«Male
sottile,
segreto
veleno,
peste
occulta,
artefice
d'inganni,
madre
dell'ipocrisia,
dell'invidia,
sorgente
dei vizi,
fomite di
delitti,
ruggine
delle
virtù,
verme
roditore
della
santità,
accecamento
dei cuori,
...».
LA
VANAGLORIA
È UN GRAN
MALE.
MEZZI PER
FUGGIRLA
-
S.
Bernardo
chiama la
vanagloria
«male
sottile,
segreto
veleno,
peste
occulta,
artefice
d'inganni,
madre
dell'ipocrisia,
dell'invidia,
sorgente
dei vizi,
fomite di
delitti,
ruggine
delle
virtù,
verme
roditore
della
santità,
accecamento
dei cuori,
che cambia
i rimedi
in
malattie e
fa della
medicina
una causa
di
languore (Serm.
VI. in
Psalm)».
Il
Crisostomo
la chiama
«madre
dell'inferno»
(Homil.
XVII, in
Epl. ad
Rom.).
S. Basilio
la chiama
«cortese
predone
delle
ricchezze
spirituali,
gaio
nemico
delle
anime
nostre,
tarlo
delle
virtù,
ladro
gentile
di tutti i
nostri
beni (Constitut.
Monast.
c. XII)».
Come un
tesoro
messo in
pubblico e
lasciato
senza
guardia,
viene
presto
rubato,
così ogni
virtù che
ama essere
conosciuta
ed
encomiata
si risolve
ben presto
in fumo...
Come la
cera si
scioglie
vicino al
fuoco,
così
l'anima
dinanzi al
fuoco
della
vanagloria,
perde
tutto il
pregio di
ogni sua
virtù.
S.
Paolo
domanda
all'uomo:
«Che cosa
hai che
non
l'abbia
ricevuto?
E se lo
hai
ricevuto,
perché
vantartene
come se
non lo
avessi
ricevuto?»
(I Cor
IV, 7).
Perciò S.
Agostino
così
parlava di
Dio: «O
Signore,
colui che
attribuisce
a sé la
gloria del
vostro
bene e a
voi non la
tributa, è
ladro e
predone;
simile al
diavolo
che tentò
rapire a
Voi la
gloria
vostra (Soliloq.
c. XV)».
Ma udite
dal
Signore
che cosa
accade ai
vanagloriosi:
«Seminano
vento e
raccolgono
tempesta»
(OSEAE,
VIII, 7):
«Avete
seminato
molto e
mietuto
poco;
avete
radunato
del
denaro, ma
lo avete
messo in
una borsa
forata» (AGG.
I, 6).
Seminano
vento e
raccolgono
tempesta,
quelli che
fanno
qualche
buona
opera per
averne
lode,
poiché la
vanagloria
è tempesta
che
tormenta
con mille
cure e
pensieri e
inquietudini
e affanni
e dolori.
Coloro che
agiscono
per
vanagloria,
gettano le
opere loro
in un
sacco
senza
fondo, o
come dice
S.
Gerolamo,
«seminano
cose vane,
e non
raccolgono
che frutti
vani e
vuoti (In
Oseae);
«Ricevono
la mercede
che loro
si
conviene;
sono
vento, la
loro
mercede è
fiato» (S.
AUGUST.
In Psalm.).
Gesù
Cristo
ci avverte
che ci
guardiamo
bene dal
fare le
nostre
buone
azioni in
faccia al
mondo, con
l'intenzione
di esserne
lodati;
perché
così
facendo
non ne
avremo più
ricompensa
dal Padre
nostro
che è nei
cieli (MATTH.
VI, 1).
Infelice
chi cerca
di essere
lodato di
una buona
azione!
egli ne
perde il
merito, e
sarà
punito
della
colpa che
commette
invanendosi
dell'azione.
«Non
cercate di
acquistare
vanagloria,
dice
l'Apostolo
S. Paolo;
ma chi ha
qualche
motivo di
gloriarsi,
se ne
glorii nel
Signore...
In quanto
a me,
tolga il
cielo che
mi glorii
di altro
che della
croce del
Signore
nostro
Gesù
Cristo» (Gal.
V, 26; II
Cor.
X, 17;
Gal.
VI, 14).
Diciamo
anche noi
col
Salmista:
«Non per
noi, o
Signore,
non per
noi, ma ad
esaltazione
del vostro
nome,
della
misericordia
e verità
vostra
fate
risplendere
la vostra
gloria » (Psalm.
CXIII, 9);
o con S.
Francesco
d'Assisi:
«Signore,
guardate
voi il
vostro
dono in
me; perché
io ne sono
il ladro,
quando ne
rubo a voi
la gloria;
e
l'attribuisco
a me (S.
BONAV.
In Vita)».
In ogni
nostra
azione,
ripetiamo
con S.
Ignazio di
Loyola:
«Tutto a
maggior
gloria di
Dio » -
Omnia ad
maiorem
Dei
gloriam
(In
Vita).
Due mezzi
eccellenti
per
combattere
la
vanagloria
ci
suggerisce
l'Autore
dell'Imitazione
in queste
due
sentenze:
«Chiunque
conosce a
pieno se
stesso, a
se
medesimo
diventa
vile, e
non si
cura delle
lodi degli
uomini (De
Imit.
1. I, c.
II, n. 1).
Non
tenerti
migliore
degli
altri,
perché
potresti
essere
peggiore
agli occhi
di Dio il
quale vede
l'interno
(Ibid.
c. VII, n.
3)».