La Provvidenza
1. Esiste una Provvidenza che è
ammirabile.
2. Necessità della Provvidenza.
3. Provvidenza nell'ordine
fisico.
4. Provvidenza nell'ordine
morale e soprannaturale.
5. Bisogna affidarsi alla
Provvidenza.
6. Obbiezioni contro la
Provvidenza.
1. ESISTE UNA
PROVVIDENZA CHE È AMMIRABILE. - «Dio
solo, dice S. Cipriano, governa il mondo; con la parola
comanda a tutto ciò che esiste; tutto regola con la
suprema sua ragione; tutto conduce a fine con la sua
immensa potenza (De Unitate)». La Provvidenza è la
volontà permanente di Dio di conservare l'ordine fisico
e morale ch'egli ha stabilito nell'universo, creandolo.
La Provvidenza divina che tutto conserva e governa è una
creazione continua... L'integrità, la perfezione, la
dissomiglianza, l'ordine, l'unione, la successione, la
forza, la potenza, la vita di tutte le cose,
separatamente prese e insieme unite, sono meravigliose,
e chi le osserva è compreso di stupore; perciò il Poeta
disse: Dio, infinitamente grande, fa splendere la sua
potenza fino nelle più piccole cose.La Provvidenza di
Dio grandeggia non meno in un atomo che nel sole, tanto
in un granello di arena, quanto nelle più alte montagne,
così in una goccia d'acqua come nell'Oceano, in un
moscerino ugualmente che nell'aquila, nel più piccolo e
più debole degli insetti come nel leone, tanto sulla
terra quanto nel firmamento, in tutti gli elementi, in
tutte le stagioni, in tutti gli svariatissimi prodotti
del suolo... .
2. NECESSITÀ DELLA
PROVVIDENZA. - Se Dio non si prendesse
nessuna cura delle cose del mondo, principalmente delle
creature intelligenti, egli sarebbe per noi come se non
fosse, e non c'importerebbe gran fatto sapere se egli
esista o no. La sapienza, la bontà, la giustizia, la
santità che gli attribuiamo, sarebbero nomi vuoti di
senso; la morale cadrebbe in una vana speculazione e la
religione sarebbe un'assurdità. Quindi la prima lezione
che Dio diede all'uomo quando lo ebbe tolto dal nulla,
fu d'insegnargli che il suo Creatore era anche il suo
padrone, il suo padre, il suo legislatore, il suo
benefattore, la sua Provvidenza. Dio gli si diede a
conoscere non solamente come un essere di una natura
superiore, eterna, infinita, ma come l'autore ed il
conservatore di tutte le cose, come il rimuneratore
della virtù e il vendicatore del male. Dio, creando il
mondo, non ha punto operato con l'impeto cieco d'una
causa necessaria, ma con l'intelligenza di un essere
libero e indipendente, con riflessione, con previdenza e
con attenzione alla perpetuità della sua opera ed al
benessere delle sue creature. Egli parlò e tutto fu
fatto; ma egli ha anche veduto che tutto era buono.Quello
che chiamiamo caso è una parola vuota: tutto avviene per
Provvidenza, di Dio. Se essa cessasse un istante di
conservare, sostenere, dirigere, vivificare ogni cosa,
l'universo cadrebbe in quel medesimo punto nel caos: il
sale non percorrerebbe più la sua orbita; la luna, i
pianeti, le stelle scomparirebbero dal firmamento; la
terra cesserebbe di produrre, l'oceano.. uscirebbe dai
suoi confini; le belve lascerebbero i deserti, e gli
animali domestici diventerebbero feroci...; il cielo
stesso sarebbe annientato...
3.
PROVVIDENZA NELL'ORDINE FISICO. - Ecco
la magnifica descrizione che fa della Provvidenza,
nell'ardine fisico, il Re Salmista: Benedici il Signore,
o anima mia; o Signore, Dio mio, quanto voi siete grande
nella magnificenza e provvidenza vostra! Voi siete
vestito di gloria e di bellezza, voi siete ammantato di
splendore e di luce. Voi distendete i cieli come un
padiglione; le acque stanno sospese intorno al vostro
santuario; le nubi formano il vostro cocchio che vola
portato su le ali dei venti; avete per messaggeri le
tempeste e per ministri le fiamme. Voi avete fermato la
terra su le sue basi e non basteranno i secoli a
scuoterle. L'abisso delle acque l'avvolgevano come in
fasce; seppellivano nei loro gorghi i picchi delle più
alte montagne; ma ad un vostro cenno fuggirono, al
rumore del vostro tuono fermarono il loro corso;
soverchiavano le montagne, e discesero nelle valli
avviandosi per il letto che loro avete assegnato. Voi
avete fissato loro dei limiti oltre i quali non si
spingeranno. Voi inviate delle fontane nelle vallate,
facendone scorrere le acque attraverso i macigni dei
monti; in esse si abbeverano le fiere del deserto; su le
loro rive si posano gli uccelli del cielo; in mezzo al
fogliame dei boschi mormorano le onde spartite in
freschi rivi. Dall'altezza del vostro soggiorno
innaffiate i monti; la terra è saziata dai frutti che
spargono le vostre mani. Voi fate germogliare l'erba dei
prati per le mandre, e le messi per l'uomo. Voi fate
nascere dalla terra il vino che rallegra il cuore
dell'uomo; voi gli fornite il pane che lo nutrisce e le
grazie che ne adornano il viso. Voi adacquate gli alberi
delle foreste, ì cedri del Libano, piantati dalle vostre
mani. Là sono i nidi degli uccelli; là gli abeti dànno
ricetta agli aironi; le vette dei monti sono percorse
dai camosci; le tortuose spaccature delle rocce offrono
asilo agli animali di timida natura.La luna segna i
tempi; il sole conosce l'ora della levata e del
tramonto. Voi conducete le tenebre, ed ecco la notte; e
allora le belve delle foreste escono dalle loro tane e
vanno cercando nelle ombre. I lioncelli ruggiscono per
avere preda, e dimandano a Dio il loro pasto. Il sole si
leva e gli animali selvaggi si ritirano nelle loro
buche, si accasciano nei loro giacigli; e allora l'uomo
esce al suo lavoro del giorno, alla coltura dei campi
fino alla sera. O Dio, quanto sono magnifiche le opere
vostre! (quanto ricca e ammirabile è la vostra
Provvidenza!). Tutto è stato fatto da voi, tutto è
governato da voi nella vostra sapienza; la terra è piena
dei vostri beni. Ecco là il grande mare che si stende
immenso; in esso si muovono animali senza numero,
piccoli e grandi; nei suoi gorghi si nasconde quel
Leviathan, che formaste perché scherzi nell'abisso; su
le sue onde vogano innumerevoli vascelli. Tutte le
creature aspettano da voi il loro cibo nel tempo
fissato. Voi spargete, ed esse raccolgono; voi aprite la
mano, ed esse si saziano dei vostri doni (Psalm. CIII).
Se scoprite il vostro volto, esse si turbano; se
ritirate il vostro soffio, spirano e rientrano nella
polvere. Voi mandate il vostro alito, ed esse rinascono,
e la faccia della terra si vede rinnovata (Psalm. X,
30). La gloria del Signore sussista per sempre; si
rallegri il Signore nelle sue opere. Egli guarda la
terra e questa trema, tocca i monti e mandavano vampe...
Celebrate Iehovah, invocate il suo nome; annunziate le
sue opere in mezzo ai popoli; cantate le sue lodi;
proclamate le meraviglie della sua Provvidenza. Gli
occhi di tutte le creature stanno fissi sopra di voi, o
Signore, voi distribuite a tutte il loro cibo nel tempo
opportuno. Voi aprite la vostra mano, e saziate tutto
ciò che ha spirito di vita (Psalm. CXLIV, 15-16). «La
Provvidenza di Dio è il magazzino, il granaio, il
reddito dei poveri, dice S. Giovanni Crisostomo; reddito
certo, perpetuo, inesauribile» (Homil. ad pop.).
4. PROVVIDENZA
NELL'ORDINE MORALE E SOPRANNATURALÈ. -
Se nell'ordine morale avvengono infrazioni e
sconvolgimenti, la colpa non è della Provvidenza, ma
dell'uomo ribelle alla Provvidenza. Questa tuttavia è
così potente, che dal male medesimo trae il bene, e dal
disordine fa scaturire l'ordine. E come dice S.
Agostino, Iddio non avrebbe mai permesso il male se non
avesse saputo di essere così potente da volgerlo in
maggior bene.
Vedi
MESCOLANZA DEI BUONI COI CATTIVI.
La Provvidenza divina regola da
sola, e come le piace, l'ordine soprannaturale. Fino dal
principio del mondo, essa ebbe in mira la salute del
genere umano e questo fu, in tutti i secoli, lo scopo
della sua condotta. Essa però eseguisce questo disegno
con mezzi impenetrabili ai nostri deboli lumi; rischiara
una nazione con la fiaccola della fede, mentre ne lascia
un'altra giacere nelle tenebre dell'infedeltà, senza che
questa abbia diritto di lagnarsi, né quella d'invanirsi.
Cosi pure Dio concede a ciascun individuo quella misura
di grazia e di doni soprannaturali che giudica
conveniente, senza che persona del mondo sia in diritto
di chiedergli ragione della sua condotta. La Provvidenza
divina abbraccia tutti, a tutti vuol bene, e a tutti ne
fa! e se qualche volta si arma del flagello, vi è
costretta dalle disobbedienze, dalle rivolte, dagli
oltraggi dei colpevoli.
5. BISOGNA
AFFIDARSI ALLA PROVVIDENZA. - O quanta
sapienza sta riposta in quelle parole del divin Maestro:
Non inquietatevi della vostra esistenza, pensando con
troppa ansia al come nutrirvi e vestirvi! La vita non
vale di più che il cibo, e il corpo più che le
vestimenta? Guardate gli uccelli dell'aria; non seminano
né mietono, né ammassano nei granai, e il Padre vostro
celeste li nutrisce. Ora non siete voi molto dappiù di
loro? Chi di voi potrebbe, per quanto si sforzasse,
accrescere di un palmo la sua statura? E del vestimento
prendervi tanto pensiero? Vedete i gigli del campo come
crescono; e senza che lavorino né filino sono cosi
splendidamente vestiti, che vi dico in fede mia, che
nemmeno Salomone nello sfarzo della sua gloria ne
uguagliava la pompa. Ora se così veste Dio l'erba dei
campi, che oggi fiorisce e domani è gettata al fuoco,
quanto non avrà più cura di voi, uomini di poca fede?
Non vi affannate dunque dicendo: che cosa mangeremo? o
che cosa berremo? o con che cosa ci vestiremo? I gentili
si turbano di queste cose, ma voi no, perché il Padre
vostro celeste sa che ne avete bisogno. Cercate adunque
prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e
tutto il resto egli ve lo darà per di più (MATTH. VI,
25-33). Anche il Salmista diceva: «Deponi tutte le cure
tue nel seno del Signore ed egli ti nutrirà» (Psalm. LIV,
23).
6. OBBIEZIONI
CONTRO LA PROVVIDENZA. - I filosofi
moderni, dice Bergier, non fanno che ripetere contro la
Provvidenza i sofismi degli antichi, e cadono nei
medesimi loro pregiudizi. Questi opinano che è
impossibile che una sola intelligenza possa vedere tutte
le cose nelle loro minute particolarità e tenersele a
mente; quelli giudicano cosa indegna della maestà
divina, e che ne degrada la sapienza e la potenza,
l'addossarle la cura di tante piccole e vili cose; altri
pretendono che una tale economia ne turberebbe la
felicità ed il riposo. Una prova, dicono, che il mondo
non fu fatto, e non è governato da Dio sommamente saggio
e potente, sta qui, che sotto molti aspetti si mostra
difettosa quest'opera: come può affermarsi che Dio
sommamente ed essenzialmente buono presiede al governo
del mondo, se si guarda ai disordini che lo
scompigliano? e qual più grave disordine che lasciare la
virtù senza premio, il vizio senza castigo?Perciò tra i
filosofi pagani, alcuni, come gli epicurei, sostenevano
che nel mondo si deve tutto attribuire al caso; che gli
dèi, addormentati in profondo riposo, non se ne dànno il
menomo pensiero. Altri, e principalmente gli stoici,
s'immaginavano che tutto sia guidato dalla legge del
destino, legge alla quale la divinità medesima è
sottoposta. Non mancarono finalmente di quelli che,
docili alle lezioni di Platone, si figuravano che il
mondo fosse stato fatto e sia governato da certi
spiriti, o geni, o demoni, intelligenze inferiori a Dio;
che questi artefici, impotenti e mal pratici, non
avevano saputo correggere le imperfezioni della materia
e non potevano impedire i disordini di questo mondo.
Nessuno di tali sistemi riusciva ad onore delle
divinità, nessuno a consolazione degli uomini, eppure
era ciò che di meglio aveva potuto trovare la ragione
umana. È evidente che quell'ammasso di errori poggiava
sopra quattro false nozioni: la prima, riguardante la
creazione, che i filosofi non volevano in nessun modo
ammettere; la seconda, riguardante il bene e il male, di
essi consideravano come termini assoluti, mentre non
sono che termini di paragone; la terza, riguardante la
potenza infinita, ch'essi paragonavano alla potenza
limitata dell'uomo; la quarta finalmente, riguardante la
giustizia divina, ch'essi falsamente supponevano doversi
compire in questo mondo. E infatti:
I. Se i filosofi
avessero compreso che Dio ha la potenza creatrice e che
opera con la sola sua volontà; che ad un suo cenno, ad
un atto della sua volontà tutto è stato fatto, avrebbero
compréso ugualmente che il governo dell'universo non può
costare a Dio di più, né più digradarne la maestà
sovrana di quello che abbia fatto la creazione. Qui i
filosofi mettevano già a riscontro l'intelligenza e la
potenza divina con l'intelligenza e potenza umana, e
perché sarebbe cosa noiosa e avvilente per un re
l'occuparsi dei più minuti provvedimenti del suo impero,
ne conchiudevano che lo stesso si deve dire di Dio.
Conseguenza ridicola e falsa. È dunque l'idea del potere
creatore quella che ha elevato lo spirito e
l'immaginazione degli scrittori sacri ed ha loro
inspirato, nel parlare della potenza divina, frasi e
concetti tanto superiori a tutti i concetti filosofici.
Dio, secondo il loro stile, non ha fatto che chiamare
dal nulla gli esseri, ed essi si sono presentati; egli
tiene le acque dei mari e porta il globo terrestre nella
palma della mano; i cieli sono l'opera delle sue dita; è
lui che dirige gli astri nel maestoso loro corso; e può
con una parola inabissare cielo e terra e ridurli al
primitivo nulla, ecc. A lui basta conoscere la potenza,
perchè veda non solamente tutto quello che è, ma ancora
tutto quello che può essere.
II. Si dimostra
con la sana filosofia, che nel mondo non si dà né bene
né male assoluto, ma solamente per comparazione; e
perciò quando si dice che vi è del male, questo
significa solamente che vi è minor bene di quello che vi
potrebbe essere. E certo che non si trova creatura alla
quale Dio non abbia fatto del bene, benché avrebbe
potuto fargliene di più è gliene abbia fatto meno che ad
altre. Ora è un assurdo il pretendere che tutto è male,
perché non è tutto così buono come potrebbe essere, ed è
assurdo il supporre che un essere creato, e per
conseguenza essenzialmente finito, possa essere
assolutamente buono sotto tutti gli aspetti; egli
sarebbe allora, come è Dio, la perfezione infinita.
III. S'inganna
grossolanamente su la nozione dell'infinito chi suppone
che Dio, perché onnipotente, debba fare tutto il bene
che può: questo è impossibile, perché ne può fare
all'infinito. Questa supposizione contiene una
contraddizione che è quella di volere che Dio non possa
fare meglio. Poi ritorna in campo la falsa comparazione
tra la potenza di Dio e la potenza dell'uomo: questi
deve fare tutto il bene e il meglio che può, perché la
sua potenza è limitata; ma lo stesso non si può dire di
Dio, perché il suo potere è infinito.
IV. Non
discorrevano più sensatamente i filosofi, quando si
mostravano scandalizzati che Dio non punisce né sempre,
né tutti i delitti di questo mondo; quando Iddio così
facesse, non tratterebbe forse troppo rigorosamente un
essere così debole e così incostante qual è l'uomo? non
gli toglierebbe e tempo e mezzi di fare penitenza? Poi
avviene talora, che un'azione la quale agli occhi degli
uomini ha l'apparenza di colpa, è in realtà cosa
innocente e lodevole; come per contrario, ben sovente
quello che loro sembra un atto di virtù, proviene da
cattiva intenzione. Ingiusta dunque sarebbe la
Provvidenza, se si conformasse al giudizio degli uomini.
D'altronde, le ricompense di questo mondo non sono
premio sufficiente per un'anima virtuosa e di natura sua
immortale; bisogna che la virtù sia provata in terra
perché si meriti una felicità eterna nel cielo. L'empio
che nella sua cecità mormora e sparla della Provvidenza,
dice: S'io fossi Dio, mi regolerei ben diversamente; ma
gli si potrebbe rispondere: Se Dio fosse uomo, farebbe
anche diversamente... Tacciamo, ammiriamo, adoriamo,
ringraziamo la Provvidenza di Dio, assoggettiamoci al
suo governo paterno, ed essa ci condurrà a buon fine.
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