(di Paolo Rodari su Il Foglio del 4/01/2012)
Tratto dal sito http://www.corrispondenzaromana.it/il-satana-dimenticato/
Chi pensa più agli esorcisti? Parla Gabriele Amorth, dal 1986 in prima linea contro il Grande Nemico. “Su quel fronte purtroppo siamo rimasti in pochi” Un giorno padre Gabriele Amorth, l’anziano sacerdote paolino divenuto esorcista della diocesi di Roma nel 1986 per mandato firmato dal cardinale vicario di allora Ugo Poletti – da poco ha dato alle stampe “L’ultimo esorcista” (Edizioni Piemme, 266 pagine, 16,50 euro) –, viene ricevuto da un’eminenza importante della Santa Sede.
“Buon giorno eminenza, sono padre Gabriele Amorth. Sono un sacerdote paolino. Abito a Roma. Sono anche l’esorcista ufficiale della…”. “So chi è lei. Ho sentito parlare di lei. Mi dica. Cosa vuole?”.
“Avrei bisogno di incontrarla”. “Per quale motivo?”.
“Be’, vede, ho messo insieme un’associazione di esorcisti. Ci riuniamo a Roma per confrontarci e aiutarci. Sa, nel mondo siamo talmente pochi”. “Senta. Adesso non ho tempo. Se vuole può venire a casa mia domani. Così mi dice quello che vuole. Saluti”.
Il cardinale chiude la telefonata piuttosto bruscamente. O almeno così pare a padre Amorth. Qualcosa gli dice che non gli sta simpatico. Il giorno dopo si fa annunciare in casa sua all’orario stabilito. Un pretino ossequioso entra in una stanza in fondo a un corridoio. Esce pochi istanti dopo senza guardare Amorth.
Entra in un’altra stanza senza dire nulla. “Avanti!”, urla una voce roca che Amorth intuisce provenire dalla stanza in fondo al corridoio. Entra. Sua eminenza è seduta su una poltrona. Davanti a sé ha un televisore acceso. In mano il telecomando. Gli fa cenno di sedersi su una poltrona. Quindi, una volta sedutosi, spegne la tv. “Lei voleva vedermi. Dunque eccomi qua. Mi dica”.
“Ecco, eminenza. Ci tenevo a informarla del fatto che, in qualità di esorcista della diocesi di Roma, ho pensato di convocare un piccolo raduno di esorcisti. Siamo in pochi nel mondo e in pochissimi in Italia. Ho pensato che vederci ci avrebbe aiutato. E’ un mestiere difficile. Così sono venuto qui soltanto per informarla di questa iniziativa”. “Ma deve informare Ruini – il cardinale Camillo Ruini è, nel momento in cui avviene questo colloquio, ancora il vescovo vicario per la diocesi di Roma, il successore di Poletti, ndr –, non me. Io dirigo un ufficio vaticano che sulla carta potrebbe avere competenza in materia ma soltanto sulla carta. Chi deve essere informato è Ruini”.
“Eminenza, Ruini è già informato. Gli ho scritto personalmente. Mi sembrava buona cosa avvisare anche lei…”. “Sì, sì, per carità. Ha fatto bene. Ma tanto questa storia del diavolo…”.
“Come scusi?”. “Sto dicendo, lei fa l’esorcista, ma lo sappiamo entrambi che Satana non esiste, no?”.
“Come sarebbe a dire ‘sappiamo che non esiste’”. “Padre Amorth. Per favore. Lei lo sa meglio di me che è tutta superstizione. Non mi vorrà mica far credere che lei ci crede davvero?”.
“Eminenza, mi stupisce sentire queste parole da una personalità così importante come lei”. “La stupisce? Ma come? Non mi dica che lei davvero ci crede!”.
“Io credo che Satana esiste”. “Davvero? Io no. E spero che nessuno ci creda. Diffondere certe paure non è buona cosa”.
“Be’, eminenza, non deve dirlo a me. Anzi, se posso le suggerirei una cosa”. “Mi dica pure”.
“Lei dovrebbe leggere un libro che forse può aiutarla”. “Ah sì? Quale libro, padre Amorth?”.
“Lei dovrebbe leggere il Vangelo”. Un silenzio glaciale cala nella stanza. Il cardinale guarda Amorth serio senza rispondere.
Amorth lo incalza. “Eminenza, è il Vangelo che parla del demonio. E’ il Vangelo che racconta di Gesù che scaccia i diavoli. Non solo, è il Vangelo che dice che tra i poteri che Gesù ha dato agli apostoli c’è quello di scacciare i demoni. Cosa vuole fare, buttare a mare il Vangelo?”. “No, ma io…”.
“Eminenza, voglio essere franco con lei. La chiesa commette un grave peccato a non parlare più del demonio. Le conseguenze di questo atteggiamento sono gravissime. Cristo è venuto e ha combattuto la sua battaglia. Contro chi? Contro Satana. E l’ha vinto. Ma lui è ancora libero di tentare il mondo. Oggi. Adesso. E lei cosa fa? Mi dice che sono solo superstizioni? Anche il Vangelo allora è solo superstizione? Ma come può la chiesa spiegare il male senza parlare del demonio?”. “Padre Amorth, Gesù scaccia i demoni è vero. Ma è solo un modo di dire per mettere in evidenza la potenza di Cristo! Il Vangelo è un’espressione continua di parabole. Sono tutte parabole. Gesù ha sempre insegnato per parabole”.
“Ma eminenza, quando Gesù vuole usare una parabola lo dice chiaramente. Il Vangelo dice: ‘Gesù riferì loro questa parabola’. Mentre il Vangelo distingue nettamente fatti storici realmente accaduti, le guarigioni, gli insegnamenti, i rimproveri, gli esorcismi distinguendo questi ultimi dalle guarigioni. Quando Gesù scaccia i demoni non si tratta di una parabola, ma di una realtà. Non ha combattuto un fantasma, ma una realtà, altrimenti si sarebbe trattato di una farsa. Tanti santi hanno combattuto col demonio, tanti santi sono stati tentati dal demonio, pensi ad esempio alle esperienze dei padri del deserto, tanti santi hanno operato esorcismi. Allora sarebbero stati tutti falsi, tutti nevrotici? Come si fa a non credere all’esistenza di Satana?”. “Va bene, ma anche ammesso che fossero fatti reali, anche ammesso che Gesù davvero ha scacciato i demoni, resta il fatto che Gesù, con la sua risurrezione, ha vinto tutto, e quindi ha vinto anche il demonio”.
“Sì,
è vero, ha vinto
tutto. Ma questa
vittoria si deve
applicare e deve
essere incarnata
nella vita di ognuno
di noi. Cristo ha
vinto ma la sua
vittoria per noi
deve essere
riaffermata giorno
dopo giorno. La
nostra condizione di
uomini ce lo impone.
L’azione del demonio
non è stata
completamente
annullata. Il
demonio non è stato
distrutto. Il
Vangelo dice che il
demonio esiste e che
ha tentato persino
Cristo. Gesù ha dato
le armi, le ha date
anche a noi, per
vincerlo. Il demonio
può ancora tentarci,
tutti possiamo
essere tentati, come
dimostra la
preghiera contro il
maligno che Gesù
stesso ci ha
insegnato, nel Padre
nostro. Fino al
Vaticano II al
termine della messa
si diceva la
preghiera a san
Michele Arcangelo,
il piccolo esorcismo
composto da papa
Leone XIII e si
leggeva il Prologo
del Vangelo di san
Giovanni proprio in
chiave liberatoria”.
Sua eminenza non sa
più che dire. Non
parla e non
reagisce. Amorth si
alza, saluta e se ne
va. E pensa: “Fino
a qui siamo
arrivati?”.
* * *
Non è facile parlare di esorcismi, possessioni malefiche, insomma di Satana. E’ un tema che anche la chiesa cattolica cerca sempre di prendere con le pinze. Non tutti credono nell’esistenza di Satana all’interno della chiesa, ma si tratta di una minoranza. La paura, legittima, è più che altro paura del sensazionalismo, di un tema delicato trattato spesso con caratteri troppo forti.
Poi, certo, c’è il timore dell’ignoto, del male che diviene presenza, spirito esistente. Anche Amorth, quando il cardinale Poletti gli ha chiesto di diventare esorcista, ha avuto paura. Dice: “Mi trovo nell’appartamento del cardinale Ugo Poletti, vescovo vicario di Roma. Come tutti sanno il vescovo di Roma è il Papa. Ma il Pontefice, dal sedicesimo secolo in poi, ne ha delegato il governo pastorale a un vicario. E’ l’11 giugno 1986.
Poletti usa ricevere
i preti senza
fissare un
appuntamento. Anche
io, quel giorno, ho
seguito la prassi.
Mi sono presentato
senza appuntamento.
E sono stato
immediatamente
ricevuto. Non ho
qualcosa di
particolare da
chiedere al mio
vescovo, voglio
soltanto scambiare
con lui quattro
chiacchiere. Spesso
è di questo che i
preti hanno
bisogno.
Poletti lo sa e non
pretende mai che si
debba avere una
motivazione
importante
per bussare alla sua
porta. Mi chiede del
mio lavoro
all’interno della
Società San Paolo.
Sono, infatti, un
prete paolino,
giurista,
appassionato di
mariologia,
giornalista
professionista e
direttore del
mensile Madre di
Dio.
Non so spiegare per quale motivo, ma a un certo punto la conversazione cade su padre Candido Amantini, e cioè su colui che da trentasei anni è l’esorcista ufficiale della diocesi di Roma.
‘Lei conosce padre
Candido?’, mi chiede
Poletti sorpreso. ‘Sì’,
rispondo. ‘Mi
sono avvicinato al
luogo dove fa
esorcismi, il
Santuario della
Scala Santa che si
trova a pochi passi
da qui, per
curiosità. L’ho
conosciuto
e ogni tanto vado a
trovarlo’.
Poletti è un cardinale capace di governare. E di decidere. Quando prende una decisione la mette subito per iscritto, con tanto di firma leggibile e timbro in calce al foglio. Rimango sorpreso quando, senza dare spiegazioni, apre un cassetto della scrivania, tira fuori un foglio con la carta intestata della diocesi e si mette a scrivere a mano. Scrive per un minuto. Poche righe vergate con inchiostro nero. Quindi tira fuori un timbro, un solo colpo secco in basso a destra.
Non oso chiedere nulla. Un presentimento si affaccia alla mia mente ma subito lo scaccio in attesa che sia lui a parlare. ‘Benissimo’, dice il cardinale chiudendo il foglio in una busta che lascia aperta prima di porgermela. ‘Questa busta è per lei. Complimenti. So che farà bene’. Per qualche istante non so che dire. Mentre ricevo la busta mi viene in mente quello che sempre mi diceva il mio padre spirituale ai tempi del seminario.
‘Come si fa a sapere se si sta facendo la volontà di Dio? Solo se si obbedisce al proprio vescovo si è sicuri di essere sulla giusta strada’. Decido di aprire la busta davanti al cardinale. Ne leggo il contenuto e vi trovo esattamente quanto avevo immaginato. Poche parole piuttosto eloquenti.
‘Roma,
11 giugno 1986 Io,
il cardinale Ugo
Poletti, arcivescovo
vicario della città
di Roma, con la
presente nomino
esorcista della
diocesi padre
Gabriele Amorth,
religioso della
Società San Paolo.
Egli si affiancherà
a padre Candido
Amantini fino a
quando sarà
necessario.
In fede, card. Ugo
Poletti, arcivescovo
vicario di Roma’.
‘Eminenza,
io…’. ‘Caro
padre Gabriele, non
occorre che dica
nulla. Così ho
deciso e così deve
essere. La chiesa ha
un disperato bisogno
di esorcisti. Roma
soprattutto. Ci sono
troppe persone che
soffrono perché
possedute e nessuno
è incaricato di
liberarle. Padre
Candido da tempo mi
ha chiesto un aiuto.
Io ho sempre
tergiversato. Non
sapevo chi
mandargli. Quando
lei mi ha detto che
lo conosceva ho
capito che non
potevo indugiare
oltre.
Lei farà bene. Non
abbia paura. Padre
Candido è un maestro
speciale. Saprà
come aiutarla’.
Rimango senza
parole. Il Vangelo
lo conosco bene. So
che il potere di
scacciare i demoni
Cristo l’ha dato
agli apostoli e ai
loro successori, i
vescovi, i quali, a
loro volta, possono
delegarlo a dei
semplici preti. So
che la chiesa non
può stare senza
esorcisti,
tante sono le
persone possedute
nel mondo.
Ma, mi domando, sarò capace? E poi, perché io? Esco dall’ufficio del cardinale Poletti con il foglio di nomina in mano e tante domande e qualche paura nella mente.
Dopo pochi passi capisco che c’è una sola cosa sensata da fare. E la faccio subito. La basilica di San Giovanni in Laterano è la più antica e nobile di Roma. Una delle sue cappelle laterali ha sempre presente il Santissimo, il corpo di Cristo. Entro. M’inginocchio su una delle tante panche di legno. E qui faccio la mia richiesta al cielo, o meglio alla Madonna. ‘Madre di Dio, accetto questo incarico, ma tu proteggimi col tuo manto’.
E’ una supplica semplice. Un giorno, parecchio tempo dopo aver fatto quella supplica, mi trovo a esorcizzare un posseduto. Attraverso la sua voce è Satana che mi parla. Mi sputa addosso insulti, bestemmie, accuse e minacce.
Ma a un certo punto
mi dice: ‘Prete,
vattene. Lasciami
stare’. ‘Vattene
tu’, gli
rispondo. ‘Ti prego,
prete, vattene.
Contro di te non
posso fare nulla’. ‘Dimmi,
nel nome di Cristo,
perché non puoi fare
nulla?’.
‘Perché tu sei
troppo protetto
dalla tua Signora.
La tua Signora col
suo manto ti
circonda e io non
posso raggiungerti’”.
* * *
Beninteso, a volte
Satana ha raggiunto
Amorth, almeno a
parole. Così fu in
occasione
del suo primo
esorcismo. Lo
racconta lo stesso
Amorth:
“L’Antonianum è un
grande complesso
situato a Roma in
via Merulana, poco
distante da piazza
San Giovanni in
Laterano. Lì, in una
stanza poco
accessibile ai più,
faccio il mio primo
grosso esorcismo.
E’ il 21 febbraio 1987. Un frate francescano di origine croata, padre Massimiliano, ha chiesto aiuto a padre Candido per il caso di un contadino dell’agro romano che, secondo il suo parere, ha bisogno di essere esorcizzato. Padre Candido gli dice: ‘Non ho tempo. Ti mando padre Amorth’.
Entro nella stanza dell’Antonianum da solo. Sono arrivato con qualche minuto d’anticipo. Non so cosa aspettarmi. Il primo a entrare nella stanza è padre Massimiliano. Dietro di lui, un’esile figura. Un uomo di venticinque anni, magro. Si notano le sue umili origini. Si vede che tutti i giorni ha a che fare con un lavoro bellissimo ma anche molto duro. Le mani sono ossute e grinzose. Mani che lavorano la terra.
Prima ancora che inizi a parlargli, entra una terza persona, inaspettata. ‘Lei chi è? chiedo. ‘Sono il traduttore’, dice. ‘Il traduttore?’. Guardo padre Massimiliano e chiedo spiegazioni. So che ammettere nella stanza dove si svolge un esorcismo una persona non preparata può essere fatale. Satana durante un esorcismo attacca i presenti se impreparati.
Padre Massimiliano mi rassicura: ‘Non gliel’hanno detto? Quando va in trance parla solo in inglese. Serve un traduttore. Altrimenti non sappiamo cosa vuole dirci. E’ una persona preparata. Non commetterà ingenuità’.
Indosso la stola, prendo in mano il breviario e il crocifisso. A portata di mano tengo l’acqua benedetta. Inizio a recitare l’esorcismo in latino. Il posseduto è una statua di sale. Non parla. Non reagisce. Rimane immobile seduto sulla sedia di legno dove l’ho fatto accomodare. Recito il salmo 53. È a questo punto che, di colpo, il contadino alza la testa e mi fissa.
E nello stesso istante esplode in un urlo rabbioso e spaventoso. Diventa rosso e inizia a urlare invettive in inglese. Rimane seduto. Non si avvicina a me. Sembra temermi. Ma insieme vuole spaventarmi.
‘Prete finiscila! Zitto, zitto, zitto!’. E giù bestemmie, parolacce, minacce. Accelero col rituale. Il posseduto continua a urlare: ‘Zitto, zitto, stai zitto’. E sputa per terra e addosso me. E’ furioso. Sembra un leone pronto al grande balzo. E’ evidente che la sua preda sono io. Capisco che devo andare avanti. E arrivo fino al Praecipio tibi – Comando a te.
Ricordo bene quanto mi aveva detto padre Candido le volte che mi aveva istruito sui trucchi da usare: ‘Ricordati sempre che il Praecipio tibi è spesso la preghiera risolutiva. Ricordati che è la preghiera più temuta dai demoni.
Credo davvero sia la più efficace. Quando il gioco si fa duro, quando il demonio è furioso e sembra forte e inattaccabile, arriva in fretta lì. Ne trarrai giovamento nella battaglia. Vedrai quanto è efficace quella preghiera. Recitala a voce alta, con autorità. Buttala addosso al posseduto. Ne vedrai gli effetti’.
Il posseduto continua a urlare. Adesso il suo lamento è un ululato che sembra venire dalle viscere della terra. Insisto: ‘Esorcizzo te, immondissimo spirito…’. L’urlo diviene ululato. E diviene sempre più forte. Sembra infinito. Gli occhi gli vanno all’indietro. La testa penzola dietro lo schienale della sedia. L’urlo continua altissimo e spaventoso.
Padre Massimiliano cerca di tenerlo fermo mentre il traduttore arretra spaventato di qualche passo. Gli faccio segno di indietreggiare ulteriormente. Satana si sta scatenando. Continuo con le preghiere: ‘Perché stai lì e resisti, mentre sai che Cristo Signore ha distrutto i tuoi disegni…’.
Il demonio sembra non cedere. Ma il suo grido ora si attenua. Adesso mi guarda. Un po’ di bava gli esce dalla bocca. Lo incalzo. So che devo costringerlo a svelarsi, a dirmi il suo nome. Se mi dice il suo nome è segno che è quasi sconfitto. Svelandosi, infatti, lo costringo a giocare a carte scoperte. ‘E ora dimmi, spirito immondo, chi sei? Dimmi il tuo nome!
Dimmi, nel nome di Gesù Cristo, il tuo nome!’. E’ la prima volta che faccio un grosso esorcismo e, dunque, è la prima volta che chiedo a un demonio di rivelarmi il suo nome. La sua risposta mi raggela. ‘I’m Lucifer’, dice con voce bassa e cadenzando lentamente tutte le sillabe ‘Io sono Lucifero’”.