CREDO DEL POPOLO DI DIO
SOLENNE
PROFESSIONE DI FEDE
Pronunciata dal Papa Paolo VI davanti alla
Basilica di San Pietro il 30 giugno 1968 alla chiusura
dell'Anno della fede e nel diciannovesimo secolo del
martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo.
...Noi siamo coscienti dell'inquietudine, che agita alcuni
ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si
sottraggono all'influsso di un mondo in profonda
trasformazione, nel quale un così gran numero di certezze
sono messe in contestazione o in discussione. Vediamo
anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie
di passione per i cambiamenti e le novità. Senza dubbio la
Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello
sforzo di approfondire e presentare, in modo sempre più
confacente alle generazioni che si succedono, gli
imperscrutabili misteri di Dio, fecondi per tutti di
frutti di salvezza. Ma al tempo stesso, pur
nell'adempimento dell'indispensabile dovere di indagine, è
necessario avere la massima cura di non intaccare gli
insegnamenti della dottrina cristiana. Perché ciò vorrebbe
dire - come purtroppo oggi spesso avviene - ingenerare
turbamento e perplessità in molte anime fedeli...
PROFESSIONE DI FEDE
8. Νοi
crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo,
Creatore delle cose visibili, come questo mondo ove
trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili
quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (Cf
CONC. VAT. I, Cost. dogm. Dei Filius: Dz.-Sch. 3002), e
Creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale e immortale
(Cf Encicl. Humani Generis, AAS 42 (1950), p. 575; CONC.
LATERAN. V, Dz. Sch. 1440-1441).
9. Νοi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno
nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue
perfezioni: nella sua onnipotenza, nella sua scienza
infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel
suo amore. Egli è Colui che è, com'egli stesso ha rivelato
a Mosè (Cf Es 3,14); e egli è Amore, come ci insegna
l'Apostolo Giovanni (Cf 1 Gv 4, 8): cosicché questi due
nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa
realtà divina di colui, che ha voluto darsi a conoscere a
noi, e che abitando in una luce inaccessibile (Cf 1 Tm 6,
16) è in se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le
cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo può darci la
conoscenza giusta e piena di se stesso, rivelandosi come
Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita nοi
siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù
nell'oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce
perpetua, l'eterna vita. I mutui vincoli, che
costituiscono eternamente le Tre Persone, le quali sono
ciascuna l'unico e identico Essere divino, sono la beata
vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là
di tutto ciò che nοi possiamo concepire secondo l'umana
misura (Cf CONC. VAT. I, Cost. dogm. Dei Filius: Dz.-Sch.
3016). Intanto rendiamo grazie alla bontà divina per il
fatto che moltissimi credenti possono attestare con nοi,
davanti agli uomini, l'Unità di Dio, pur non conoscendo il
mistero della Santissima Trinità.
10. Νοi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il
Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente
generato; allo Spirito Santo, Persona increata che procede
dal Padre e dal Figlio come loro eterno Amore. In tal
modo, nelle tre Persone divine, coeterne e coeguali
(Symbolum Quicumque: Dz.-Sch. 75), sovrabbondano e si
consumano, nella sovreccellenza e nella gloria proprie
dell'Essere increato, la vita e la beatitudine di Dio
perfettamente uno; e sempre deve essere venerata l'Unità
nella Trinità e la Trinità nell'Unità (Ibid.).
11. Noi crediamo in nostro signore Gesù Cristo, Figlio di
Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti
i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri;
e per mezzo di lui tutto è stato fatto. Egli si è
incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della
Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale pertanto al Padre
secondo la divinità, e inferiore al Padre secondo
l'umanità (Ibid., n. 76), ed egli stesso uno, non per una
qualche impossibile confusione delle nature, ma per
l'unità della persona (Ibid.).
12. Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di
verità. Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e
in sé ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il
suo comandamento nuovo, di amarci gli uni gli altri
cοm'egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle
Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza,
dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia,
misericordia, purezza di cuore, volontà di pace,
persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito
sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sé
i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce,
salvandoci col suo sangue redentore. Egli è stato sepolto
e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno,
elevandoci con la sua Risurrezione alla partecipazione
della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è
salito al cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri
meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno
risposto all'Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno
nel fuoco inestinguibile coloro che fino all'ultimo vi
hanno opposto il loro rifiuto. E il suo Regno non avrà
fine.
13. Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona
la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col
Figlio. Egli ci ha parlato per mezzo dei Profeti, ci è
stato inviato da Cristo dopo la sua Risurrezione e la sua
Ascensione al Padre; egli illumina, vivifica, protegge e
guida la Chiesa, ne purifica i membri, purché non si
sottraggano alla sua grazia. La sua azione, che penetra
nell'intimo dell'anima, rende l'uomo capace di rispondere
all'invito di Gesù: Siate perfetti com'è perfetto il Padre
vostro celeste (Cf Mt 5, 48).
14. Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre
Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù
Cristο (Cf CONC. DI EFESO: Dz.-Sch. 251-252), e che, a
motivo di questa singolare elezione, essa, in
considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta
in modo più eminente (Cf CONG. VAT. II, Cost. dogm.Lumen
gentium, n. 53), preservata da ogni macchia del peccato
originale (Cf Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, Acta, parte
I, vol. I, 616) e colmata del dono della grazia più che
tutte le altre creature (Cf Lumen gentium, n. 53).
15. Associata ai misteri della Incarnazione e della
Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile (Cf
Ibid., nn. 53, 58, 61), la Vergine Santissima,
l'Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata
elevata in corpo e anima alla gloria celeste (Cf Cost. ap.
Munificentissimus Deus: AAS 42 (1950), p. 770) e
configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte
futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre
Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa (Cf Lumen
gentium, nn. 53, 56, 61, 63; PAOLO VI, Discorso per la
chiusura del terzo periodo del Concilio Vaticano II: AAS
56 (1964), p. 1016; Esort. Ap.Signum Magnum: AAS 59
(1967), p. 465 e 467), continua in cielo il suo ufficio
materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla
nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei
redenti (Cf Lumen gentium, n. 62; PAOLO VI, Esort. Ap.
Signum Magnum: AAS 59 (1967), p. 468).
16. Νοi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che
significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto
cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno
stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e
che non è più lo stato in cui si trovava all'inizio nei
nostri progenitori, costituiti nella santità e nella
giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male né la
morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della
grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze
naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene
trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che
ciascun uomo nasce nel peccato. Νοi dunque professiamo,
col Concilio di Trento, che il peccato originale viene
trasmesso con la natura umana, non per imitazione, ma per
propagazione, e che esso è proprio a ciascuno (Cf CONC. DI
TRENTO, Sess. V, Decr. De pecc. orig.: Dz.-Sch. 1513).
17. Νοi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo mediante il
Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato
originale e da tutti i peccati personali commessi da
ciascuno di noi, in maniera tale che, secondo la parola
dell'Apostolo, là dove aveva abbondato il peccato, ha
sovrabbondato la grazia (Rm 5, 20).
18. Noi crediamo in un solo battesimo, istituito da Nostro
Signor Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il
battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che
nοn hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato
personale, affinché essi, nati privi della grazia
soprannaturale, rinascano dall'acqua e dallo Spirito santo
alla vita divina in Gesù Cristo (Cf CONC. Dl TRENTO,
ibid.: Dz.-Sch. 1514).
19. Νοi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed
apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra,
che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme
società visibile, costituita di organi gerarchici, e
comunità spirituale; essa è la Chiesa terrestre, Popolo di
Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa ricolma dei beni
celesti; essa è il germe e la primizia del Regno di Dio,
per mezzo del quale continuano, nella trama della storia
umana, l'opera e i dolori della Redenzione, e che aspira
al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella
gloria (Cf Lumen gentium, nn. 8 e 5). Nel corso del tempo,
il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante i Sacramenti,
che emanano dalla sua pienezza (Cf Ibid., nn. 7, 11). E
con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del
mistero della Morte e della Risurrezione di Cristo, nella
grazia dello Spirito Santo, che le dona vita e azione (Cf
CONC. VAT. II, Cost. Sacrosanctum Concilium nn. 5, 6;
Lumen gentium, nn. 7, 12, 50). Essa è dunque santa, pur
comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non
possiede altra vita se non quella della grazia: appunto
vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano,
come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei
disordini, che impediscono l'irradiazione della Sua
Santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali
peccati, da cui ha il potere di guarire i suoi figli con
il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo.
20. Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo
lo Spirito, per mezzo di quell'Israele di cui custodisce
con amore le sacre Scritture e venera i Patriarchi e i
Profeti; fondata sugli Apostoli e trasmettitrice, di
secolo in secolo, della loro parola sempre viva e dei loro
poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi
in comunione con lui; costantemente assistita dallo
Spirito Santo, la Chiesa ha la missione di custodire,
insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha
manifestato in una maniera ancora velata per mezzo dei
Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù. Noi
crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio,
scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere
come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia
con il magistero ordinarlo e universale (Cf CONC. VAT. I,
Cost. Dei Filius: Dz.-Sch. 3011). Νοi crediamo
nell'infallibilità, di cui fruisce il Successore di
Pietro, quando insegna ex cathedra (Cf Ibid., Cost. Pastor
Aeternus: Dz.-Sch. 3074) come Pastore e Dottore di tutti i
fedeli, e di cui è dotato altresì il Collegio dei Vescovi,
quando esercita con lui il magistero supremo (Cf Lumen
gentium, n. 25).
21. Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per
la quale ha pregato, è indefettibilmente una nella fede,
nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica (Cf
Ibid., nn. 8, 18-23; Decr. Unitatis Redintegratio, n. 2).
Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti
liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni
teologici e spirituali e delle discipline particolari
lungi dal nuocere alla sua unità, la mettono in maggiore
evidenza (Cf Lumen gentium, n. 23; Decr. Orientalium
Ecclesiarum, nn. 2, 3, 5, 6).
22. Riconoscendo poi, al di fuori dell'organismo della
Chiesa di Cristo, l'esistenza di numerosi elementi di
verità e di santificazione che le appartengono in proprio
e tendono all'unità cattolica (Cf Lumen gentium, n. 8), e
credendo all'azione dello Spirito Santo che nel cuore dei
discepoli di Cristo suscita l'amore per tale unità (Cf
Ibid. n. 15), noi nutriamo speranza che i cristiani, i
quali non sono ancora nella piena comunione con l'unica
Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un
solo Pastore.
23. Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza,
perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di
salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è
la Chiesa (Cf Ibid. n. 14). Ma il disegno divino della
salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza
propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua
Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l'influsso
della sua grazia si sforzano di compiere la sua volontà
riconosciuta nei dettami della loro coscienza, anch'essi,
in un numero che Dio solo conosce, possono conseguire la
salvezza (Cf Ibid. n. 16).
24. Νοi crediamo che la Messa, celebrata dal sacerdote che
rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere
ricevuto nel sacramento dell'Ordine, e da lui offerta nel
nome di Cristo e di membri del suo Corpo Mistico, è il
Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui
nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino
consacrati dal Signore nell'ultima Cena sono stati
convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco
sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso
modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono
convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente
regnante nel cielo; e crediamo che la misteriosa presenza
del Signore, sotto quello che continua ad apparire come
prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e
sostanziale (Cf CONC. DI TRENTO, Sess. XIII, Decr. De
Eucharistia: Dz.-Sch. 1651).
25. Pertanto Cristo non può essere presente in questo
Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo
della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel
suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono
immutate soltanto le proprietà del pane e del vino
percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è
chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata,
transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti
di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in
accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che
nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro
spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la
consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il
Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente
dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del
vino (Cf Ibid.: Dz.-Sch. 1642, 1651; PAOLO VI,
Encicl.Mysterium Fidei: AAS 57 (1965), p. 766), proprio
come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in
nutri-mento e per associarci all'unità del suo Corpo
Mistico (Cf Summa Theologiae, III, q. 73, a. 3).
26. L'unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso
nel cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal
sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra
la Messa. Dopo il sacrificio, tale esistenza rimane
presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il
cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per
noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia
Santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo incarnato, che
essi non posso no vedere e che, senza lasciare il cielo,
si è reso presente dinanzi a noi.
27. Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato
quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo (Cf
Gv 18, 36), la cui figura passa (Cf 1 Cor 7, 31); e che la
sua vera crescita non può esser confusa con il progresso
della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma
consiste nel conoscere sempre più profondamente le
imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre
più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più
ardentemente all'amore di Dio, e nel dispensare sempre più
abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. Ma
è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi
costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre
non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno
quaggiù stabile dimora (Cf Εb 13, 14), essa li spinge
anche a contribuire - ciascuno secondo la propria
vocazione ed i propri mezzi - al bene della loro città
terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la
fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai
propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più
bisognosi. L'intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di
Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e
le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è
quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser
loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e
adunarli tutti in lui, unico loro Salvatore. Tale
sollecitudine non può mai significare che la Chiesa
conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che
diminuisca l'ardore dell'attesa del suo Signore e del
Regno eterno.
28. Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le
anime dl tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo,
sia che debbano ancora esser purificate nel purgatorio,
sia che dal momento in cui lasciano il proprio corpo siano
accolte da Gesù in Paradiso, come egli fece per il Buon
Ladrone, costituiscono il Popolo di Dio nell'aldilà della
morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno
della risurrezione, quando queste anime saranno riunite ai
propri corpi.
29. Νοi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono
riunite intorno a Gesù ed a Maria in Paradiso, forma la
Chiesa del cielo, dove esse nella beatitudine eterna
vedono Dio così com'è e (Cf 1 Gv 3, 2; BENEDETTO XII,
Cost. Benedictus Deus: Dz.-Sch. 1000) dove sono anche
associate, in diversi gradi, con i santi Angeli al governo
divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi
ed aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna
sollecitudine (Cf Cost. dogm. Lumen gentium, n. 49).
30. Noi crediamo alla comunione tra tutti i Fedeli di
Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei
defunti che compiono la propria purificazione e dei beati
del cielo, i quali tutti insieme formano una sola Chiesa;
noi crediamo che in questa comunione l'amore
misericordioso di Dio e dei suoi Santi ascolta
costantemente le nostre preghiere, secondo la parola di
Gesù: Chiedete e riceverete (Cf Lc 10, 9-10; Gv 16, 24. ).
E con la fede e nella speranza, noi attendiamo la
risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Sia benedetto Dio santo, santo, santo. Amen.
Pronunciata davanti alla Basilica di San Pietro, il 30
giugno dell'anno 1968, sesto del Nostro Pontificato.
PAOLO PP. VI
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