Il
combattimento spirituale tra la luce e le tenebre
Padre Carlo Colonna - Tratto
da "Cielo Terra Inferno e la vocazione mistica
dell'uomo" - Ed. Rinnovamento nello Spirito Santo
Nell'Antico Testamento appare un
nuovo genere di combattimento, che potremmo genericamente
chiamare "guerra santa". Questo tipo di guerra è attestato
da numerosi episodi, tanto da costituire il modo tipico
con cui Israele compie le sue imprese di liberazione, di
conquista e di difesa. Nel Nuovo Testamento, la "guerra
santa", spogliandosi di ogni significato puramente terreno
o politico, rimane ed acquista il significato più
esplicito di battaglia spirituale tra la Luce, che è il
Dio del Cielo e il suo Cristo, e le tenebre, rappresentate
dal diavolo e dal mondo che è sotto il suo dominio.
Quali sono le
caratteristiche della guerra santa d'Israele?
Notiamo per primo che il
riferimento alle divinità proprie della nazione nella
guerra che questa intraprendeva, era più che normale
presso tutti i popoli antichi, contemporanei ad Israele.
Ogni popolo combatteva in nome dei suoi dèi e la vittoria
non era solo un fatto politico, ma principalmente
religioso. Il re stesso era considerato figlio degli dèi e
suo rappresentante fra gli uomini. Anche Israele vive
questo modo di condurre le sue battaglie. Ha il suo Dio,
il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e in nome di
questo Dio spiega i vessilli e si muove contro i suoi
avversari.
La novità assoluta che porta
Israele sulla scena del mondo è la rivelazione
dell'inesistenza degli altri dèi e dell'esistenza poderosa
e vincitrice del proprio Dio su tutte le potenze che si
oppongono a lui. Una densa coltre di menzogna e di inganno
copre l'esistenza dei popoli pagani. Essa è rappresentata
dalla fiducia cieca che essi mettono nei propri dèi ed
idoli. Essi sono poco meno che nulla, vanità e fumo: "Gli
idoli delle genti sono argento e oro, opera delle
mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e
non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non
odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non
camminano; dalla gola non emettono suoni. Sia come loro
chi li fabbrica e chiunque in essi confida" (Sal
115,4-8).
Quando crolla il potente impero
babilonese, si manifesta la vanità degli dèi e degli idoli
di quella nazione: "A terra Bel, rovesciato è
Nebo; i loro idoli sono per gli animali e le bestie,
caricati come fardelli, come peso sfibrante. Sono
rovesciati, sono a terra insieme, non hanno potuto salvare
chi li portava ed essi stessi se ne vanno in schiavitù" (Is
46,1-2).
Al contrario delle nazioni pagane,
Israele confida nel Signore. Egli è il suo aiuto e il suo
scudo (cfr. Sal 115,9). I popoli della terra deridono
invano Israele per la sua fede, dicendo: "Dov'è il loro
Dio?" (Sal Il 5,2). Israele risponde: "Il nostro
Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole" (Sal
115,3).
Le battaglie d'Israele, quindi,
sono destinate a rivelare l'esistenza e la potenza del Dio
del Cielo agli uomini, increduli nei suoi confronti e
vanamente gloriosi dei propri idoli. La rivelazione di Dio
splende su Israele e dirige la guerra santa dall'origine
fino alla fine del suo svolgimento. Da qui le
caratteristiche tutte particolari con cui si svolge.
Notiamo due tipi di guerra santa.
La prima coinvolge un singolo personaggio, chiamato da Dio
ad affrontare potenti avversari. Il secondo ha come attore
tutto il popolo santo, anche se guidato da condottieri
particolarmente carismatici.
Le figure più alte di guerrieri
che combattono da soli le imprese d'Israele, volte alla
liberazione del popolo da nemici umanamente invincibili,
sono Mosè, Davide, Giuditta, Ester. Mosè da solo affronta
il faraone d'Egitto e determina il crollo del suo impero
su Israele, schiavo in quel Paese. Davide da solo affronta
il gigante Golia e con una semplice fionda da pastore lo
atterra in un istante (cfr. 1 Sam 17). Giuditta da sola
affronta Oloferne, che assediava la città di Betulia, e lo
vince (cfr. Gdt 11,13). Ester, donna ebrea assurta al
rango di sposa del re pagano Assuero, vince da sola il
potente Aman, che aveva ordito una congiura mortale contro
Israele (cfr. Est 8,1-12). In questo scontro si evidenzia
la guida meravigliosa, sapientissima e onnipotente di Dio,
che sostiene i servi da lui eletti per quei combattimenti,
al fine di manifestare la sua gloria davanti ai popoli
della terra.
Anche quando Israele combatte in
massa contro nazioni nemiche, come al tempo di Giosuè
nella conquista della terra promessa o al tempo dei
giudici e dei profeti, è sempre la mano onnipotente di Dio
a presiedere e guidare il combattimento e a condurlo alla
vittoria. Perché la vittoria appaia chiaramente come
dovuta solo all'azione di Dio, Dio stesso detta norme di
combattimento ai capi da lui eletti, contrarie ad ogni
logica umana, come avvenne per la conquista di Gerico e
per Gedeone. Gerico, la città fortificata, fu presa senza
combattimento, per il semplice crollo delle sue mura
davanti al suono delle trombe e dei canti d'Israele
inneggianti al suo Dio, dopo un periodo di sette giorni
passati in processione attorno alle mura della città (cfr.
Gs 6): Gedeone dovette affrontare i Madianiti con trecento
uomini soltanto per comando di Dio e riportò una
strepitosa vittoria (cfr. Gdt 7).
Fra i combattenti d'Israele
assurse alla fama di eroe fortissimo Giuda Maccabeo, che
guidò il popolo nella lotta contro il culto pagano, a cui
il re Antioco aveva costretto Israele. Nella celebre
battaglia contro Gorgia, generale di Antioco, Giuda
Maccabeo, per incoraggiare i suoi soldati, pochi e male
armati, spaventati davanti alla strapotenza per numero e
per armi dell'avversario, fece questo discorso, che
manifesta il segreto delle vittorie d'Israele: "Non
temete il loro numero, né abbiate paura dei loro
assalti; ricordate come i nostri padri furono salvati nel
Mar Rosso, quando il faraone li inseguiva con l'esercito.
Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza
e si ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia
sconfiggere questo schieramento davanti a noi oggi; si
accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e
salva Israele" (1 Mac 4,8-11).
Dopo la vittoria, i soldati "di
ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al Cielo
'perché egli è buono e la sua grazia dura per sempre "' (1
Mac 4,24). La fede d'Israele è costante su questo
punto: le sue vittorie e le sue conquiste sono dovute
unicamente al Dio del Cielo e al regime tutto particolare
dell'alleanza con cui si è legato con Israele. La vittoria
risplende su Israele a patto della sua fedeltà
all'alleanza con Dio, che esclude ogni fiducia in potenze
alternative a quella di Dio e impegna all'osservanza della
sua legge. Quando Israele, invece di confidare nel Signore
soltanto e d'impegnarsi con lui con un'osservanza rigorosa
della sua legge, metterà la sua fiducia per la sua difesa
nella potenza degli eserciti pagani, sarà miseramente
destinato alla sconfitta. Il Dio del Cielo l'abbandona,
anche se temporaneamente, in balia dei suoi avversari.
Quando invece è fedele alla sua alleanza, non c'è potenza
umana che possa dominare su di lui, perché Dio, geloso
custode del suo popolo, abbatterà ogni esercito nemico con
interventi potenti ed imprevisti della sua gloria.
IL
SIGNIFICATO DI COMBATTIMENTO SPIRITUALE
Le battaglie d'Israele hanno
chiaramente una componente spirituale, che opera mischiata
ad altre componenti di natura più umana e terrena,
prevalentemente politiche e militari. Questa componente è
spiegata dalla realtà dell'alleanza tra Cielo e Terra, di
cui Israele gode come suo regime di vita e di sussistenza.
Possiamo comprendere questo tipo di combattimento come
l'irruzione sulla Terra delle potenze intelligibili del
Bene, che hanno la loro dimora in Cielo, a sostegno delle
battaglie umane del bene contro il male.
Dietro Israele da una parte, le
nazioni pagane dall'altra, c'è il mondo della luce e delle
tenebre, del bene e del male che si scontrano. Per questo
le battaglie d'Israele avvengono in un contesto religioso,
non solo da parte del popolo santo, ma anche da parte
delle nazioni pagane che, ordinariamente, oltre che nella
forza dei loro eserciti, confidavano nelle loro divinità.
A proposito di questa battaglia
spirituale tra il bene e il male, dice il recente Concilio
Vaticano II: "Tutta intera la storia umana è pervasa da
una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta
cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come
dice il Signore, fino all'ultimo giorno. Inserito in
questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per
poter restare unito al bene, né può conseguire la sua
interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con
l'aiuto della grazia di Dio" (GS, 37).
Arrivati i tempi del Nuovo
Testamento, apparendo sulla scena dell'umanità la Luce
vera che vince le tenebre del mondo, il Messia di Dio,
Gesù Cristo, si manifesta ancora di più il carattere tutto
spirituale delle battaglie d'Israele. La componente
politica è completamente assente nel genere di
combattimento che Cristo intraprende nella sua vita
terrena e nel combattimento a cui invita i suoi discepoli.
Cristo, come gli antichi guerrieri d'Israele, combatte da
solo, guidato carismaticamente dallo Spirito di Dio,
contro potenze malvagie, che non sono solo di natura
terrena. t il diavolo il suo principale nemico. Egli lo
tenta nel deserto, ma su di lui Gesù riporta una
strepitosa vittoria. Contro il diavolo Gesù si scontrerà
direttamente, vincendolo nei numerosi ossessi da lui
liberati.
Infine la morte in croce di Cristo
segnerà la sua vittoria definitiva contro il principe di
questo mondo: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora
il principe di questo mondo [il diavolo] sarà gettato
fuori" (Gv 12,31). Gesù combatterà poi contro scribi e
farisei, portando allo scoperto la malvagità delle loro
intenzioni e delle loro opere. Combatte altresì contro
l'incostanza e la poca fede della gente nei suoi
confronti, contro la mentalità terrena e carnale degli
uomini, incapace di elevarsi alla comprensione del regno,
che è venuto a portare sulla terra. Da solo combatte
contro tutti. Solo l'unione con il Padre lo sostiene.
Anche i suoi discepoli in alcuni momenti gli sono
d'ostacolo nella sua missione, perché non la comprendono e
vorrebbero impedirla (cfr. Mt 16,21-23). Si evidenzia così
che l'avversario principale che Gesù combatte, dopo il
diavolo, è il mondo, inteso sia come mentalità
materialistica, che tutto valuta in senso mondano, sia
come istituzione ben consolidata nel male, che rifiuta
ogni appello alla conversione. Il combattimento di Cristo
e dei suoi seguaci lungo i secoli è rivolto al trionfo
della Luce vera sulle tenebre spirituali, che dominano in
terra.
LA
VITTORIA DI CRISTO MEDIANTE LA CROCE E LA RISURREZIONE
Nell'ora della sua passione si
coalizzano contro Gesù tutte le potenze del male. Da una
parte il diavolo, il gran regista della congiura che lo
porta sulla croce, dall'altra i suoi alleati in terra, la
potenza religiosa e politica del tempo, schiava del potere
d'ingiustizia di satana. Il diavolo esplica nei confronti
di Cristo ogni sorta d'inganno per prenderlo e farlo
condannare. I Vangeli ci riferiscono che dal primo momento
fino all'ultimo la passione di Gesù fu orchestrata
all'insegna dell'inganno. Ad inaugurarla fu il tradimento
di Giuda, realizzato dietro la maschera di un falso bacio
d'amicizia. Continuò con le false testimonianze prodotte
davanti al Sinedrio per tacciare Cristo di bestemmia
religiosa. Infine vi fu l'inganno dei giudei nei confronti
di Pilato, minacciato di farsi nemico di Cesare, se
liberava Gesù, e l'inganno di Pilato il quale, lavandosi
le mani, volle nascondere la sua ingiusta condanna sotto
un manto di innocenza. Veramente il diavolo manifestò il
meglio di se stesso e i suoi ministri furono ministri di
menzogne continue!
Inoltre il diavolo si scatenò
contro Gesù con il potere della morte, ben evidente nella
sua efferata crocifissione. Il peccato e la morte
trionfarono nel giorno in cui Gesù morì, ma furono
sconfitti dalla stessa arma con cui avevano riportato
vittoria. Il diavolo aveva compiuto la sua più grande
opera, tesa ad affermare il suo dominio sul genere umano,
ma fu annientato da quanto aveva compiuto.
Dietro l'apparente sconfitta di
Gesù, si erge la sua vittoria su tutte le potenze che lo
avevano portato sulla croce. Questa vittoria non è
evidente nel regno delle realtà sensibili, ma in quelle
intelligibili. IL in questa dimensione che avviene
principalmente lo scontro tra il bene e il male, tra
Cristo e il diavolo. Li, in quella dimensione, Gesù
riporta vittoria sul suo avversario. Il trionfo che si
manifesta sul piano sensibile è solo conseguenza della
vittoria sul piano intelligibile e divino dell'essere.
Infatti, a prova di questa affermazione, che fa appello
unicamente alla fede e alla conoscenza mistica, la
vittoria di Cristo non si realizza in una risurrezione di
tipo sensibile, come fu quella di Lazzaro, ma con una
risurrezione in un corpo di gloria, immortale e del tutto
divino, che sfugge ormai alla terra e vive solo nei cieli.
Come avvenne la vittoria di
Cristo? Quale fu la caratteristica del suo combattimento
del tutto spirituale e della sua vittoria contro le
potenze del male?
Nell'ora della passione, Gesù
assume su di sé tutto il mistero del male, a somiglianza
di come aveva assunto la nostra carne umana, nascendo da
Maria Vergine. Le potenze del male aderirono a lui, come
un giorno aderì a lui la sua natura umana. La differenza
di unione è però evidente. Gesù assunse la sua natura
umana, incorporandola con la sua Divinità, perché la
natura umana è buona in sé e suscettibile di unione con la
Divinità. Il male, invece, è assunto da Gesù in contrasto
profondo con la sua natura tutta santa e pura, sia nella
Divinità che nell'umanità. Il contrasto violento tra Gesù
e il regno del male si manifestò in un primo tempo nella
temporanea distruzione dell'umanità di Gesù da parte del
male. Gesù si sottomise volontariamente a questa
distruzione, in obbedienza al comando del Padre. Fu il
primo a superare lo scandalo della croce, come lo
evidenzia la preghiera del Getsèmani: "Padre mio, se
è possibile, passi da me questo calice! Però non
come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt 26,39).
In virtù di questa assunzione da
parte di Gesù di tutto il mistero del male, esso entra
nella sfera della sua Divinità. L' umanità di Gesù,
infatti, è una cosa sola con la sua Divinità. E un'umanità
santa. Ma Dio, come dice la Scrittura, "è fuoco
divoratore, un Dio geloso" (Dt 4,24).
Dice un detto attribuito a Gesù:
"Chi si avvicina a me, si avvicina al fuoco". La debolezza
di Gesù permette al mistero del male di entrare nel
santuario di Dio, che è il corpo di Gesù, devastandolo;
non entra però nel "santo dei santi", la parte più interna
del santuario, rappresentato dal Cuore di Gesù. Gesù,
infatti, nel suo cuore è impassibile al male, totalmente
unito alla volontà del Padre. A questo punto si compie il
giudizio di Dio sul mondo del male. In un istante la
potenza diabolica è vinta dal fuoco divorante di Dio, che
dimorava occulto nel corpo di Gesù sulla croce.
All'improvviso esso si manifesta, facendo risuscitare Gesù
e rivestendolo della gloria della Divinità. Scompare da
Gesù ogni traccia di dominazione satanica. La morte è
vinta per sempre. Il Dio del Cielo manifesta nell'umanità
di Gesù risuscitata la vittoria su tutte le potenze del
male.
Nella debolezza estrema di Gesù si
evidenzia un mistero di astuzia divina ben più grande di
ogni astuzia satanica. Come dice la Scrittura: "Egli
(Dio) prende i sapienti per mezzo della loro
astuzia" (1 Cor 3,19).
Un Padre della Chiesa, San Massimo
il Confessore, così spiega il mistero dell'astuzia divina:
"Dio si fa perfetto uomo, senza escludere nulla di ciò che
appartiene alla natura, fuorché il peccato: perché di
fatto questo non apparteneva alla natura. Così, adescando
l'insaziabile serpente con l'esca della carne, lo provoca
a spalancare la bocca per inghiottire la carne che per lui
diventerà veleno e totalmente lo distruggerà, con la
potenza della divinità che è in essa. Per la natura
dell'uomo, invece, essa diverrà rimedio che, per la
potenza della divinità che è in essa, riporta alla grazia
originale" (Filocalia, 2, Capitoli vari, 1
Centuria, n. 11).
La potenza di vita che è in Cristo
riporta cosi vittoria sulla potenza di morte che è nel
diavolo e nel mondo. La battaglia spirituale tra la Luce e
le tenebre, nascosta nella morte e risurrezione di Gesù,
si conclude con la vittoria della Luce.
LA
BATTAGLIA SPIRITUALE DEI CRISTIANI
Nella battaglia spirituale dei
cristiani si perpetua la lotta di Gesù contro il potere
delle tenebre. L' avversario di Gesù, il diavolo, si
manifesta nella Chiesa come il vero avversario contro cui
i cristiani devono combattere con la forza che viene da
Dio. Dice San Paolo: "Attingete forza nel Signore e nel
vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di
Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La
nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di
sangue e di carne ma contro i Principati e le
Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra,
contro gli spiriti del male che abitano le regioni
celesti" (Ef 6,10-12). E San Pietro: "Il vostro
nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro,
cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede,
sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo
subiscono le stesse sofferenze di voi" (1 Pt 5,8-9;
cfr. Ap 12).
I cristiani, avvolti dalla potenza
dello Spirito, sono in grado di combattere e vincere le
potenze intelligibili del male, mettendo a nudo tutte le
loro astuzie e liberando quanti sono in loro potere. Per
questo compito così arduo però, essi devono essere ben
rivestiti dell'armatura di Dio: "State dunque ben
fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti della
corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi
lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete dunque
in mano lo scudo della fede, con il quale potete spegnere
tutti i dardi infuocati del maligno; prendete l'elmo della
salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di
preghiere e di suppliche nello Spirito" (Ef 6,14-18).
L' armatura del cristiano nel combattimento è del tutto
spirituale, segno quindi della natura spirituale del
combattimento, in cui è impegnato. Esso non è contro
creature di carne, ma contro entità spirituali pervertite,
che si lasciano vincere solo da energie spirituali e
divine.
Il combattimento del cristiano è
anche contro il mondo, che è sotto il potere del maligno.
Egli riporta vittoria su di esso, quanto più la sua anima
sarà pura da ogni vizio mondano, e vivrà nel mondo senza
essere del mondo, secondo le parole di Gesù (cfr. Gv
17,15-16). Consacrato nella verità, il cristiano sarà in
grado di continuare quella testimonianza alla Verità di
fronte a un mondo incredulo, che Gesù ha inaugurato nei
giorni della sua vita mortale. La testimonianza è
principalmente opera dello Spirito di Cristo, da lui
inviato alla Chiesa.
Lo Spirito, però, si serve di
organi visibili, i suoi apostoli, in primo luogo, e,
dietro di loro, la massa dei fedeli. Sotto l' impulso
dello Spirito della verità, continua lo scontro tra Cristo
e il mondo, lungo i secoli della Chiesa. Gesù stesso
l'aveva annunziato: "E' bene per voi che io me ne vada,
perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore;
ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà
venuto egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla
giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non
credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal
Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il
principe di questo mondo è stato giudicato" (Gv
16,7-11).
Il combattimento del cristiano è
infine contro la carne e le sue concupiscenze. Se è
arrivato allo stato perfetto di discepolo di Cristo, egli
"ha crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi
desideri" (Gal 5,24). Ormai appartiene a Cristo e la
sua vita è solo nello Spirito, al contrario della vita nel
mondo, che è tutta nelle passioni carnali. Fin quando
questa vittoria completa sulla carne e le sue
concupiscenze non è attuata, il cristiano deve
continuamente mortificare in sé ciò che appartiene alla
terra: "fornicazione, impurità, passioni, desideri
cattivi e quell'avarizia insaziabile che è idolatria, cose
tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che
disobbediscono" (Col 3,5).
In conclusione, è nel credente in
Cristo, elevato alla vita tutta celeste di Dio, che si
manifesta la gloriosa vittoria del Cielo sulle potenze del
male, vittoria che passa attraverso un debito
combattimento, in cui è coinvolta la libertà e l'impegno
del credente fino allo spasimo, fino allo spargimento del
sangue, se necessario. La vittoria sarà del Cielo, perché
da solo l'uomo è schiavo del male, ma il credente, che
avrà riportato la vittoria, avrà il merito di essa, avendo
combattuto nella potenza di Cristo, a cui liberamente si è
offerto.
ALCUNE
SFIDE DEL NOSTRO TEMPO
Voglio indicare quelli che a mio
parere sono alcuni combattimenti dei credenti oggi contro
il mondo. Infatti questo combattimento, poiché avviene in
forma visibile, anche se implica una lotta contro potenze
invisibili sopratemporali, acquista un volto storico
diverso da epoca in epoca. Le forze malefiche che operano
nel mondo sono sempre le stesse, quelle indicate da San
Giovanni: la concupiscenza della carne, degli occhi, del
potere (cfr. 1 Gv 2,15-16), ma esse si esprimono in modo
prepotente in alcune manifestazioni tipiche di mondanità,
diverse a secondo delle epoche. Ai nostri giorni quali
sono queste manifestazioni? Ne indico due: lo strapotere
della vita mondana in opposizione alla vita spirituale,
che viene da Dio, e la corruzione della vita a livello
semplicemente fisico e umano.
a) La lotta
tra la vita mondana e la vita spirituale
San Giovanni, nella sua visione
mistica riguardante l'opera del maligno in Cielo, ci parla
del suo tentativo di "divorare il bambino appena nato "
(Ap 12,4) dalla donna celeste. Il bimbo è il Verbo della
vita, è quell'albero della vita, da Dio piantato al centro
del Paradiso terrestre (cfr. Gen 2,9). L' opera del
diavolo è di distruggere la Vita. Poiché egli fallisce in
questo tentativo, cerca in tutti i modi di impedire agli
uomini di arrivare alla Vita, accecando la loro mente e
indurendo i loro cuori nel peccato. La vita, che il bimbo
divino porta agli uomini, è la vita celeste, quella di
Dio. A noi uomini, sulla terra è dato di partecipare a
questa vita mediante Gesù e la nuova alleanza tra Cielo e
Terra, che in lui s'inaugura. Con la vita spirituale, poi,
liberati dal peccato, si cresce in esperienze di vita
sempre più alte.
In tutti i tempi il programma del
diavolo è quello di impedire a che gli uomini arrivino a
godere di questa vita, in cui c'è la loro salvezza. Ai
nostri giorni questo impedimento ha raggiunto dimensioni
molto potenti per l'invadenza della vita mondana a tutti
i livelli. Come Dio offre agli uomini la vita spirituale,
cosi il diavolo offre ad essi la vita mondana. Nella
Bibbia è detto in molti modi che Dio, per far vivere agli
uomini la vita spirituale, li conduce a vivere nel
deserto. Questo avvenne nell'antica alleanza, ma è anche
il regime spirituale della nuova alleanza: "Or quando
il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò
contro la donna che aveva partorito il figlio
maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande
aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato
per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi
e la metà di un tempo lontano dal serpente" (Ap
12,13-14).
Nel deserto spirituale di cui
parla questo testo, si vive lontano dal serpente e dalla
vita mondana e ci si nutre del pane del Cielo, in cui c'è
la vera vita. La vita spirituale, in tal modo, cresce
rapidamente verso la sua perfezione.
La vita mondana, soprattutto ai
nostri giorni, è l'esatto contrario del regime di vita
descritto dall'Apocalisse. Si vive a contatto strettissimo
col serpente e con le cose Inondane, che lui offre agli
uomini, per realizzare i loro desideri di felicità e di
successo. Possiamo vedere in tre fattori la causa
determinante dell'esplosione della vita mondana, che si
registra ai nostri giorni.
Il primo fattore è l'alto livello
di benessere materiale raggiunto. Siamo nella civiltà dei
consumi. Il benessere materiale permette all'uomo di
crearsi tanti paradisi artificiali di natura semplicemente
materiale, in cui si chiude, diventando sordo ad ogni
richiamo dello Spirito.
Il secondo fattore è il
predominare della mentalità scientifico-tecnica sulla
mentalità spirituale. Il grande sviluppo che hanno avuto
le scienze umane in questi ultimi tempi, i prodigiosi
risultati della tecnica a tutti i livelli occupano
talmente la mente e l'interesse, da rendere gli uomini
sempre più insensibili ad una mentalità che ragiona in
termini di spiritualità, di verità e di fede, appartenenti
ad un mondo superiore a quello della scienza e della
tecnica. Fra i vari prodigi della tecnica, che oggi
plasmano la mentalità in senso non spirituale, vi sono la
televisione e il computer. Essi esercitano un potere di
attrazione e di attaccamento alle loro molteplici
prestazioni, da assorbire l'interesse di molti come una
droga, in modo esclusivo. In modo particolare oggi
assistiamo alla formazione della mentalità mass-mediale,
che si forma con l'uso continuo e senza discernimento,
appunto, dei mass media. Questa mentalità è di natura
materialistica, relativistica, tesa a considerare come
valore solo ciò che fa notizia ed è legato ad una realtà
,terrena, come la giustizia sulla terra, la politica,
l'economia, la moda, lo spettacolo, lo sport e cose
simili. Anche la Chiesa viene considerata dai mass-media
non tanto per i valori mistici, che possiede e diffonde
nel mondo, ma per l'incidenza che ha nei problemi sociali.
In contrapposizione a questa invadenza della vita mondana,
che entra dappertutto con i mass media, lo Spirito ne
suscita altri che siano centri di emissione di messaggi e
realtà spirituali. E' la presenza cattolica nel variegato
mondo delle comunicazioni sociali.
Il terzo fattore è la cultura atea
e agnostica, che ormai è a fondamento degli Stati
democratici moderni e della vita civile delle nazioni.
L'agnosticismo morale e religioso degli Stati fa sì che
non vi è freno all'immissione nella vita pubblica di leggi
civili contrarie alla legge morale e di spettacoli di
violenza e pornografia, per mezzo della televisione.
Questi tre fattori, combinati assieme e operanti uno in
virtù dell'altro, hanno moltiplicato il diffondersi di
costumi di vita mondana, nettamente contrari alla vita
spirituale, che viene da Dio.
In contrapposizione a questa
manovra satanica, lo Spirito di Dio soffia nella Chiesa e
nel mondo oggi, risvegliando potentemente la vita
spirituale attraverso movimenti mondiali di spiritualità
cristiana, nati dopo il Concilio Vaticano II. Questi
movimenti si contrappongono a volte in modo drastico alla
vita secondo il mondo, ma non separano dal mondo, perché
abbracciano, nella maggioranza dei loro aderenti, dei
laici, che vivono la fede nelle strutture ordinarie del
mondo. In tal modo, attraverso laici, che vivono con
potenza e rinnovato fervore la vita spirituale, la novità
di vita, che Cristo porta agli uomini, si inserisce di
nuovo nella storia come sale della terra e luce del mondo.
Ai tre fattori descritti, si è
aggiunto in questi ultimi anni, dopo il crollo delle
grandi ideologie politiche, un altro fattore, causa di
nuove forme di vita mondana. E il rinnovato interesse
verso la magia e le pratiche occulte, il diffondersi di
nuove forme di religiosità, sia all'interno della Chiesa
sia al di fuori di essa, in cui si coltiva un misticismo
di cattiva lega, proveniente dal diavolo e non da Dio.
Oggi assistiamo al sorgere di
un'opposizione al Cristianesimo, che non è di natura
politica, a cui bisogna rispondere con un impegno
politico. La sfida viene da atteggiamenti interiori,
improntati a pseudo-misticismo e a dottrine arcane e
religiose non cristiane, antiche e moderne, con cui tanti
oggi cercano di riempire il vuoto spirituale, prodotto dal
razionalismo e dal materialismo.
Se Cristo è Dio, il diavolo, suo
avversario, è un angelo, uno dei più alti nelle sfere
celesti. Egli è quindi capace, in contrapposizione al
misticismo di Cristo, di presentare agli uomini altre
forme di misticismo. In esse è presente il suo potere
d'inganno, con cui avvince e seduce, attirando folle
intere dietro falsi veggenti e falsi mistici, maghi e
indovini, alla ricerca di cose sensazionali per risolvere
i problemi della vita.
Alla base di questa nuova ondata
di falso spiritualismo, vi è la mentalità pseudo-mistica,
che rifiuta l'adesione, nella sua ricerca di contatto con
le realtà soprasensibili, all'obiettività della
rivelazione di Dio, custodita dalla Chiesa, e privilegia
il sentimento soggettivo, interpretato in modo arbitrario.
Il mondo della fede, in cui vi è la possibilità di accesso
alla vera conoscenza mistica, viene giudicato
sbrigativamente come fatto di riti e di dogmi, che invece
di dare ali all'anima, la imprigionano in pratiche e in
credenze che non toccano il cuore. Da qui il ricorso a
mezzi di contatto diretto col Divino più immediato, non
mediato dalla regola della fede e dei riti ufficiali della
Chiesa.
Analizzando più da vicino il
variegato mondo anticristiano che si presenta aureolato di
religiosità e misticismo, di pratiche occulte ed
esoteriche, ci accorgiamo che esso prende tre forme
fondamentali. La prima è quella delle sette religiose, che
possono nascere sia fuori dei confini della Chiesa, sia
all'interno di essa, rivestendosi di rosari e pratiche di
pietà e di culto cattolici. In genere in queste sette vi è
sempre una personalità molto forte, che si impone su tutti
e impone a tutti norme di comportamento e di pensiero
molto rigidi, tendenti ad isolare l'individuo dal resto
della società, per indurlo a vivere solo in dipendenza
assoluta dal regime interno del gruppo, costituito intorno
alla personalità cardine. Questi personaggi si rivestono
poi di poteri straordinari o si dichiarano latori di
comunicazioni speciali con il Cielo, in genere messaggi e
visioni. Ad un attento esame, però, sono carenti di
autentica moralità umana e cristiana e i loro poteri
soprannaturali si riducono a effetti spiegabili con il
loro carattere, la parapsicologia, la psichiatria e infine
con il diabolico.
L' altra forma è costituita dalle
pratiche magiche di diverso tipo, da cui si spera qualche
effetto buono, come ottenere benefici di ordine terreno o
difendersi dal male ricevuto o, nel caso della magia nera,
provocare danni ai propri nemici. In queste pratiche
magiche vi è sempre la figura del mago, che le opera. Esse
producono, prima o poi, un legame con le potenze
demoniache, che sono dietro ai poteri dei maghi. Inoltre
possono indurre, soprattutto quando si entra a far parte
di circoli magici e satanici, a comportamenti gravemente
immorali e perversi, che sono richiesti per far parte di
tali circoli.
La terza forma in cui si concentra
il mondo anticristiano a livello spirituale è costituito
dalle religioni non cristiane.
Riguardo ad esse vi è attualmente
nella Chiesa una attenzione nuova, tesa a valutare ciò che
in esse vi è di positivo, considerato come una presenza,
seppure limitata, dell'eterna ed unica verità del Verbo.
Queste verità servono per trovare una base comune ad un
dialogo tra le religioni, con effetti benefici per la
pacifica convivenza dei popoli. Serve anche per
un'eventuale evangelizzazione delle religioni non
cristiane, perché si partirebbe in questo da alcune verità
comuni. Questo metodo è stato seguito da molti missionari.
Inoltre viviamo in un tempo in cui il rispetto della
libertà religiosa di ciascuna coscienza è più grande che
nel passato. Da qui è entrato oggi nella Chiesa un
rispetto maggiore verso chi pratica altri credi religiosi.
Tutto questo però non deve far
dimenticare che il mondo delle tenebre si annida proprio
nelle religioni non cristiane e di là muove all'attacco
del Cristianesimo e dei cristiani, servendosi di esse. L'
esempio più clamoroso di questa realtà sta nella lotta che
Gesù in persona subì non da parte di atei e indifferenti
alla religione, ma da parte degli scribi e dei farisei,
ben arroccati nell'antica religione di Mosè, di cui si
facevano difensori. San Paolo, allo stesso modo, dovette
subire le persecuzioni dei suoi connazionali giudei e non
fu compreso dai cristiani- giudaizzanti, che volevano
impedire il suo modo di predicare il Vangelo, che era
quello vero, per motivi apparentemente religiosi. Nei
secoli passati, i musulmani si sono sempre mostrati grandi
nemici del Cristianesimo e dei cristiani ed è poco
credibile che con i tempi moderni il seme che era in loro
abbia cambiato natura, rendendoli oggi pacifici e
arrendevoli di fronte al Vangelo.
Qual è allora il comportamento da
assumere? A mio parere, è di fondamentale importanza
imparare a distinguere l'errante dall'errore. Una cosa è
accogliere l'errante, anche quando è convinto del suo
errore, un'altra è accogliere l'errore. Il rispetto che si
deve alla coscienza dell'errante e alla sua libertà di
scelta non va portato all'errore da lui abbracciato. Chi è
debole nella fede ed ha poco chiara nell'anima la verità
di Dio, non riesce a fare questa distinzione e facilmente
cade in errori teologici e morali a contatto con gli
errori delle false credenze religiose. Chi è invece forte
nella fede ed illuminato sul mistero di Dio, è in grado di
accogliere gli erranti, senza lasciarsi contaminare dai
loro errori. Anzi ha il dovere di non tacere sulla verità,
ma "in ogni occasione opportuna e non opportuna " (2
Tin 4,2) si deve mostrare come ministro di verità per
chi ancora non la conosce.
Quando il Concilio Vaticano Il
dice che la Chiesa nulla rigetta di quanto è vero e santo
nelle religioni non cristiane" (Nostra aetate, 2),
esorta ad accogliere la verità presente in esse. Quando
poi dice che "considera con sincero rispetto quei modi di
agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che,
quantunque in molti punti differiscano da quanto essa
stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono
un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini"
(ibid.), ciò va sempre inteso nello stesso senso.
Si tratta di quella parte di verità, che è in quelle
religioni. Ma per quanto riguarda precetti e dottrine
chiaramente erronei, pur con tutto il rispetto che si deve
a chi sbaglia, si deve chiaramente riprovare l'errore e
non guardarlo con sincero rispetto, il che sarebbe
dannoso, perché l'errore è un danno a chi vi crede, può
diffondersi anche in altre menti ed è offensivo della
Verità.
b) La lotta
per la vita umana e la giustizia, basata sull'amore
Oggi assistiamo a fenomeni di
disprezzo e di violenza contro la vita umana da far
pensare ad un piano satanico di soppressione del genere
umano, simile a quello di Hitler nei riguardi degli ebrei.
L'uomo viene colpito non solo nella sua vita spirituale,
che lo apre alla vita eterna, ma nella semplice vita umana
e fisica che gode, mentre sta sulla terra. Fenomeni come
la droga, l'aborto, l'eutanasia, la manipolazione
genetica, la denatalità, la decadenza culturale, la
sterilizzazione collettiva e altri simili stanno
producendo un radicale impoverimento della razza umana. La
famiglia, fondata nella forma divina del matrimonio
indissolubile e sacramentale è affiancata
In contrapposizione a questo
movimento diabolico di corruzione del genere umano nella
semplice componente biologica e terrena, lo Spirito sta
muovendo la Chiesa e i cristiani a combattere per la vita,
perché essa, anche nella sua dimensione semplicemente
terrena, si svolga secondo la legge di Dio, che è legge di
vita per tutti. La terra, anche dopo il peccato, rimane
opera di Dio e nelle sue forme istituzionali, in cui
manifesta la sua vitalità, è buona e voluta da Dio, come
il primo bene che lui dona a tutti. La famiglia e lo Stato
sono le forme istituzionali, in cui ogni uomo vive per la
sua componente terrena. Lo Stato ha subito in questi
secoli molteplici attacchi, è stato conquistato in molte
parti del mondo dai senza-Dio, che hanno trasformato la
sua natura, spogliandola di ogni riferimento a Dio e alla
sua legge. Dallo Stato alla famiglia. Il tentativo di
destituire il rapporto uomo-donna da ogni riferimento a
Dio e al matrimonio, come è voluto dal Signore, è
attualmente in atto e in questo campo avviene oggi in
particolare lo scontro tra la Luce e le tenebre. Per
questo assistiamo oggi al rinnovato interesse per la
famiglia da parte della Chiesa, testimoniato dalla recente
enciclica sulla famiglia del papa Giovanni Paolo Il (cfr.
Familiaris consortio).
Questo attacco contro la vita
umana in genere va considerato nella sua causa malvagia,
che è il diavolo, ma può essere anche considerato in Dio,
che permette tutto questo per il pauroso allontanamento
dalla vita divina, che le nazioni europee un tempo
cristiane hanno operato. t la grande apostasia dalla fede.
Gli uomini vengono castigati dalla divina giustizia,
perdendo anche quei beni terreni, che hanno idolatrato al
posto della vita divina, che Dio offriva loro. Da qui
guerre e calamità senza numero che si sono abbattute sul
genere umano in questo ultimo secolo. Da qui il
diffondersi di malattie mortali, come l'Aids, chiaramente
legata nella sua origine a costumi di vita gravemente
immorali. Dio vuole così insegnare al mondo che il rifiuto
della vita celeste sprofonda l'uomo anche nella perdita
della vita terrena, dominata da dinamiche di odio, di
egoismo, di violenza e di divertimento, che conducono
rapidamente alla morte fisica. Questo insegnamento deve
far comprendere che non ci può essere autentico successo
nella lotta a difesa della vita, se molto di più non si
promuove il ritorno alla vita spirituale, all'alleanza tra
Cielo e Terra, come forma piena e vera della vita secondo
il progetto di Dio. Lo Spirito oggi soffia nella Chiesa e
nel mondo in questo senso. Da lui, che è lo Spirito della
vita, procedono nell'unità sia la vita soprannaturale che
quella naturale.
Altro ambito di combattimento
spirituale per i cristiani è l'affermazione della
giustizia, basata sull'amore.
Potremmo considerare la giustizia,
basata sull'amore, come la culla della vita a tutti i
livelli. Vi è una giustizia matrimoniale, fondata
sull'amore reciproco tra marito e moglie; vi è una
giustizia civile, basata sull'amore reciproco che gli
uomini si devono portare fra di loro. Anche nei confronti
di Dio vi è giustizia, quando gli uomini rispondono al suo
amore col proprio amore, mettendolo al primo posto nella
scala delle realtà da amare. Non c'è vera giustizia senza
amore. Non c'è vita senza giustizia basata sull'amore. Il
male s'inserisce come lotta a questo principio eterno come
eterno è Dio. Dio infatti è Giustizia e Amore. Sono questi
due Nomi di Dio. Poiché l'ordine creato è un riflesso dei
Nomi di Dio, la giustizia, basata sull'amore, è la legge
eterna degli esseri intellettuali.
I figli di Dio combattono, perché
regni quest'ordine, mentre i figli del diavolo combattono
in senso contrario, erigendo al posto della vera giustizia
una falsa giustizia, del vero amore un falso amore.
Tutti gli interventi della Chiesa
in campo sociale sono orientati dal grande principio della
giustizia, fondata sull'amore. Nell'ultimo giorno il
giudizio sugli uomini verterà intorno all'osservanza di
questa legge, secondo le parole di Gesù: "Ho avuto fame
e mi avete dato da mangiare... Ho avuto sete e non mi
avete dato da bere" (Mt 25,31-46).
Vorrei
presentare ora alcune vie di combattimento spirituale, su
cui i credenti in Cristo sono ordinariamente impegnati.
Esse sono molteplici. Le situazioni del combattimento
spirituale contro il regno del male sono tali, che ora
richiedono un metodo, ora un altro. Una via, buona in una
circostanza, non è buona in un'altra, che richiede invece
un altro metodo. Quando Cristo mandò i suoi apostoli nel
mondo, diede ad essi il comando di evangelizzare, di
annunziare chiaramente la sua verità e di testimoniarla
con la vita. In questo annunzio vi è incluso il
combattimento contro il mondo del peccato e della
menzogna. L'annunzio poi consiste nella chiara
presentazione della rivelazione di Dio, in forme semplici
o più complesse, al fine di suscitare negli ascoltatori
l'adesione della fede o un rafforzamento di essa.
Questo modo di
combattimento spirituale esclude la polemica e il dialogo,
ma procede per via della nuda esposizione della Verità per
la forza intrinseca che essa ha di attirare l'adesione di
quanti ascoltano. Quando Pietro annunziò per la prima
volta l'affermazione principale della fede cristiana
riguardante la morte e la risurrezione di Cristo, la
grazia di Dio apri i cuori degli ascoltatori e numerosi
aderirono alla fede (cfr. At 2,37-41). Così facevano gli
altri apostoli e così nacque la Chiesa dei credenti.
La polemica
entrò in un secondo tempo nella predicazione della Chiesa.
Essa riproduce la polemica di Cristo contro gli scribi e i
farisei, che tenacemente rifiutavano la sua predicazione e
facevano di tutto per allontanare da lui il popolo. San
Giovanni, in modo particolare, dedica lunghi capitoli alle
polemiche tra Cristo e i suoi contraddittori (cfr. Gv
7-9). San Matteo esprime nella forma drastica del "Guai
a voi, scribi e farisei ipocriti" (Mt 23) il
grado estremo di polemica, a cui Cristo arriva nella sua
predicazione. Essa praticamente culmina nella comminazione
della condanna.
Sulla stessa
linea di Gesù vi è la polemica di Stefano con il Sinedrio,
che cerca di condannarlo allo stesso modo di Cristo. Il
suo discorso è tutto una polemica contro la loro
incredulità (cfr. At 7).
Sia la polemica
di Gesù che quella di Stefano furono la causa della loro
condanna a morte. Il mondo, sentendosi condannato nella
sua totale chiusura alla verità, reagisce, condannando a
morte chi l'accusa in modo così violento.
Possiamo vedere
nella polemica un'arma di combattimento spirituale, anche
se conduce al martirio e può attirare su di sé l'accusa
dell'intransigenza e dell'assolutismo? Mi sembra che l'uso
della polemica da parte di Gesù e di Santo Stefano tolgano
ogni dubbio alla risposta. A volte è necessario combattere
per la Verità e polemizzare contro gli avversari di essa,
anche quando si è perdenti. Si otterrà la vittoria in
altri tempi o su altri piani. Inoltre bisogna considerare
che l'arma della polemica, anche se a volte non convince
gli ostinati, può sostenere i vacillanti e impedire che
cadano nell'errore.
La polemica
rimane comunque un'arma estrema di contraddizione al male.
Essa va usata, poi, con estrema padronanza di sé, senza
cadere nella litigiosità o lasciarsi trasportare da
passioni incontrollate, che nuocerebbero alla causa del
bene piuttosto che favorirla.
Vi è poi la via
del dialogo, che soprattutto ai nostri giorni è molto
praticata come metodo per arrivare all'unità dei cristiani
e alla pacifica convivenza degli uomini di diverse
religioni tra loro.
La via del
dialogo sembra mettere da parte le due precedenti della
nuda presentazione della Verità, che potrebbe dividere
piuttosto che unire e soprattutto l'altra della polemica,
con cui ci si condanna a vicenda.
Soprattutto in
campo ecumenico cristiano è evidente questo passaggio
dalla polemica al dialogo come via che lo Spirito sta
facendo fare a tutte le comunità cristiane per abbattere
il grande male delle loro disunioni. Questo dialogo è
veramente necessario in questo campo e tutti i credenti vi
vedono una via dello Spirito oggi. Questo metodo però non
è il migliore o l'unico in tutte le circostanze. Vi sono
altri ambiti dell'operosità della Chiesa nel suo
combattimento spirituale, dove l'annunzio e la
testimonianza della verità e la polemica sono al primo
posto e più che mai necessarie.
L'annunzio della verità è il modo
ordinario della predicazione della Chiesa. Avviene in ogni
omelia domenicale, nelle catechesi ai fanciulli e agli
adulti, nei corsi di teologia delle nostre facoltà
teologiche. Anche se dà spazio in questi momenti a
dialoghi tra predicatori, insegnanti e ascoltatori, la
Verità di Dio domina sovrana su tutti, come punto di
riferimento, che vuole da parte di tutti l'adesione di
fede.
Anche nel
dialogo ecumenico, che in un primo tempo è volto alla
conoscenza obiettiva delle reciproche posizioni, deve
subentrare poi una ricerca comune della verità di Cristo,
a cui tutti poi debbono aderire per fede.
La polemica,
oggi, rispetto al dialogo, è decisamente in ribasso nelle
vie di evangelizzazione, ma a ben riflettere, essa rimarrà
sempre necessaria dove la predicazione della Verità
incontra opposizioni irriducibili, che in tutti i modi,
astuti o chiaramente disonesti, vogliono mettere a tacere
il Vangelo. Allora bisogna passare chiaramente alla
denuncia, alla polemica, alla condanna, sulla linea di
quanto fecero Gesù e Santo Stefano.
La Chiesa in
tutti i tempi si troverà sempre in opposizione al mondo e
il mondo alla Chiesa. Anche se il termine "dialogo", come
via di evangelizzazione, è nato proprio nel contesto dei
rapporti tra Chiesa e mondo, in pratica questo si rivela
fruttuoso e utile là dove non c'è malafede, ostinato
rifiuto del Vangelo e disonestà da parte del mondo nei
confronti della Chiesa. Là dove il mondo reagisce in
questo modo nei confronti della Chiesa, sarà necessario
prendere l'antica arma della polemica, perché la luce
splenda sempre, anche in mezzo alle tenebre.
Sarà l'unzione
dello Spirito e la saggezza pastorale a suggerire di volta
in volta qual è l'atteggiamento migliore che bisogna
assumere nel combattimento spirituale. Le sommarie
riflessioni qui presentate possono aiutare a questo
discernimento spirituale.
LE FALSE
ALLEANZE CON IL MONDO
La potenza del popolo dei santi,
radunato nella Chiesa, sta nella sua alleanza con il Dio
del Cielo. Di lui i santi danno testimonianza, come colui
che dà vittoria e potenza al suo popolo (cfr. Is 45,
24-25). Più l'alleanza con Dio è vissuta con perfezione
dai membri del popolo di Dio, più la Chiesa assolve al suo
compito di essere sale della terra e luce del mondo,
strumento della salvezza di Dio per il genere umano.
Questa alleanza, però, è
continuamente attaccata dal nemico di Dio e dei santi,
satana. Egli, approfittando della debolezza di fede e dì
morale dei credenti, con l'astuzia che gli è propria,
cerca di offrire ai cristiani alleanze con ideologie e
potenze mondane, che hanno lo scopo nascosto dì
allontanare il cuore dei credenti dalla fedeltà
all'alleanza con Dio.
Questo metodo di attacco da parte del
maligno non è nuovo. Anzi è molto antico. L'Antico
Testamento presenta come una delle cause più frequenti di
decadenza religiosa e morale per Israele l'alleanza che i
capi del popolo santo facevano con le potenze pagane del
tempo e i loro culti religiosi. La fiducia non era più
posta nella sola fede e nell'osservanza dei comandamenti
di Dio, ma nella logica umana del potere dei più forti.
Al tempo del dominio dei Greci
nell'area mediterranea, sorsero da Israele figli empi che
persuasero molti dicendo: "Andiamo e facciamo lega con
le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci
siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali".
Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento; alcuni del
popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede
loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani. Essi
costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze
dei pagani e cancellarono i segni della circoncisione e si
allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle
nazioni pagane e si vendettero per fare il male " (1
Mac 1, 11- 15).
Il popolo santo in quei tempi
sperimentò un tentativo di radicale secolarizzazione della
sua vita ad opera del paganesimo trionfante, favorito da
israeliti infedeli all'alleanza, che in tal modo pensavano
di portare bene alla loro nazione. Il tentativo fallì per
la violenta reazione dei fratelli Maccabei, che, forti
nella fede, condussero alla restaurazione dell'alleanza
con Dio tutto il popolo santo.
I nostri giorni, da un punto di vista
spirituale, non sono molto diversi dai tempi dei fratelli
Maccabei. Richiedono forti personalità spirituali per
contrastare la secolarizzazione della vita, così diffusa,
mediante una nuova evangelizzazione. La tentazione di
alleanze con ideologie o prassi di vita mondana, lontane
dalla fede e dalla legge di Dio, è grande. L' opera più
sottile da parte del mondo oggi è di ridurre il
Cristianesimo ad un compito puramente terreno, anche se
spirituale e morale, svuotando il mistero di Dio e
dell'uomo della loro trascendenza. La rivelazione biblica
e il Cristianesimo, che è la sua forma perfetta, non
sarebbero più la parola intelligibile di Dio al mondo,
dotata del potere di salvare e giudicare l'uomo, ma uno
dei tanti discorsi umani su Dio e l'uomo che il mercato
della cultura religiosa offre agli uomini oggi per
elevarli ad una vita più umana.
Di fronte a questa
minaccia, solo la purezza della fede e della santità,
presenti nel cuore dei cristiani, respingerà il pericolo
di secolarizzare il Vangelo e produrrà nuova fede e nuova
santità negli ambienti scristianizzati dei nostri Paesi.
Perché questo avvenga, è necessario che cresca sempre più
nel cuore dei credenti la convinzione del primato delle
cose celesti sulle cose terrene, della preghiera
sull'azione, della volontà di Dio sulla volontà degli
uomini, della vita eterna sulla vita terrena, di Dio sul
mondo. Solo così il Dio vivente sarà con noi, come lo era
con i nostri padri nella fede, e darà a noi vittoria e
potenza per diffondere il suo regno sulla terra anche ai
nostri giorni.
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