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Noi
sappiamo
che " il
Figlio di
Dio è
venuto e
ci ha dato
l'intelligenza
per
conoscere
il vero
Dio. E noi
siamo nel
vero Dio e
nel Figlio
suo Gesù
Cristo:
egli è il
vero Dio e
la vita
eterna
" (1Gv.
5,19-20) |
23 MAGGIO
2010
DOMENICA
DI
PENTECOSTE
(Gv
14,15-16.
23-26)
“Se mi
amate,
osserverete
i miei
comandamenti.
Io
pregherò
il Padre
ed egli vi
darà un
altro
Consolatore
perché
rimanga
con voi
per
sempre” .
“Se uno mi
ama,
osserverà
la mia
parola e
il Padre
mio lo
amerà e
noi
verremo a
lui e
prenderemo
dimora
presso di
lui. Chi
non mi ama
non
osserva le
mie
parole; la
parola che
voi
ascoltate
non è mia,
ma del
Padre che
mi ha
mandato.
Queste
cose vi ho
detto
quando ero
ancora tra
voi. Ma il
Consolatore,
lo Spirito
Santo che
il Padre
manderà
nel mio
nome, egli
v'insegnerà
ogni cosa
e vi
ricorderà
tutto ciò
che io vi
ho detto”. |
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Per gli
Ebrei è la
festa che
ricorda il
giorno in
cui sul
Monte
Sinai, Dio
diede a
Mosè le
tavole
della
Legge –
Per la
Chiesa
Cattolica
è la festa
che
ricorda la
discesa
dello
Spirito
Santo
sugli
Apostoli.
Origini
della
festa
Presso gli
Ebrei la
festa era
inizialmente
denominata
“festa
della
mietitura”
e “festa
dei primi
frutti”;
si
celebrava
il 50°
giorno
dopo la
Pasqua
ebraica e
segnava
l’inizio
della
mietitura
del grano;
nei testi
biblici è
sempre una
gioiosa
festa
agricola.
È chiamata
anche
“festa
delle
Settimane”,
per la sua
ricorrenza
di sette
settimane
dopo la
Pasqua;
nel greco
‘Pentecoste’
significa
50ª
giornata.
Il termine
Pentecoste,
riferendosi
alla
“festa
delle
Settimane”,
è citato
in Tobia
2,1 e 2
Maccabei,
12,
31-32..
Quindi lo
scopo
primitivo
di questa
festa, era
il
ringraziamento
a Dio per
i frutti
della
terra, cui
si
aggiunse
più tardi,
il ricordo
del più
grande
dono fatto
da Dio al
popolo
ebraico,
cioè la
promulgazione
della
Legge
mosaica
sul Monte
Sinai.
Secondo il
rituale
ebraico,
la festa
comportava
il
pellegrinaggio
di tutti
gli uomini
a
Gerusalemme,
l’astensione
totale da
qualsiasi
lavoro,
un’adunanza
sacra e
particolari
sacrifici;
ed era una
delle tre
feste di
pellegrinaggio
(Pasqua,
Capanne,
Pentecoste),
che ogni
devoto
ebreo era
invitato a
celebrare
a
Gerusalemme.
La
discesa
dello
Spirito
Santo
L’episodio
della
discesa
dello
Spirito
Santo è
narrato
negli Atti
degli
Apostoli,
cap. 2;
gli
apostoli
insieme a
Maria, la
madre di
Gesù,
erano
riuniti a
Gerusalemme
nel
Cenacolo,
probabilmente
della casa
della
vedova
Maria,
madre del
giovane
Marco, il
futuro
evangelista,
dove
presero
poi a
radunarsi
abitualmente
quando
erano in
città; e
come da
tradizione,
erano
affluiti a
Gerusalemme
gli ebrei
in gran
numero,
per
festeggiare
la
Pentecoste
con il
prescritto
pellegrinaggio.
“Mentre
stava per
compiersi
il giorno
di
Pentecoste,
si
trovavano
tutti
insieme
nello
stesso
luogo.
Venne
all’improvviso
dal cielo
un rombo,
come di
vento che
si abbatte
gagliardo
e riempì
tutta la
casa dove
si
trovavano.
Apparvero
loro
lingue di
fuoco, che
si
dividevano
e si
posarono
su
ciascuno
di loro;
ed essi
furono
tutti
pieni di
Spirito
Santo e
cominciarono
a parlare
in altre
lingue,
come lo
Spirito
dava loro
di
esprimersi.
Si
trovavano
allora in
Gerusalemme
giudei
osservanti,
di ogni
Nazione
che è
sotto il
cielo.
Venuto
quel
fragore,
la folla
si radunò
e rimase
sbigottita,
perché
ciascuno
li sentiva
parlare
nella
propria
lingua.
Erano
stupefatti
e, fuori
di sé per
lo
stupore,
dicevano:
‘Costoro
che
parlano
non sono
forse
tutti
Galilei? E
com’è che
li
sentiamo
ciascuno
parlare la
nostra
lingua
nativa?…”.
Il passo
degli Atti
degli
Apostoli,
scritti
dall’evangelista
Luca in un
greco
accurato,
prosegue
con la
prima
predicazione
dell’apostolo
Pietro,
che
unitamente
a Paolo,
narrato
nei
capitoli
successivi,
aprono il
cristianesimo
all’orizzonte
universale,
sottolineando
l’unità e
la
cattolicità
della fede
cristiana,
dono dello
Spirito
Santo.
Lo
Spirito
Santo
È il nome
della
terza
persona
della SS.
Trinità,
principio
di
santificazione
dei
fedeli, di
unificazione
della
Chiesa, di
ispirazione
negli
autori
della
Sacra
Scrittura.
È colui
che
assiste il
magistero
della
Chiesa e
tutti i
fedeli
nella
conoscenza
della
verità (è
detto
anche ‘Paraclito’,
cioè
‘Consolatore’).
L’Antico
Testamento,
non
contiene
una vera e
propria
indicazione
sullo
Spirito
Santo come
persona
divina. Lo
“spirito
di Dio”,
vi appare
come forza
divina che
produce la
vita
naturale
cosmica, i
doni
profetici
e gli
altri
carismi,
la
capacità
morale di
obbedire
ai
comandamenti.
Nel Nuovo
Testamento,
lo Spirito
appare
talora
ancora
come forza
impersonale
carismatica.
Insieme
però,
avviene la
rivelazione
della
‘personalità’
e della
‘divinità’
dello
Spirito
Santo,
specialmente
nel
Vangelo di
san
Giovanni,
dove Gesù
afferma di
pregare il
Padre
perché
mandi il
Paraclito,
che
rimanga
sempre con
i suoi
discepoli
e li
ammaestri
nella
verità
(Giov.
14-16) e
in san
Paolo,
dove la
dottrina
dello
Spirito
Santo è
congiunta
con quella
della
divina
redenzione.
Il
magistero
della
Chiesa
insegna
che la
terza
Persona
procede
dalla
prima e
dalla
seconda,
come da un
solo
principio
e come
loro
reciproco
amore; che
lo Spirito
Santo è
inviato
per via di
‘missione’
nel mondo,
e che esso
‘inabita’
nell’anima
di chi
possiede
la Grazia
santificante.
Concesso a
tutti i
battezzati
(1
Corinzi,
12, 13),
lo Spirito
fonda
l’uguale
dignità di
tutti i
credenti.
Ma nello
stesso
tempo, in
quanto
conferisce
carismi e
ministeri
diversi,
l’unico
Spirito,
costruisce
la Chiesa
con
l’apporto
di una
molteplicità
di doni.
L’insegnamento
tradizionale,
seguendo
un testo
di Isaia
(11, 1
sgg.)
enumera
sette doni
particolari,
sapienza,
intelletto,
consiglio,
fortezza,
scienza,
pietà e
timore di
Dio. Essi
sono
donati
inizialmente
con la
grazia del
Battesimo
e
confermati
dal
Sacramento
della
Cresima.
Simbologia
Lo Spirito
Santo,
rarissimamente
è stato
rappresentato
sotto
forma
umana;
mentre
nell’Annunciazione
e nel
Battesimo
di Gesù è
sotto
forma di
colomba, e
nella
Trasfigurazione
è come una
nube
luminosa.
Ma nel
Nuovo
Testamento,
lo Spirito
divino è
esplicitamente
indicato,
come
lingue di
fuoco
nella
Pentecoste
e come
soffio nel
Vangelo di
Giovanni
(20, 22);
“Gesù
disse loro
di nuovo:
Pace a
voi! Come
il Padre
ha mandato
me,
anch’io
mando voi.
Dopo aver
detto
questo,
soffiò su
di loro e
disse:
Ricevete
lo Spirito
Santo; a
chi
rimetterete
i peccati,
saranno
rimessi e
a chi non
li
rimetterete,
resteranno
non
rimessi”.
Lo Spirito
Santo, più
volte
preannunciato
nei
Vangeli da
Gesù, è
stato
soprattutto
assimilato
al fuoco
che come
l’acqua è
simbolo
paradossale
di vita e
di morte.
In tutte
le
religiosità,
il fuoco
ha un
posto
fondamentale
nel culto
ed è
spesso
simbolo
della
divinità e
come tale
adorato.
Il dio
sumerico
del fuoco,
Gibil, era
considerato
portatore
di luce e
di
purificazione;
a Roma
c’era una
fiamma
sempre
accesa
custodita
dalle
Vestali,
simbolo di
vita e di
forza.
Nell’Antico
Testamento,
Dio si
rivela a
Mosè sotto
forma di
fuoco nel
roveto
ardente
che non si
consuma;
nella
colonna di
fuoco Dio
Illumina e
guida il
popolo
ebraico
nelle
notti
dell’Esodo;
durante la
consegna
delle
Tavole
della
Legge a
Mosè, per
la
presenza
di Dio il
Monte
Sinai era
tutto
avvolto da
fuoco.
Nelle
visioni
profetiche
dell’Antico
Testamento,
il fuoco è
sempre
presente e
Dio
apparirà
alla fine
dei tempi
con il
fuoco e
farà
giustizia
su tutta
la terra;
anche nel
Nuovo
Testamento,
Giovanni
Battista
annuncia
Gesù come
colui che
battezza
in Spirito
Santo e
fuoco
(Matteo,
3, 11).
La
Pentecoste
nel
cristianesimo
I
cristiani
inizialmente
chiamarono
Pentecoste,
il periodo
di
cinquanta
giorni
dopo la
Pasqua. A
quanto
sembra, fu
Tertulliano,
apologista
cristiano
(155-220),
il primo a
parlarne
come di
una festa
particolare
in onore
dello
Spirito
Santo.
Alla fine
del IV
secolo, la
Pentecoste
era una
festa
solenne,
durante la
quale era
conferito
il
Battesimo
a chi non
aveva
potuto
riceverlo
durante la
veglia
pasquale.
Le
costituzioni
apostoliche
testimoniano
l’Ottava
di
Pentecoste
per
l’Oriente,
mentre in
Occidente
compare in
età
carolingia.
L’Ottava
liturgica
si
conservò
fino al
1969;
mentre i
giorni
festivi di
Pentecoste
furono
invece
ridotti
nel 1094,
ai primi
tre giorni
della
settimana;
ridotti a
due dalle
riforme
del
Settecento.
All’inizio
del XX
secolo, fu
eliminato
anche il
lunedì di
Pentecoste,
che
tuttavia è
conservato
come festa
in Francia
e nei
Paesi
protestanti.
La Chiesa,
nella
festa di
Pentecoste,
vede il
suo vero
atto di
nascita
d’inizio
missionario,
considerandola
insieme
alla
Pasqua, la
festa più
solenne di
tutto il
calendario
cristiano.
La
Pentecoste
nell’arte
Il tema
della
Pentecoste,
ha una
vasta
iconografia,
particolarmente
nell’arte
medioevale,
che fissò
l’uso di
raffigurare
lo Spirito
Santo che
discende
sulla
Vergine e
sugli
apostoli
nel
Cenacolo,
sotto la
forma
simbolica
di lingue
di fuoco e
non di
colomba.
Lo schema
compositivo
richiama
spesso
quello
dell’Ultima
Cena,
trovandosi
nello
stesso
luogo,
cioè il
Cenacolo,
e lo
stesso
gruppo di
persone:
Gesù è
sostituito
da Maria e
il posto
lasciato
vuoto da
Giuda
viene
occupato
da Mattia.
Viene così
a
comunicarsi
il valore
dell’unità
dell’aggregazione
e
successione
apostolica,
oltre che
la sua
disposizione
a
raggiungere
i confini
del mondo.
Nella
Liturgia
Lo Spirito
Santo
viene
invocato
nel
conferimento
dei
Sacramenti
e da vero
protagonista
nel
Battesimo
e nella
Cresima e
con
liturgia
solenne
nell’Ordine
Sacro; e
in ogni
cerimonia
liturgica,
ove
s’implora
l’aiuto
divino,
con il
magnifico
e
suggestivo
inno del
“Veni
Creator”,
il cui
testo in
latino è
incomparabile.
Nella
solennità
di
Pentecoste
si recita
la
Sequenza,
il cui
testo
della più
alta
innologia
liturgica,
si riporta
a
conclusione
di questa
scheda
come
preghiera,
meditazione,
invocazione
allo
Spirito
Santo. |
|
Veni,
Creator
Spiritus
Veni,
Creator
Spiritus
mentes
tuorum
visita
Imple
superna
gratia
quae
tu
creasti
pectora.
Qui
diceris
Paraclitus,
Altissimi
donum
Dei,
fons
vivus,
ignis,
caritas,
et
spiritalis
unctio.
Tu
septiformis
munere,
digitus
paternae
dexterae;
tu
rite
promissum
Patris,
sermone
ditans
guttura.
Accende
lumen
sensibus,
infunde
amorem
cordibus,
infirma
nostri
corporis,
virtute
firmans
perpeti.
Hostem
repellas
longius,
pacemque
dones
protinus,
ductore
sic te
praevio,
vitemus
omne
noxium.
Per
te
sciamus
da
Patrem,
noscamus
atque
Filium,
teque
utriusque
Spiritum
credamus
omni
tempore.
Deo
Patri
sit
gloria
et
Filio,
qui a
mortuis
surrexit,
ac
Paraclito,
in
saeculorum
saecula.
Amen.
|
Vieni
Santo
Spirito
(Sequenza)
Vieni,
Santo
Spirito,
manda
a noi
dal
cielo
un
raggio
della
tua
luce.
Vieni
padre
dei
poveri,
vieni
datore
dei
doni,
vieni,
luce
dei
cuori.
Consolatore
perfetto,
ospite
dolce
dell’anima,
dolcissimo
sollievo.
Nella
fatica,
riposo,
nella
calura,
riparo,
nel
pianto
conforto.
O luce
beatissima,
invadi
nell’intimo
il
cuore
dei
tuoi
fedeli.
Senza
la tua
forza,
nulla
è
nell’uomo,
nulla
senza
colpa.
Lava
ciò
che è
sordido,
bagna
ciò
che è
arido,
sana
ciò
che
sanguina.
Piega
ciò
che è
rigido,
scalda
ciò
che è
gelido,
sana
ciò
ch’è
sviato.
Dona
ai
tuoi
fedeli
che
solo
in te
confidano
i tuoi
santi
doni.
Dona
virtù
e
premio,
dona
morte
santa,
dona
gioia
eterna.
Amen. |
|
Vieni,
o
Spirito
creatore,
visita
l'anima
dei
tuoi
fedeli,
ricolma
di
grazia
divina
i
cuori
che
hai
creato.
Tu sei
chiamato
Consolatore,
dono
di Dio
altissimo,
fonte
viva,
fuoco,
amore,
unzione
santa
e
gioia
di
vita.
Tu
dono
perfetto
e
molteplice,
dito
di Dio
creatore,
solenne
promessa
del
Padre,
per te
fiorisce
l'umana
parola.
Con la
tua
luce
illumina
i
sensi,
infondi
l'amore
nei
nostri
cuori,
le
stanche
membra
del
corpo
ristora,
con il
tuo
forte
ed
eterno
vigore.
Da noi
respingi
l'antico
nemico
e
senza
indugio
concedi
la
pace,
Cammina
dinanzi
al tuo
popolo
affinché
non
perisca
nel
male.
Facci
conoscere
il
Padre,
svelaci
il
mistero
del
Figlio
e del
tuo
coeterno
Spirito,
fa che
sempre
in te
noi
crediamo.
Sia
gloria
a Dio
Padre,
al
Figlio,
che è
risorto
dai
morti
e allo
Spirito
Santo
per
tutti
i
secoli.
Amen. |
|
|
|
Lo
Spirito
Santo è lo
Spirito di
Cristo ed
è la
Persona
divina che
diffonde
nel mondo
la
possibilità
di imitare
Cristo,
dando
Cristo al
mondo e
facendolo
vivere in
noi.
Nell’insegnamento
e
nell’opera
di Cristo,
nulla è
più
essenziale
del
perdono.
Egli ha
proclamato
il regno
futuro del
Padre come
regno
dell’amore
misericordioso.
Sulla
croce, col
suo
sacrificio
perfetto,
ha espiato
i nostri
peccati,
facendo
così
trionfare
la
misericordia
e l’amore
mediante -
e non
contro -
la
giustizia
e
l’ordine.
Nella sua
vittoria
pasquale,
egli ha
portato a
compimento
ogni cosa.
Per questo
il Padre
si
compiace
di
effondere,
per mezzo
del
Figlio, lo
Spirito di
perdono.
Nella
Chiesa
degli
apostoli
il perdono
viene
offerto
attraverso
i
sacramenti
del
battesimo
e della
riconciliazione
e nei
gesti
della vita
cristiana.
Dio ha
conferito
al suo
popolo una
grande
autorità
stabilendo
che la
salvezza
fosse
concessa
agli
uomini per
mezzo
della
Chiesa!
Ma questa
autorità,
per essere
conforme
al senso
della
Pentecoste,
deve
sempre
essere
esercitata
con
misericordiae
con gioia,
che sono
le
caratteristiche
di Cristo,
che ha
sofferto
ed è
risorto, e
che esulta
eternamente
nello
Spirito
Santo.
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