Fate
conoscere
la
Divina Misericordia
Il
disegno
essenziale
di
questo
quadro
è
stato
mostrato
a suor
Faustina
nella
visione
del 22
febbraio
1931
nella
cella
del
convento
di
Płock.
“La
sera,
stando
nella
mia
cella
–
scrive
suor
Faustina
– vidi
il
Signore
Gesù
vestito
di una
veste
bianca:
una
mano
alzata
per
benedire
mentre
l’altra
toccava
sul
petto
la
veste,
che
ivi
leggermente
scostata
lasciava
uscire
due
grandi
raggi,
rosso
l’uno
e
l’altro
pallido
(…)
Dopo
un
istante,
Gesù
mi
disse,
Dipingi
un’immagine
secondo
il
modello
che
vedi,
con
sotto
scritto:
Gesù
confido
in Te”
(Q. I,
p.
26).
Tre
anni
dopo a
Vilnius
Gesù
ha
spiegato
il
significato
dei
raggi:
“I due
raggi
rappresentano
il
Sangue
e
l’Acqua”
(Q. I,
p.
132).
Non si
tratta
qui di
un
qualche
effetto
artistico,
ma di
una
simbologia
del
quadro
estremamente
profonda.
Agli
elementi
essenziali
del
quadro
appartengono
le
parole
poste
in
basso:
“Gesù,
confido
in
Te”.
Gesù
parlava
di ciò
già
durante
la
prima
apparizione
a
P*ock
e poi
a
Vilnius:
“Gesù
mi
ricordò
(…)
che
queste
tre
parole
dovevano
essere
messe
in
evidenza”
(Q. I,
p.
138).
Non si
tratta
qui
del
numero
delle
parole,
ma del
loro
senso
integralmente
legato
al
disegno
e al
contenuto
del
quadro.
Gesù
ha
definito
un
altro
particolare
di
questo
quadro,
ha
detto
infatti:
“Il
Mio
sguardo
da
questa
immagine
è tale
e
quale
al Mio
sguardo
dalla
croce”
(Q. I,
p.
140).
La
questione
dello
sguardo
non è
dunque
senza
importanza,
se lo
stesso
Gesù
mette
l’accento
su di
essa,
dando
un
significato
a
questo
particolare.
E qui
incontriamo
una
doppia
interpretazione
di
questo
desiderio
di
Gesù:
alcuni
– e
tra
loro
don
Sopocko
–
leggono
queste
parole
in
modo
realistico
e
dicono
che lo
sguardo
deve
essere
diretto
in
basso
come
dall’alto
della
croce;
altri
credono,
che si
tratti
dello
sguardo
che
esprime
la
misericordia
(tra
loro
padre
J.
Andrasz,
il
secondo
direttore
spirituale
di
suor
Faustina).
A
seconda
di
questa
interpretazione
sono
sorte
– si
può
dire –
due
“scuole”
di
rappresentazione
dell’immagine
del
Gesù
Misericordioso:
una ha
il suo
modello
nel
dipinto
di E.
Kazimirowski,
mentre
la
seconda
nel
dipinto
di A.
Hyla,
del
santuario
della
Divina
Misericordia
a
Cracovia.
Senza
significato
invece
sembra
essere
la
questione
dell’altezza
della
mano
destra.
Don M.
Sopocko
credeva
che la
mano
dovesse
essere
alzata
solo
all’altezza
della
spalla.
Nel
Diario
invece
troviamo
solo
questo:
“La
mano
destra
è
alzata
per
benedire”.
E’ la
cosa
più
importante,
mentre
invece
se la
mano è
alzata
all’altezza
della
spalla
oppure
più in
alto,
non ha
alcun
significato
per il
contenuto
del
quadro.
Quale
è il
significato
di
questo
quadro?
Il
cosiddetto
“luogo
teologico”
è
stato
indicato
dallo
stesso
Gesù,
legando
la
benedizione
del
quadro
e la
sua
pubblica
venerazione
alla
liturgia
della
prima
domenica
dopo
Pasqua.
La
Chiesa
legge
in
quel
giorno
il
Vangelo
sull’apparizione
di
Gesù
risorto
nel
Cenacolo
e
sull’istituzione
del
sacramento
della
penitenza
(Gv
20,
19-29).
A
questa
scena
del
Cenacolo
si
sovrappone
l’avvenimento
del
Venerdì
Santo:
la
crocifissione
e la
trafittura
del
Cuore
di
Gesù
con la
lancia.
“Entrambi
i
raggi
uscirono
dall’intimo
della
Mia
misericordia,
quando
sulla
croce
il Mio
Cuore,
già in
agonia,
venne
squarciato
con la
lancia”
(Q. I,
p.
132).
Di
questo
scrive
san
Giovanni
nel
19ø
capitolo
del
Vangelo.
Gesù
ha
spiegato
poi
che
“il
raggio
pallido
rappresenta
l’Acqua
che
giustifica
le
anime;
il
raggio
rosso
rappresenta
il
Sangue
che è
la
vita
delle
anime”
(Q. I,
p.
132).
San
Tommaso,
riferendosi
ai
Padri
della
Chiesa,
unisce
la
simbologia
dell’acqua
e del
Sangue
con il
sacramento
del
battesimo
e con
l’Eucarestia,
cosa
che
può
essere
riferita
anche
agli
altri
sacramenti.
“Alla
luce
del
Vangelo
di
Giovanni
–
scrive
don I.
Rozycki
–
l’acqua
e il
sangue
(…)
stanno
a
significare
le
grazie
dello
Spirito
Santo,
che ci
sono
state
donate
per la
morte
di
Cristo.
I due
raggi
rappresentati
sul
dipinto
di
Gesù
Misericordioso
possiedono
questo
stesso
profondo
significato”
(R.,
p.
20).
L’immagine
del
Gesù
Misericordioso
spesso
viene
identificata
come
quella
della
Divina
Misericordia
e
giustamente
poiché‚
nella
passione,
morte
e
risurrezione
di
Cristo
la
misericordia
di Dio
verso
l’uomo
si è
rivelata
con
totale
pienezza.
In
cosa
consiste
il
culto
dell’immagine
della
Divina
Misericordia?
L’immagine
occupa
una
posizione
chiave
in
tutta
la
devozione
alla
Divina
Misericordia,
poiché‚
costituisce
una
visibile
sintesi
degli
elementi
essenziali
di
questa
devozione:
esso
ricorda
l’essenza
del
culto,
l’infinita
fiducia
nel
buon
Dio e
il
dovere
della
carità
misericordiosa
verso
il
prossimo.
Della
fiducia
parla
chiaramente
l’atto
che si
trova
nella
parte
bassa
del
quadro:
“Gesù,
confido
in
Te”.
L’immagine
che
rappresenta
la
misericordia
di Dio
deve
essere
per
chiara
volontà
di
Gesù
un
segno
che
ricordi
l’essenziale
dovere
cristiano,
cioè
l’attiva
carità
verso
il
prossimo.
“Essa
deve
ricordare
le
esigenze
della
Mia
misericordia,
poiché‚
anche
la
fede
più
forte
non
serve
a
nulla
senza
le
opere”
(Q.
II, p.
278).
La
venerazione
del
quadro
dunque
consiste
nell’unione
di una
orazione
fiduciosa
con la
pratica
di
atti
di
misericordia.
Le
promesse
legate
alla
venerazione
dell’immagine.
Gesù
ha
definito
con
molta
chiarezza
tre
promesse:
-
“L’anima
che
venererà
questa
immagine,
non
perirà”
(Q. I,
p.
18):
cioè
ha
promesso
la
salvezza
eterna.
-
“Prometto
pure
già su
questa
terra
(…) la
vittoria
sui
nemici”
(Q. I,
p.
18):
si
tratta
dei
nemici
della
salvezza
e del
raggiungimento
di
grandi
progressi
sulla
via
della
perfezione
cristiana.
- “Io
stesso
la
difenderò
come
Mia
propria
gloria”
nell’ora
della
morte
(Q. I,
p.
26):
ha
cioè
promesso
la
grazia
di una
morte
felice.
La
generosità
di
Gesù
non si
limita
a
queste
tre
grazie
particolari.
Poiché‚
ha
detto:
“Porgo
agli
uomini
il
recipiente,
col
quale
debbono
venire
ad
attingere
le
grazie
alla
sorgente
della
misericordia”
(Q. I,
p.
141),
non ha
posto
alcun
limite
n‚ al
campo
n‚
alla
grandezza
di
queste
grazie
e dei
benefici
terreni,
che ci
si può
aspettare,
venerando
con
incrollabile
fiducia
l’immagine
della
Divina
Misericordia.
La
storia
del
quadro
Il
primo
quadro
della
Divina
Misericordia
fu
dipinto
a
Vilnius,
nel
1934,
dal
pittore
Eugenio
Kazimirowski.
Suor
Faustina
dette
personalmente
le
indicazioni
al
pittore.
Quando
il
quadro
fu
terminato,
non ne
rimase
contenta
e
piangendo
si
lamentò
con
Gesù:
“Chi
Ti
dipingerà
così
bello
come
sei?”.
In
risposta
sentì:
“Non
nella
bellezza
dei
colori
n‚ del
pennello
sta la
grandezza
di
questa
immagine,
ma
nella
Mia
grazia”
(Q. I,
p.
136).
Questo
dipinto
per la
prima
volta
è
stato
mostrato
in
pubblico
e ha
avuto
pubblica
venerazione
nel
santuario
della
Madre
della
Misericordia
a
Ostra
Brama
il
26-28
aprile
1935.
Ha
suscitato
grande
interesse
tra i
fedeli
e le
sue
riproduzioni
negli
anni
della
II
Guerra
Mondiale
sono
state
diffuse
per
iniziativa
di don
M.
Sopocko.
Oggi
tale
quadro
è
venerato
nella
chiesa
di
Santo
Spirito
a
Vilnius.
In
tutto
il
mondo
è però
famoso
il
quadro
di
Lagiewniki,
a
Cracovia,
dipinto
da
Adolf
Hyla.
Il suo
primo
dipinto,
offerto
come
ex-voto
per la
salvezza
della
famiglia
durante
la
guerra,
è
stato
benedetto
il 7
marzo
1943 e
da
allora
nel
santuario
di
Cracovia
hanno
luogo
pubbliche
celebrazioni
della
Divina
Misericordia.
Il
quadro
tuttavia
era
troppo
grande
e non
entrava
sull’altare,
dove
veniva
collocato
durante
le
funzioni
alla
Divina
Misericordia.
Per
questo
motivo
la
superiora,
madre
Irena
Krzyzanowska
ordinò
al
pittore
un
secondo
quadro,
che
per
grandezza
e
forma
entrasse
all’interno
dell’altare
laterale.
La
Domenica
in
Albis,
il 16
aprile
1944,
per la
prima
volta
solennemente
celebrata
in
quella
cappella
in
onore
della
Divina
Misericordia,
padre
Jozef
Andrasz
S J
benedisse
il
nuovo
quadro
dipinto
da
Adolf
Hyla.
Esso
rappresentava
Gesù
Misericordioso
sullo
sfondo
di un
prato
e di
cespugli.
Nel
1954
A.
Hyla
ha
ridipinto
lo
sfondo
del
quadro
con un
colore
scuro
e
sotto
i
piedi
di
Gesù
ha
dipinto
un
pavimento.
Anche
se
l’immagine
del
Gesù
Misericordioso
della
cappella
di
Cracovia
–
Lagiewniki
non
era,
storicamente
parlando,
il
primo
quadro,
neanche
nelle
cappelle
della
congregazione,
fu
proprio
esso
ad
essere
famoso
per le
grazie,
mentre
le sue
copie
e
riproduzioni
sono
state
diffuse
in
tutto
il
mondo.
Così
doveva
avverarsi
il
desiderio
di
Gesù,
pronunciato
già
durante
la
prima
apparizione
a
P*ock:
“Desidero
che
questa
immagine
venga
venerata
prima
nella
vostra
cappella,
e poi
nel
mondo
intero”
(Q. I,
p.
26).
La
festa
della
Misericordia
E’ la
più
importante
di
tutte
le
forme
di
devozione
alla
Divina
Misericordia.
Gesù
parlò
per la
prima
volta
del
desiderio
di
istituire
questa
festa
a suor
Faustina
a
P*ock
nel
1931,
quando
le
trasmetteva
la sua
volontà
per
quanto
riguardava
il
quadro:
“Io
desidero
che vi
sia
una
festa
della
Misericordia.
Voglio
che
l’immagine,
che
dipingerai
con il
pennello,
venga
solennemente
benedetta
nella
prima
domenica
dopo
Pasqua;
questa
domenica
deve
essere
la
festa
della
Misericordia”
(Q. I,
p.
27).
Negli
anni
successivi
–
secondo
gli
studi
di don
I.
Rozycki
– Gesù
è
ritornato
a fare
questa
richiesta
addirittura
in 14
apparizioni
definendo
con
precisione
il
giorno
della
festa
nel
calendario
liturgico
della
Chiesa,
la
causa
e lo
scopo
della
sua
istituzione,
il
modo
di
prepararla
e di
celebrarla
come
pure
le
grazie
ad
essa
legate.
La
scelta
della
prima
domenica
dopo
Pasqua
ha un
suo
profondo
senso
teologico:
indica
lo
stretto
legame
tra il
mistero
pasquale
della
Redenzione
e la
festa
della
Misericordia,
cosa
che ha
notato
anche
suor
Faustina:
“Ora
vedo
che
l’opera
della
Redenzione
è
collegata
con
l’opera
della
Misericordia
richiesta
dal
Signore”
(Q. I,
p.
46).
Questo
legame
è
sottolineato
ulteriormente
dalla
novena
che
precede
la
festa
e che
inizia
il
Venerdì
Santo.
Gesù
ha
spiegato
la
ragione
per
cui ha
chiesto
l’istituzione
della
festa:
“Le
anime
periscono,
nonostante
la Mia
dolorosa
Passione
(…).
Se non
adoreranno
la Mia
misericordia,
periranno
per
sempre”
(Q.
II, p.
345).
La
preparazione
alla
festa
deve
essere
una
novena,
che
consiste
nella
recita,
cominciando
dal
Venerdì
Santo,
della
coroncina
alla
Divina
Misericordia.
Questa
novena
è
stata
desiderata
da
Gesù
ed
Egli
ha
detto
a
proposito
di
essa
che
“elargirà
grazie
di
ogni
genere”
(Q.
II, p.
294).
Per
quanto
riguarda
il
modo
di
celebrare
la
festa
Gesù
ha
espresso
due
desideri:
- che
il
quadro
della
Misericordia
sia
quel
giorno
solennemente
benedetto
e
pubblicamente,
cioè
liturgicamente,
venerato;
- che
i
sacerdoti
parlino
alle
anime
di
questa
grande
e
insondabile
misericordia
Divina
(Q.
II, p.
227) e
in tal
modo
risveglino
nei
fedeli
la
fiducia.
“Sì, –
ha
detto
Gesù –
la
prima
domenica
dopo
Pasqua
è la
festa
della
Misericordia,
ma
deve
esserci
anche
l’azione
ed
esigo
il
culto
della
Mia
misericordia
con la
solenne
celebrazione
di
questa
festa
e col
culto
all’immagine
che è
stata
dipinta”
(Q.
II, p.
278).
La
grandezza
di
questa
festa
è
dimostrata
dalle
promesse:
- “In
quel
giorno,
chi si
accosterà
alla
sorgente
della
vita
questi
conseguirà
la
remissione
totale
delle
colpe
e
delle
pene”
(Q. I,
p.
132) –
ha
detto
Gesù.
Una
particolare
grazia
è
legata
alla
Comunione
ricevuta
quel
giorno
in
modo
degno:
“la
remissione
totale
delle
colpe
e
castighi”.
Questa
grazia
–
spiega
don I.
Rozycki
– “è
qualcosa
di
decisamente
più
grande
che la
indulgenza
plenaria.
Quest’ultima
consiste
infatti
solo
nel
rimettere
le
pene
temporali,
meritate
per i
peccati
commessi
(…).
E’
essenzialmente
più
grande
anche
delle
grazie
dei
sei
sacramenti,
tranne
il
sacramento
del
battesimo,
poiché‚
la
remissione
delle
colpe
e dei
castighi
è solo
una
grazia
sacramentale
del
santo
battesimo.
Invece
nelle
promesse
riportate
Cristo
ha
legato
la
remissione
dei
peccati
e dei
castighi
con la
Comunione
ricevuta
nella
festa
della
Misericordia,
ossia
da
questo
punto
di
vista
l’ha
innalzata
al
rango
di
“secondo
battesimo”.
E’
chiaro
che la
Comunione
ricevuta
nella
festa
della
Misericordia
deve
essere
non
solo
degna,
ma
anche
adempiere
alle
fondamentali
esigenze
della
devozione
alla
Divina
Misericordia”
(R.,
p.
25).
La
comunione
deve
essere
ricevuta
il
giorno
della
festa
della
Misericordia,
invece
la
confessione
– come
dice
don I.
Rozycki
– può
essere
fatta
prima
(anche
qualche
giorno).
L’importante
è non
avere
alcun
peccato.
Gesù
non ha
limitato
la sua
generosità
solo a
questa,
anche
se
eccezionale,
grazia.
Infatti
ha
detto
che
“riverserà
tutto
un
mare
di
grazie
sulle
anime
che si
avvicinano
alla
sorgente
della
Mia
misericordia“,
poiché‚
“in
quel
giorno
sono
aperti
tutti
i
canali
attraverso
i
quali
scorrono
le
grazie
divine.
Nessuna
anima
abbia
paura
di
accostarsi
a Me
anche
se i
suoi
peccati
fossero
come
lo
scarlatto”
(Q.
II, p.
267).
Don I.
Rozycki
scrive
che
una
incomparabile
grandezza
delle
grazie
legate
a
questa
festa
si
manifesta
in tre
modi:
-
tutte
le
persone,
anche
quelle
che
prima
non
nutrivano
devozione
alla
Divina
Misericordia
e
persino
i
peccatori
che
solo
quel
giorno
si
convertissero,
possono
partecipare
alle
grazie
che
Gesù
ha
preparato
per la
festa;
- Gesù
vuole
in
quel
giorno
regalare
agli
uomini
non
solo
le
grazie
salvificanti,
ma
anche
benefici
terreni
– sia
alle
singole
persone
sia ad
intere
comunità;
-
tutte
le
grazie
e
benefici
sono
in
quel
giorno
accessibili
per
tutti,
a
patto
che
siano
chieste
con
grande
fiducia
(R.,
p.
25-26).
Questa
grande
ricchezza
di
grazie
e
benefici
non è
stata
da
Cristo
legata
ad
alcuna
altra
forma
di
devozione
alla
Divina
Misericordia.
Numerosi
sono
stati
gli
sforzi
di don
M.
Sopocko
affinché‚
questa
festa
fosse
istituita
nella
Chiesa.
Egli
non ne
ha
vissuto
però
l’introduzione.
Dieci
anni
dopo
la sua
morte,
il
card.
Franciszek
Macharski
con la
Lettera
Pastorale
per la
Quaresima
(1985)
ha
introdotto
la
festa
nella
diocesi
di
Cracovia
e
seguendo
il suo
esempio,
negli
anni
successivi,
lo
hanno
fatto
i
vescovi
di
altre
diocesi
in
Polonia.
Il
culto
della
Divina
Misericordia
nella
prima
domenica
dopo
Pasqua
nel
santuario
di
Cracovia
–
Lagiewniki
era
già
presente
nel
1944.
La
partecipazione
alle
funzioni
era
così
numerosa
che la
Congregazione
ha
ottenuto
l’indulgenza
plenaria,
concessa
nel
1951
per
sette
anni
dal
card.
Adam
Sapieha.
Dalle
pagine
del
Diario
sappiamo
che
suor
Faustina
fu la
prima
a
celebrare
individualmente
questa
festa,
con il
permesso
del
confessore.
La
coroncina
alla
Divina
Misericordia
Questa
preghiera
era
stata
dettata
a suor
Faustina
da
Gesù
il 13
e il
14
settembre
1935 a
Vilnius.
Nella
sua
cella
ha
avuto
la
visione
di un
angelo,
venuto
a
castigare
la
terra
per i
peccati.
Quando
ha
visto
questo
segno
dell’ira
di Dio
ha
cominciato
a
chiedere
all’angelo
di
attendere
ancora
poiché‚
il
mondo
avrebbe
fatto
penitenza.
Quando
però
si è
trovata
al
cospetto
della
Santissima
Trinità
non ha
avuto
il
coraggio
di
ripetere
la
supplica.
Solo
quando
nell’anima
ha
sentito
la
forza
della
grazia
di
Gesù
ha
cominciato
a
pregare
con le
parole
che ha
udito
interiormente
(erano
le
parole
della
coroncina
alla
Divina
Misericordia)
e
allora
ha
visto
che il
castigo
è
stato
allontanato
dalla
terra.
Il
mattino
dopo,
entrata
in
cappella,
Gesù
ancora
una
volta
le ha
insegnato
con
esattezza
come
bisogna
recitare
questa
preghiera.
(Q. I,
p. 192
– Q.
I, p.
193).
Don I.
Rozycki
spiegando
il
contenuto
della
coroncina
dice
che in
essa
offriamo
a Dio
Padre
“il
Corpo
e il
Sangue,
l’Anima
e la
Divinità”
di
Gesù
Cristo,
Figlio
di
Dio,
cioè
la Sua
Divina
Persona
e la
Sua
Umanità,
non la
stessa
natura
di
Dio,
che è
comune
al
Padre,
al
Figlio
e allo
Spirito
Santo
e come
tale
non
può
essere
offerta
a Dio
Padre.
Possiamo
invece
offrire
tutta
la
Persona
del
Figlio
di Dio
Incarnato,
poiché‚
Egli
stesso
“ha
dato
se
stesso
per
noi
quale
offerta
e
sacrificio”
(Ef
5,2).
Recitando
la
coroncina
ci
uniamo
all’offerta
di
Gesù
fatta
sulla
croce
“in
espiazione
dei
nostri
peccati
e di
quelli
del
mondo
intero”.
In
essa
offriamo
a Dio
Padre
il Suo
Amatissimo
Figlio
e
dunque
ci
appelliamo
al
“motivo
più
forte
per
essere
esauditi
da
Dio”
(R.,
p.
27).
Sui
grani
dell’Ave
Maria
del
Rosario
ripetiamo:
“Per
la Sua
dolorosa
passione
abbi
misericordia
di noi
e del
mondo
intero”,
che
significa
–
secondo
lo
spirito
della
devozione
–
appellarsi
non
tanto
alla
riparazione
fatta
da
Cristo
sulla
croce,
quanto
alla
Sua
misericordia,
che
vuole
offrirsi
agli
uomini.
La
recita
di
questa
preghiera
è
anche
un
atto
di
misericordia,
poiché‚
in
essa
chiediamo
“la
misericordia
per
noi e
per il
mondo
intero”.
Il
pronome
“noi”
sta a
significare,
secondo
la
spiegazione
di don
I.
Rozycki,
la
persona
che
recita
la
preghiera
e
coloro
per i
quali
desidera
o è
obbligata
a
pregare.
Invece
“il
mondo
intero”
– sono
tutte
le
persone
che
vivono
sulla
terra
e le
anime
che
soffrono
in
purgatorio.
La
formula
della
coroncina
è
destinata
alla
recita
comunitaria
o
individuale,
senza
differenza,
e
perciò
non
bisogna
cambiare
n‚ le
persone
dei
verbi
n‚
aggiungere
altre
parole.
La
trasformazione
invece
delle
parole
nell’espressione:
“mondo
intero”
a
“tutto
il
mondo”
è
corretta,
perché‚
in
nulla
cambia
il
testo
della
coroncina
ed è
più
esatta
nella
lingua
polacca.
Gesù
ha
legato
alla
recita
di
questa
coroncina
una
promessa
generale
e
promesse
particolari:
- La
promessa
generale
legata
alla
Coroncina
è:
“Per
la
recita
di
questa
coroncina
Mi
piace
concedere
tutto
ciò
che Mi
chiederanno”
(Q. V,
p.
508).
“Con
essa –
ha
detto
un’
altra
volta
Gesù –
otterrai
tutto,
se
quello
che
chiedi
è
conforme
alla
Mia
volontà”
(Q.
VI, p.
568).
La
volontà
di Dio
è
espressione
del
Suo
amore
per
l’uomo,
dunque
tutto
ciò
che è
in
disaccordo
con
essa o
è un
male o
è
dannoso
e non
può
essere
dispensato
neanche
da
Padre
migliore.
-
Le
promesse
particolari
legate
alla
Coroncina
riguardano
l’ora
della
morte:
“Chiunque
la
reciterà
otterrà
tanta
misericordia
nell’ora
della
morte.
(…)
Anche
se si
trattasse
del
peccatore
più
incallito
se
recita
questa
coroncina
una
volta
sola,
otterrà
la
grazia
della
Mia
infinita
misericordia”
(Q.
II, p.
263).
Si
tratta
qui
della
grazia
della
conversione
e di
una
morte
nel
timore
di Dio
e
nello
stato
di
grazia.
La
grandezza
della
promessa
consiste
nel
fatto
che
condizione
per
ottenere
la
grazia
è
recitare
almeno
una
volta
tutta
la
coroncina
così
come
Gesù
l’ha
chiesto
con
fiducia,
umiltà
e
dolore
per i
peccati.
La
stessa
grazia
– di
conversione
e
remissione
dei
peccati
– sarà
ricevuta
dagli
agonizzanti,
se
recitata
appunto
accanto
a un
moribondo;
Gesù
infatti
dice:
Mi
metterò
fra il
Padre
e
l’anima
agonizzante
non
come
giusto
Giudice,
ma
come
Salvatore
Misericordioso.
Gesù
ha
fatto
notare
tre
condizioni
necessarie
perché‚
le
preghiere
in
quell’ora
siano
esaudite:
- la
preghiera
deve
essere
diretta
a Gesù
e
dovrebbe
aver
luogo
alle
tre
del
pomeriggio;
- deve
riferirsi
ai
meriti
della
Sua
dolorosa
passione.
“In
quell’ora
– dice
Gesù –
non
rifiuterò
nulla
all’anima
che Mi
prega
per la
Mia
Passione”
(Q.
IV, p.
440).
Bisogna
aggiungere
ancora
che
l’intenzione
della
preghiera
deve
essere
in
accordo
con la
volontà
di
Dio, e
la
preghiera
deve
essere
fiduciosa,
costante
e
unita
alla
pratica
della
carità
attiva
verso
il
prossimo,
condizione
di
ogni
forma
del
culto
della
Divina
Misericordia.
La
recita
della
Coroncina
deve
essere
così
composta
All’inizio
il
Segno
di
Croce
: Nel
Nome
del
Padre,
del
Figlio
e
dello
Spirito
Santo
Segue:
Padre
Nostro
che
sei
nei
cieli,
sia
santificato
il tuo
nome,
venga
il tuo
regno,
sia
fatta
la Tua
Volontà
come
in
celo
così
in
terra.
Dacci
oggi
il
nostro
pane
quotidiano,
rimetti
a noi
i
nostri
debiti
come
noi li
rimettiamo
ai
nostri
debitori
e non
c’indurre
in
tentazione
ma,
liberaci
del
male.
Amen
Ave o
Maria,
piena
di
grazia,
il
Signore
è con
Te, Tu
sei
benedetta
fra le
donne
e
benedetto
è il
frutto
del
tuo
seno,
Gesù.
Santa
Maria,
Madre
di
Dio,
prega
per
noi
peccatori
adesso
e
nell’ora
della
nostra
morte.
Amen
Credo
in
Dio,
Padre
Onnipotente,
Creatore
del
celo e
della
terra
e in
Gesù
Cristo
suo
unico
figlio
il
quale
fu
concepito
di
Spirito
Santo,
nacque
da
Maria
Vergine,
patì
sotto
ponzio
pilato,
fu
crocefisso,
morì e
fu
sepolto.
Discese
agli
inferi.
Il
terzo
giorno
risuscitò
da
morte,
salì a
celo e
siede
alla
destra
di Dio
Padre
Onnipotente,
di là
verrà
a
giudicare
i vivi
e i
morti.
Credo
nello
Spirito
Santo,
la
Santa
Chiesa
Cattolica,
la
Comunione
dei
Santi,
la
Remissione
dei
peccati,
la
Resurrezione
della
carne
e la
Vita
Eterna.
Amen
sui
grani
del
Padre
Nostro
o che
sono
comunque
staccati
dalla
decina
successiva
si
recita:
Eterno
Padre,
ti
offro
il
Corpo,
il
Sangue,
l’Anima
e la
Divinità
del
Tuo
dilettissimo
Figlio
e
Signore
nostro
Gesù
Cristo
in
espiazione
dei
nostri
peccati
e di
quelli
del
mondo
intero.
sui
grandi
dell’ave
maria
si
recita
per
dieci
volte
consecutivamente:
Per la
sua
dolorosa
Passione,
abbi
misericordia
di noi
e del
mondo
intero.
dopo
aver
ripetuto
la
sequenza
per 5
volte
alla
fine
si
recita
per 3
volte
consecutivamente:
Dio
Santo,
Dio
Forte,
Dio
Immortale,
abbi
pietà
di noi
e del
mondo
intero
Si
conclude
la
preghiera
facendosi
li
segno
della
Croce:
nel
Nome
del
Padre,
del
Figlio
e
dello
Spirito
Santo.
L’ora
della
Misericordia
Nell’ottobre
1937 a
Cracovia,
in
circostanze
non
meglio
specificate
da
Suor
Faustina,
Gesù
ha
raccomandato
di
onorare
l’ora
della
propria
morte,
che
lui
stesso
ha
chiamato
“un’ora
di
grande
misericordia
per il
mondo
intero”
(Q. IV
pag.
440).
“In
quell’ora
– ha
detto
successivamente
– fu
fatta
grazia
al
mondo
intero,
la
misericordia
vinse
la
giustizia”
(Q V,
pag.
517).
Gesù
ha
insegnato
a suor
Faustina
come
celebrare
l’ora
della
Misericordia
e ha
raccomandato
di:
invocare
la
misericordia
di Dio
per
tutto
il
mondo,
soprattutto
per i
peccatori;
meditare
la Sua
passione,
soprattutto
l’abbandono
nel
momento
dell’agonia
e, in
quel
caso
ha
promesso
la
grazia
della
comprensione
del
suo
valore.
Consigliava
in
modo
particolare:
“in
quell’ora
cerca
di
fare
la Via
Crucis,
se i
tuoi
impegni
lo
permettono
e se
non
puoi
fare
la Via
crucis
entra
almeno
per un
momento
in
cappella
ed
onora
il mio
Cuore
che
nel
SS.mo
Sacramento
è
pieno
di
misericordia.
E se
non
puoi
andare
in
cappella,
raccogliti
in
preghiera
almeno
per un
breve
momento
là
dove
ti
trovi”
(Q V,
pag.
517).
Diffusione
del
culto
della
Divina
Misericordia
Parlando
delle
forme
di
devozione
alla
Divina
Misericordia
don I.
Rozycki
menziona
anche
la
diffusione
del
culto
della
Misericordia,
poiché‚
anche
a
questa
forma
sono
legate
promesse.
A
tutti
promette
protezione
materna
durante
l’intera
esistenza
e
“tutte
le
anime
che
adoreranno
la Mia
misericordia
e ne
diffonderanno
il
culto
(…)
queste
anime
nell’ora
della
morte
non
avranno
paura.
La Mia
misericordia
le
proteggerà
in
quell’ultima
lotta”
(Q. V,
p.
508).
A
tutti
sono
dirette
dunque
due
promesse:
- la
prima
riguarda
la
protezione
materna
in
tutta
la
vita,
- la
seconda
riguarda
l’ora
della
morte.
Un
particolare
invito
Gesù
rivolge
ai
sacerdoti
assicurando
che “i
peccatori
induriti
si
inteneriranno
alle
loro
parole,
quando
essi
parleranno
della
Mia
sconfinata
misericordia
e
della
compassione
che ho
per
loro
nel
Mio
Cuore”
(Q. V,
p.
504).
Gesù
non
definisce
–
oltre
all’omelia
–
altri
modi
di
diffusione
del
culto
della
Misericordia,
dunque
essi
possono
essere
intesi
abbastanza
largamente.
Essere
apostolo
della
Misericordia
di Dio
significa
innanzitutto
dare
testimonianza
di
vita
nello
spirito
di
fiducia
in Dio
e di
misericordia
verso
il
prossimo.
Tale
esempio
ci ha
lasciato
suor
Faustina,
esempio
che
attira
gli
altri
alla
fiducia
totale
in Dio
infinitamente
buono
e
onnipotente,
e a
fare
atti
di
carità
verso
il
prossimo.
L’Apostolato
della
Divina
Misericordia
Nel
Diario
di
suor
Faustina
si
parla
anche
della
questione
della
cosiddetta
“nuova
congregazione”.
Da una
lettura
superficiale
degli
appunti
dell’Apostola
della
Divina
Misericordia
si
potrebbe
dedurre
che
Gesù
le ha
chiesto
la
fondazione
di una
congregazione,
a cui
ha
affidato
il
compito
di
proclamare
e
chiedere
la
misericordia
di Dio
per il
mondo
intero.
Un’analisi
più
profonda
degli
scritti
di
suor
Faustina
porta
invece
alla
conclusione
che
non si
tratta
qui di
una
nuova
congregazione,
ma di
un
grande
gruppo
di
apostolato
nello
spirito
della
devozione
alla
Divina
Misericordia,
apostoli
che
debbono
svolgere
i
compiti
prima
menzionati
nel
momento
attuale
della
storia
della
Chiesa
e del
mondo.
Bisogna
sottolineare
che
Gesù
neanche
una
volta
ha
usato
la
definizione
“nuova
congregazione”.
A suor
Faustina
diceva:
“tu e
le tue
compagne”,
“tale
congregazione”
oppure
“questa
congregazione”.
Ha
definito
tuttavia
in
modo
molto
chiaro
le sue
richieste,
riguardanti
i
compiti
e lo
spirito
di
quella
comunità.
“Unitamente
alle
tue
compagne,
dovrai
impetrare
la
misericordia
per
voi
stesse
e per
il
mondo”
(Q. I,
p.
179) –
ha
detto
Gesù.
“Concilierai
la
terra
col
cielo,
mitigherai
la
giusta
collera
di
Dio”
(Q.
II, p.
8).
Questa
era la
prima
richiesta,
mentre
la
seconda
era:
“Penetra
nei
Miei
segreti
e
conoscerai
l’abisso
della
Mia
misericordia
verso
le
creature
e la
mia
bontà
insondabile
e
questa
farai
conoscere
al
mondo”
(Q. I,
p.
180).
Affinché‚
la
misericordia
divina
possa
essere
conosciuta
e
diffusa
efficacemente
in
tutto
il
mondo
peccatore,
Gesù
desidera
una
particolare
preghiera
per i
sacerdoti
e i
religiosi.
“Affido
alle
tue
cure
due
perle
preziose
per il
Mio
Cuore,
che
sono
le
anime
dei
sacerdoti
e le
anime
dei
religiosi;
per
loro
pregherai
in
modo
particolare;
la
loro
forza
dipenderà
dal
vostro
annientamento”
(Q.
II, p.
212).
Gesù
ha
definito
invece
lo
spirito
di
questa
comunità
in
modo
molto
breve,
dicendo:
“La
vostra
vita
deve
essere
modellata
su di
Me,
dalla
mangiatoia
alla
morte
in
croce”
(Q. I,
p.
180).
Suor
Faustina
inizialmente
credeva
che si
trattasse
di una
nuova
congregazione,
che
invocasse
la
misericordia
di Dio
per il
mondo,
proclamasse
l’infinita
bontà
di Dio
e
vivesse
radicalmente
il
Vangelo,
imitando
Cristo
“dalla
mangiatoia
alla
croce”.
Man
mano
che
passava
il
tempo
però e
con
nuove
esperienze
e
illuminazioni
divine,
ha
capito
che
non si
tratta
solo
di una
congregazione
contemplativa,
che
lei
stessa
voleva
fondare
e per
la
quale
ha
perfino
tracciato
una
regola,
ma
anche
di una
congregazione
attiva,
maschile
e
femminile
e di
un
ampio
gruppo
di
persone
nel
mondo.
Il 27
giugno
1938
ha
scritto
nel
Diario:
“Il
Signore
mi ha
fatto
conoscere
la sua
volontà
quasi
in tre
sfumature,
pur
essendo
una
cosa
sola”
(Q.
III,
p.
393).
Così
dunque
questa
“nuova
congregazione”
possiede
come
“tre
forme”.
La
prima
è
costituita
dalle
“anime
isolate
dal
mondo/
che/
arderanno
come
vittime
davanti
al
trono
di Dio
ed
impetreranno
la
misericordia
per il
mondo
intero…
Ed
imploreranno
benedizioni
per i
sacerdoti
e con
la
loro
preghiera
prepareranno
il
mondo
per la
venuta
finale
di
Gesù”
(Q.
III,
p.
393).
La
seconda
“sfumatura”
sono
le
congregazioni
che
uniscono
la
preghiera
agli
atti
di
misericordia.
“In
modo
particolare
proteggeranno
dal
male
le
anime
dei
bambini
(…) si
impegneranno
a
risvegliare
l’amore
e la
misericordia
di
Gesù
nel
mondo
pieno
di
egoismo”
(Q.
III,
p.
393).
La
terza
“sfumatura”
deve
essere
costituita
dalle
persone
che
vivono
fuori
dai
conventi.
A
questo
gruppo
“possono
appartenere
tutte
le
persone
che
vivono
nel
mondo”,
che
pregheranno
e
compiranno
azioni
di
misericordia,
almeno
una al
giorno.
Pur
non
essendo
“vincolati
da
alcun
voto”,
tuttavia
“parteciperanno
a
tutti
i
meriti
e
privilegi
della
comunità”
(Q.
III,
p.
393).
Come
si
deduce
dalla
descrizione
di
suor
Faustina,
non si
tratta
di una
congregazione
in
senso
stretto,
ma di
una
unica
grande
comunità
di
persone,
di
varie
condizioni
e
vocazioni,
che
sono
unite
dal
mistero
della
Divina
Misericordia.
E’ una
comunità
di
persone,
che
attraverso
la
pratica
della
devozione
alla
Misericordia
divina
vive
con lo
spirito
evangelico
di
fiducia
e di
misericordia
e
cerca
di
realizzare
i
compiti
che
Gesù
ha
affidato
a suor
Faustina:
invocare
la
misericordia
di Dio
per il
mondo
e
proclamare
in
modo
particolare
questo
mistero
di
fede
al
mondo
intero.
Gli
stessi
compiti
–
professare
e
proclamare
la
misericordia
di Dio
al
mondo
smarrito,
fare
opere
di
misericordia
e
invocare
la
pietà
di Dio
sull’umanità
– sono
stati
affidati
dal
Santo
Padre
Giovanni
Paolo
II a
tutta
la
Chiesa.
Del
resto
la
Chiesa
ha
vissuto
questo
spirito
nei
primi
secoli
della
cristianità,
di cui
ci
parlano
gli
scritti
dei
Padri
della
Chiesa.
Oggi
viviamo
in
un’epoca
di
decadimento
di
molti
valori
fondamentali
non
solo
cristiani,
ma
“semplicemente
della
morale
umana,
della
cultura
morale”.
Da qui
nasce
l’invocazione
alla
misericordia
di Dio
e la
proclamazione
di
questa
verità
di
fede
sembra
una
condizione
indiscutibile
per la
rinascita
dell’umanità
e
della
pace
nel
mondo.
“Per
quanto
forte
possa
essere
la
resistenza
della
storia
umana,
per
quanto
marcata
l’eterogeneità
della
civiltà
contemporanea,
per
quanto
grande
la
negazione
di Dio
nel
mondo
umano,
tuttavia
tanto
più
grande
deve
essere
la
vicinanza
a quel
mistero
che
nascosto
da
secoli
in
Dio, è
poi
stato
realmente
partecipato
nel
tempo
all’uomo
mediante
Gesù
Cristo”
(Dives
in
misericordia,
15).
Al
centro
della
grande
comunità
di
devoti
e di
apostoli
della
Divina
Misericordia
c’è la
figura
di
suor
Faustina.
Ella,
in
modo
perfetto,
ha
realizzato
nella
sua
vita
lo
spirito
e i
compiti
che
Gesù
ha
posto
davanti
a lei
e alla
“nuova
congregazione”.
I
tentativi
di
fondare
la
“nuova
congregazione”
erano
per
lei
esperienza
della
“notte
mistica”.
Grazie
ad
essa
suor
Faustina
ha
raggiunto
le
vette
della
mistica
ed è
diventata
un
modello
visibile
della
via
alla
santità
e
dell’apostolato
per
tutti
coloro
che
sono
attratti
dal
mistero
di Dio
e dal
desiderio
di
rendere
felici
gli
altri.In
Polonia
e
oltre
i suoi
confini
molti
sacerdoti,
molte
congregazioni
religiose
e
persone
laiche
si
sono
unite
in
diversi
modi a
questa
grande
comunità
di
devoti
e
apostoli
della
Misericordia
di
Dio.
Sono
sorti
e
continuano
a
nascere
nuovi
istituti
di
vita
consacrata,
che si
dedicano
a tale
scopo,
gruppi
di
preghiera
e
quelli
che
all’orazione
uniscono
l’attività
caritativa,
vivendo
nel
mondo.
Ci
sono
pure
molte
persone
che
non
appartengono
ad
alcun
gruppo,
ma
vivono
lo
spirito
della
devozione
alla
Divina
Misericordia
e in
questo
modo
appartengono
a
quella
grande
comunità
di
devoti
e
apostoli
della
Divina
Misericordia.
Speriamo
che le
persone
coinvolte
in
questa
opera
siano
sempre
più
numerose,
poiché‚
il
mondo
ha
bisogno
di
vivi
testimoni
di Dio
e di
mani
unite
nella
preghiera
per
impetrare
la
misericordia,
perché‚
– come
ha
detto
Gesù a
suor
Faustina
–
“l’umanità
non
troverà
pace,
finché‚
non si
rivolgerà
con
fiducia
alla
Mia
misericordia”
(Q. I,
p.
132). |