Le
origini del neo-templarismo
Di Massimo
Introvigne
L’Ordine del Tempio, un
ordine monastico-cavalleresco cattolico la cui storia si
intreccia con quella delle Crociate, è sciolto dal Papa
Clemente V (1260-1314) – dopo la crudele persecuzione del
re di Francia, Filippo il Bello (1268-1314) – nel 1307.
Dopo la soppressione, l’Ordine sopravvive per qualche
decennio fuori della Francia, ma al più tardi agli inizi
del secolo XV i templari sono completamente scomparsi. La
tesi di una loro prosecuzione segreta è stata denunciata
da specialisti di storia medievale quali Régine Pernoud
(1909-1998) come “completamente demenziale” e legata a
pretese e leggende “uniformemente sciocche” (I Templari,
trad. it. Effedieffe, Milano 1993, p. 11).
L’idea che i templari,
ufficialmente soppressi, avessero continuato
clandestinamente la loro attività fino al Settecento, si
diffonde anzitutto nella massoneria francese e tedesca. La
massoneria era nata in Inghilterra presentandosi come
l’erede – sia pure attraverso un processo di
reinterpretazione filosofica ed esoterica – delle
corporazioni di mestiere muratorie (che comprendevano,
accanto agli architetti, anche i semplici muratori). Da un
certo punto di vista, si trattava di un’origine troppo
“umile”, che la nobiltà dell’Europa continentale accettava
con difficoltà. È così elaborata la leggenda di cavalieri
perseguitati che si erano “nascosti” nelle corporazioni
inglesi e scozzesi dei liberi muratori per continuare le
loro attività. Soprattutto in Germania, questi cavalieri
misteriosi sono identificati con i templari. È questa
l’origine dei gradi templari della massoneria che – nati
sul continente europeo, ma diffusi anche nel Regno Unito
grazie all’opera di Thomas Dunckerley (1724-1795),
fondatore nel 1791 di un Gran Conclave (più tardi Gran
Priorato) dei Cavalieri Templari all’interno della
massoneria inglese – oggi si ritrovano sia nel rito
scozzese sia nel rito di York, e degli attuali Encampments
of Knights Templars, cui possono appartenere
esclusivamente massoni e che sono piuttosto diffusi nella
massoneria anglo-americana.
Nel momento
particolarmente convulso della storia massonica costituito
dagli anni della Rivoluzione francese, non tutti sono
d’accordo sull’assunto (più tardi pacifico nelle
obbedienze e nei riti massonici maggioritari) secondo cui
il complesso dei gradi templari costituisce solo una parte
del sistema massonico e deve rimanere subordinato alla
massoneria nel suo insieme. In una loggia parigina, quella
dei Cavalieri della Croce, si comincia a sostenere che non
è affatto così. Se la leggenda templare è vera, se le
corporazioni britanniche dei liberi muratori sono
“interessanti” solo in quanto al loro interno dal secolo
XIV sono nascosti gli eredi dell’Ordine del Tempio, ne
consegue che l’Ordine del Tempio è precedente alla
massoneria, e che dunque devono essere le organizzazioni
massoniche a subordinarsi a quelle (neo-)templari e non
viceversa.
L’origine di questa
controversia risale a un avventuriero attivo negli anni
della Rivoluzione francese, l’ex seminarista
Bernard-Raymond Fabré-Palaprat (1773-1838), che nel 1804
dichiara di avere scoperto – insieme con i suoi colleghi
della citata loggia dei Cavalieri della Croce – documenti
che proverebbero una successione ininterrotta di “Gran
Maestri” templari clandestini dalla soppressione del 1307
fino al 1792 (l’anno in cui sarebbe morto, massacrato a
Versailles dai giacobini, l’ultimo Gran Maestro
“nascosto”, il duca Louis-Hercule-Timoléon de
Cossé-Brissac, 1734-1792). I Cavalieri della Croce
dichiarano che un documento, asseritamente ritrovato nel
cassetto di un mobile del duca, autorizza la loggia a
procedere all’elezione di un nuovo Gran Maestro una volta
passata la tempesta rivoluzionaria. Così, nel 1805, la
loggia nomina Fabré-Palaprat Gran Maestro (inizialmente
“provvisorio”) e ricostruisce l’Ordine del Tempio. L’idea
di un Ordine del Tempio autonomo (indipendente cioè – a
differenza dei gradi templari – dalla massoneria) piace, e
interessa lo stesso Napoleone Bonaparte (1769-1821), che
autorizza una solenne cerimonia nel 1808.
Fabré-Palaprat,
tuttavia, non ha in mente soltanto un ordine cavalleresco
destinato a rientrare più o meno rapidamente nell’orbita
della Chiesa cattolica. La sua idea, ben altrimenti
ambiziosa, che comincia a manifestare nel 1812, è quella
di legare i neo-templari a una nuova religione. Nel 1814,
Fabré-Palaprat dichiara di avere acquistato fortuitamente
da un bouquiniste un manoscritto greco intitolato
Evangelicon, versione (largamente eterodossa) del
Vangelo di san Giovanni, preceduta da un commento chiamato
Leviticon. Secondo studiosi contemporanei, questi
testi, benché contengano materiale probabilmente più
antico, sembrerebbero piuttosto un falso del tardo
Seicento o del Settecento. Il san Giovanni dell’Evangelicon
e del Leviticon si presenta come un
razionalista anticlericale, che toglie al cristianesimo
ogni carattere soprannaturale e riduce Gesù Cristo – che
non è Dio, ma solo un uomo geniale – a un iniziato educato
ad Alessandria. Prima di morire, Gesù Cristo avrebbe
nominato come suo successore san Giovanni, il cui “Ordine
d’Oriente” sarebbe poi proseguito nell’Ordine del Tempio.
L’importanza di questa
successione è evidente: come Gran Maestro dell’Ordine del
Tempio ricostituito, Fabré-Palaprat si proclama
l’autentico successore di san Giovanni, e anzi dello
stesso Gesù Cristo, rivestito di tutti i poteri del
sacerdozio. Può così procedere alla fondazione di una
Chiesa templare, che chiama “Chiesa Gioannita” e dichiara
l’unica vera Chiesa cristiana legittima (mentre
illegittima sarebbe la linea “ecclesiastica” della Chiesa
cattolica, che proviene non da san Giovanni ma da san
Pietro). Il Gran Maestro dell’Ordine del Tempio non
desidera, tuttavia, assumere funzioni sacerdotali dirette.
Entra così in contatto – dopo avere battuto altre strade –
con l’ex-sacerdote Ferdinand-François Châtel (1795-1857),
sospeso a divinis nel 1830 per le sue idee radicali
e socialiste e fondatore di una “Chiesa cattolica
francese”. Nel 1831, Châtel aderisce all’Ordine del Tempio
e poco dopo – in virtù dell’autorità dello stesso
Fabré-Palaprat – è consacrato vescovo della Chiesa
Gioannita, di cui diventa il “Primate delle Gallie”.
Châtel riesce a radunare un certo numero di sacerdoti in
rottura con la Chiesa cattolica in varie città francesi, e
anche in qualche località straniera.
La Chiesa Gioannita,
tuttavia, dura pochi anni. Non tutti i membri dell’Ordine
del Tempio la prendono sul serio, e alcuni non intendono
rompere con la Chiesa cattolica. Questo aveva del resto
determinato una serie di scismi e l’emergere di una
fazione “cattolica” dissidente fin dai primi tentativi di
Fabré-Palaprat di fondare una nuova religione nel 1812,
tentativi che determinano anche la separazione della
branca italiana, che diventa autonoma nel 1815. Alla morte
di Fabré-Palaprat, nel 1838, il legame fra Ordine del
Tempio e Chiesa Gioannita stabilito nella sua persona si
rompe, e si offre l’occasione per una riconciliazione fra
la fazione “cattolica” e la fazione “palapratiana” legata
alla Chiesa Gioannita. Questo tentativo, culminato
nell’elezione come Gran Maestro riconosciuto da entrambe
le fazioni dell’ammiraglio Sir William Sidney-Smith
(1764-1840), responsabile della branca inglese, ha vita
effimera e le due fazioni ricominciano un’esistenza
separata, intervallata da ulteriori riunificazioni, tutte
di breve durata. Quanto alla Chiesa Gioannita, dopo
qualche anno cessa le attività. Châtel fonda nel 1848 una
“Chiesa francese radicale”, cercando di sfruttare il clima
rivoluzionario dell’epoca. Anche questa Chiesa ha però un
successo effimero, e negli ultimi anni della vita –
dimenticato – Châtel lavora come droghiere.
La fine della Chiesa
Gioannita non elimina i dissidi fra i Templari, perché i
“cattolici” desiderano che l’Ordine professi
esplicitamente la religione cattolica romana, mentre i
“palapratiani” (o “laici”) propongono un Ordine
interconfessionale. Entrambe le branche, però, declinano.
Nel 1871 i pochi cavalieri “palapatriani” francesi
superstiti constatano lo scarso successo dell’Ordine e lo
mettono, secondo l’espressione massonica, “in sonno”. Lo
stesso avviene per la branca “cattolica” belga nel 1890.
Più tardi, la “reggenza” dell’Ordine in Francia è
conferita da alcuni superstiti al poeta Joséphin Péladan
(1858-1918), coinvolto in tutte le vicende del risveglio
occultista tardo-ottocentesco, che tuttavia si interessa
di più a un altro ordine di sua creazione, l’Ordine della
Rosa+Croce Cattolica del Tempio e del Graal. Anche questo
Ordine del Tempio, con decine di altre sigle, fa parte in
quest’epoca del grande calderone degli ordini occulti
gestiti dagli amici-nemici Péladan e Papus (Gérard
Encausse, 1865-1916).
In questi anni, una
certa terminologia e simbologia “templari” sembrano essere
di bon ton in tutta una serie di movimenti magici
di origine diversa: troviamo così, per limitarci ad alcuni
esempi tra i più importanti, l’Ordo Templi Orientis (O.T.O.),
e l’Ordo Novi Templi (O.N.T.), fondato nel 1907 da Jörg
Lanz von Liebenfels (1874-1954) nel mondo della
“ariosofia” di lingua tedesca, la versione pangermanica e
razzista di temi rosacrociani e teosofici, che eserciterà
più tardi una certa influenza – non inesistente, ma spesso
sopravvalutata – sul nazional-socialismo. Questi ordini
situano però i loro interessi più importanti altrove, e
non possono essere considerati tecnicamente neotemplari.
La successione più
diretta dell’Ordine del Tempio fondato da Fabré-Palaprat
rimane nella branca “laica” belga, l’unica ancora attiva,
che nel 1894 promuove la costituzione a Bruxelles di una
Segreteria Internazionale dei Templari, peraltro non
riconosciuta da tutti i priorati stranieri. Nel 1930 la
branca “laica” belga (detta “de la Trinité de la Tour”) si
scioglie come tale, ma nel 1932 è ricostituito un Gran
Priorato del Belgio che procede alla costituzione formale
di una associazione denominata “Associazione belga dei
cavalieri dell’Ordine Sovrano e Militare del Tempio di
Gerusalemme” (OSMTJ), in stretto contatto con la
Segreteria Internazionale, che continua la sua esistenza
fino al 1934. Nel 1933 i belgi restaurano anche il
Magistero dell’Ordine, affidandone la reggenza a Théodore
Covias. Nello stesso anno 1933 Covias trasmette i suoi
poteri a Émile Clément Vandenberg (†1945), ma la sua
decisione è contestata da un gruppo di membri del
“consiglio di reggenza” belga. Nel 1938 a Covias subentra
– secondo un verbale del Consiglio di Reggenza belga –Joseph
Jonckbloedt de Juge, ma apparentemente questa successione
non è accettata da Vandenberg, che si considera ancora in
carica.
Nel 1942 – a causa della
guerra – Vandenberg decide di trasferire gli archivi
dell’Ordine in Portogallo, ad Antonio Campello Pinto de
Sousa Fontes (1878-1960). Nel 1945 Vandenberg chiede la
restituzione degli archivi dell’Ordine a Sousa Fontes, che
rifiuta; nello stesso anno Vandenberg muore in un
incidente e Sousa Fontes si proclama Reggente, poi Gran
Maestro. Alcuni priorati ne riconoscono l’autorità, ma non
tutti. L’OSMTJ di Jonckbloedt rallenta le sue attività in
Belgio, ma continua a esistere un capitolo francese,
legalmente costituito nel 1945 sotto la direzione di Remy
Guerardelle de Ribauville, che nel 1956 trasmette i suoi
poteri a Gabriel Inellas (1913-1987), nato in Venezuela e
residente in Brasile dove si presenta come “principe
Gabriel Inellas Paleologo”, titolo contestato come di pura
fantasia dai suoi oppositori. Nasce da qui una branca
brasiliana, che è presente in Italia fin dal 1981. Ma è
soprattutto quella portoghese ad assicurare al movimento
neo-templare una diffusione internazionale, aprendo (o
riaprendo) “priorati” nazionali in quasi tutti i paesi
dell’Occidente.
B.: Su Bernard-Raymond
Fabré-Palaprat – da un punto di vista scettico, ma
favorevole – cfr. l’opera del vescovo della Chiesa
gnostica Léonce Fabre des Essarts, Les Hiérophantes.
Étude sur les
fondateurs des religions dépuis la Révolution jusqu’à nos
jours,
Chacornac, Parigi 1905, pp. 124-153. Su tutta la questione
della presunta prosecuzione segreta dei templari, cfr.
pure René Le Forestier, La Franc-Maçonnerie templière
et occultiste au XVIIIe et XIXe siècles, 2 voll., La
Table d’Émeraude, Parigi 1987.
Dal sito
www.cesnur.org
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