Templari di San Bernardo
Congregazione laicale cattolico-cavalleresca di ispirazione templare
 
 
 
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L'«infinita» storia dei Templari
Una recensione di Templari. Il martirio della memoria. Mitologia dei cavalieri del Tempio di Mario Arturo Iannaccone (Sugarco, Milano 2005)

di Andrea Menegotto

L’Ordine del Tempio, un ordine monastico-cavalleresco cattolico la cui storia si intreccia con quella delle Crociate, è sciolto dal Papa Clemente V (1260-1314), dopo la crudele persecuzione del re di Francia Filippo il Bello, nel 1307. A seguito della soppressione, l’Ordine sopravvive per qualche decennio fuori della Francia, ma al più tardi agli inizi del secolo XV i templari sono completamente scomparsi. La tesi di una loro prosecuzione segreta è stata denunciata da specialisti di storia medievale quali Régine Pernoud (1909-1998) come «completamente demenziale» e legata a pretese e leggende «uniformemente sciocche» (I Templari, trad. it. Effedieffe, Milano 1993, p. 11).

Tuttavia, ancor oggi nel ben più complesso - e vasto - scenario del sacro post-moderno, esiste certamente un filone qualificabile come neo-templarismo, costituito al suo interno da Ordini e filiazioni e da alcuni gruppi indipendenti. Semplificando in verità vicende dense e articolate, potremmo rilevare che a livello internazionale, si notano due principali filiazioni: l’Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme” (OSMTJ) - di fatto, la derivazione complessa, ma più diretta, dall’Ordine del Tempio fondato da Bernard-Raymond Fabré-Palaprat (1773-1838) -; e l’Ordo Supremus Militari Templi Hierosolymitani (OSMTH), di obbedienza Sousa Fontes, ovvero derivante dallo scisma di Antonio Campello Pinto de Sousa Fontes (1878-1960), che si proclama Gran maestro nel 1942. Accanto a queste due filiazioni, si contano una dozzina di altre organizzazioni e alcuni priorati nazionali indipendenti.

In Italia, secondo i dati forniti dall’Enciclopedia delle religioni in Italia (Elledici, Leumann [Torino] 2001; ora tutti i dati sono continuamente soggetti ad aggiornamento attraverso il progetto on-line Le religioni in Italia, accessibile dal sito del CESNUR), gli appartenenti all’area del neo-templarismo constano di circa 500 unità e si dividono fra i gruppi che si rifanno alle suddette filiazioni principali (OSMTJ e OSMTH), una dissidenza dell’OSMTJ (il Gran Priorato d’Italia), altri gruppi e filiazioni, fra cui le presenze legate al Priorato di Sion - che sta godendo di particolare celebrità soprattutto grazie al Codice da Vinci, il cui autore, tuttavia, con la pretesa dell’autenticità storica, fornisce notizie del tutto forvianti - e l’Ordine Rinnovato del Tempio (O.R.T.), che non deve essere confuso con l’Ordine del Tempio Rinnovato, alle cui attività partecipò in una fase giovanile della sua carriera l’esoterista René Guénon (1886-1951). Le origini dell’O.R.T.  si ricollegano al cosiddetto «rinascimento di Arginy», che ha influenzato un buon numero di gruppi esoterici francesi nella seconda metà del XX secolo e trae origine dalle vicende legate a  un autore francese di opere esoteriche e talora apocalittiche: Jacques Breyer (1922-1996), il quale il 12 giugno 1952, presso le rovine del Castello di Arginy, in Francia, sarebbe stato contattato da misteriosi Maestri del Tempio, che gli avrebbero chiesto di promuovere un «rinascimento templare». L’O.R.T. condivide peraltro una comune filiazione neo-templare - per quanto persone e ambienti siano assolutamente da distinguere - con l’Ordine del Tempio Solare, balzato tragicamente all’onore delle cronache a causa dei tragici omicidi-suicidi di alcuni membri, avvenuti nel 1994-95 e poi  1997 in Svizzera e in Canada (su queste vicende: cfr. Jean-François Mayer,  Il Tempio Solare, Elledici, Leumann [Torino] 1997 e  Massimo Introvigne, Idee che uccidono. Jonestown, Waco, il Tempio Solare, MIMEP-Docete, Pessano [Milano] 1995).

Se dunque le vicende storiche dell’Ordine del Tempio come ordine monastico-cavalleresco cattolico medioevale appartengono ormai - appunto - alla storia (e in questo ambito si esauriscono), è innegabile il persistere nei secoli del concetto ideale di templarismo e della concezione di una - supposta ed esoterica - continuità fra l’Ordine del Tempio «storico» e i gruppi (neo-templari) che a esso si richiamano nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni.

Alle vicende storiche dei Templari, ma anche alla problematica e delicata idea di templarismo, nonché alle varie presenze legate alla rinascita di interesse per gli antichi Cavalieri del Tempio è dedicato un puntiglioso volume di Mario Arturo Iannaccone, studioso di storia del cristianesimo e di nuovi movimenti religiosi, già segnalatosi come autore di Rennes-le-Château: una decifrazione. La genesi occulta del mito (Sugarco, Milano 2004), con prefazione di Massimo Introvigne, in cui l’autore stesso riesce nell’arduo compito di dire qualcosa di davvero nuovo sulle questioni legate al paesino pirenaico e - di fatto - a segnare una svolta nelle indagini storiche relative allo stesso. La seconda fatica di Iannaccone, sempre pubblicata da Sugarco (2005) si intitola dunque Templari. Il martirio della memoria. Mitologia dei cavalieri del Tempio ed è introdotta da Franco Cardini. Nel volume, senza dare nulla per scontato - il che consente un’agevole lettura anche a un pubblico di non addetti ai lavori - l’autore, partendo dalle vicende storiche relative alla nascita, la potenza e la fine dell’Ordine del Tempio, si muove sostanzialmente in due direzioni, investigando da un lato il mito dei Templari, il suo senso e i suoi scopi e dall’altro il neo-templarismo, ovvero le vicende legate alle varie «rifondazioni» dell’Ordine del Tempio.

Così, dopo un’approfondita disamina della storia dei Templari, il volume prosegue esaminando un’altra storia: quella dell’idea - o della memoria - del templarismo, memoria che riemerge, come di seguito vedremo, dopo tre secoli d’oblio intorno al XVII secolo. Non basteranno certamente questi accenni per rendere conto di un libro denso e argomentato - e nel suo genere appassionante -, che vale la pena di leggere per intero e alla cui lettura chi scrive questa breve nota non intende far altro che rimandare. Potrà tuttavia rivelarsi di qualche utilità cogliere qualche messaggio implicito, ma emergente dallo studio di Mario Arturo Iannaccone, che - se possibile e necessario - ne conferma l’utilità quale contributo nell’ambito degli studi sul templarismo e, più in generale, nel contesto globale dei contributi in tema di minoranze religiose ed esoterismo.

La «trasversalità» del templarismo nel contesto del milieu magico-esoterico

In tale prospettiva, un dato rilevante e certamente innegabile, confermato appunto dal lavoro del nostro autore - che peraltro, come mostra l’ampia bibliografia (pp. 221-224), recepisce la principale produzione internazionale sia in tema di studi sia per quanto concerne le fonti -, è una sorta di «trasversalità» del tema templare rispetto al mondo del milieu magico-esoterico a partire dal XIX secolo e, ancor prima, in relazione alle correnti rosacruciane e al mondo massonico. Tale trasversalità si esprime particolarmente in alcuni ambiti che, senza pretesa di esaustività e a solo scopo esemplificativo, sono schematizzabili come segue.

* Abbiamo già accennato al fatto che il ricordo degli antichi Cavalieri riemerge dopo tre secoli d’oblio, intorno al XVII secolo. In questa rinascita, il tema templare si salda con simboli quali Salomone, le «conoscenze segrete» tradizionalmente associate alla sapienza di questi e il Tempio di Gerusalemme. Scrive Iannaccone: «Una vera e propria leggenda sui Templari comincia a cristallizzarsi nel tardo Rinascimento, all’interno di quegli ambienti di liberi pensatori e di “libertini” che univano alla critica delle istituzioni e della religione un forte interesse per gli interessi magico-ermetici e che concepivano l’ermetismo in contrapposizione con la cultura dominante» (p. 35), e ancora: «A partire dai primi decenni del Seicento, una particolare miscela composta dal pensiero “libertino” e da correnti magico-ermetiche e razionaliste - eredi della filosofia naturale - si coagulò istituzionalmente nel fenomeno massonico [...]. Nel corso di meno di un secolo, questa cultura, queste correnti e questa nuova istituzione, La Framassoneria o Massoneria, iniziarono ad accogliere la memoria dei Templari come uno dei propri elementi costitutivi, reinventandone la vicenda» (pp. 36-37).

* Peraltro, il tema templare rappresenta anche lo spunto per la giustificazione della «nobiltà massonica»; quando infatti la massoneria, partendo dalla Gran Bretagna, penetra nell’Europa continentale, si nota la riluttanza di molti nobili europei ad aderire a un’organizzazione le cui origini si trovano nelle corporazioni dei «liberi muratori», le quali comprendevano architetti, ma anche semplici operai edili. Così, nel 1736 il cavaliere André Michel de Ramsay (1686-1743) assicura in un discorso ai nobili francesi che le corporazioni di liberi muratori britanniche avevano ospitato dei mitici «cavalieri perseguitati», che in Germania (dove da anni corrono speculazioni sul tema) sono presto identificati con i Templari, in tal modo creando un’origine mitica, ma più accettabile per i nobili, della massoneria.

* Temi templari sono oggetto di interesse di un importante esponente del mondo magico-esoterico moderno: il famoso occultista inglese Aleister (pseudonimo di Edward Alexander) Crowley  (1875-1947), che entra e cerca di impadronirsi dell’Ordo Templi Orientis (O.T.O.), di cui fa parte Theodor Reuss (1855-1923), co-fondatore con Leopold Engel (1858-1931) dell’Ordine degli Illuminati (noti come «Illuminati di Baviera») - che finisce di fatto per confondersi con l’O.T.O. -, da loro risvegliato negli anni 1895-1896, dopo la morte nel 1793 dell’ultimo membro, Johann Johachim Bode (1730-1793). La storia degli Illuminati di Baviera, peraltro, rappresenta un tema portante del romanzo Angeli e Demoni di Dan Brown, anche se - come nel caso del Codice da Vinci - le notizie storiche che l’autore del romanzo spaccia per attendibili rappresentino in realtà la peggiore paccottiglia storica in tema di complotti.

* Ancora, l’Ordo Novi Templi (O.N.T.), fondato nel 1907 da Jörg Lanz von Liebenfels (1874-1954), ma il cui teorico più importante è Guido (von) List (1848-1919), si colloca nel mondo dell’«ariosofia» di lingua tedesca, la versione pangermanica e razzista di temi rosacrociani e teosofici, che eserciterà più tardi una certa influenza – in verità spesso sopravvalutata – sul nazional-socialismo.

* è inoltre di rilievo l’interesse per i temi templari che emerge dalla biografia di importanti esponenti del mondo esoterico: se abbiamo già accennato a René Guénon e l’Ordine Rinnovato del Tempio, non si può certo dimenticare Julius Evola (1898-1974), che pur non avendo al centro della sua speculazione esoterica il tema templare, affronta l’argomento nelle sue opere Imperialismo pagano (1929) e Il mistero del Graal (1937), affermando la persuasione dell’esistenza di un ordine interno ai Templari che avrebbe perpetuato un segreto iniziatico.

* Non manca neppure il ricorso ai temi del templarismo in ambito filantropico e cattolico: se i Knight Templars - diffusi soprattutto negli Stati Uniti - si caratterizzano come un’esperienza in ambito solidaristico e paramassonico e la de Molay International rappresenta «una di quelle caratteristiche emanazioni dello scozzesismo americano di tipo conservatore, ad orientamento cristiano» (p. 161), una realtà italiana si caratterizza come decisamente peculiare. Si tratta della Milizia del Tempio - Ordine dei poveri Cavalieri di Cristo (Militia Templi - Christi pauperum Militum Ordo), che ha sede presso il Castello della Magione di Poggibonsi (Siena), fondata nel 1979 dal conte Marcello Alberto Cristofani della Magione, un’associazione di laici cattolici che intendono richiamarsi agli ideali e allo stile di vita templari descritti da san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) nel Liber ad Milites Templi de laude novae Militiae, senza pretendere nessuna affiliazione diretta dall’antico Ordine medievale. Nel 1988 la Milizia del Tempio è stata riconosciuta canonicamente come associazione privata di fedeli laici dall’allora arcivescovo metropolita di Siena, mons. Mario Ismaele Castellano. A questo decreto ha fatto seguito – il 18 novembre 1990 – uno ulteriore, emanato dall’arcivescovo della diocesi toscana, monsignor Gaetano Bonicelli, con il quale è approvata la Regola sotto il titolo «Regola dei poveri Cavalieri di Cristo dell’Ordine della Milizia del Tempio», completando così la fisionomia canonica della nuova istituzione, alla quale la Penitenzieria Apostolica ha concesso una serie di indulgenze plenarie per i momenti salienti della vita dei cavalieri e degli altri membri della milizia e per la chiesa magistrale di San Giovanni in Jerusalem a Poggibonsi (presso lo stesso Castello della Magione).

* Tuttavia, e come mostra l’undicesimo capitolo del volume Templari. Il martirio della memoria (pp. 163-170), la dilatazione dei temi del templarismo deve certamente molto a  un fenomeno come il New Age, la cui espansione - come chi scrive ha avuto modo di dimostrare ad altro proposito (sul punto cfr. J. Gordon Melton - Andrea Menegotto, Reiki: tecnica o religione?, Elledici, Leumann [Torino] 2005; di prossima pubblicazione) -, comporta la diffusione di credenze tipiche di ristrette cerchie  esoteriche a livello più generalizzato e popolare, ovvero a un vasto pubblico. Al di là di alcune esperienze specifiche e peculiari - e in un certo senso ancora «di nicchia» - quali le speculazioni di Paul Le Cour (1871-1954), è a proposito di questo ambito che giustamente Iannaccone parla del principale obiettivo di studio della sua opera: l’«esoterismo popolare», ovvero il brodo di coltura da cui - per esempio - traggono vita e forza le speculazioni su  Rennes-le-Château e opere quali i già citati romanzi di Dan Brown. Scrive a tal proposito Iannaccone: «Si è così prodotta, all’incirca dagli anni 1980, una curiosa forma di letteratura esoterista che usa modelli di comunicazione popolari per rivelare “segreti” in alte tirature. Il Codice da Vinci è un esempio eclatante di questa interessante tendenza al segreto da mass-market» (p. 163).

I «segreti» di un successo

Tutta la seconda parte del volume (pp. 171-213) è dedicata alla disamina della storia e del significato dei «Temi templaristi» quali il Bafometto, Salomone e il Tempio, il Graal, e di alcuni luoghi e personaggi che - a torto o a ragione - paiono riecheggiare memorie dell’antico Ordine. Lo studio di questi temi, unito alla ricognizione storica sul templarismo e la rinascita neo-templare nell’amplissima prima parte del volume (pp. 17-170) aiutano a rispondere a una domanda che - almeno nel caso dell’autore di questa nota - sorge quale spontanea conseguenza della lettura dello stesso libro: perché il templarismo ha successo?

Tale quesito non ha una risposta semplice e univoca, tuttavia è possibile tracciare alcune linee interpretative - che, ancora, il testo di Iannaccone almeno implicitamente suggerisce -, le quali si articolano sostanzialmente in tre direzioni.

1. Innanzitutto, il tema del templarismo pare essere - forse più di altri, data la sua immediatezza - direttamente connaturale all’area tipologica tipica del «sacro post-moderno» in cui si situa. Esso vive nel contesto del «paradigma esoterico», ove si collocano una serie di tradizioni sviluppatesi in Occidente, tradizioni appartenenti all’area che specialisti americani chiamano dell’«antica sapienza» (ancient wisdom), sigla comoda per identificare realtà diverse nel mondo della ricerca delle tradizioni arcaiche, dell’esoterismo e talora dell’occultismo cui si aggiungono i movimenti ispirati allo spiritismo o ai dischi volanti. Nel caso del neo-templarismo, sia che si intenda la filiazione dall’originario Ordine del Tempio per via occulta, spirituale, oppure iniziatica, è innegabile il fatto che la ricerca di un continuum con gli antichi Cavalieri e i loro presunti segreti rappresenti una sorta di sublimazione del desiderio della ricerca e di un riaggancio, appunto, a una sapienza antica, elemento chiave e caratterizzante l’esperienza del sacro vissuta all’interno del contesto della citata area dell’ancient wisdom.

2. Una seconda possibile annotazione riguarda la «duttilità» e la possibilità di raccordi del tema templarista rispetto ad altri temi tipici del mondo magico-esoterico non esclusivamente riducibili al solo templarismo, quali - in primis - i temi graalici, e poi la figura di Salomone e del Tempio di Gerusalemme.

3. Infine, come abbiamo già accennato, non sarà inutile ricordare che - all’insegna dell’«esoterismo popolare» - oggi i temi templaristi vivono non solo nella ristretta cerchia di cultori di complesse teorie esoteriche e membri di gruppi e ordini neo-templari (questi ultimi, di fatto, rappresentano la punta di un iceberg che comunque indica un interesse più generalizzato e «popolare» per il tema), ma sono disponibili al vasto pubblico attraverso prodotti commerciali di massa, che vanno a comporre un comparto significativo del più vasto supermarket del sacro e sono pertanto a disposizione di qualunque consumatore che, all’interno dell’odierno - e complesso - mercato religioso è disponibile a praticare la diffusa attività del bricolage nel contesto del sacro post-moderno.

Per concludere

Mario Arturo Iannaccone con il suo volume, da cui ogni futuro contributo sul templarismo non potrà prescindere, ci offre un lavoro prezioso, proprio perché articolato, puntiglioso e ispirato ai più solidi principi della ricerca storica. Un lavoro che non teme se stesso e che si spinge pure nel campo di faticose intuizioni e ipotesi, come nel caso - non l’unico - della lettura delle vicende di Rennes-le-Château con la lente della celebre beffa operata da Léo Taxil (pseudonimo di Marie-Joseph-Antoine-Gabriel Jogand, 1854-1907), a cui si trova cenno nel volume, con un più ampio approfondimento attraverso un saggio disponibile on-line sul sito interamente dedicato agli studi sul paesino pirenaico.

Si tratta talora di ipotesi tutte da dimostrare, ma in questo Iannaccone va incoraggiato proprio perché il suo impegno di studioso è caratterizzato da una costante e importante opera di messa in luce e rilettura di fonti note e meno note, a beneficio dell’intera comunità degli studiosi.

Un lavoro, infine, quello del nostro autore, utile e di primaria importanza perché volto alla definizione dell’oggettività storica al di là delle contraffazioni e di ogni pregiudizio e mania complottista, di cui sostenitori a oltranza della continuità fra antichi e nuovi templari e autori di «esoterismo popolare» si fanno portavoce e maestri.

 

Scudetto della Congregazione T.S.B.

 

 
   

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