Chiamati a lavorare nella vigna del Signore, questa
domenica ci invita a prendere coscienza che noi siamo
fatti per portare frutti di vita, di amore e di pace,
uniti a Cristo, la vite vera piantata dentro di noi.
Buona domenica. pben
XXV Domenica del Tempo Ordinario A
NELLA
VIGNA
Andate anche voi nella mia vigna
(Mt 20,7)
La vigna del Signore,
umanità in attesa,
che cerca operatori di misericordia,
che annunciano la salvezza al mondo
e offrono vino e sangue che rigenerano.
Molte sono le attese dell’uomo:
fame di cibo, di giustizia e di fraternità;
ha bisogno di sentirsi redento
e vedere davanti a sé spiragli di vita.
Lavoro, occupazioni, mestieri
hanno sempre rappresentato l’uomo
che sa fare, inventare e costruire;
il proprio sudore per garantire il pane.
E la vita trascorre decisamente veloce,
ma senza risposte al cumulo
di problemi e domande
che assillano i cuori sensibili.
E la gente scava e scava, impazzita,
dovunque si trova; mucchi di terra
che sembrano tumuli che nascondono
i cadaveri delle nostre insoddisfazioni.
Nessun ordine nelle cose: tutto alla
rinfusa, provvisorio, quasi selvaggio…
e l’uomo non ritrova se stesso
in quello che fa, ma soffre inutilmente.
Dio prepara una vigna per noi,
vangata e sgombrata dai sassi;
pianta viti scelte per il suo popolo
e, aspettando frutti, canta l’amore.
L’uomo può ritrovare ora la sua nuova
dimensione, governata dalla sapienza.
Può portare frutti di vita eterna,
se diventa tralcio della vite vera.
Gesù è la vigna ordinata e feconda,
entra nell’anima per piantare cespiti
d’amore; fiorisce al sole della sua Parola
e matura per la coppa della nuova alleanza.
Vai anche tu nella mia vigna diletta,
pianta viti scelte d’amore e di gioia;
proteggi il tuo operare con il recinto della pace
e non sia saccheggiato dai predatori.
La tua ricompensa è il frutto stesso
della vite, il sangue del riscatto:
è Cristo il salario degli umili operai
della vigna, ricattati dall’amore.
Pben 21, ix, 2008
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‡Dal vangelo
secondo Matteo
( Mt 20, 1-16 )
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è
simile a un padrone di casa che uscì all’alba per
prendere a giornatalavoratori per la sua vigna. Si
accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò
nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino,
ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e
disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che
è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo
verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne
stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto
il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché
nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro:
“Andate anche voi nella vigna”.Quando fu sera, il
padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i
lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli
ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del
pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando
arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto
di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro.
Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone
dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto
e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il
peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone,
rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti
faccio torto. Non hai forse concordato con me per un
denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare
anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle
mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso
perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi
e i primi, ultimi».
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