L'85enne monsignor Giambattista Lanfranchi
esorcista diocesano.
La nomina pubblica per la prima volta
"Il diavolo, l'ho sempre scacciato"
Ogni anno 12 casi di possessione.
Un ‘‘lavoro’‘ iniziato per caso
Libertà, 10 agosto 2007
Un salottino nella canonica, quattro poltroncine, un
piccolo divano, un caminetto, immagini sacre alle pareti. Un
angolo domestico come tanti. È qui che don Giambattista
Lanfranchi (di recente promosso monsignore), 85 anni da
compiere, tiene le sue battaglie contro il demonio. E le
vince. Tutte. "Sono sempre riuscito a scacciarlo, grazie a
Dio" sospira il sacerdote. Dodici casi di possessioni
all'anno: "Una cifra più o meno costante dall'89 ad oggi".
Casi gravi. Arrivano anche dalla zona di Pavia, di Brescia, di
Lodi. I piacentini sono 6-7, in media una segnalazione ogni
due mesi. Hanno dai 40 ai 50 anni. "Solo una volta mi è
capitato un giovane sotto i venti" ricorda don Gianbattista.
Le vittime del demonio, secondo la casistica, appartengono ad
ogni categoria sociale: "Dalla casalinga al medico, passando
per il capo treno. Lui cerca tutti, poi è Dio che permette".
Tutte liberate dal maligno in una o più sedute. Si arriva
anche a cinque. Monsignor Lanfranchi (cugino del vescovo
Antonio Lanfranchi) a fare l'esorcista ci è arrivato per caso
dopo una carriera che lo ha visto prima curato a Cortemaggiore
e Pianello, poi parroco a Montereggio, San Lazzaro e Seminò.
Tutti i preti sono esorcisti ma l'esercizio dipende dalla
licenza del vescovo. Questa licenza, per don Giambattista, è
arrivata ufficialmente lo scorso 25 gennaio e pubblicata solo
di recente nell'ultimo numero del bollettino ufficiale della
curia vescovile di Piacenza-Bobbio. Don Giambattista, in
realtà, a fare esorcismi aveva iniziato nel 1989. "Venne un
medico piacentino che mi parlò di un suo paziente nel quale si
verificavano fenomeni inspiegabili" ricorda monsignor
Gianbattista Lanfranchi. ‘‘Scrissi tutto e andai dal vescovo
Antonio Mazza - prosegue - chiedendogli se questa persona non
fosse da esorcizzare. Mazza lesse la mia relazione ed alla
fine mi disse: "Va bene, lo faccia lei". Una risposta
assolutamente inaspettata: "In quel momento mi sono sentito
mancare le forze tanta era la sorpresa; però ho ubbidito".
Tempo dopo tornò dal vescovo per comunicargli il risultato
positivo, il demonio era scacciato. "Sua eccellenza mi disse:
"Bene, adesso continui". Quando Mazza andò in pensione venne
nominato amministratore diocesano monsignor Eliseo Segalini e
poi amministratore apostolico monsignor Benito Cocchi:
"Entrambi mi dissero di proseguire fino all'arrivo del nuovo
vescovo. Ed io così feci". Arrivato monsignor Luciano Monari,
ai primi di ottobre del '95 don Giambattista ritorna in
vescovado. "Andai per chiedere che mi sollevasse
dall'incarico. Mi ascoltò e alla fine mi disse: "Ci vuole
anche questa carità". Anche quella volta obbedii e continuai.
Quando arriverà il nuovo vescovo andrò a dirgli altrettanto.
Vedremo che cosa mi risponderà".
L'ultimo caso risolto risale all'inizio di marzo, poi
monsignor Lanfranchi è stato male ed ha dovuto subire un
piccolo intervento chirurgico. "Da allora non ne ho più presi
- dice -. Mi hanno chiamato anche ieri per una presunta
possessione (mercoledì scorso, ndr.) ma ho rimandato a quando
starò meglio".
È un compito faticoso, o lo si fa per obbedienza o nessuno
se lo sognerebbe mai. Quando don Giambattista vince, si china
e bacia la terra sulla quale si trovava l'indemoniato. La
prima volta il diavolo lo colpì al ventre con un pugno. "La
persona era seduta sul divanetto, dove si trova lei adesso -
racconta -. Improvvisamente mi arrivò un pugno al petto senza
che quella persona si muovesse; sentii male per una
settimana".
Un'altro caso arrivò da Brescia, una donna accompagnata da
un salesiano: "È dovuta venire cinque volte prima di essere
liberata". Si parla di diavolo in persona. Un'altra donna di
Lodi venne una volta sola e fu sufficiente: "Ho cominciato,
come faccio sempre, leggendo la lettera degli Efesini. Ho
letto la Bibbia assieme a lei per due ore e cinque minuti.
Alla fine il diavolo è venuto fuori". In che modo? "In quel
caso la donna, dopo due ore, ha iniziato a dimenarsi
picchiando con la schiena sulla spalliera del divanetto, poi
per terra. Urlava. Io ho continuato a leggere tranquillamente
la formula dell'esorcismo. Dopo mezz'ora era stata liberata.
Alla fine mi ha rivelato che, mentre il suo corpo si
contorceva, dentro di sé continuava a recitare l'Ave Maria.
Dopo tre o quattro giorni è tornata, si è confessata, mi ha
ringraziato".
Le manifestazioni del demonio sono tante: "Mi è capitato di
sentirli parlare in ebraico. Sono tutti i trucchi del
diavolo". Per l'esorcista è faticosissimo: "Il fine di satana
è dividere e per dividere se la prende con tutti, soprattutto
con me. A volte mi coglie una stanchezza enorme, una
spossatezza innaturale. Ma io vado avanti lo stesso. La Bibbia
dice che l'uomo obbediente canterà vittoria".
Un segno che caratterizza l'indemoniato è l'ira. Si
arrabbia con tutti. In particolare con l'esorcista: "Ma lei
che cosa sta a fare qui, il mio medico mi dice che io non sono
indemoniata, è lei che lo dice". Chi è posseduto non sa di
esserlo. Può capitare che avverta debolezza, uno stato di
malessere persistente che i medici non riescono a spiegare.
"Il diavolo si nasconde bene, è il suo segreto, ce l'hanno
sempre detto in teologia, si nasconde perché non si creda che
c'è".
Federico Frighi
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Il consiglio
dell'esorcista:
rivolgersi al parroco o al medico,
molte sono suggestioni
‘‘È la preghiera che vince il maligno”
(f.fr.) ‘‘È la parola di Dio che fa capire se c'è il
demonio o se si tratta di altre cose tipo suggestioni’‘.
Monsignor Giambattista Lanfranchi ne è convinto e bacchetta
alcuni suoi colleghi quando al congresso degli esorcisti gli
dicono diversamente. Il primo consiglio è comunque sempre
quello di rivolgersi al parroco o al segretario del vescovo
prima di intraprendere altre strade: ‘‘Fanno da filtro e
riescono a capire ed a discernere se si tratta di un caso di
infestazione demoniaca oppure di un caso di suggestione. Utile
è anche andare dal proprio medico’‘. ‘‘Tutti i fatti malvagi
che avvengono al mondo sono ispirati dal male - è convinto - e
noi oggi abbiamo assolutamente bisogno della parola di Dio per
sconfiggere il male. Il vescovo Monari lo ha capito subito
portandola nella società. Io non ho mai conosciuto così Dio
come dalle parole del nostro vescovo’‘.
Ecco alcuni passi della strada della preghiera, quella che
monsignor Lanfranchi inizia quando si avvicina
all'esorcismo.
Lettera agli Efesini, capitolo 6, versetti
12-18: La nostra battaglia non è contro creature fatte di
sangue o di carne ma contro i principati e le potestà contro
gli spiriti del male ...‘‘Molte volte la gente attribuisce
certe situazioni alle fatture - spiega il sacerdote -. Non è
così, è il demonio’‘. Prendete l'armatura di Dio perché
possiate resistere nel giorno malvagio, cinti i fianchi con la
verità, rivestiti con la corazza della giustizia ... tenete
sempre in mano lo scudo della fede. Prendete l'elmo della
salvezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio.
‘‘Tanti esorcismi non producono nulla - dice don Giambattista
- perchè non c'è prima la parola di Dio’‘.Prima lettera di San
Pietro, capitolo 5, versetti 8-9 Siate temperanti vigilate, il
vostro nemico, il diavolo va in giro come leone ruggente
cercando chi divorare, tenetevi saldi nella fede.‘‘Il diavolo
colpisce tutti - dice - in particolare le persone più deboli,
sia dal punto di vista psichico sia fisico’‘.
Lettera agli Efesini, capitolo 4, versetti 26-27. Nell'ira
non peccate ... e non date occasione (luogo) al diavolo.
‘‘Quando trova una persona debole e predisposta all'ira ci va
a braccetto’‘ avverte don Giambattista.
Lettera agli Efesini, capitolo 6, versetto 10. Per il resto
attingete forza nel Signore nel vigore della sua potenza. ‘‘Il
Signore è il dominatore. Quella potenza che ha usato per
rompere la morte di Gesù, dobbiamo usarla contro i demoni’‘.
Federico Frighi
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