi in
un attacco contro il Califfo di Damasco proprio in
virtù del trattato di tregua che avevano stipulato
con esso. È ovvio, che in tali casi, la linea di
demarcazione tra fedeltà alla parola data e
tradimento e viltà, non è così precisa: per gli
storici favorevoli ai Templari questa fu fedeltà
alla parola data e di adesione alla linea più
saggia, per quelli ostili ai Templari fu viltà e
tradimento.
Tuttavia alcuni episodi incresciosi accaddero per
dissensi, aggravati non di rado da rivalità di
carattere personale tra Ordine e Crociati, e che,
spesso portarono a sconfitte e massacri delle
truppe. Ma da episodi simili non è possibile far
risalire la responsabilità a tutto l’Ordine, molti
di essi possono solo trovare la loro origine nel
temperamento e nella intemperanza di quanti avevano
visto nel Tempio la possibilità di crearsi una
propria fortuna o che vi si erano affiliati per la
conquista di un posto onorevole. Col passare del
tempo i dissensi con i principi cristiani si
acuirono: ma, non si può addossare tutta la
responsabilità ai Templari o giudicarli indegni per
questi motivi e tacciarli di arroganza e superbia:
essi avevano dato indiscusse prove di valore, erano
meglio organizzati e più preparati delle milizie
cristiane che affluivano sui campi di battaglia ad
ondate, le une distaccate dalle altre, da paesi
lontani, sotto il comando di signorotti dispotici e
come tali decisi a far prevalere le proprie opinioni
anche se, poi, a causa della loro inesperienza,
erano i Templari e gli Ospitalieri a doversi
sobbarcare i compiti più gravosi e pericolosi di
avanguardia e retroguardia. “Essi, disciplinati e
consci della loro superiorità militare, dovettero
essere portati poco per volta a disprezzare e a non
tenere che in conto relativo delle decisioni dei
principi cattolici, considerandole spesso avventate
e dannose e, non riuscendo ad imporsi col
ragionamento e la persuasione, lo fecero di fatto
tenendo in non cale sia le direttive del patriarca,
sia dei comandanti estranei all’ordine, facendoli
trovare spesso di fronte al fatto compiuto, come una
tregua o una sortita”.
Conclusioni
Attraverso gli scambi
commerciali con l’Oriente si importarono in Europa
una promiscuità di credenze cristiane, giudaiche e
maomettane che si fondevano in un sincretismo
suscettibile di ulteriori e complessi sviluppi. Le
manifestazioni dello spirito nonostante le barriere
religiose si compenetravano e si influenzavano a
vicenda senza possibilità di limitazione: la cultura
medievale europea venne permeata, attraverso quelle
crociate che dovevano schiacciare i Musulmani, di
tutte le influenze del sapere orientale, della
civiltà egiziana, caldea, assira, babilonese, greca
e ebraica: la stessa patrologia cristiana del basso
medioevo presenta influenze filosofiche o mistiche
orientali.
Le crociate avevano messo l’Europa in stretto
contatto con la Grecia sofista, con l’Islamismo, con
il Panteismo dell’Averroismo, con le sottigliezze
della cabala, con la metafisica di Aristotele con il
Neoplatonismo pitagorico e con i numerosi focolai
delle sette gnostiche e mussulmane. Considerando che
l’Ordine templare soggiornò a lungo in Oltremare e
non sempre per combattervi, è sorta la teoria che
quei monaci guerrieri, influenzati dal mondo
orientale, si lasciassero allettare dall’idea di un
Cristianesimo affine alla morale e al simbolismo di
alcune sette orientali (Gnosi, Manicheismo,
Manicheismo gnostico – musulmano, dottrine
pitagoriche).
C’è chi considera i Templari eredi e continuatori
della sapienza coltivata e accumulata dagli antichi
e, l’Ordine un’organizzazione segreta dove si
trasmettevano gli insegnamenti ereditati dai
predecessori e che essi erano riusciti a scorgere a
contatto con i centri orientali, l’identità del
principio universale ed è per questa loro scoperta
che avrebbero rifiutato l’ignoranza e il relativismo
della chiesa cattolica.
Quali prove esistono che essi fossero eredi degli
ierofanti egizi, dei misteri orfici, del
neoplatonismo del giudaismo e del platonismo? Quali
prove che essi dopo aver attuato l’unione di queste
organizzazioni spirituali ne abbiano poi tramandato
gli insegnamenti segreti alle congregazioni
iniziatiche occidentali? Nessuna, se non la
convinzione stessa dei posteri che riconobbero una
paternità templare ai loro atteggiamenti filosofici,
religiosi e morali.
Per alcuni i Templari furono seguaci del culto
johannita e per questo avrebbero ripudiato le
dottrine della Chiesa di Roma per quella del
Cristianesimo primitivo, volendo ristabilire il
tempio ideale di Gerusalemme simbolo del principio
comune e dell’unificazione delle genti sotto
un’unica autorità divina. La denominazione scelta da
Ugo de Payns “poveri soldati di Cristo e del Tempio
di Salomone” potrebbe nascondere questo? Il tempio è
un vetusto concetto universale che corrisponde alla
localizzazione di un sentimento per il quale gli
uomini sentono e rendono omaggio alla divinità: è la
dimora dello spirito. In opposizione al
cristianesimo il tempio passò dal suo significato
reale di luogo di raduno ad uno ideale: divenne
simbolo dell’unione di una umanità rinnovata e
progressivamente perfezionatasi mediante la Gnosi e
la meditazione; divenne un tempio mistico la cui
edificazione significò lavoro per il miglioramento
individuale e collettivo, spirituale e sociale
dell’uomo. Il tempio di Gerusalemme, centro del
mondo giudaico è preesistito alla Chiesa di Cristo e
poiché questa è considerata una derivazione del
Giudaismo Esseno, i Templari starebbero tra la
tradizione antica e quella del cristianesimo, avendo
preferito diventare paladini di una religione
unificata anziché difensori della tomba del capo,
sia pur divino di una sola religione. Riportare alle
sue fonti primitive il cristianesimo iniziatico,
liberarlo dai deterioramenti di costruzioni
posteriori e del dispotismo delle gerarchie
ecclesiastiche: questa potrebbe essere stata
l’eresia dei Templari, eresia che prima ancora di
essere dogmatica doveva essere politico – sociale.
Le frequenti insubordinazioni, l’istituzione di un
proprio clero che escludeva sacerdoti che
dipendevano dagli episcopati, quel complesso di
inosservanze ostentate in ogni paese d’Europa
possono essere stati gli inizi di una ribellione
contro l’ordinamento instaurato dalla chiesa che
lentamente veniva preparando nelle intenzioni dei
dirigenti; poteva racchiudere una volontà di
svincolamento dalla chiesa di Roma per un
sincretismo religioso epurato nei costumi giusto e
tollerante verso tutte le genti, sollecito tutore
della libertà di pensiero .
Non si può escludere che nelle loro case popolate da
uomini di ogni classe e diversa intensità di fede,
abitate da Musulmani di recente convertiti e in
genere da persone che avevano vissuto e visto tutto
ciò che si poteva vedere e vivere, si possano essere
infiltrate licenziosità, superstizioni, abitudini ed
anche cerimonie ed esperienze condannate dalla
chiesa, vi possono aver prosperato l’incredulità il
desiderio di indipendenza dalla Chiesa, la
preferenza di culti e dottrine orientali, la
predilezione per la loro spiritualità per i loro
costumi e per il loro sapere. Tuttavia è da tenere
presente che nel XII secolo lo spirito d’indagine
aveva ricevuto un forte influsso dalla scuola di
Toledo, nella quale alcuni studiosi andavano a
ricercare la scienza araba greca ed ebraica. Più
tardi furono introdotte in latino le opere di
Aristotele, Tolomeo, Avicenna e più tardi ancora
anche quelle di Averroè. Le crociate avevano portato
dall’oriente avanzi del pensiero antico, che vennero
accolti con entusiasmo: tuttavia si comprese che in
tali studi risiedevano pericoli per l’ortodossia,
tanto che la lettura di Aristotele venne proibita
all’università di Parigi. Ancor più pericolosa per
la chiesa fu la rinascita del diritto civile romano,
perseguito nei grandi centri culturali che metteva
in luce l’esistenza di un sistema di giurisprudenza
superiore e più retto della confusione delle leggi
canoniche e superiore sulla barbarie dei costumi
feudali e che basava la sua autorità sull’idea di
giustizia immutabile che era rappresentata dal
sovrano e non sopra un canone o una decretale. Che i
Templari fossero una setta eretica oppure no, se
alcuni di essi scamparono alla distruzione e
formarono sette più o meno segrete non è
storicamente comprovante.
Tuttavia esiste una letteratura che vuole
l’esistenza di un pensiero templare che si perpetua
in epoche diverse, e ciò è un fatto culturale
importante che va al di là della verità accertabile
e che è estremamente affascinante. Sono passati
quasi 900 anni da quando Ugo de Payns raccolse il
suo gruppo di compagni e si mise al servizio di
pellegrini e pauperes, quasi 600 dalla distruzione
dell’ordine, tuttavia si continua a parlare di
questi monaci guerrieri, del loro pensiero e della
loro spiritualità. I cavalieri del Tempio non hanno
lasciato scritti da cui si possa evincere il loro
pensiero, ma è indubbio che essi hanno lasciato una
eredità importante: la loro stessa spiritualità.
Ma oggi ha senso parlare di spirito templare? Lo
spirito cavalleresco di devozione, disinteresse,
disprezzo della morte, vive ancora e non si è mai
spento nel cuore umano: si trova infatti sempre
qualcuno pronto ad affrontare e sfidare il pericolo
per pura umanità e per ubbidire ai perentori dettami
del proprio dovere di uomo, cercando la propria
ricompensa solo nell’approvazione della propria
coscienza. Esistono tutt’oggi cavalieri, protettori
della verità, lealtà, purezza e dell’innocenza che
disprezzano ciò che è indegno o sintomo di egoismo e
che costruiscono la propria vita sull’impegno, sulla
generosità, sulla carità, sull’amore della verità e
sull’onore, che rifuggono l’egoismo e il
materialismo: uomini che come cavalieri lavorano per
il bene dei propri fratelli, senza distinzione di
cultura, razza o religione, per aiutarli a
progredire moralmente, insegnando loro la pratica
della carità, della perseveranza, dell’abnegazione e
a liberarsi dall’ignoranza e dalla schiavitù
spirituale. L’ignoranza, la mancanza di saggezza e
di senso dell’onore, l’egoismo e la mancanza di fede
sono all’origine dell’intolleranza verso culture
diverse e diversi credi religiosi.
Oggi la presenza in Europa e nella stessa Italia di
popolazioni di diverse razze, di diverse religioni
fa si che si ripresenti un quadro di multi –
culturalità molto simile a quella che si era
presentata ai Templari in Outremer. Ma l’epoca in
cui viviamo pecca di forti passioni tanto che il
mondo perduto appare più corretto di quello
presente. L’antagonismo fra le religioni e le
diverse fedi ha infiammato troppo spesso l’animo
umano senza però inculcargli il sentimento della
dignità, dell’eguaglianza, della pietà e della
clemenza, facendo predominare la natura materiale a
quella spirituale. I Templari hanno cercato invece
di conciliare la natura del monaco e quella del
guerriero, il pregare e il pugnare: ciò non deve
essere stato uno sforzo da poco.
Saggio
tratto dalla Conferenza "I Templari nel Regno Latino
di Gerusalemme: Organizzazione e rapporti con l'Islam
" di Raffaella Risuleo - Certosa di Firenze 1998