(di Mario Palmaro
e Riccardo Cascioli su La nuova bussola quotidiana)
Quella che segue è una cosa un
po’ insolita, ma essendo l’argomento centrale per la vita
della Chiesa e per il nostro lavoro, ve la proponiamo pur
sapendo di chiedere un notevole impegno a chi vorrà
arrivare fino in fondo. Mario Palmaro, firma ben nota ai
lettori de La Nuova BQ, mi ha scritto una lunghissima
lettera per esprimere pubblicamente la propria
indignazione per la deriva che sta prendendo la Chiesa,
soprattutto di fronte all’offensiva omosessualista che sta
interessando tutto il mondo.
Alla lettera segue una mia risposta, che non vuol chiudere
il discorso, ma aprirlo anche ad altri contributi.
Palmaro, insieme al suo amico e collega Alessandro
Gnocchi, nei mesi scorsi è stato al centro di polemiche
per una serie di articoli scritti su Il Foglio, in cui
criticava duramente papa Francesco. Lo stesso Papa gli ha
poi telefonato a casa per chiedergli notizie della sua
salute, avendo saputo che Palmaro è stato colpito da una
gravissima malattia. Colgo perciò questa occasione per
chiedere a tutti i lettori di pregare per lui.
Caro direttore,
ho letto il tuo editoriale del 3 gennaio – “Renzi, se
questo è il nuovo che avanza” – e non posso che
condividere la tua analisi sulla figura del nuovo
segretario del Pd, sulla sua furbizia disinvolta, sul suo
trasformismo, sulle contraddizioni inevitabili tra il suo
dirsi cattolico e il promuovere cose che contrastano non
solo con il catechismo ma con la legge naturale. Aggiungo
i miei complimenti per quello che fai da tempo con la
Bussola su questa frontiera dell’offensiva omosessualista
e non voglio rimproverarti nulla.
Però avverto la necessità di scrivere a te e ai lettori
ciò che penso. In tutta sincerità: ma il nostro problema è
davvero Matteo Renzi? Cioè: noi davvero potevamo
aspettarci che uno diventa segretario del Partito
democratico, e poi si mette a difendere la famiglia
naturale, la vita nascente, a combattere la fecondazione
artificiale e l’aborto, a contrastare l’eutanasia? Ma,
scusate lo avete presente l’elettorato del Pd, cattolici
da consiglio pastorale, suore e parroci compresi? Secondo
voi, quell’elettorato che cosa vuole da Renzi? Ma è ovvio:
i matrimoni gay e le adozioni lesbicamente democratiche.
Ma, scusate, avete mai ascoltato in pausa pranzo
l’impiegato medio che vota a sinistra? Secondo voi, vuole
la difesa del matrimonio naturale o vuole le case popolari
per i nostri fratelli omosessuali, così orribilmente
discriminati? Smettiamola di credere che il problema siano
Niki Vendola o i comunisti estremisti brutti e cattivi, e
che l’importante è essere moderati: qui i punti di
riferimento dell’uomo medio sono Fabio Fazio e Luciana
Littizzetto, le coop e Gino Strada, Enzo Bianchi ed
Eugenio Scalfari. Renzi mette dentro nel suo frullatore
questi ingredienti essenziali del suo elettorato,
miscelandoli con dosi omeopatiche di don Ciotti e don
Gallo, e il risultato è il beverone perfetto che tiene
insieme la parrocchietta democratica e l’Arcigay.
Aspettarsi qualche cosa di diverso da lui sarebbe stupido.
Lo scandalo, scusate, è un altro. Di fronte a Renzi che fa
il Segretario del Pd e strizza l’occhio ai gay, lo
scandalo è ascoltare gli esponenti del Nuovo Centro Destra
che dicono: “Le unioni civili non sono delle priorità del
governo”. Capite bene? Non è che l’NCD salta come una
molla e intima: noi queste unioni non le voteremo mai. No:
dice che non sono una priorità. Uno incontra Hitler che
dice: voglio costruire le camere a gas, e che cosa gli
risponde: “Adolf, ma questa non è una priorità”.
Facciamole, facciamole pure, ma con calma. Ho visto al Tg1
il cattolico ministro Lupi che spiegava la faccenda. Volto
imbarazzatissimo, l’occhio terrorizzato di uno che pensa
(ma posso sbagliarmi): mannaggia, mi tocca parlare di
principi non negoziabili e di gay, adesso mi faranno fare
la stessa fine di Pietro Barilla, mi toccherà lasciare il
mio ministero così strategico e così importante, con il
quale posso fare tanto bene al mio Paese. E al mio
movimento. Ed eccolo rifugiarsi, Lupi come tutti gli altri
cuor di leone del partito di Angiolino e della Roccella,
nella famosa faccenda delle priorità: no, le unioni civili
non sono una priorità. Palla in calcio d’angolo, poi dopo
vediamo. Ovviamente poi c’è il peggio: allo stesso Tg1
c’era Scelta Civica che intimava: dobbiamo difendere i
diritti delle persone omosessuali. Scelta civica… credo si
tratti di quello stesso partito che fu costruito a furor
di Todi 1 e Todi 2, e che i vescovi italiani avevano
eretto a nuovo baluardo dei valori non negoziabili dietro
la cattolicissima leadership di Mario Monti. Poi c’è il
peggio del peggio, e nello stesso Tg c’era una tizia di
Forza Italia che trionfante annunciava che loro avrebbero
miscelarlo le loro proposte sui diritti dei gay con quelle
di Renzi. Ho udito qualche rudimentale rullo di tamburo
contro le unioni civili dalle parti della Lega di Salvini,
flebilmente da Fratelli d’Italia. Punto.
No, caro direttore, il mio problema non è Matteo Renzi. Il
mio problema è la Chiesa cattolica. Il problema è che in
questa vicenda, in questo scatenamento planetario della
lobby gay, la Chiesa tace. Tace dal Papa fino all’ultimo
cappellano di periferia. E se parla, il giorno dopo Padre
Lombardi deve rettificare, precisare, chiarire,
distinguere. Prego astenersi dal rispolverare lettere e
dichiarazioni fatte dal Cardinale Mario Jorge Bergoglio
dieci anni fa: se io oggi scopro mio figlio che si droga,
cosa gli dico: “vai a rileggerti la dichiarazione
congiunta fatta da me e da tua madre sei anni fa in cui ti
dicevamo di non drogarti”? O lo prendo di petto e cerco di
scuoterlo, qui e ora, meglio che posso?
Caro direttore, in questa battaglia, dov’è la conferenza
episcopale, dove son i vescovi? Silenzio assordante. Anzi,
no: monsignor Domenico Mogavero – niente meno che
canonista, vescovo di Mazara del Vallo ed ex
sottosegretario della Cei – ha parlato, eccome se ha
parlato: “La legge non può ignorare centinaia di migliaia
di conviventi: senza creare omologazioni tra coppie di
fatto e famiglie, è giusto che anche in Italia vengano
riconosciute le unioni di fatto”. Per Mogavero, “lo Stato
può e deve tutelare il patto che due conviventi hanno
stretto fra loro. Contrasta con la misericordia cristiana
e con i diritti universali – osserva – il fatto che i
conviventi per la legge non esistano. Oggi, se uno dei due
viene ricoverato in ospedale, all’altro viene negato
persino di prestare assistenza o di ricevere informazioni
mediche, come se si trattasse di una persona estranea”.
Conclude il vescovo: “Mi pare legittimo riconoscere
diritti come la reversibilità della pensione o il subentro
nell’affitto, in virtù della centralità della persona. E’
insostenibile – sottolinea Mogavero – che per la legge il
convivente sia un signor Nessuno”. E per la Chiesa, sul
cui tema è stata già invitata a riflettere da papa
Francesco, in vista del Sinodo straordinario sulla
famiglia, “senza equipararle alle coppie sposate, non ci
sono ostacoli alle unioni civili”. Amen.
Capisci, caro direttore? Fra poco prenderanno mio figlio
di sette anni e a scuola lo metteranno a giocare con i
preservativi e i suoi genitali, e la Chiesa di che cosa mi
parla? Dei barconi che affondano a Lampedusa, di Gesù che
era un profugo, di un oscuro gesuita del ‘600 appena
beatificato. No, il mio problema non è Matteo Renzi. Caro
direttore, dov’è in questa battaglia l’arcivescovo di
Milano Angelo Scola? Fra poco ci impediranno di dire e di
scrivere che l’omosessualità è contro natura, e Scola mi
parla del meticciato e della necessità di comprendere e
valorizzare la cultura Rom. E’ sempre l’arcivescovo di
Milano che qualche settimana fa ha invitato nel nostro
duomo l’arcivescovo di Vienna Schoenborn: siccome in
Austria la Chiesa sta scomparendo, gli hanno chiesto di
venire a spiegare ai preti della nostra diocesi come si
ottiene tale risultato, qual è il segreto. Del tipo:
questo allenatore ha portato la sua squadra alla
retrocessione, noi lo mettiamo in cattedra a Coverciano. E
guarda la coincidenza, fra le altre cose: Schoenborn – che
veste il saio che fu di San Domenco e di Tommaso d’Aquino
– è venuto a spiegare ai preti ambrosiani che lui è
personalmente intervenuto per proteggere la nomina in un
consiglio parrocchiale di due conviventi omosessuali. Li
ha incontrati e, dice Shoenborn, “ho visto due giovani
puri, anche se la loro convivenza non è ciò che l’ordine
della creazione ha previsto”. Ecco, caro direttore, questa
è la purezza secondo un principe della Chiesa all’alba del
2014. E il mio problema dovrebbe essere Matteo Renzi e il
Pd? Prenderanno mio figlio di sette anni e gli faranno il
lavaggio del cervello per fargli intendere che
l’omosessualità è normale, e intanto il mio arcivescovo
invita in duomo un vescovo che mi insegna che due gay
conviventi sono esempi di purezza?
E vado a finire. Matteo Renzi che promuove le unioni
civili è il prodotto fisiologico di un Papa che mentre
viaggia in aereo si fa intervistare dai giornalisti e
dichiara: “Chi sono io per giudicare” eccetera eccetera.
Ovviamente, lo so anche io che non c’è perfetta identità
fra le due questioni, che il Papa é contrario a queste
cose e che certamente ne soffre, e che è animato da buone
intenzioni. Però i fatti sono fatti. A fronte di quella
frasetta epocale in bocca a un papa – “chi sono per
giudicare” - ovviamente si possono scrivere vagonate di
articoli correttivi e riparatori, cosa che le truppe
infaticabili di normalisti hanno fatto e stanno facendo da
mesi per spiegare che va tutto ben madama la marchesa. Ma
tu ed io sappiamo bene, e lo sa chiunque conosca i
meccanismi della comunicazione, che quel “chi sono io per
giudicare” è una pietra tombale su qualunque combattimento
politico e giuridico nel campo del riconoscimento dei
diritti degli omosessuali. Se fossimo nel rugby, ti direi
che ha guadagnato in pochi secondi più metri a favore
della lobby gay quella frasetta di Papa Francesco, che in
decenni di lavoro tutto il movimento omosessualista
mondiale. Ti dico anche che vescovi come Mogavero,
all’ombra di quella frasetta sul “chi sono io per
giudicare” possono costruire impunemente castelli di
dissoluzione, e a noi tocca solo tacere.
Intendiamoci: sarebbe da stolti imputare al Papa o alla
Chiesa la colpa che gli stati di tutto il mondo stiano
normalizzando l’omosessualità: questa marea montante è
inarrestabile, non si può fermarla. La ragione è semplice:
Londra e Parigi, New York e Roma, Bruxelles e Berlino sono
diventate una gigantesca Sodoma e Gomorra. Il punto però è
se questo noi lo vogliamo dire e lo vogliamo contrastare e
lo vogliamo denunciare, oppure se vogliamo fare i furbi e
nasconderci dietro il “chi sono io per giudicare”. Il
punto è se anche Sodoma e Gomorra planetari debbano essere
trattati con il linguaggio della misericordia e della
comprensione. Ma allora, mi chiedo, perché non riservare
la stessa misericordia anche ai trafficanti di armi
chimiche, agli schiavisti, agli speculatori finanziari?
Sono poveri peccatori anche loro? O no? O devo chiedere a
Schoenborn di incontrarli a pranzo e di valutare la loro
purezza? Caro direttore, la situazione ormai è
chiarissima: qualsiasi politico cattolico o intellettuale
o giornalista che anche volesse combattere sulla frontiera
omosessualista, si troverà infilzato nella schiena dalla
mistica della misericordia e del perdono. Siamo tutti
totalmente delegittimati, e qualsiasi vescovo, prete,
teologo, direttore di settimanale diocesano, politico
cattolico-democratico può chiuderci la bocca con quel “chi
sono io per giudicare”. Verrebbe impallinato da un
Mogavero qualsiasi come un fagiano da allevamento in una
battuta di caccia.
Caro direttore, il nostro problema non è Matteo Renzi. Il
nostro, il mio problema è che l’altro giorno il Santo
Padre ha detto che il Vangelo “non si annuncia a colpi di
bastonate dottrinali, ma con dolcezza.” Anche qui, prego
astenersi normalisti e perditempo: lo so anche io che
effettivamente il Vangelo si annuncia così – a parte il
fatto che Giovanni il Battista aveva metodi suoi piuttosto
bruschi, e nostro Signore lo definisce “il più grande fra
i nati di donna” – ma tu sai benissimo che con quella
frasetta siamo, tu ed io, tutti infilzati come baccalà. Tu
ed io che ci siamo battuti e ci battiamo contro l’aborto
legale, contro il divorzio, contro la fivet, contro
l’eutanasia, contro le unioni gay, e contro i politici
furbi come Matteo Renzi che quella roba la promuovono e la
diffondono. Ecco, tu ed io siamo, irrimediabilmente, dei
randellatori di dottrina, della gente senza carità, degli
eticisti, degli “iteologi” dice qualche giornalista di
cielle. E fenomeni come La Bussola e come Il Timone sono
esemplari anacronistici di questa mancanza di carità, di
questo rigore morale impresentabile. E non basteranno gli
sforzi quotidiani e titanici dei normalisti per sottrarre
queste testate alla delegittimazione da parte del
cattolicesimo ufficiale, perché tutti gli esercizi di
equilibrismo e di tenuta dei piedi in due staffe si
concludono sempre, prima o poi, con un tragico volo nel
vuoto.
Penso anche che il problema – scusa il fatto personale -
non siano Gnocchi e Palmaro, brutti sporchi e cattivi, che
sul Foglio hanno scritto quello che hanno scritto: io lo
riscriverei una, dieci, cento mille volte, perché
purtroppo tutto si sta compiendo nel modo peggiore, molto
peggiore di quanto noi stessi potessimo prefigurare.
Ecco, caro direttore, perché il mio problema, e il
problema tuo, dei cattolici e della gente semplice, non è
Matteo Renzi. Il problema è nostra Madre la Chiesa, che ha
deciso di mollarci nella giungla del Vietnam: gli
elicotteri sono ripartiti e noi siamo rimasti giù, a farci
infilzare uno dopo l’altro dai vietcong relativisti. Per
me, non mi lamento, per le ragioni che sai. E poi perché
preferisco mille volte essere rimasto qui, ad aspettare i
vietcong, piuttosto che salire su quegli elicotteri.
Magari con la promessa in contropartita di uno strapuntino
in qualche consulta clericale tipo Scienza e Vita, o con
l’illusione di tessere la tela dentro nel palazzo del
potere ufficiale insieme a tutti gli altri movimenti
ecclesiali. O con la pazza idea – scritta nero su bianco –
che, sì, Gnocchi e Palmaro magari c’hanno ragione ma non
dovevano dirlo, perché certe verità non vanno dette, anzi
vanno addirittura negate pubblicamente per confondere il
nemico.
No, io non mi lamento per me. Mi rimane però il problema
di quel mio figlio di sette anni e di altri tre già più
grandi, ai quali io non voglio e non posso dare come
risposta i barconi che affondano a Lampedusa, i gay
esempio di purezza del cardinale Shoenborn, il meticciato
e l’elogio della cultura rom del cardinale Scola, il
disprezzo per le randellate dottrinali secondo Papa
Francesco, Mogavero che fa l’elogio delle unioni civili. A
questi figli non posso contare la favola che il problema
si chiama Matteo Renzi. Che per lui, fra l’altro, bastano
dieci minuti ben fatti di Crozza.
Caro direttore, caro Riccardo, perché mai ti scrivo tutte
queste cose? Perché questa notte non ci ho dormito. E
perché io voglio capire – e lo chiedo ai lettori della
Bussola – che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa
perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi.
Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta
la loro indignazione. Attenzione: io mi rivolgo ai singoli
cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai
movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di
amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando
la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto
tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o
meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: qui io
faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore,
alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo
tardi.
Questo ti dovevo, carissimo Riccardo. Questo dovevo a
tutti quelli che mi conoscono e hanno ancora un po’ di
stima per me e per quello che ho rappresentato,
chiedendoti scusa per aver abusato della pazienza tua e
dei lettori.
Mario Palmaro
Caro Mario,
ti ringrazio di questa lettera, che pubblico volentieri
malgrado tu avessi qualche dubbio, anzitutto perché sei un
amico che stimo e, secondo, perché mi permette di fare
chiarezza sulle questioni di fondo che poni e che sono
centrali anche per la missione de La Nuova BQ.
Preciso subito due aspetti per me secondari, per poi
passare al nodo della questione. Primo: non ho mai detto
che noi abbiamo un problema Renzi, al massimo Renzi sarà
un problema per chi lo vota. Se ho scritto di Renzi è per
due motivi: siamo un quotidiano e seguiamo le notizie
giorno per giorno, non c’è dubbio che in questi giorni le
proposte politiche del leader Pd siano la principale
notizia politica; inoltre molti cattolici sono affascinati
da questa figura emergente, ed era bene puntualizzare che
per quello che ci sta a cuore non c’è proprio nulla di
nuovo nel suo programma, rispetto ai classici temi della
sinistra. E, come già detto chiaramente, i princìpi non
negoziabili sono parte del Magistero della Chiesa e non
sono soggetti a mode pastorali.
Seconda questione: non credo sia corretto fare di ogni
erba un fascio per quel che riguarda sia i politici sia i
vescovi. Se la legge sull’omofobia è stata frenata è anche
perché alcuni deputati e senatori del centro-destra si
sono spesi senza riserve. Questo mi sembra giusto
riconoscerlo, così come si nota che tanti politici che ci
tengono a definirsi cattolici lavorano per il “nemico”.
Inoltre sulle proposte di Renzi c’è anche chi dal Nuovo
Centro Destra ha detto parole chiare. Poi vedremo a conti
fatti a cosa sarà stata data la priorità. Anche il
panorama dei vescovi non è tutto uguale: senza fare nomi,
sappiamo che alcuni vescovi italiani in questi giorni
hanno detto parole chiare su unioni civili e unioni tra
persone dello stesso sesso, anche se la stragrande
maggioranza di loro ignora la questione e diversi altri
esprimono posizioni in aperto contrasto col Magistero,
come del resto ieri non abbiamo mancato di rilevare.
Parlando di vescovi, entriamo però subito nella vera
questione che la tua lettera pone, ovvero la Chiesa. Una
Chiesa ormai in ritirata davanti all’ideologia mondana, di
cui questa ondata omosessualista è l’aspetto oggi più
eclatante e invasivo; una Chiesa che parla di altro mentre
si sta distruggendo l’uomo nella sua essenza, l’essere
fatto a immagine e somiglianza di Dio. Il vero nemico è
dentro, tu dici, la Chiesa trema alle fondamenta; e tale
pensiero diventa insopportabile pensando al futuro dei
tuoi figli.
Ci sono molte cose vere in ciò che dici, caro Mario, e sai
che anche La Bussola non è tenera con certi personaggi e
certe idee. Ma credo anche che alla tua descrizione manchi
una parte, quella più importante. Ovvero la certezza che a
guidare la Chiesa è Cristo, che la Chiesa non è opera di
uomini anche se l’opera degli uomini è indispensabile.
Solo questa certezza ci rende liberi e lieti pur davanti
ai problemi enormi che ci sovrastano, solo questa
convinzione vissuta ci dà la forza di sostenere una
battaglia impari dove il fuoco amico è diventato più
pericoloso di quello nemico.
Del resto che nella Chiesa le cose vadano a rovescio non
lo scopriamo certo noi. Ad affermarlo con molta chiarezza
fu Paolo VI in quella famosa omelia per la festa dei santi
Pietro e Paolo del 1972: «Da qualche fessura il fumo di
Satana è entrato nel tempio di Dio… Si credeva che dopo il
Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia
della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di
tempesta, di buio». E qualche anno dopo – settembre 1977,
pochi mesi prima di morire – al suo amico Jean Guitton
aggiungeva: «Ciò che mi colpisce, quando considero il
mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo
sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non
cattolico».
Ma Paolo VI non finisce qui, in questa descrizione
scoraggiante. Nel prevedere che questo «pensiero non
cattolico» nella Chiesa diventi maggioritario, aggiunge
però: «Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della
Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto
piccolo esso sia».
Il pensiero della Chiesa è quello del Magistero, è quello
del Catechismo, non importa quanti continueranno a
seguirlo. A noi è chiesto soltanto questo. Non importa se
gli elicotteri sono partiti e ci hanno lasciati lì in
balia dei vietcong, per stare alla tua metafora, noi
sappiamo solo che dobbiamo fare bene il lavoro a cui siamo
stati chiamati perché è a Lui che alla fine – prima o dopo
– dovremo rendere conto. Come diceva Benedetto XVI
nell’enciclica Spe Salvi il pensiero del Giudizio Finale
dovrebbe sempre accompagnarci, non per metterci paura ma
per sostenerci e consolarci.
Non esiste un popolo cattolico chiamato a ribellarsi
contro i suoi governanti indegni – e dopo la ribellione
cosa si fa? –, esiste una sola Chiesa fatta di peccatori e
traditori ma resa santa dalla guida di Cristo, e dove
tutti – dal Papa all’ultimo dei battezzati – sono chiamati
alla conversione.
E la Chiesa è tale in quanto unita intorno al Papa. Certo,
si può anche sentire di non avere quella sintonia con il
Pontefice che sarebbe auspicabile; certo, le scelte
pastorali possono anche essere discusse, e si può mostrare
perplessità davanti a indirizzi e nomine. Ma sempre avendo
ben presente che il Papa non è il presidente della
Repubblica, rappresenta Cristo ed è per questo che lo
seguiamo. L’unità della Chiesa è il bene supremo, e
l’unità si fa intorno al Papa, che è infallibile nel
definire la verità rivelata: «Il Papa non può errare
nell’insegnarci le verità rivelate da Dio», diceva il
Catechismo di San Pio X, e questo è anzitutto quello che
conta. La storia della Chiesa ci insegna che nei secoli
sono stati in tanti ad avere ragione contro la mondanità
di vescovi e papi (certi atteggiamenti non sono nati
oggi), ma chi ha privilegiato le proprie ragioni rispetto
all’unità ha solo provocato disastri, si è perso e ha
fatto perdere molti altri. Chi invece si è sacrificato per
l’unità della Chiesa, ha trovato poi valorizzate anche le
sue ragioni.
Nelle prossime settimane avremo modo di tornare su alcuni
aspetti dell’attuale pontificato, però è anzitutto
importante evitare di giudicarlo dagli articoli di
Repubblica, Corriere, Avvenire e così via. Lo so anch’io
che quello che passa nell’opinione pubblica sono i titoli
dei giornali mentre i discorsi, le omelie, i documenti non
li legge nessuno (o quasi), però credo che il nostro
sforzo sia anzitutto quello di presentare con chiarezza i
contenuti veri dei suoi interventi. E’ quello che La Nuova
BQ cerca di fare sistematicamente. Poi si potrà discutere
di un passaggio o di una affermazione, si potrà anche
esprimere perplessità su certi contenuti, ma almeno che
sia su ciò che il Papa ha veramente detto e non su quello
che altri decidono di fargli dire.
Caro Mario,
possiamo ben convenire sul fatto che la situazione della
Chiesa è drammatica e le cose volgono al peggio, ma la
certezza di cui sopra fa sì che l’arma principale per
“reagire” non sia quella della pubblica indignazione,
quanto quella della preghiera e della penitenza. Come
disse Benedetto XVI nel famoso discorso al mondo della
cultura francese nel 2008, parlando dell’esperienza del
monachesimo benedettino, «nella confusione dei tempi»
l’unico obiettivo deve essere «quaerere Deum, cercare
Dio». Tutto il resto ci verrà dato di conseguenza.
Riccardo Cascioli |