di Luigi Negri*
“E l’esistenza diventa
una immensa certezza”:
il titolo della
32esima edizione del
Meeting di Rimini
richiama
immediatamente un
volto che ha segnato
gli ultimi decenni,
quello di Giovanni
Paolo II. Abbiamo
perciò chiesto a
monsignor Luigi Negri,
vescovo di San
Marino-Montefeltro, di
spiegarci il
fondamento e le
ragioni di questa
certezza esistenziale,
che è un esempio e un
ideale per chiunque
desideri vivere
pienamente la propria
vita e costruire il
bene per il mondo.
La certezza
esistenziale di
Giovanni Paolo II
consiste nella sua
conversione, quando
decise di non
proseguire la sua
carriera di studioso
di letteratura e di
artista del teatro
rapsodico per fare la
scelta del sacerdozio.
Questa è la sua
conversione: si rese
conto che l’uomo
poteva essere
radicalmente salvato
dall’incontro con
Cristo e nell’incontro
con Cristo. Quell’uomo
che era così
terribilmente,
desolatamente negato
nei grandi sistemi
totalitari, che egli
non studiò come molti
altri sulle pagine dei
libri, ma che
ghermirono il suo
cuore, la sua
coscienza e la sua
carne sotto il
terribile periodo
nazista della Polonia
e poi quello non meno
terribile del
marx-leninismo.
Giovanni Paolo II
aveva una certezza
incrollabile: che
solo Cristo rivela
veramente l’uomo a se
stesso. E con tutta la
sua vita si mise al
servizio di quel
grande compito della
Chiesa della fine del
secondo millennio e
l’inizio del terzo
millennio: riaprire il
dialogo tra Cristo e
il cuore dell’uomo.
Questo ha servito
ininterrottamente
parlando, girando per
il mondo, incontrando
uomini e persone delle
più diverse
estrazioni, o stando
silenzioso alla
finestra del Gemelli
benedicendo con una
mano resa quasi
deforme dalla malattia
la gente che lo
aspettava davanti
all’ospedale.
Giovanni Paolo II
ha insegnato ai
cristiani ad essere
cristiani autentici,
cioè a vivere ogni
giorno la grande
dialettica positiva
tra la domanda umana e
la risposta che Cristo
è. Ha insegnato ai
cristiani a camminare
dietro Cristo. Entrare
in Lui con tutta la
propria vita, diceva
nel no. 10 della
Redemptor Hominis, che
ho sempre considerato
il manifesto
programmatico del
cristianesimo del
nuovo millennio. Ha
insegnato ad andare
dietro Cristo e quindi
ad assistere quasi
inconsapevoli allo
splendore di una vita
che si rinnova. Lo
stupore di vita che si
rinnova. Il
cristianesimo è stato
definito da lui lo
stupore di vita che si
rinnova. E che perciò
non può che essere
comunicato a tutti gli
uomini perché questo
stupore è per ogni
uomo che viene in
questo mondo.
D’altro canto ha
insegnato agli uomini
a essere veramente
uomini, a non
accettare di vivere
nella paura, a non
avere paura della
violenza ideologica o
consumistica, o
edonista; a vivere
senza paura, cioè
radicati in quel
mistero che torna
continuamente a
illuminare la vita
dell’uomo e rende la
vita dell’uomo così
grande, anche
umanamente così
grande. Perché come
tante volte ha
ricordato citando
Pascal, «l’uomo supera
infinitamente l’uomo».
Ha insegnato ai
cristiani ad essere
cristiani e agli
uomini ad essere
uomini. E questo è
il suo posto ormai
intoccabile nella
storia della Chiesa e
dell’umanità.
* Vescovo di San
Marino-Montefeltro |