La Provvidenza ha disposto
una regola architettonica secondo la quale, nella natura,
ciò che è prezioso tende ad esser raro, o, in altri
termini, costuma la qualità è solita esser inversamente
proporzionale alla quantità. Infatti, nel regno minerale,
l'oro è molto meno abbondante del ferro. E, in quello
vegetale, le piante fiorite costituiscono una piacevole
eccezione nel mezzo del panorama delle monotone savane e
boschi di conifere che coprono buona parte della
superficie della terra.
L’ordine soprannaturale,
però, non è retto da questa legge, soppiantato come è
stato dall'infinita misericordia divina. Così, noi
cristiani abbiamo a nostra disposizione un tesoro nel
contempo accessibile, prezioso e inesauribile.
Lo compongono, in primo
luogo, i sette Sacramenti, istituiti da Cristo stesso,
indispensabili per ottenere la vita eterna. Si distingue
tra loro l'Eucaristia, la cui dottrina ci è stata
ricordata recentemente dal Papa, in quanto essa non è
debitamente compresa in tutto il suo valore e rilevanza
per la nostra esistenza.
Tuttavia, oltre ai
Sacramenti - i più preziosi gioielli di questo benedetto
tesoro -, esistono "gemme" e "perle" di minor valore, ma
non per questo degne di disprezzo: sono i sacramentali.
Non importa che si tratti
di un avvocato o di una professoressa, di casalinga o di
un lavoratore muratore, di un medico o di una scienziata.
Qualunque sia la nostra professione o situazione, tutti i
cattolici devono vivere coscienti della propria condizione
di battezzati, membri della Santa Chiesa, cercando, di
conseguenza, di santificare tutti gli atti della vita
quotidiana: lavoro, studi, conversazioni, refezioni,
viaggi e anche i momenti di svago.
Non per nulla il Magistero
ecclesiastico ha recentemente insistito sulla necessità di
sacralizzare tutti gli aspetti della nostra esistenza
terrena: Pio XII ha invitato i laici all'arduo compito
della consecratio mundi; Paolo VI ha fatto sua
questa espressione, utilizzandola in diversi documenti; ed
il Concilio, attraverso la Lumen gentium, convoca
tutti ad agire santamente, come adoratori che consacrano a
Dio il proprio mondo (cfr. Lumen gentium, n.34). Si
tratta, usando le parole di Giovanni XXIII, di "impregnare
di Cristianesimo" l'ordine temporale (cfr. Mater
etmagistra, n.231).
Per la realizzazione di
questo compito, la Chiesa offre, tra gli altri strumenti,
l'inestimabile ausilio dei sacramentali. Essi santificano
dagli avvenimenti più solenni della vita, come la
professione religiosa o la consacrazione delle vergini,
fino agli atti più ordinari, come sono le refezioni.
Figurano anche, tra loro, certi oggetti come le campane
delle chiese, gli ulivi della Domenica delle Palme o
l'acqua benedetta.
Pur essendo vero che, in
senso stretto, i sacramentali non sono indispensabili alla
nostra salvezza, tuttavia, se uno li disprezza non starà
trascurando la sua santificazione e si starà comportando
come lo stolto che, davanti ad una cassa piena di oro,
diamanti, zaffiri, rubini e smeraldi, gira le
spalle?
Tratto
da: Salvami Regina – Agosto 2010 |