Templari di San Bernardo
Congregazione laicale cattolico-cavalleresca di ispirazione templare
 
 
 
  Apologetica
 

Il combattimento spirituale tra la luce e le tenebre

 

Padre Carlo Colonna - Tratto da "Cielo Terra Inferno e la vocazione mistica dell'uomo" - Ed. Rinnovamento nello Spirito Santo

Nell'Antico Testamento appare un nuovo genere di combattimento, che potremmo genericamente chiamare "guerra santa". Questo tipo di guerra è attestato da numerosi episodi, tanto da costituire il modo tipico con cui Israele compie le sue imprese di liberazione, di conquista e di difesa. Nel Nuovo Testamento, la "guerra santa", spogliandosi di ogni significato puramente terreno o politico, rimane ed acquista il significato più esplicito di battaglia spirituale tra la Luce, che è il Dio del Cielo e il suo Cristo, e le tenebre, rappresentate dal diavolo e dal mondo che è sotto il suo dominio.

Quali sono le caratteristiche della guerra santa d'Israele?

Notiamo per primo che il riferimento alle divinità proprie della nazione nella guerra che questa intraprendeva, era più che normale presso tutti i popoli antichi, contemporanei ad Israele. Ogni popolo combatteva in nome dei suoi dèi e la vittoria non era solo un fatto politico, ma principalmente religioso. Il re stesso era considerato figlio degli dèi e suo rappresentante fra gli uomini. Anche Israele vive questo modo di condurre le sue battaglie. Ha il suo Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e in nome di questo Dio spiega i vessilli e si muove contro i suoi avversari.

La novità assoluta che porta Israele sulla scena del mondo è la rivelazione dell'inesistenza degli altri dèi e dell'esistenza poderosa e vincitrice del proprio Dio su tutte le potenze che si oppongono a lui. Una densa coltre di menzogna e di inganno copre l'esistenza dei popoli pagani. Essa è rappresentata dalla fiducia cieca che essi mettono nei propri dèi ed idoli. Essi sono poco meno che nulla, vanità e fumo: "Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Sal 115,4-8).

Quando crolla il potente impero babilonese, si manifesta la vanità degli dèi e degli idoli di quella nazione: "A terra Bel, rovesciato è Nebo; i loro idoli sono per gli animali e le bestie, caricati come fardelli, come peso sfibrante. Sono rovesciati, sono a terra insieme, non hanno potuto salvare chi li portava ed essi stessi se ne vanno in schiavitù" (Is 46,1-2).

Al contrario delle nazioni pagane, Israele confida nel Signore. Egli è il suo aiuto e il suo scudo (cfr. Sal 115,9). I popoli della terra deridono invano Israele per la sua fede, dicendo: "Dov'è il loro Dio?" (Sal Il 5,2). Israele risponde: "Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole" (Sal 115,3).

Le battaglie d'Israele, quindi, sono destinate a rivelare l'esistenza e la potenza del Dio del Cielo agli uomini, increduli nei suoi confronti e vanamente gloriosi dei propri idoli. La rivelazione di Dio splende su Israele e dirige la guerra santa dall'origine fino alla fine del suo svolgimento. Da qui le caratteristiche tutte particolari con cui si svolge.

Notiamo due tipi di guerra santa. La prima coinvolge un singolo personaggio, chiamato da Dio ad affrontare potenti avversari. Il secondo ha come attore tutto il popolo santo, anche se guidato da condottieri particolarmente carismatici.

Le figure più alte di guerrieri che combattono da soli le imprese d'Israele, volte alla liberazione del popolo da nemici umanamente invincibili, sono Mosè, Davide, Giuditta, Ester. Mosè da solo affronta il faraone d'Egitto e determina il crollo del suo impero su Israele, schiavo in quel Paese. Davide da solo affronta il gigante Golia e con una semplice fionda da pastore lo atterra in un istante (cfr. 1 Sam 17). Giuditta da sola affronta Oloferne, che assediava la città di Betulia, e lo vince (cfr. Gdt 11,13). Ester, donna ebrea assurta al rango di sposa del re pagano Assuero, vince da sola il potente Aman, che aveva ordito una congiura mortale contro Israele (cfr. Est 8,1-12). In questo scontro si evidenzia la guida meravigliosa, sapientissima e onnipotente di Dio, che sostiene i servi da lui eletti per quei combattimenti, al fine di manifestare la sua gloria davanti ai popoli della terra.

Anche quando Israele combatte in massa contro nazioni nemiche, come al tempo di Giosuè nella conquista della terra promessa o al tempo dei giudici e dei profeti, è sempre la mano onnipotente di Dio a presiedere e guidare il combattimento e a condurlo alla vittoria. Perché la vittoria appaia chiaramente come dovuta solo all'azione di Dio, Dio stesso detta norme di combattimento ai capi da lui eletti, contrarie ad ogni logica umana, come avvenne per la conquista di Gerico e per Gedeone. Gerico, la città fortificata, fu presa senza combattimento, per il semplice crollo delle sue mura davanti al suono delle trombe e dei canti d'Israele inneggianti al suo Dio, dopo un periodo di sette giorni passati in processione attorno alle mura della città (cfr. Gs 6): Gedeone dovette affrontare i Madianiti con trecento uomini soltanto per comando di Dio e riportò una strepitosa vittoria (cfr. Gdt 7).

Fra i combattenti d'Israele assurse alla fama di eroe fortissimo Giuda Maccabeo, che guidò il popolo nella lotta contro il culto pagano, a cui il re Antioco aveva costretto Israele. Nella celebre battaglia contro Gorgia, generale di Antioco, Giuda Maccabeo, per incoraggiare i suoi soldati, pochi e male armati, spaventati davanti alla strapotenza per numero e per armi dell'avversario, fece questo discorso, che manifesta il segreto delle vittorie d'Israele: "Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti; ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mar Rosso, quando il faraone li inseguiva con l'esercito. Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo schieramento davanti a noi oggi; si accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e salva Israele" (1 Mac 4,8-11).

Dopo la vittoria, i soldati "di ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al Cielo 'perché egli è buono e la sua grazia dura per sempre "' (1 Mac 4,24). La fede d'Israele è costante su questo punto: le sue vittorie e le sue conquiste sono dovute unicamente al Dio del Cielo e al regime tutto particolare dell'alleanza con cui si è legato con Israele. La vittoria risplende su Israele a patto della sua fedeltà all'alleanza con Dio, che esclude ogni fiducia in potenze alternative a quella di Dio e impegna all'osservanza della sua legge. Quando Israele, invece di confidare nel Signore soltanto e d'impegnarsi con lui con un'osservanza rigorosa della sua legge, metterà la sua fiducia per la sua difesa nella potenza degli eserciti pagani, sarà miseramente destinato alla sconfitta. Il Dio del Cielo l'abbandona, anche se temporaneamente, in balia dei suoi avversari. Quando invece è fedele alla sua alleanza, non c'è potenza umana che possa dominare su di lui, perché Dio, geloso custode del suo popolo, abbatterà ogni esercito nemico con interventi potenti ed imprevisti della sua gloria.

IL SIGNIFICATO DI COMBATTIMENTO SPIRITUALE

Le battaglie d'Israele hanno chiaramente una componente spirituale, che opera mischiata ad altre componenti di natura più umana e terrena, prevalentemente politiche e militari. Questa componente è spiegata dalla realtà dell'alleanza tra Cielo e Terra, di cui Israele gode come suo regime di vita e di sussistenza. Possiamo comprendere questo tipo di combattimento come l'irruzione sulla Terra delle potenze intelligibili del Bene, che hanno la loro dimora in Cielo, a sostegno delle battaglie umane del bene contro il male.

Dietro Israele da una parte, le nazioni pagane dall'altra, c'è il mondo della luce e delle tenebre, del bene e del male che si scontrano. Per questo le battaglie d'Israele avvengono in un contesto religioso, non solo da parte del popolo santo, ma anche da parte delle nazioni pagane che, ordinariamente, oltre che nella forza dei loro eserciti, confidavano nelle loro divinità.

A proposito di questa battaglia spirituale tra il bene e il male, dice il recente Concilio Vaticano II: "Tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio" (GS, 37).

Arrivati i tempi del Nuovo Testamento, apparendo sulla scena dell'umanità la Luce vera che vince le tenebre del mondo, il Messia di Dio, Gesù Cristo, si manifesta ancora di più il carattere tutto spirituale delle battaglie d'Israele. La componente politica è completamente assente nel genere di combattimento che Cristo intraprende nella sua vita terrena e nel combattimento a cui invita i suoi discepoli. Cristo, come gli antichi guerrieri d'Israele, combatte da solo, guidato carismaticamente dallo Spirito di Dio, contro potenze malvagie, che non sono solo di natura terrena. t il diavolo il suo principale nemico. Egli lo tenta nel deserto, ma su di lui Gesù riporta una strepitosa vittoria. Contro il diavolo Gesù si scontrerà direttamente, vincendolo nei numerosi ossessi da lui liberati.

Infine la morte in croce di Cristo segnerà la sua vittoria definitiva contro il principe di questo mondo: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo [il diavolo] sarà gettato fuori" (Gv 12,31). Gesù combatterà poi contro scribi e farisei, portando allo scoperto la malvagità delle loro intenzioni e delle loro opere. Combatte altresì contro l'incostanza e la poca fede della gente nei suoi confronti, contro la mentalità terrena e carnale degli uomini, incapace di elevarsi alla comprensione del regno, che è venuto a portare sulla terra. Da solo combatte contro tutti. Solo l'unione con il Padre lo sostiene. Anche i suoi discepoli in alcuni momenti gli sono d'ostacolo nella sua missione, perché non la comprendono e vorrebbero impedirla (cfr. Mt 16,21-23). Si evidenzia così che l'avversario principale che Gesù combatte, dopo il diavolo, è il mondo, inteso sia come mentalità materialistica, che tutto valuta in senso mondano, sia come istituzione ben consolidata nel male, che rifiuta ogni appello alla conversione. Il combattimento di Cristo e dei suoi seguaci lungo i secoli è rivolto al trionfo della Luce vera sulle tenebre spirituali, che dominano in terra.

LA VITTORIA DI CRISTO MEDIANTE LA CROCE E LA RISURREZIONE

Nell'ora della sua passione si coalizzano contro Gesù tutte le potenze del male. Da una parte il diavolo, il gran regista della congiura che lo porta sulla croce, dall'altra i suoi alleati in terra, la potenza religiosa e politica del tempo, schiava del potere d'ingiustizia di satana. Il diavolo esplica nei confronti di Cristo ogni sorta d'inganno per prenderlo e farlo condannare. I Vangeli ci riferiscono che dal primo momento fino all'ultimo la passione di Gesù fu orchestrata all'insegna dell'inganno. Ad inaugurarla fu il tradimento di Giuda, realizzato dietro la maschera di un falso bacio d'amicizia. Continuò con le false testimonianze prodotte davanti al Sinedrio per tacciare Cristo di bestemmia religiosa. Infine vi fu l'inganno dei giudei nei confronti di Pilato, minacciato di farsi nemico di Cesare, se liberava Gesù, e l'inganno di Pilato il quale, lavandosi le mani, volle nascondere la sua ingiusta condanna sotto un manto di innocenza. Veramente il diavolo manifestò il meglio di se stesso e i suoi ministri furono ministri di menzogne continue!

Inoltre il diavolo si scatenò contro Gesù con il potere della morte, ben evidente nella sua efferata crocifissione. Il peccato e la morte trionfarono nel giorno in cui Gesù morì, ma furono sconfitti dalla stessa arma con cui avevano riportato vittoria. Il diavolo aveva compiuto la sua più grande opera, tesa ad affermare il suo dominio sul genere umano, ma fu annientato da quanto aveva compiuto.

Dietro l'apparente sconfitta di Gesù, si erge la sua vittoria su tutte le potenze che lo avevano portato sulla croce. Questa vittoria non è evidente nel regno delle realtà sensibili, ma in quelle intelligibili. IL in questa dimensione che avviene principalmente lo scontro tra il bene e il male, tra Cristo e il diavolo. Li, in quella dimensione, Gesù riporta vittoria sul suo avversario. Il trionfo che si manifesta sul piano sensibile è solo conseguenza della vittoria sul piano intelligibile e divino dell'essere. Infatti, a prova di questa affermazione, che fa appello unicamente alla fede e alla conoscenza mistica, la vittoria di Cristo non si realizza in una risurrezione di tipo sensibile, come fu quella di Lazzaro, ma con una risurrezione in un corpo di gloria, immortale e del tutto divino, che sfugge ormai alla terra e vive solo nei cieli.

Come avvenne la vittoria di Cristo? Quale fu la caratteristica del suo combattimento del tutto spirituale e della sua vittoria contro le potenze del male?

Nell'ora della passione, Gesù assume su di sé tutto il mistero del male, a somiglianza di come aveva assunto la nostra carne umana, nascendo da Maria Vergine. Le potenze del male aderirono a lui, come un giorno aderì a lui la sua natura umana. La differenza di unione è però evidente. Gesù assunse la sua natura umana, incorporandola con la sua Divinità, perché la natura umana è buona in sé e suscettibile di unione con la Divinità. Il male, invece, è assunto da Gesù in contrasto profondo con la sua natura tutta santa e pura, sia nella Divinità che nell'umanità. Il contrasto violento tra Gesù e il regno del male si manifestò in un primo tempo nella temporanea distruzione dell'umanità di Gesù da parte del male. Gesù si sottomise volontariamente a questa distruzione, in obbedienza al comando del Padre. Fu il primo a superare lo scandalo della croce, come lo evidenzia la preghiera del Getsèmani: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt 26,39).

In virtù di questa assunzione da parte di Gesù di tutto il mistero del male, esso entra nella sfera della sua Divinità. L' umanità di Gesù, infatti, è una cosa sola con la sua Divinità. E un'umanità santa. Ma Dio, come dice la Scrittura, "è fuoco divoratore, un Dio geloso" (Dt 4,24).

Dice un detto attribuito a Gesù: "Chi si avvicina a me, si avvicina al fuoco". La debolezza di Gesù permette al mistero del male di entrare nel santuario di Dio, che è il corpo di Gesù, devastandolo; non entra però nel "santo dei santi", la parte più interna del santuario, rappresentato dal Cuore di Gesù. Gesù, infatti, nel suo cuore è impassibile al male, totalmente unito alla volontà del Padre. A questo punto si compie il giudizio di Dio sul mondo del male. In un istante la potenza diabolica è vinta dal fuoco divorante di Dio, che dimorava occulto nel corpo di Gesù sulla croce. All'improvviso esso si manifesta, facendo risuscitare Gesù e rivestendolo della gloria della Divinità. Scompare da Gesù ogni traccia di dominazione satanica. La morte è vinta per sempre. Il Dio del Cielo manifesta nell'umanità di Gesù risuscitata la vittoria su tutte le potenze del male.

Nella debolezza estrema di Gesù si evidenzia un mistero di astuzia divina ben più grande di ogni astuzia satanica. Come dice la Scrittura: "Egli (Dio) prende i sapienti per mezzo della loro astuzia" (1 Cor 3,19).

Un Padre della Chiesa, San Massimo il Confessore, così spiega il mistero dell'astuzia divina: "Dio si fa perfetto uomo, senza escludere nulla di ciò che appartiene alla natura, fuorché il peccato: perché di fatto questo non apparteneva alla natura. Così, adescando l'insaziabile serpente con l'esca della carne, lo provoca a spalancare la bocca per inghiottire la carne che per lui diventerà veleno e totalmente lo distruggerà, con la potenza della divinità che è in essa. Per la natura dell'uomo, invece, essa diverrà rimedio che, per la potenza della divinità che è in essa, riporta alla grazia originale" (Filocalia, 2, Capitoli vari, 1 Centuria, n. 11).

La potenza di vita che è in Cristo riporta cosi vittoria sulla potenza di morte che è nel diavolo e nel mondo. La battaglia spirituale tra la Luce e le tenebre, nascosta nella morte e risurrezione di Gesù, si conclude con la vittoria della Luce.

LA BATTAGLIA SPIRITUALE DEI CRISTIANI

Nella battaglia spirituale dei cristiani si perpetua la lotta di Gesù contro il potere delle tenebre. L' avversario di Gesù, il diavolo, si manifesta nella Chiesa come il vero avversario contro cui i cristiani devono combattere con la forza che viene da Dio. Dice San Paolo: "Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti" (Ef 6,10-12). E San Pietro: "Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi" (1 Pt 5,8-9; cfr. Ap 12).

I cristiani, avvolti dalla potenza dello Spirito, sono in grado di combattere e vincere le potenze intelligibili del male, mettendo a nudo tutte le loro astuzie e liberando quanti sono in loro potere. Per questo compito così arduo però, essi devono essere ben rivestiti dell'armatura di Dio: "State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti della corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete dunque in mano lo scudo della fede, con il quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito" (Ef 6,14-18). L' armatura del cristiano nel combattimento è del tutto spirituale, segno quindi della natura spirituale del combattimento, in cui è impegnato. Esso non è contro creature di carne, ma contro entità spirituali pervertite, che si lasciano vincere solo da energie spirituali e divine.

Il combattimento del cristiano è anche contro il mondo, che è sotto il potere del maligno. Egli riporta vittoria su di esso, quanto più la sua anima sarà pura da ogni vizio mondano, e vivrà nel mondo senza essere del mondo, secondo le parole di Gesù (cfr. Gv 17,15-16). Consacrato nella verità, il cristiano sarà in grado di continuare quella testimonianza alla Verità di fronte a un mondo incredulo, che Gesù ha inaugurato nei giorni della sua vita mortale. La testimonianza è principalmente opera dello Spirito di Cristo, da lui inviato alla Chiesa.

Lo Spirito, però, si serve di organi visibili, i suoi apostoli, in primo luogo, e, dietro di loro, la massa dei fedeli. Sotto l' impulso dello Spirito della verità, continua lo scontro tra Cristo e il mondo, lungo i secoli della Chiesa. Gesù stesso l'aveva annunziato: "E' bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato" (Gv 16,7-11).

Il combattimento del cristiano è infine contro la carne e le sue concupiscenze. Se è arrivato allo stato perfetto di discepolo di Cristo, egli "ha crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri" (Gal 5,24). Ormai appartiene a Cristo e la sua vita è solo nello Spirito, al contrario della vita nel mondo, che è tutta nelle passioni carnali. Fin quando questa vittoria completa sulla carne e le sue concupiscenze non è attuata, il cristiano deve continuamente mortificare in sé ciò che appartiene alla terra: "fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quell'avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono" (Col 3,5).

In conclusione, è nel credente in Cristo, elevato alla vita tutta celeste di Dio, che si manifesta la gloriosa vittoria del Cielo sulle potenze del male, vittoria che passa attraverso un debito combattimento, in cui è coinvolta la libertà e l'impegno del credente fino allo spasimo, fino allo spargimento del sangue, se necessario. La vittoria sarà del Cielo, perché da solo l'uomo è schiavo del male, ma il credente, che avrà riportato la vittoria, avrà il merito di essa, avendo combattuto nella potenza di Cristo, a cui liberamente si è offerto.

ALCUNE SFIDE DEL NOSTRO TEMPO

Voglio indicare quelli che a mio parere sono alcuni combattimenti dei credenti oggi contro il mondo. Infatti questo combattimento, poiché avviene in forma visibile, anche se implica una lotta contro potenze invisibili sopratemporali, acquista un volto storico diverso da epoca in epoca. Le forze malefiche che operano nel mondo sono sempre le stesse, quelle indicate da San Giovanni: la concupiscenza della carne, degli occhi, del potere (cfr. 1 Gv 2,15-16), ma esse si esprimono in modo prepotente in alcune manifestazioni tipiche di mondanità, diverse a secondo delle epoche. Ai nostri giorni quali sono queste manifestazioni? Ne indico due: lo strapotere della vita mondana in opposizione alla vita spirituale, che viene da Dio, e la corruzione della vita a livello semplicemente fisico e umano.

a) La lotta tra la vita mondana e la vita spirituale

San Giovanni, nella sua visione mistica riguardante l'opera del maligno in Cielo, ci parla del suo tentativo di "divorare il bambino appena nato " (Ap 12,4) dalla donna celeste. Il bimbo è il Verbo della vita, è quell'albero della vita, da Dio piantato al centro del Paradiso terrestre (cfr. Gen 2,9). L' opera del diavolo è di distruggere la Vita. Poiché egli fallisce in questo tentativo, cerca in tutti i modi di impedire agli uomini di arrivare alla Vita, accecando la loro mente e indurendo i loro cuori nel peccato. La vita, che il bimbo divino porta agli uomini, è la vita celeste, quella di Dio. A noi uomini, sulla terra è dato di partecipare a questa vita mediante Gesù e la nuova alleanza tra Cielo e Terra, che in lui s'inaugura. Con la vita spirituale, poi, liberati dal peccato, si cresce in esperienze di vita sempre più alte.

In tutti i tempi il programma del diavolo è quello di impedire a che gli uomini arrivino a godere di questa vita, in cui c'è la loro salvezza. Ai nostri giorni questo impedimento ha raggiunto dimensioni molto potenti per l'invadenza della vita  mondana a tutti i livelli. Come Dio offre agli uomini la vita spirituale, cosi il diavolo offre ad essi la vita mondana. Nella Bibbia è detto in molti modi che Dio, per far vivere agli uomini la vita spirituale, li conduce a vivere nel deserto. Questo avvenne nell'antica alleanza, ma è anche il regime spirituale della nuova alleanza: "Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente" (Ap 12,13-14).

Nel deserto spirituale di cui parla questo testo, si vive lontano dal serpente e dalla vita mondana e ci si nutre del pane del Cielo, in cui c'è la vera vita. La vita spirituale, in tal modo, cresce rapidamente verso la sua perfezione.

La vita mondana, soprattutto ai nostri giorni, è l'esatto contrario del regime di vita descritto dall'Apocalisse. Si vive a contatto strettissimo col serpente e con le cose Inondane, che lui offre agli uomini, per realizzare i loro desideri di felicità e di successo. Possiamo vedere in tre fattori la causa determinante dell'esplosione della vita mondana, che si registra ai nostri giorni.

Il primo fattore è l'alto livello di benessere materiale raggiunto. Siamo nella civiltà dei consumi. Il benessere materiale permette all'uomo di crearsi tanti paradisi artificiali di natura semplicemente materiale, in cui si chiude, diventando sordo ad ogni richiamo dello Spirito.

Il secondo fattore è il predominare della mentalità scientifico-tecnica sulla mentalità spirituale. Il grande sviluppo che hanno avuto le scienze umane in questi ultimi tempi, i prodigiosi risultati della tecnica a tutti i livelli occupano talmente la mente e l'interesse, da rendere gli uomini sempre più insensibili ad una mentalità che ragiona in termini di spiritualità, di verità e di fede, appartenenti ad un mondo superiore a quello della scienza e della tecnica. Fra i vari prodigi della tecnica, che oggi plasmano la mentalità in senso non spirituale, vi sono la televisione e il computer. Essi esercitano un potere di attrazione e di attaccamento alle loro molteplici prestazioni, da assorbire l'interesse di molti come una droga, in modo esclusivo. In modo particolare oggi assistiamo alla formazione della mentalità mass-mediale, che si forma con l'uso continuo e senza discernimento, appunto, dei mass media. Questa mentalità è di natura materialistica, relativistica, tesa a considerare come valore solo ciò che fa notizia ed è legato ad una realtà ,terrena, come la giustizia sulla terra, la politica, l'economia, la moda, lo spettacolo, lo sport e cose simili. Anche la Chiesa viene considerata dai mass-media non tanto per i valori mistici, che possiede e diffonde nel mondo, ma per l'incidenza che ha nei problemi sociali. In contrapposizione a questa invadenza della vita mondana, che entra dappertutto con i mass media, lo Spirito ne suscita altri che siano centri di emissione di messaggi e realtà spirituali. E' la presenza cattolica nel variegato mondo delle comunicazioni sociali.

Il terzo fattore è la cultura atea e agnostica, che ormai è a fondamento degli Stati democratici moderni e della vita civile delle nazioni. L'agnosticismo morale e religioso degli Stati fa sì che non vi è freno all'immissione nella vita pubblica di leggi civili contrarie alla legge morale e di spettacoli di violenza e pornografia, per mezzo della televisione. Questi tre fattori, combinati assieme e operanti uno in virtù dell'altro, hanno moltiplicato il diffondersi di costumi di vita mondana, nettamente contrari alla vita spirituale, che viene da Dio. 

In contrapposizione a questa manovra satanica, lo Spirito di Dio soffia nella Chiesa e nel mondo oggi, risvegliando potentemente la vita spirituale attraverso movimenti mondiali di spiritualità cristiana, nati dopo il Concilio Vaticano II. Questi movimenti si contrappongono a volte in modo drastico alla vita secondo il mondo, ma non separano dal mondo, perché abbracciano, nella maggioranza dei loro aderenti, dei laici, che vivono la fede nelle strutture ordinarie del mondo. In tal modo, attraverso laici, che vivono con potenza e rinnovato fervore la vita spirituale, la novità di vita, che Cristo porta agli uomini, si inserisce di nuovo nella storia come sale della terra e luce del mondo.

Ai tre fattori descritti, si è aggiunto in questi ultimi anni, dopo il crollo delle grandi ideologie politiche, un altro fattore, causa di nuove forme di vita mondana. E il rinnovato interesse verso la magia e le pratiche occulte, il diffondersi di nuove forme di religiosità, sia all'interno della Chiesa sia al di fuori di essa, in cui si coltiva un misticismo di cattiva lega, proveniente dal diavolo e non da Dio.

Oggi assistiamo al sorgere di un'opposizione al Cristianesimo, che non è di natura politica, a cui bisogna rispondere con un impegno politico. La sfida viene da atteggiamenti interiori, improntati a pseudo-misticismo e a dottrine arcane e religiose non cristiane, antiche e moderne, con cui tanti oggi cercano di riempire il vuoto spirituale, prodotto dal razionalismo e dal materialismo.

Se Cristo è Dio, il diavolo, suo avversario, è un angelo, uno dei più alti nelle sfere celesti. Egli è quindi capace, in contrapposizione al misticismo di Cristo, di presentare agli uomini altre forme di misticismo. In esse è presente il suo potere d'inganno, con cui avvince e seduce, attirando folle intere dietro falsi veggenti e falsi mistici, maghi e indovini, alla ricerca di cose sensazionali per risolvere i problemi della vita.

Alla base di questa nuova ondata di falso spiritualismo, vi è la mentalità pseudo-mistica, che rifiuta l'adesione, nella sua ricerca di contatto con le realtà soprasensibili, all'obiettività della rivelazione di Dio, custodita dalla Chiesa, e privilegia il sentimento soggettivo, interpretato in modo arbitrario. Il mondo della fede, in cui vi è la possibilità di accesso alla vera conoscenza mistica, viene giudicato sbrigativamente come fatto di riti e di dogmi, che invece di dare ali all'anima, la imprigionano in pratiche e in credenze che non toccano il cuore. Da qui il ricorso a mezzi di contatto diretto col Divino più immediato, non mediato dalla regola della fede e dei riti ufficiali della Chiesa.

Analizzando più da vicino il variegato mondo anticristiano che si presenta aureolato di religiosità e misticismo, di pratiche occulte ed esoteriche, ci accorgiamo che esso prende tre forme fondamentali. La prima è quella delle sette religiose, che possono nascere sia fuori dei confini della Chiesa, sia all'interno di essa, rivestendosi di rosari e pratiche di pietà e di culto cattolici. In genere in queste sette vi è sempre una personalità molto forte, che si impone su tutti e impone a tutti norme di comportamento e di pensiero molto rigidi, tendenti ad isolare l'individuo dal resto della società, per indurlo a vivere solo in dipendenza assoluta dal regime interno del gruppo, costituito intorno alla personalità cardine. Questi personaggi si rivestono poi di poteri straordinari o si dichiarano latori di comunicazioni speciali con il Cielo, in genere messaggi e visioni. Ad un attento esame, però, sono carenti di autentica moralità umana e cristiana e i loro poteri soprannaturali si riducono a effetti spiegabili con il loro carattere, la parapsicologia, la psichiatria e infine con il diabolico.

L' altra forma è costituita dalle pratiche magiche di diverso tipo, da cui si spera qualche effetto buono, come ottenere benefici di ordine terreno o difendersi dal male ricevuto o, nel caso della magia nera, provocare danni ai propri nemici. In queste pratiche magiche vi è sempre la figura del mago, che le opera. Esse producono, prima o poi, un legame con le potenze demoniache, che sono dietro ai poteri dei maghi. Inoltre possono indurre, soprattutto quando si entra a far parte di circoli magici e satanici, a comportamenti gravemente immorali e perversi, che sono richiesti per far parte di tali circoli.

La terza forma in cui si concentra il mondo anticristiano a livello spirituale è costituito dalle religioni non cristiane.

Riguardo ad esse vi è attualmente nella Chiesa una attenzione nuova, tesa a valutare ciò che in esse vi è di positivo, considerato come una presenza, seppure limitata, dell'eterna ed unica verità del Verbo. Queste verità servono per trovare una base comune ad un dialogo tra le religioni, con effetti benefici per la pacifica convivenza dei popoli. Serve anche per un'eventuale evangelizzazione delle religioni non cristiane, perché si partirebbe in questo da alcune verità comuni. Questo metodo è stato seguito da molti missionari. Inoltre viviamo in un tempo in cui il rispetto della libertà religiosa di ciascuna coscienza è più grande che nel passato. Da qui è entrato oggi nella Chiesa un rispetto maggiore verso chi pratica altri credi religiosi.

Tutto questo però non deve far dimenticare che il mondo delle tenebre si annida proprio nelle religioni non cristiane e di là muove all'attacco del Cristianesimo e dei cristiani, servendosi di esse. L' esempio più clamoroso di questa realtà sta nella lotta che Gesù in persona subì non da parte di atei e indifferenti alla religione, ma da parte degli scribi e dei farisei, ben arroccati nell'antica religione di Mosè, di cui si facevano difensori. San Paolo, allo stesso modo, dovette subire le persecuzioni dei suoi connazionali giudei e non fu compreso dai cristiani- giudaizzanti, che volevano impedire il suo modo di predicare il Vangelo, che era quello vero, per motivi apparentemente religiosi. Nei secoli passati, i musulmani si sono sempre mostrati grandi nemici del Cristianesimo e dei cristiani ed è poco credibile che con i tempi moderni il seme che era in loro abbia cambiato natura, rendendoli oggi pacifici e arrendevoli di fronte al Vangelo.

Qual è allora il comportamento da assumere? A mio parere, è di fondamentale importanza imparare a distinguere l'errante dall'errore. Una cosa è accogliere l'errante, anche quando è convinto del suo errore, un'altra è accogliere l'errore. Il rispetto che si deve alla coscienza dell'errante e alla sua libertà di scelta non va portato all'errore da lui abbracciato. Chi è debole nella fede ed ha poco chiara nell'anima la verità di Dio, non riesce a fare questa distinzione e facilmente cade in errori teologici e morali a contatto con gli errori delle false credenze religiose. Chi è invece forte nella fede ed illuminato sul mistero di Dio, è in grado di accogliere gli erranti, senza lasciarsi contaminare dai loro errori. Anzi ha il dovere di non tacere sulla verità, ma "in ogni occasione opportuna e non opportuna " (2 Tin 4,2) si deve mostrare come ministro di verità per chi ancora non la conosce.

Quando il Concilio Vaticano Il dice che la Chiesa nulla rigetta di quanto è vero e santo nelle religioni non cristiane" (Nostra aetate, 2), esorta ad accogliere la verità presente in esse. Quando poi dice che "considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini" (ibid.), ciò va sempre inteso nello stesso senso. Si tratta di quella parte di verità, che è in quelle religioni. Ma per quanto riguarda precetti e dottrine chiaramente erronei, pur con tutto il rispetto che si deve a chi sbaglia, si deve chiaramente riprovare l'errore e non guardarlo con sincero rispetto, il che sarebbe dannoso, perché l'errore è un danno a chi vi crede, può diffondersi anche in altre menti ed è offensivo della Verità.

b) La lotta per la vita umana e la giustizia, basata sull'amore

Oggi assistiamo a fenomeni di disprezzo e di violenza contro la vita umana da far pensare ad un piano satanico di soppressione del genere umano, simile a quello di Hitler nei riguardi degli ebrei. L'uomo viene colpito non solo nella sua vita spirituale, che lo apre alla vita eterna, ma nella semplice vita umana e fisica che gode, mentre sta sulla terra. Fenomeni come la droga, l'aborto, l'eutanasia, la manipolazione genetica, la denatalità, la decadenza culturale, la sterilizzazione collettiva e altri simili stanno producendo un radicale impoverimento della razza umana. La famiglia, fondata nella forma divina del matrimonio indissolubile e sacramentale è affiancata

In contrapposizione a questo movimento diabolico di corruzione del genere umano nella semplice componente biologica e terrena, lo Spirito sta muovendo la Chiesa e i cristiani a combattere per la vita, perché essa, anche nella sua dimensione semplicemente terrena, si svolga secondo la legge di Dio, che è legge di vita per tutti. La terra, anche dopo il peccato, rimane opera di Dio e nelle sue forme istituzionali, in cui manifesta la sua vitalità, è buona e voluta da Dio, come il primo bene che lui dona a tutti. La famiglia e lo Stato sono le forme istituzionali, in cui ogni uomo vive per la sua componente terrena. Lo Stato ha subito in questi secoli molteplici attacchi, è stato conquistato in molte parti del mondo dai senza-Dio, che hanno trasformato la sua natura, spogliandola di ogni riferimento a Dio e alla sua legge. Dallo Stato alla famiglia. Il tentativo di destituire il rapporto uomo-donna da ogni riferimento a Dio e al matrimonio, come è voluto dal Signore, è attualmente in atto e in questo campo avviene oggi in particolare lo scontro tra la Luce e le tenebre. Per questo assistiamo oggi al rinnovato interesse per la famiglia da parte della Chiesa, testimoniato dalla recente enciclica sulla famiglia del papa Giovanni Paolo Il (cfr. Familiaris consortio).

Questo attacco contro la vita umana in genere va considerato nella sua causa malvagia, che è il diavolo, ma può essere anche considerato in Dio, che permette tutto questo per il pauroso allontanamento dalla vita divina, che le nazioni europee un tempo cristiane hanno operato. t la grande apostasia dalla fede. Gli uomini vengono castigati dalla divina giustizia, perdendo anche quei beni terreni, che hanno idolatrato al posto della vita divina, che Dio offriva loro. Da qui guerre e calamità senza numero che si sono abbattute sul genere umano in questo ultimo secolo. Da qui il diffondersi di malattie mortali, come l'Aids, chiaramente legata nella sua origine a costumi di vita gravemente immorali. Dio vuole così insegnare al mondo che il rifiuto della vita celeste sprofonda l'uomo anche nella perdita della vita terrena, dominata da dinamiche di odio, di egoismo, di violenza e di divertimento, che conducono rapidamente alla morte fisica. Questo insegnamento deve far comprendere che non ci può essere autentico successo nella lotta a difesa della vita, se molto di più non si promuove il ritorno alla vita spirituale, all'alleanza tra Cielo e Terra, come forma piena e vera della vita secondo il progetto di Dio. Lo Spirito oggi soffia nella Chiesa e nel mondo in questo senso. Da lui, che è lo Spirito della vita, procedono nell'unità sia la vita soprannaturale che quella naturale.

Altro ambito di combattimento spirituale per i cristiani è l'affermazione della giustizia, basata sull'amore.

Potremmo considerare la giustizia, basata sull'amore, come la culla della vita a tutti i livelli. Vi è una giustizia matrimoniale, fondata sull'amore reciproco tra marito e moglie; vi è una giustizia civile, basata sull'amore reciproco che gli uomini si devono portare fra di loro. Anche nei confronti di Dio vi è giustizia, quando gli uomini rispondono al suo amore col proprio amore, mettendolo al primo posto nella scala delle realtà da amare. Non c'è vera giustizia senza amore. Non c'è vita senza giustizia basata sull'amore. Il male s'inserisce come lotta a questo principio eterno come eterno è Dio. Dio infatti è Giustizia e Amore. Sono questi due Nomi di Dio. Poiché l'ordine creato è un riflesso dei Nomi di Dio, la giustizia, basata sull'amore, è la legge eterna degli esseri intellettuali.

I figli di Dio combattono, perché regni quest'ordine, mentre i figli del diavolo combattono in senso contrario, erigendo al posto della vera giustizia una falsa giustizia, del vero amore un falso amore.

Tutti gli interventi della Chiesa in campo sociale sono orientati dal grande principio della giustizia, fondata sull'amore. Nell'ultimo giorno il giudizio sugli uomini verterà intorno all'osservanza di questa legge, secondo le parole di Gesù: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare... Ho avuto sete e non mi avete dato da bere" (Mt 25,31-46).

Vorrei presentare ora alcune vie di combattimento spirituale, su cui i credenti in Cristo sono ordinariamente impegnati. Esse sono molteplici. Le situazioni del combattimento spirituale contro il regno del male sono tali, che ora richiedono un metodo, ora un altro. Una via, buona in una circostanza, non è buona in un'altra, che richiede invece un altro metodo. Quando Cristo mandò i suoi apostoli nel mondo, diede ad essi il comando di evangelizzare, di annunziare chiaramente la sua verità e di testimoniarla con la vita. In questo annunzio vi è incluso il combattimento contro il mondo del peccato e della menzogna. L'annunzio poi consiste nella chiara presentazione della rivelazione di Dio, in forme semplici o più complesse, al fine di suscitare negli ascoltatori l'adesione della fede o un rafforzamento di essa. 

Questo modo di combattimento spirituale esclude la polemica e il dialogo, ma procede per via della nuda esposizione della Verità per la forza intrinseca che essa ha di attirare l'adesione di quanti ascoltano. Quando Pietro annunziò per la prima volta l'affermazione principale della fede cristiana riguardante la morte e la risurrezione di Cristo, la grazia di Dio apri i cuori degli ascoltatori e numerosi aderirono alla fede (cfr. At 2,37-41). Così facevano gli altri apostoli e così nacque la Chiesa dei credenti. 

La polemica entrò in un secondo tempo nella predicazione della Chiesa. Essa riproduce la polemica di Cristo contro gli scribi e i farisei, che tenacemente rifiutavano la sua predicazione e facevano di tutto per allontanare da lui il popolo. San Giovanni, in modo particolare, dedica lunghi capitoli alle polemiche tra Cristo e i suoi contraddittori (cfr. Gv 7-9). San Matteo esprime nella forma drastica del "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti" (Mt 23) il grado estremo di polemica, a cui Cristo arriva nella sua predicazione. Essa praticamente culmina nella comminazione della condanna. 

Sulla stessa linea di Gesù vi è la polemica di Stefano con il Sinedrio, che cerca di condannarlo allo stesso modo di Cristo. Il suo discorso è tutto una polemica contro la loro incredulità (cfr. At 7).

 Sia la polemica di Gesù che quella di Stefano furono la causa della loro condanna a morte. Il mondo, sentendosi condannato nella sua totale chiusura alla verità, reagisce, condannando a morte chi l'accusa in modo così violento. 

Possiamo vedere nella polemica un'arma di combattimento spirituale, anche se conduce al martirio e può attirare su di sé l'accusa dell'intransigenza e dell'assolutismo? Mi sembra che l'uso della polemica da parte di Gesù e di Santo Stefano tolgano ogni dubbio alla risposta. A volte è necessario combattere per la Verità e polemizzare contro gli avversari di essa, anche quando si è perdenti. Si otterrà la vittoria in altri tempi o su altri piani. Inoltre bisogna considerare che l'arma della polemica, anche se a volte non convince gli ostinati, può sostenere i vacillanti e impedire che cadano nell'errore.

 La polemica rimane comunque un'arma estrema di contraddizione al male. Essa va usata, poi, con estrema padronanza di sé, senza cadere nella litigiosità o lasciarsi trasportare da passioni incontrollate, che nuocerebbero alla causa del bene piuttosto che favorirla. 

Vi è poi la via del dialogo, che soprattutto ai nostri giorni è molto praticata come metodo per arrivare all'unità dei cristiani e alla pacifica convivenza degli uomini di diverse religioni tra loro. 

La via del dialogo sembra mettere da parte le due precedenti della nuda presentazione della Verità, che potrebbe dividere piuttosto che unire e soprattutto l'altra della polemica, con cui ci si condanna a vicenda. 

Soprattutto in campo ecumenico cristiano è evidente questo passaggio dalla polemica al dialogo come via che lo Spirito sta facendo fare a tutte le comunità cristiane per abbattere il grande male delle loro disunioni. Questo dialogo è veramente necessario in questo campo e tutti i credenti vi vedono una via dello Spirito oggi. Questo metodo però non è il migliore o l'unico in tutte le circostanze. Vi sono altri ambiti dell'operosità della Chiesa nel suo combattimento spirituale, dove l'annunzio e la testimonianza della verità e la polemica sono al primo posto e più che mai necessarie.

L'annunzio della verità è il modo ordinario della predicazione della Chiesa. Avviene in ogni omelia domenicale, nelle catechesi ai fanciulli e agli adulti, nei corsi di teologia delle nostre facoltà teologiche. Anche se dà spazio in questi momenti a dialoghi tra predicatori, insegnanti e ascoltatori, la Verità di Dio domina sovrana su tutti, come punto di riferimento, che vuole da parte di tutti l'adesione di fede. 

Anche nel dialogo ecumenico, che in un primo tempo è volto alla conoscenza obiettiva delle reciproche posizioni, deve subentrare poi una ricerca comune della verità di Cristo, a cui tutti poi debbono aderire per fede. 

La polemica, oggi, rispetto al dialogo, è decisamente in ribasso nelle vie di evangelizzazione, ma a ben riflettere, essa rimarrà sempre necessaria dove la predicazione della Verità incontra opposizioni irriducibili, che in tutti i modi, astuti o chiaramente disonesti, vogliono mettere a tacere il Vangelo. Allora bisogna passare chiaramente alla denuncia, alla polemica, alla condanna, sulla linea di quanto fecero Gesù e Santo Stefano. 

La Chiesa in tutti i tempi si troverà sempre in opposizione al mondo e il mondo alla Chiesa. Anche se il termine "dialogo", come via di evangelizzazione, è nato proprio nel contesto dei rapporti tra Chiesa e mondo, in pratica questo si rivela fruttuoso e utile là dove non c'è malafede, ostinato rifiuto del Vangelo e disonestà da parte del mondo nei confronti della Chiesa. Là dove il mondo reagisce in questo modo nei confronti della Chiesa, sarà necessario prendere l'antica arma della polemica, perché la luce splenda sempre, anche in mezzo alle tenebre. 

Sarà l'unzione dello Spirito e la saggezza pastorale a suggerire di volta in volta qual è l'atteggiamento migliore che bisogna assumere nel combattimento spirituale. Le sommarie riflessioni qui presentate possono aiutare a questo discernimento spirituale.

LE FALSE ALLEANZE CON IL MONDO

La potenza del popolo dei santi, radunato nella Chiesa, sta nella sua alleanza con il Dio del Cielo. Di lui i santi danno testimonianza, come colui che dà vittoria e potenza al suo popolo (cfr. Is 45, 24-25). Più l'alleanza con Dio è vissuta con perfezione dai membri del popolo di Dio, più la Chiesa assolve al suo compito di essere sale della terra e luce del mondo, strumento della salvezza di Dio per il genere umano.

Questa alleanza, però, è continuamente attaccata dal nemico di Dio e dei santi, satana. Egli, approfittando della debolezza di fede e dì morale dei credenti, con l'astuzia che gli è propria, cerca di offrire ai cristiani alleanze con ideologie e potenze mondane, che hanno lo scopo nascosto dì allontanare il cuore dei credenti dalla fedeltà all'alleanza con Dio.

Questo metodo di attacco da parte del maligno non è nuovo. Anzi è molto antico. L'Antico Testamento presenta come una delle cause più frequenti di decadenza religiosa e morale per Israele l'alleanza che i capi del popolo santo facevano con le potenze pagane del tempo e i loro culti religiosi. La fiducia non era più posta nella sola fede e nell'osservanza dei comandamenti di Dio, ma nella logica umana del potere dei più forti.

Al tempo del dominio dei Greci nell'area mediterranea, sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: "Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali". Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il male " (1 Mac 1, 11- 15).

Il popolo santo in quei tempi sperimentò un tentativo di radicale secolarizzazione della sua vita ad opera del paganesimo trionfante, favorito da israeliti infedeli all'alleanza, che in tal modo pensavano di portare bene alla loro nazione. Il tentativo fallì per la violenta reazione dei fratelli Maccabei, che, forti nella fede, condussero alla restaurazione dell'alleanza con Dio tutto il popolo santo.

I nostri giorni, da un punto di vista spirituale, non sono molto diversi dai tempi dei fratelli Maccabei. Richiedono forti personalità spirituali per contrastare la secolarizzazione della vita, così diffusa, mediante una nuova evangelizzazione. La tentazione di alleanze con ideologie o prassi di vita mondana, lontane dalla fede e dalla legge di Dio, è grande. L' opera più sottile da parte del mondo oggi è di ridurre il Cristianesimo ad un compito puramente terreno, anche se spirituale e morale, svuotando il mistero di Dio e dell'uomo della loro trascendenza. La rivelazione biblica e il Cristianesimo, che è la sua forma perfetta, non sarebbero più la parola intelligibile di Dio al mondo, dotata del potere di salvare e giudicare l'uomo, ma uno dei tanti discorsi umani su Dio e l'uomo che il mercato della cultura religiosa offre agli uomini oggi per elevarli ad una vita più umana.

Di fronte a questa minaccia, solo la purezza della fede e della santità, presenti nel cuore dei cristiani, respingerà il pericolo di secolarizzare il Vangelo e produrrà nuova fede e nuova santità negli ambienti scristianizzati dei nostri Paesi. Perché questo avvenga, è necessario che cresca sempre più nel cuore dei credenti la convinzione del primato delle cose celesti sulle cose terrene, della preghiera sull'azione, della volontà di Dio sulla volontà degli uomini, della vita eterna sulla vita terrena, di Dio sul mondo. Solo così il Dio vivente sarà con noi, come lo era con i nostri padri nella fede, e darà a noi vittoria e potenza per diffondere il suo regno sulla terra anche ai nostri giorni.


 Scudetto della Congregazione T.S.B.

 

 
   

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