‘Non praevalebunt’ - ‘Eccellenza,
permette?’
Intervista-provocazione di Gianluca Barile
a Monsignor Andrea Gemma. Che ribadisce: “Nel nome di
Cristo anche i laici possono esorcizzare”
Gli editoriali e le interviste di Monsignor Andrea Gemma
sulla facoltà dei laici di effettuare preghiere di
liberazione ed esorcismi hanno inevitabilmente animato il
dibattito e attirato l’attenzione degli ‘addetti ai
lavori’. Per meglio chiarire il pensiero di Sua
Eccellenza, l’unico Vescovo in Italia ad effettuare
esorcismi, pubblichiamo questa intervista-provocazione del
nostro Direttore Gianluca Barile, da anni impegnato come
laico nel ministero della liberazione.
di Gianluca
Barile
Eccellenza,
andrò all’inferno se nel nome di Cristo scaccio i demoni?
Questo ministero è riservato solo ai sacerdoti delegati
dal proprio Vescovo. Io, invece, non sono che un povero
laico…
“Le auguro di evitare ad ogni costo le fiamme dell’inferno e per
questo non cesserò di aiutarLa con le mie preghiere. Fuori
dallo scherzo penso che alla Sua domanda si debba
rispondere articolatamente così. Anche il sottoscritto
dapprincipio era un poco restio a pensare che un qualsiasi
cristiano potesse combattere il demonio. In seguito, una
più attenta lettura del Vangelo (cf Lc 10,17 ss), un
confronto con autorevoli esorcisti e, soprattutto, la
rilettura di alcune vite di Santi non presbiteri -
l’ultima quella di San Gerardo Majella - mi hanno convinto
che il potere di respingere il demonio e le sue male arti
appartiene a tutti i discepoli di Gesù, in quanto
battezzati e quindi membra del suo corpo”.
Mi scusi, ma
non c’è niente da fare, nessuno mi toglie l’idea (e la
paura) che andrò all’inferno: durante le preghiere di
liberazione e gli esorcismi utilizzo il rituale ufficiale
della Chiesa e quello in latino di Leone XIII. Eppure la
Congregazione per la Dottrina della Fede, negli anni ’80,
sembra aver limitato ai soli sacerdoti questa possibilità…
“Non ho presente al momento il documento cui Ella allude; penso
tuttavia che si tratti solo di una esclusività rituale
pubblica. In privato ognuno può attingere dal patrimonio
stupendo della eucologia ecclesiale per ottenere uno dei
risultati più importanti, anzi direi quello preliminare:
la liberazione dal Maligno - “libera nos a Malo”. D’altra
parte, vorrei dire, se Ella constata, come mi ha
assicurato, che i disturbati dal demonio reagiscono
prontamente alle Sue invocazioni, vuol dire che
l’efficacia della preghiera di liberazione è indubitabile.
Conosco peraltro casi in cui sacerdoti non espressamente
delegati - ai sacerdoti è imposta la delega vescovile (cf
can 1172 C. J. C.) - si sono sentiti ridere in faccia …
Ciò lo spiego con il fatto che il sacerdote, in quanto
ordinato, agisce sempre in qualche modo pubblicamente,
anche se in presenza di pochi testimoni. Dunque, per
assurdo, può crearsi la situazione in cui un laico
(assolutamente libero di farlo) esorcizza con dei
risultati, non dovendo chiedere il permesso a nessuno,
mentre un sacerdote non autorizzato dal Vescovo rischia di
non avere l’opportuna autorità contro il Maligno”.
Eccellenza,
comunque sia chiaro: mi guardo bene dal fare tutto ciò in
pubblico. Mi limito a farlo in privato, con qualche amico
disposto a tenere immobilizzati gli infermi, per
rispettare la norma della Chiesa che dice:
‘Pubblicamente solo i sacerdoti delegati dal Vescovo
possono chiedere al demonio di abbandonare una persona’.
Peccato che tanti fratelli ‘indemoniati’ e tanti sacerdoti
non credano che noi laici possiamo esorcizzare… Come fare
a convincere anche il clero che un battezzato può ordinare
in nome di Cristo agli spiriti infernali di abbandonare il
corpo di una persona?
“Lei continui pure nella precauzione di non esporsi in pubblico.
Quanto a convincere coloro che negano quanto abbiam sin
qui detto, Le dirò che è impresa disperata. Oltretutto se
non credono al demonio e al suo potere non potranno
convincersi che qualcuno - Papa compreso - possa opporsi
autorevolmente alla malvagia azione del demonio. Dica
comunque a costoro che rileggano con attenzione il
Vangelo”.
Non Le
nascondo che a volte temo di andare oltre: faccio il segno
della croce sulla fronte degli indemoniati, impongo la
Croce di San Benedetto sulla testa e sullo stomaco, dico
letteralmente: ‘Nel nome di Cristo, io ti esorcizzo,
vattene spirito immondo’. Sono certo che il Signore non mi
perdonerà perché oso fare tutto ciò: impiegare il
Crocifisso, segnare gli indemoniati. E per fortuna mi
guardo bene dall’imporre le mani…
“A mio parere, mostrare ed anche imporre oggetti sacri -
specialmente reliquie di Santi - è cosa che ognuno può
fare su se stesso e su chiunque abbia bisogno di
particolare grazia di Dio. Non obietterei nulla quanto al
segno di croce col pollice sulla fronte del sofferente;
escluderei tassativamente, come ho sempre espresso in
questa materia, l’imposizione delle mani e comunque il
contatto di esse con il corpo del posseduto. L’imposizione
delle mani è un gesto tipicamente sacrale, in molti casi,
come nella Messa e nel rito dell’ordinazione; un gesto
epicletico, ed è condizione necessaria per la
trasmissione, “ex opere operato”, dello Spirito Santo.
Evitare di imporre le mani è oltre tutto - mi creda - una
necessaria precauzione che libera da possibili spiacevoli
conseguenze per sé e per gli altri. Anche Gesù del resto
per scacciare i demoni non faceva altro che adoperare la
sua voce imperativa. Anche il laico quindi al riguardo si
limiti a … parlare, adoperando formule che gli tornino
utili, le quali tuttavia abbiano almeno implicito il
ricorso alla potenza di Dio e quindi abbiano significato
di supplice preghiera e si fondino sulla strumentalità di
ogni intervento spirituale: è Dio che salva, è Dio che
schiaccia la testa al demonio. Tutti noi non siamo che
strumenti: più siamo consapevoli della nostra nullità, più
il nostro intervento sarà efficace”.
Chiedere l’ora
e il giorno della liberazione a questi spiriti, il loro
nome, attraverso quale rituale magico o maleficio erano
arrivati a possedere una persona: Eccellenza, un semplice
laico non può tutto ciò. O sì?
“Consiglio di evitare ad ogni costo qualsiasi domanda del genere,
anche perché, secondo la mia esperienza, il demonio si
diverte a prenderci in giro, soprattutto se si accorge di
una morbosa curiosità. Il laico si senta onorato di
inserirsi nella incessante preghiera di Cristo e della
Chiesa, si accontenti quindi di volgere insistenti
suppliche a Dio a favore dei suoi fratelli, specialmente
quelli particolarmente tribolati. Questa incessante
preghiera è il migliore aiuto che i laici possono dare,
specie nel momento in cui assistono di presenza il
sacerdote esorcista”.
Eccellenza, Le
assicuro che non ho mai chiesto o accettato neanche un
bicchier d’acqua in cambio del mio umile servizio. Ma
purtroppo c’è chi lo fa e non esorcizza neanche realmente
nel nome di Cristo. Come fare a distinguere un laico
‘serio’ da un approfittatore o, peggio, da un mago?
“Lodevolissimo, anzi assolutamente necessario, il rifiuto di ogni
materiale compenso. D’altra parte, per distinguere chi
opera santamente da chi mercifica qualsiasi intervento
religioso o pseudo religioso, o peggio, chi anche
inconsciamente si fa ministro di Satana, basta vedere se
chiede in cambio qualcosa”.
Sappiamo che
Lei sta scrivendo la seconda parte del Suo grandissimo
successo editoriale, ‘Io, Vescovo esorcista’. Posso
chiederLe, a tal proposito, la carità, a nome dei tanti
fratelli impegnati nel ministero della liberazione, di
dedicare un capitolo a noi laici spiegando come e perché
possiamo esorcizzare?
“Prometto!”.
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