La Cronaca -
quotidiano di Piacenza - 24 aprile 2010
In alto, Emanuela Marinelli di fronte a
una riproduzione fotografica della Sindone .
Qui sopra, la Marinelli con Gianni Battini
precettore
della congregazione dei Templari di San Bernardo.
Nelle altre immagini, la locandina della
mostra sindonica in corso a San Sisto e alcuni frammenti di
quanto proiettato nella chiesa di San Giuseppe all’Ospedale
durante la conferenza piacentina sul sacro reperto
Sindone: il mistero continua. Torino
chiama, Piacenza risponde
La Marinelli: «La
cosa
più incredibile, oltre
ai tanti enigmi del reperto, sono i
maldestri tentativi di
farlo apparire falso»
La Sindone. Un mistero scientifico prima
ancora che religioso ed etico. Un mistero scientifico. Un
mistero (che dovrebbe schiodare dalle sedie per ogni tipo di
verifica, i neoilluministi impegnati da tempo a dirimere, con
supponenza, la “diatriba” scienza-fede, vista, falsamente,
come contrapposizione di due realtà “incompatibili”, quando
invece, trattasi semplicemente – sosteneva anche Pascal – di
due realtà complementari) che sfida i secoli e la storia.
Un semplice pezzo di stoffa (lino) risalente
al primo secolo dell’Era Cristiana, nel quale potrebbe essere
stato avvolto Gesù di Nazareth, appena deposto
dalla croce, tali e tante sono le circostanze coincidenti
con quella storica
passione e morte.
Ma che comunque, anche per gli scettici, ha
certamente avvolto un uomo crocifisso il cui sudario, con
tutti i suoi misteri, ripetiamo, è
sorprendentemente sopravvissuto a tutto, giungendo, attraverso
un viaggio di
circa 2000 anni, (dal Medio Oriente, alla Francia fino a
Torino dov’è ora custodito, dopo essere stato acquistato dai
Savoia) fino a noi.
Ora che questo misterioso tessuto, sul quale
è impresso il volto e il corpo di Cristo (secondo la
tradizione cristiana) è tornato ad essere esposto al pubblico,
proprio a Torino, dopo 10 anni dall’ultima volta, così che
tornano a moltiplicarsi pure le iniziative di carattere
devozionale e di approfondimento storico culturale. Una di
queste, veramente straordinaria, anche a Piacenza.
Dove, per iniziativa di un gruppo di
movimenti cattolici (quali il Centro di Spiritualità e
Accoglienza “Manfredini”; la congregazione dei Templari di San
Bernardo, il cui esponente Gianni Battini, ha presentato le
iniziative, nella chiesa di San Giuseppe all’Ospedale;
Identità Europea”; Compagnia di Sigerico) è stata allestita
una mostra fotografica in San Sisto dal titolo “Voi chi dite
che io sia?” e tenuta presso la Chiesa di San Giuseppe
all’Ospedale un interessante incontro- conferenza dal titolo
“La Sindone.
Analisi di un mistero”, con protagonista
Emanuela Marinelli, esperta sindologa del “Collegamento Pro
Sindone” di Roma. La quale, aiutandosi con una
serie di diapositive, ha intrattenuto il numeroso e
attentissimo pubblico per circa due ore. La
professoressa Marinelli, che è docente di Scienze naturali ed
ha dato quindi un taglio eminentemente storico scientifico, ha
affrontato innanzitutto i tanti e controversi capitoli del
Mistero. A cominciare dalla datazione del telo che alcune
analisi al Carbonio
14 vorrebbero post datare ed epoca
medioevale, anziché al tempo di Cristo. Il che renderebbe il
reperto un “falso”. «Ma l’analisi al Carbonio 14 ha fatto il
suo tempo ed è abbondantemente superata anche da parte degli
scienziati più accreditati in materia – non ha esitato a dire
la Marinelli – in quanto ormai tutti sanno che fu preso in
considerazione per l’esame solo un piccolo lembo marginale al
telo che è risultato essere stato poi contaminato da rammendi
che si erano resi necessari a seguito dei diversi incendi, cui
la Sindone scampò tuttavia, nel corso dei secoli».
«Ma quello che lascia veramente stupiti
ancora oggi – ha proseguito l’esperta – è la quantità di
sangue umano
rappreso ancora visibile sul telo (di gruppo sanguigno AB,
piuttosto raro ma del tutto identico a
quello rinvenuto nei prodigi
cristologici di Lanciano, 8° secolo, e di Oviedo, Spagna, 9°
secolo, mentre i
contradditori hanno sempre sostenuto
trattarsi di coloranti tipo ocra o cinabro). Sensazionale e
finora
senza scientifica spiegazione, è anche l’orma
impressa del crocifisso sul telo e visibile ad occhio nudo.
Che non è dovuta a una dipintura – come pure
sostenuto – o ad un negativo fotografico, come apparirebbe,
dato che la datazione risulta precedente all’invenzione di
qualsiasi strumento di riproduzione visiva.
«Di più – ha aggiunto l’esperta – Risultano
impressi anche i punti del corpo verosimilmente non in
contatto con il telo». Il ché le ha fatto simpaticamente
concludere: «Siamo in presenza di un Dio esagerato, che non si
è accontentato di fornirci pallidi indizi, ma ci ha messo in
mano addirittura la sua fotografia».
Ma la cosa, se vogliamo, più sorprendente di
tutte, al di là dei tanti aspetti misteriosi ancora senza
risposta scientifica, sono, a parte gli scienziati non
credenti ma seri, che si arrendono però di fronte
all’inspiegabile, sono i goffi tentativi di screditare il
reperto da parte di singoli e fondazioni ateistiche. Con
stratagemmi a volte persino puerili.
«Una prestigiosa rivista americana, ad
esempio – ha puntualizzato la Marinelli – mi chiese
un’intervista nel
2000, a patto che sostenessi che la Sindone era stata dipinta
da Leonardo. O ancora altri che hanno
ammesso candidamente che per sostenere certe tesi contro
l’autenticità del reperto, erano stati pagati.
Ma siccome pecunia non olet uno di questi –
conclude la Marinelli – mi disse che sarebbe stato persino
disposto a cambiare parere in soccorso alle
tesi cattoliche, dietro il versamento di congrue cifre».
Sandro Pasquali |