SCHEDA DI APPROFONDIMENTO:
PECCATO
1.1 - INTRODUZIONE. Non
è possibile parlare della Riconciliazione, del
sacramento della Penitenza o della Confessione senza
aver prima aver guardato alla situazione dell’uomo,
schiavo del peccato -> (Gv 8,34) e all’opera
di Salvezza annunciata dal Dio d’Israele e
compiuta in Gesù Cristo. L’annuncio della
Redenzione genera in noi la nuova creatura
-> (Cor 5,17s) attraverso la fede e il Battesimo che
offrono il perdono dei peccati e donano lo Spirito
Santo -> (cfr At 2,38) per renderci capaci di
vivere un rinnovamento profondo della nostra vita.
Tutto questo è compreso nella parola:
CONVERSIONE (vedere
scheda).
1.2 – La Riconciliazione diventa allora il
sacramento che rinnova la grazia del Battesimo
e, assieme alla Confermazione e all’Eucaristia,
ci fa crescere nella vita nuova in Gesù Cristo fino
alla dimensione adulta della nostra fede. Questo
significa conservare lo stato di conversione
permanente, accettando di essere sempre dei
poveri peccatori, ma pieni di fiducia nella divina
misericordia.
2.1 – IL PECCATO. Spesso noi
consideriamo il peccato come una trasgressione che
richiede una riparazione o un castigo perché è stata
infranta la Legge divina. In realtà la cosa è molto
più profonda, nel senso che il peccato, incominciando
da quello di Adamo -> (Gen 3), fino a noi, è
essenzialmente la ROTTURA GRAVE e
VIOLENTA della nostra relazione con
Dio, uno strappo espresso attraverso la disobbedienza
alla sua Legge. L’uomo si erge con Dio; e siccome Dio
è la vita, separarsi da Lui vuol dire incontrare la
morte.
Separato da Dio, l’uomo si separa anche dai propri
fratelli perché divenuto incapace di amare. Creato per
l’amore e fatto ad immagine di Dio -> (Gen 1,26) per
fare dono di sé, in realtà sperimenta la sua impotenza
perché ha conosciuto la morte dentro il suo cuore.
Ogni uomo fa dunque, esperienza di sofferenza e di
morte, vede il male presente nel mondo, legato ai
limiti propri delle creature. Per questo si parla di
morte dell’essere, di morte esistenziale -> (cfr Ap
3,1) di cui la morte fisica ne è la rappresentazione.
Un altro grave pericolo è quello di non avere il
senso del peccato, che oscura anche l’idea
dell’esistenza stessa di Dio; e ancora: è grave cecità
vivere senza vedere l’incidenza di questa morte
profonda sulla vita concreta di ogni giorno.
2.2 – Riconoscersi peccatori, allora, fa
parte integrante della verità sull’uomo,
consapevoli della propria fragilità perché fatti di
terra -> (Gen 2,7). Se diciamo che siamo senza
peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in
noi -> (1 Gv 1,8). L’uomo è capace di
peccato, è incline, portato a fare il male ->(Reconciliatio
et Poenitentia 13).
Questo vuol dire riconoscere non solo i peccati
commessi, ma che siamo peccatori per natura,
deboli e capaci di fare ogni sorta di male; vedere per
es. il peccato di Davide -> (2 Sam 11-12). Breve: io
sono cattivo e non sono migliore di nessuno; questo mi
fa soffrire, anche se non ci penso e soprattutto fa
soffrire gli altri. E Dio si offende? Egli è più
grande del nostro peccato e, siccome ci ama, il suo è
un amore ferito.
2.3 – Tuttavia la Sacra Scrittura ci rivela che Dio
non ha creato la morte … infatti ha creato tutto
per l’esistenza -> (Sap 1,13-14) … e l’uomo
per l’immortalità -> (Sap 2,23). Da dove allora
viene la morte? Gli uomini non possono riconoscere da
soli la responsabilità di questa situazione, ma Dio ci
illumina: è a causa del peccato che
noi abbiamo per salario la morte -> (Rm
6,23); la morte è entrata nel mondo per invidia
del diavolo, morte spirituale e la separazione da
Dio hanno come conseguenza la morte fisica -> (Sap
2,24); quindi non è esagerato affermare che siamo… dei
morti che camminano, quando non siamo capaci di vivere
dell’amore.
Detto questo, ci resta ora una sola cosa da fare:
riconoscersi profondamente peccatori (poco
importa sapere quello che ho commesso come peccato) e
incominciare a dire dal profondo del cuore, assieme al
pubblicano nel tempio: O Dio, abbi pietà di me
peccatore -> (Lc 18,13).
|
|