Nel xii° secolo,
un manipolo di uomini, cavalieri
laici, guidati da Ugo di Payens,
ripugnati dalla mentalità della loro
classe sociale di provenienza, che si
erigeva a raggiungere il suo fine al
di fuori di Dio, mirando solo al
proprio vantaggio, al potere e al
dominio sull’altro, con profondo
disprezzo del prossimo, decidono un
cambiamento radicale della loro vita;
si prefissano l’obiettivo di
rovesciare la consuetudine di pensiero
del loro tempo (ma che e’ anche del
nostro), intenta a soddisfare
l’appetito dei sensi carnali e la
bramosia del profitto.
Desiderano vivere
imitando quel Dio che si è fatto
carne, e pur essendo re dei re,
insegna agli uomini cosa vuol dire
esercizio del potere: Lui, il potere,
lo eserciterà dalla Croce: si fa servo
e povero, e si annienta; Lui, il
Creatore dell’Universo, da la sua vita
per salvare tutta l’umanità, passata,
presente e futura. e lo fa per un
motivo solo:
perché Dio è
amore.
Non l’amore
affettivo, sentimentale o mercenario
come lo intendiamo noi. Dio dona la
sua vita per tutti, anche per i
nemici, quelli che lo hanno trafitto,
o continuano a farlo. Questa è la
follia della Croce; quello che per gli
uomini appare un fallimento, una
sconfitta, per Dio è la vittoria; è la
carta vincente. Questo è l’amore come
lo intende Dio, e che noi conosciamo
con la parola “carità”; e questa è la
vita scelta dai templari. Non un
avere, o un prendere, ma un darsi.
la spiritualità
centrale dei cavalieri del tempio è
tratta, almeno nella sua struttura
portante, dai seguenti passi della
Sacra Scrittura: “Sono stato
crocifisso con Cristo. non sono più io
che vivo, ma Cristo vive in me” e:
“Come Cristo ha dato la vita per noi,
anche noi dobbiamo dare la vita per i
fratelli”.
Quali sono i
nostri fratelli?
Per il fatto che
condividiamo la medesima natura umana,
divinizzata dal Dio fattosi uomo, ogni
nostro prossimo che incontriamo è
fratello, e in lui, nel nostro
fratello, vediamo la presenza di
Cristo stesso.
E sappiamo che
Gesù dice: “Ogni cosa avete fatto, o
non avete fatto a uno di questi miei
fratelli, l’avete fatto, o non l’avete
fatto a me”.
Vedete come si
oppone la logica del mondo da questo
originale stile di vita, che come dice
san Bernardo di Chiaravalle, ultimo
dei Padri della Chiesa: “nasce dalle
Sacre Scritture e per volere dello
Spirito Santo”.
Questi asceti,
innamorati di Cristo, che pur
scegliendo di rimanere nel loro stato
di laici, abbracciano in un singolare
connubio, il contemplativo amore di
Maria all’azione eroica di Marta,
nella via dell’umiltà, nella povertà
volontaria di Spirito e in Obbedienza
a Dio, aprono un itinerario della
mente e dello spirito ben definito, il
cui frutto è la costante conversione
morale, del cuore e dei costumi;
l’incontro vero col Cristo risorto,
l’unione sempre più intima con lui.
Gesù ha detto che
i tiepidi li vomita. Li preferisce
caldi o freddi; la sequela al Cristo
comporta una scelta definitiva,
radicale, totale. sembra che oggi ci
siano molti cristiani tiepidi, che
dichiarano di essere seguaci di
Cristo, ma in parole e opere
aderiscono alle inclinazioni malsane
del mondo, che coltiva una cultura di
morte, e non di vita.
San Bernardo che
è un cavaliere, e tale resterà nel suo
carattere anche dopo l’entrata nel
chiostro, è un uomo solido nella fede,
maturo in Cristo; intuisce quello che
stà nascendo, e lui che aspira a
promuovere la cristianità in tutti gli
strati sociali del suo tempo, convinto
che il buon lievito, per fermentare la
pasta, debba coinvolgere anche il
mondo laico, coglie al volo
l’occasione, abbraccia con tutto il
suo vigore questo nuovo ideale di vita
che nasce dal Vangelo, lo sente suo e
lo sviluppa, redigendo un trattato che
sarà destinato a superare l’oceano dei
secoli, il: “libro ai Cavalieri del
Tempio – l’Elogio della Nuova
Milizia”.
Questo
cristianesimo coraggioso e virile, a
perfetta imitazione di Cristo,
concepito da san Bernardo, prenderà
forma in questa sua nuova figura di
cavalieri, che il mondo non aveva mai
conosciuto prima e che, come li ha
definiti lui: “ardono tutti del
medesimo zelo per la casa del
Signore”, ornati non di oro, ma di
virtù.
Il codice
cavalleresco templare è strutturato
affinché i laici, che per vocazione,
si identificano in maniera stabile e
definitiva, in un così elevato stato
di vita, vivano nel mondo, ma senza
appartenere al mondo; vivano come se
fossero monaci, pur non essendolo, e
non monaci qualsiasi, ma monaci
Cistercensi, ovvero rinunciando al
lusso e alla vita comoda; alle
agiatezze e a qualsiasi privilegio
sociale, ritornando alla terra,
partendo dal basso, dall’essenzialità;
pongono Dio al centro della loro vita,
secondo il modello Evangelico dei
primi cristiani, ispirato dalla Regola
di san Benedetto.
Ugo di Payens,
che si definisce Ugo peccatore, come
lo siamo noi tutti, nella sua lettera
rivolta ai templari, afferma che loro,
quali membri del corpo di cristo, che
è la Chiesa, rappresentano i piedi.
I piedi sono
considerati la parte più umile del
corpo, e sono a contatto con la terra;
Dio stesso ha voluto essere a contatto
con la terra, quando ha assunto la
nostra natura umana: un corpo mortale,
fatto di terra, come il nostro;
identico al nostro in tutto, eccetto
il peccato.
E' ingaggiato un
incessante combattimento spirituale
fino al sangue, che vince le
tentazioni del Diavolo e il proprio
egoismo, spezza le inclinazioni al
male, che consistono nel preferire i
beni temporali a quelli eterni, e
disarma il peccato, e con esso
l’Inferno, che altro non è se non la
separazione volontaria e definitiva
dall’amore di Dio, dalla sua grazia.
Attraverso questo
cammino di perfezione plasmato per i
cavalieri del tempio, lo Spirito Santo
chiama chi lo ascolta, purifica il
cuore, fortifica le facoltà umane,
procura la padronanza di se, e rende
l’uomo idoneo alla partecipazione alla
natura Divina; lo fa crescere nella
Fede, nella Speranza e nella Carità.
Il carattere dei
templari nasce dai Sacramenti e dalla
Preghiera; in particolare dal
frequente accostamento ai Sacramenti
della Riconciliazione e
dell’Eucaristia; dallo Spezzare del
Pane e della Parola, e dalla recita
della Liturgia delle Ore, che è
l’opera stessa di Dio (l’Opus Dei), ed
è la continuazione del Sacrificio di
Cristo immolato sull’Altare.
Da questa fonte
d’acqua di vita eterna che sgorga
incessantemente dal costato di Cristo,
crescono in questi cavalieri le virtù,
doni dello Spirito Santo, che li
rendono prudenti nel discernere il
vero bene, giusti nel dare a Dio e al
prossimo ciò che è loro dovuto, forti
nel sacrificare la propria vita per
difendere una giusta causa, sobrii nel
moderare l’attrattiva dei piaceri, e
capaci di equilibrio nell’uso dei beni
creati.
Le virtù sono
l’uso retto delle facoltà umane che il
Signore ha dato a ciascuno di noi per
compiere il bene, secondo i suoi
precetti; l’esatto contrario sono i
vizi. la palestra dei templari mira a
convergere le facoltà nelle virtù,
lottando contro le suggestioni del
male.
San Bernardo dice
che se l’intenzione è giusta e retta,
secondo Dio, l’azione non può essere
cattiva.
Il campo
d’azione di questi atleti dello
Spirito, si svolge su tre pilastri
fondamentali:
1) soccorrere i
deboli, gli indifesi e la chiesa;
2) servire i
poveri e i miseri, sia nelle necessità
temporali che spirituali;
3) difendere,
custodire integro, e diffondere il
deposito della fede cattolica
trasmessa dagli apostoli, e la Terra
Santa, soprattutto con la coerenza
della vita.
La terra santa
non è solo la Gerusalemme terrena:
tutti noi, in virtù del Battesimo
siamo Tempio dello Spirito Santo,
dimora consacrata a Dio, siamo la casa
di Cristo ove lui abita, noi stessi
siamo Terra Santa; il Padre, per
poterci salvare, deve vedere in noi
quello che vede nel suo Figlio
Unigenito, e noi dobbiamo comportarci
come Cristo si è comportato. questo è
essere Templari.
I due templari
sopra un unico cavallo, antico sigillo
dell’ordine, rappresentano l’unità che
deve caratterizzare gli autentici
seguaci di Cristo, e l’umiltà, l’unico
cammino che conduce a Dio, che
Giacobbe, in sogno, ha visto come
scala, ove gli angeli scendono e
salgono), e che si identifica
senz’altro nella Croce del Signore,
che non è strumento di morte, di
tristezza o di oscurità, ma di vita,
di luce e di speranza; un ponte umile
nelle sembianze, apparente segno di
disfatta agli occhi del mondo, ma
l’unico che collega la terra al cielo;
terrore degli angeli ribelli, che alla
sola pronuncia del nome della Croce le
forze degli inferi tremano.
Uniti a
Cristo, come la testa al corpo, i
templari compiono tre azioni
fondamentali, che li identificano nel
loro carisma:
1) l’azione
liturgica del Sacrificio della Messa,
ovvero di Passione, Morte e
Risurrezione del Signore e la
continuazione di questo agire, che è
la recita dell’Ufficio Divino, per
collaborare con Dio alla sua opera di
salvezza del mondo intero; in questo
modo i templari pregano non soltanto
per la loro salvezza e santificazione,
ma anche per la salvezza di chi non
prega e di chi non ha più speranza;
2) portano la
testimonianza, come ha fatto Cristo
sulla croce;
3) sacrificano
tutto se stessi a servizio della
carità.
Non hanno paura
di morire, perché sono già morti alle
illusioni delle finte sicurezze, e
dell’effimero paradiso artificiale
creato in questo mondo che passa, e
che è tutto un inganno.
Come dicevo, i
templari sono già morti e sepolti
assieme a Cristo nel battesimo, per
questo non temono la morte corporale,
ne una vita austera e di sacrifici,
per partecipare col Cristo alla
costruzione del regno di pace e di
giustizia.
Sono certi però,
lo sanno bene, perché lo hanno
sperimentato e provato, che il loro
Maestro non è un Dio morto, ma è il
Dio che è Morto e Risorto; adorano e
si nutrono tutti i giorni della Parola
Vivente, della Carne e del Sangue Vivo
di Dio; la stessa Carne e lo stesso
Sangue che Egli prese dalla Vergine e
versò sulla Croce, e che è qui
presente, adesso, e ogni giorno ci
salva. quando il corpo di cristo è
mangiato, è vivo, perché dopo essere
stato ucciso è risorto.
Cristo risorto
dai morti non muore più; la morte non
ha più potere su di Lui, ne su di noi,
perché Dio, l’unico che può dare la
vita, si è incarnato in noi.
E' necessario
mangiare l’Agnello di Dio, per essere
protetti dall’Angelo Sterminatore, nè
si può uscire dall’Egitto del peccato
senza essersi cibati della sua Carne
Immacolata, celebrando il passaggio
pasquale.
E' questo il vero
tesoro dei templari, e loro, pur non
volendo perdere la vita, erano
disposti a sacrificarla per questo
tesoro, e per testimoniare questa loro
fede ardente come un fuoco acceso che
divampa.
Con questa
certezza provata, superata la morte
corporale, i sacrifici e la durezza
del presente, li attende il loro
premio ambito, che nessuno gli potrà
togliere; quel premio per il quale
hanno dato la vita e stimato tutto il
resto un nulla.
Con Lui la Vera
Vita, perché la salvezza dell’anima
sarà anche la vita nuova ed eterna del
nostro corpo mortale, che al tempo
stabilito risorgerà.
Solo uniti a
Cristo si può partecipare alla gloria
di Dio, all’eterna salvezza, alla
visione della Gerusalemme che non
tramonta e che comparata alla sua
dolcezza, il miele diventa amaro come
l’assenzio.
I templari si
sono rivestiti di Cristo, hanno
gustato quanto è buono il Signore, e
hanno scoperto la concretezza vera e
piena di vivere ogni giorno le
Promesse Battesimali.
Non è mia
intenzione rappresentare una
istituzione fisica, che ha servito con
leale fermezza Dio e la Chiesa, e ora
non più esistente, ma dare
testimonianza ad uno stile di vita
intramontabile, quello del Miles
Christi, dettato da san Bernardo, che
anche oggi conosce nuove vocazioni e
porta buoni frutti, in nome di alti
ideali e di valori, che Cristo stesso
ha indicato come punto di riferimento,
e che i templari mirabilmente
incarnano.
In questi nostri
tempi, dove pare i cristiani si
vergognino di mostrare la luce vera
che illumina il mondo, c’e’ ancora
bisogno di testimoni coraggiosi,
coerenti col credo che professano;
pronti a remare a testa alta contro la
corrente di questi poteri forti,
organizzati per dominare le volontà ed
assopire le coscienze, che propugnano
per verità la menzogna, e spacciano
per bene quello che è male, così da
far credere lecito ciò che la legge di
Dio ha fatto conoscere come illecito e
nocivo per l’uomo.
C’e’ un urgente
bisogno di valenti e pacifici soldati
di Cristo, che non abbiano paura di
schierarsi negli atti e nelle scelte,
radicati nella fedeltà al Magistero
della Chiesa, che è guidata dallo
Spirito Santo; e che pur non
combattendo nei campi di battaglia,
anzi, rigettando ogni forma di
violenza, si dispongano al sacrificio
di sè stessi, forti e pronti a subire
scherni, derisioni ed oltraggi,
determinati a respingere tutto ciò che
è contrario al nome di Cristo; e
decisi nel cimentarsi con eroico
impegno, alla costruzione di una
cultura sociale, intellettuale e
morale ispirata al Vangelo, che è
l’unica verità; la verità non degli
uomini, ma di Dio.
I “piedi”
templari, nel loro stato di laici in
seno alla Chiesa, servono e non
primeggiano; nascosti nel sacro
silenzio dei calzari del Vangelo non
amano il chiasso, ma sono umili; non
sono fermi in se stessi, ma camminano
amando e prendendosi cura del
prossimo; impassibili all’assalto del
maligno non temono di toccare la
terra, ma non si contaminano con il
mondo; si avvicinano alla giustizia e
respingono le malvagità; sono in
viaggio per cercare la santità ed
essere nuove creature e vedere Dio
faccia a faccia.
Questo e’
l’autentico spirito dei cavalieri del
tempio.
Luca Baldon |