Sarà celebrata il 9
novembre 2008 la Giornata del Ringraziamento sul tema "Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare" (Mt, 25-35). "La
parola del Vangelo ci ricorda che il pane dato al povero è
dato a Gesù stesso. Egli lo riceve da noi, lo trasforma e ce
lo ridona moltiplicato e arricchito di nuova forza: è il “pane
quotidiano”, che il Signore ci ha insegnato a chiedere al
Padre. I discepoli avevano implorato: “Signore, insegnaci a
pregare” (Lc 11,1)" si legge nel Messaggio
preparato dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali
e il lavoro, la giustizia e la pace. "La risposta di Gesù
rivela il suo dialogo profondo e concreto con il Padre:
sintesi di una spiritualità incarnata, il Padre Nostro pone al
centro la richiesta del “pane quotidiano”. Il dialogo
dell’uomo con Dio passa anche attraverso la richiesta di un
bene primario come il pane, così come tutta la vita di Cristo
ha attinto dal mondo rurale, in tante sue dimensioni,
ispirazione per annunciare il Regno di Dio" prosegue il
Messaggio per la Giornata. La Chiesa, seguendo l’insegnamento
del Vangelo, non solo prega “dacci oggi il nostro pane
quotidiano” ma, sull’esempio del Signore che ha sfamato la
folla moltiplicando pani e pesci, si impegna in tutti i modi
con innumerevoli iniziative di promozione umana e di
condivisione, perché a nessuno manchi il necessario per
vivere. È questo il motivo per cui oggi ci rivolgiamo al Padre
fonte di ogni bene, anche di quelli offertici dalla terra,
fiduciosi del suo intervento e del suo aiuto nell’impegnativa
ricerca della via migliore per rendere giustizia a ogni uomo,
cui spetta la possibilità di sostenersi con dignità attraverso
l’accesso al cibo di cui ha bisogno per vivere.
“Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare”
(Mt 25,35)
Messaggio per la
Giornata del Ringraziamento
9 novembre 2008
La parola del Vangelo ci ricorda che il
pane dato al povero è dato a Gesù stesso. Egli lo riceve da
noi, lo trasforma e ce lo ridona moltiplicato e arricchito di
nuova forza: è il “pane quotidiano”, che il Signore ci ha
insegnato a chiedere al Padre.
I discepoli avevano implorato: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc
11,1). La risposta di Gesù rivela il suo dialogo profondo e
concreto con il Padre: sintesi di una spiritualità incarnata,
il Padre Nostro pone al centro la richiesta del “pane
quotidiano”.
Il dialogo dell’uomo con Dio
passa anche attraverso la richiesta di un bene primario come
il pane, così come tutta la vita di Cristo ha attinto dal
mondo rurale, in tante sue dimensioni, ispirazione per
annunciare il Regno di Dio.
La Chiesa, seguendo l’insegnamento del
Vangelo, non solo prega “dacci oggi il nostro pane quotidiano”
ma, sull’esempio del Signore che ha sfamato la folla
moltiplicando pani e pesci, si impegna in tutti i modi con
innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione,
perché a nessuno manchi il necessario per vivere.
È questo il motivo per cui
oggi ci rivolgiamo al Padre fonte di ogni bene, anche di
quelli offertici dalla terra, fiduciosi del suo intervento e
del suo aiuto nell’impegnativa ricerca della via migliore per
rendere giustizia a ogni uomo, cui spetta la possibilità di
sostenersi con dignità attraverso l’accesso al cibo di cui ha
bisogno per vivere.
“Fondamentale è «sentire» la terra come «nostra casa comune» e
scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada
del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali”.
Questo invito, contenuto nel
messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 41a
Giornata Mondiale della Pace, ci stimola a considerare anche
quest’anno la Giornata del Ringraziamento come un’occasione di
riflessione per contribuire alla realizzazione della pace
attraverso la giustizia, con particolare riferimento alla
destinazione universale delle risorse alimentari.
Questo richiamo si colloca in un periodo
segnato da un fenomeno, manifestatosi negli ultimi anni con
caratteristiche inedite e, per molti versi, drammatiche, che
ha come risultante la crescita incontrollata dei prezzi dei
prodotti alimentari. L’umanità sta vivendo una crisi
alimentare non più limitata, come nel passato, a poche aree
del pianeta, ma tendenzialmente estesa anche a quelle
popolazioni da tempo considerate immuni da tale rischio.
È importante saper dar ragione di questa
crisi, evidenziandone anzitutto le cause: mutamenti climatici,
con il verificarsi di ripetuti fenomeni di siccità o
inondazioni in aree importanti per la produzione di cereali,
aumento della domanda di cereali e mangimi da parte di Paesi
emergenti, minore investimento di cereali per alimentazione a
beneficio di produzioni per biocarburanti, crescita del prezzo
e speculazioni finanziarie sul petrolio e sulle derrate
alimentari. Questa situazione determina una redistribuzione
del reddito tanto più odiosa, quanto più penalizzante per i
Paesi poveri.
Risulta quindi necessario, dopo averne
evidenziate le cause, lavorare per trovare gli strumenti
idonei per risolvere questa situazione di ingiustizia. Tali
strumenti dovranno necessariamente tenere conto dei valori ai
quali fare riferimento, innanzitutto
“il
principio della destinazione universale dei beni che offre un
fondamentale orientamento, morale e culturale, per sciogliere
il complesso e drammatico nodo che lega insieme crisi
ambientale e povertà” (Pontificio
Consiglio della giustizia e della pace, Compendio
della dottrina sociale della Chiesa, n. 482).
Il segno compiuto da Gesù con
la moltiplicazione dei pani e dei pesci offerti da un ragazzo
rimasto sconosciuto (cfr Gv 6,9) indica chiaramente la
via della disponibilità alla condivisione come strada maestra
per risolvere nella giustizia il problema alimentare.
Come altri settori che fanno riferimento
alla convivenza umana, anche l’agricoltura deve essere
considerata una componente essenziale del “bene comune”. Come,
infatti, abbiamo affermato nella Nota pastorale Frutto
della terra e del lavoro dell’uomo, “va riconosciuto
che il problema della fame, con la sua drammatica rilevanza
etica e politica, non dipende tanto dalla disponibilità
complessiva di cibo a livello globale, quanto dalla
distribuzione non equa delle capacità di produzione e da
fattori di arretratezza e ingiustizia economica e sociale, per
i quali troppi esseri umani non hanno ancora un adeguato
accesso agli alimenti anche in aree e Paesi del mondo
autosufficienti quanto alla produzione agricola” (n. 10).
Con i mezzi di cui oggi l’umanità
dispone, è moralmente inaccettabile che vi siano ancora
migliaia di persone che muoiono di fame, restando
insoddisfatto il loro bisogno primario di accesso al cibo. Non
meraviglia, perciò, che il Santo Padre sia intervenuto a più
riprese sul tema della crisi alimentare mondiale,
considerandolo “un problema sempre più grave che la
comunità internazionale fa grande fatica a risolvere” (Angelus,
25 maggio 2008).
Nel messaggio alla Conferenza di alto
livello sulla sicurezza alimentare mondiale promossa dalla FAO
a Roma dal 3 al 5 giugno scorso, Benedetto XVI ha affermato
che “ogni persona ha diritto alla vita: pertanto, è
necessario promuovere l’effettiva attuazione di tale diritto e
si debbono aiutare le popolazioni che soffrono per la mancanza
di cibo a divenire gradualmente capaci di soddisfare le
proprie esigenze di un’alimentazione sufficiente e sana”.
Lo sviluppo dell’agricoltura e
l’attenzione al mondo rurale devono essere ben presenti a
quanti sono chiamati a compiere scelte politiche di lungo
respiro. A questo proposito, ancora nel messaggio alla FAO,
cogliamo il monito del Santo Padre, il quale ci ricorda che “vanno
elaborate nuove strategie di lotta alla povertà e di
promozione rurale. Ciò deve avvenire anche attraverso processi
di riforme strutturali, che consentano di affrontare le sfide
della medesima sicurezza e dei cambiamenti climatici; inoltre,
occorre incrementare la disponibilità del cibo valorizzando
l’industriosità dei piccoli agricoltori e garantendone
l’accesso al mercato”.
A partire dalla cosiddetta “sovranità
alimentare” e dal “primario diritto al cibo”, desideriamo
incoraggiare tutti coloro che, a livello istituzionale o
associativo, come singoli e come comunità, si adoperano per
contribuire alla soluzione di questo problema, rafforzando il
ruolo dei piccoli coltivatori nei Paesi in via di sviluppo,
incoraggiando i mercati locali e regionali, denunciando le
politiche monopolistiche delle grandi industrie
agro-alimentari e infine promuovendo il benessere della
famiglia rurale e in particolare delle donne.
Non possiamo non concludere volgendo il
nostro sguardo adorante all’Eucaristia, “pane vivo, disceso
dal cielo” (Gv 6,51). Essa è per noi cristiani modello
e fonte di autentica solidarietà: chi si nutre del Pane di
Cristo non può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai
nostri giorni, è privo del pane quotidiano, nella sicura
speranza che la preghiera del giusto non rimarrà inascoltata,
secondo le parole del salmista:
“Il Signore rimane
fedele per sempre,
rende giustizia
agli oppressi,
dà il pane agli
affamati.
Il Signore libera i
prigionieri,
il Signore ridona
la vista ai ciechi,
il Signore rialza
chi è caduto,
il Signore ama i
giusti,
il Signore protegge
i forestieri,
egli sostiene
l’orfano e la vedova,
ma sconvolge
le vie dei malvagi” (Sal
146,6-9)
Roma, 11
luglio 2008
Festa di san Benedetto abate, patrono d’Europa
La
Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la
giustizia e la pace
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