Una
Santa Domenica in Gesù Risorto - pben
16 Novembre
2008 XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
TALENTI DI GRAZIA
Un
uomo, partendo in viaggio chiamò
i suoi servi e consegnò loro i suoi beni
(Mt 25,14)
Lo Spirito di vita e la
fonte dell’amore
si riversano con abbondanza sul mondo
e cercano una dimora accogliente
nei cuori che si aprono a Dio.
Nella creazione Dio offre se stesso,
dilata il suo essere, comunica la sua vita,
prolunga il suo esistere eterno nel tempo
e cerca il suo riflesso in ogni creatura.
I suoi talenti fruttificano nell’universo,
il suo amore si espande su ogni creatura,
tutti aspettano da lui il soffio che li fa
esistere,
per vivere e rendergli gloria e onore.
Talento incomparabile è l’Uomo Gesù,
crocifisso per la gloria del Padre,
risorto per effondere ancora lo Spirito
e fare di noi il popolo della lode.
Ecco i preziosi talenti, generosamente
offerti a tutti i viventi della terra,
esseri dotati di anima e di bellezza,
uomini, animali, piante e cose create.
Per il Signore bella è Eluana viva,
bello il lebbroso baciato da Francesco,
santi per Dio quelli che abbracciano la
croce
per amore, presenza di salvezza oggi per
noi.
L’empio, invece, dice che non c’è Dio,
tutto è oscuro, ha la tenebra nel cuore
chi è precluso dal talento dall’amore
per Colui che ha fatto bene tutte le cose.
Fruttificate i doni dello Spirito,
perle preziose, tesoro nascosto del Regno
che fanno risplendere la vita oltre la morte
per coloro che servono Dio: Amore
gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé.
Così la grazia ricevuta diventa grazia
offerta
agli altri e l’amore si diffonde sulla
terra.
Il dono riconduce al donatore,
il frutto dell’opera compiuta si trasforma
in gioia perenne nella casa del Signore,
dopo aver amato e servito Dio nei fratelli.
Il Regno di Dio si costruisce accogliendo
e facendo fruttificare in noi il talento
per eccellenza: Gesù, Signore e Cristo,
vivendo
per lui e amando tutto ciò che egli ama.
padrebenedetto 16, xi, 2008
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‡
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,14-30
Avverrà come di un uomo che,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e
consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque
talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno
secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva
ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e
ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne
aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui
invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a
fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del
suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei
servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò
altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato
cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.
Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo
padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità
su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due
talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due
talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene,
servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei
stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto;
prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto
infine colui che aveva ricevuto un solo talento,
disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti
dove non hai seminato e raccogli dove non hai
sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento
sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose:
Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove
non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;
avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e
così, ritornando, avrei ritirato il mio con
l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo
a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà
dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà
tolto anche quello che ha. E il servo fannullone
gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e
stridore di denti.
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San
Girolamo (347-420), sacerdote, traduttore della Bibbia, dottore della Chiesa
«Un uomo... chiamò i suoi
servi e consegnò loro i suoi beni»
Questo proprietario, è senz'alcun dubbio Cristo. Dopo la
sua risurrezione, essendo sul punto di salire vittoriosamente al Padre suo,
chiamò gli apostoli e affidò loro la dottrina del Vangelo, donando all'uno di
più, all'altro di meno, mai troppo né troppo poco, bensì a seconda delle forze
di coloro che la ricevevano. Allo stesso modo l'apostolo Paolo dice che ha
nutrito con il latte coloro che non erano capaci di prendere un nutrimento
solido (1 Cor 3,2)...Cinque, due, un talenti: capiamo in questo le varie
grazie accordate a ciascuno, cioè per il primo i cinque sensi, per il secondo
l'intelligenza della fede e delle opere, per il terzo la ragione che ci
distingue dalle altre creature. «Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò
subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque». Cioè a partire dei sensi
fisici e materiali che aveva ricevuti, ha aggiunto la conoscenza della cose
celesti; la sua intelligenza si è elevata dalle creature al Creatore, dal
corporeo all'incorporeo, dal visibile all'invisibile, dal passaggero
all'eterno. «Colui che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due». Anche
questi, a seconda delle sue forze, ha raddoppiato, alla scuola del Vangelo,
ciò che aveva imparato alla scuola della Legge. Obbene si potrebbe dire che ha
capito che l'intelligenza della fede e delle opere della vita presente conduce
alla felicità a venire.«Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò
a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone». Preso
dalle opere di quaggiù, dai piaceri di questo mondo, il servo malvagio ha
trascurato i comandamenti di Dio. Notiamo tuttavia che secondo un altro
evangelista, l'ha riposto in un fazoletto: possiamo intendere in questo che ha
tolto il vigore dell'insegnamento del maestro con una vita di fiacchezza e di
piaceri...Con lo stesso elogio il padrone accoglie i primi due servi, colui
che con cinque talenti ne aveva fatto dieci e colui che con due ne aveva fatto
quattro. «Prendi parte alla gioia del tuo Padrone, disse, e ricevi quelle cose
che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» (1
Cor 2,9). Quale ricompensa più grande può essere accordata a un servo fedele?
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