Piedi a terra e occhi al
cielo
Un
insegnante elementare
portò la sua classe di
terza a visitare la
splendida chiesa di S.
Domenico a Perugia.
Percorsero la navata
centrale e si fermarono ad
ammirare il finestrone
gotico dell’abside, con i
vetri policromi (nella
foto), uno dei più grandi
del mondo, insieme a
quello del Duomo di
Milano. La luce del sole
di quella bella mattinata
primaverile veniva
gradualmente filtrata dai
vetri dipinti del mosaico
e i bambini guardavano col
naso all’insù quell’imponente
vetrata bifore di santi
apostoli, profeti ed
evangelisti fatte di luci
ed ombre intense e
sfumate, in un gioco di
colori e di rimandi
spettacolari.
L’insegnante chiese agli
studenti: Chi sono quei
santi lassù? Ed uno di
loro rispose: Sono quelli
che fanno passare la luce!
L’insegnante rimase di
stucco. Voleva sapere
soltanto il nome dei
santi, mentre il bambino
ne aveva dato una perfetta
definizione. I santi sono
effettivamente coloro che
riflettono la luce di
Cristo! Non hanno luce in
se stessi, ma si lasciano
filtrare totalmente dal
Sole di Giustizia e per
questo possono a loro
volta illuminare il mondo.
Sono pieni di luce perché
vuoti di se stessi e
dunque capaci di
trasfigurarsi in quella
medesima luce.
Per gli antichi ebrei il
Dio di Abramo non era solo
la fonte della luce per la
vita quotidiana, ma la
Luce stessa. “è in Te la
sorgente della vita, alla
tua luce vediamo la luce”
(Salmo 36, 10). Questo
pensiero è reso ancora più
evidente dall’evangelista
Giovanni: “Dio è luce, e
in lui non ci sono
tenebre” (1 Lettera di
Giovanni 1,5) ed è lo
stesso Gesù Cristo che si
attribuisce questa
funzione: “Io sono la luce
del mondo; chi segue me,
non camminerà nelle
tenebre, ma avrà la luce
della vita” (Vangelo di
Giovanni 8,12).
Ogni battezzato è chiamato
ad essere santo, vivendo
una propria santità
originale e luminosa come
quella di un vetro limpido
e colorato, nei suoi
innumerevoli carismi. Una
santità con i piedi ben
saldi a terra, ma con gli
occhi fissi al cielo per
non perdere mai di vista
la Luce vera che illumina
ogni uomo. Il profeta
Isaia proclama, in questo
senso, che essere la luce
delle nazioni significa
essere a servizio del
mondo perché tutti siano
salvati (Isaia 49,6).
La coerenza di vita al
Vangelo è sempre una dura
lotta contro il proprio IO
superbo ed arrogante con
il quale ogni battezzato
deve fare i conti ogni
giorno. Divenire la luce
del mondo comporta
responsabilità e rischi.
Scrive Giovanni: “La luce
splende nelle tenebre, ma
le tenebre non l’hanno
accolta” (Vangelo di
Giovanni 1,5). Lasciarsi
trapassare dalla Luce di
Cristo, come hanno fatto i
santi e i beati, che in
questi giorni ricordiamo
con particolare
venerazione, è sempre
un’avventura affascinante,
seppure difficile: la via
più luminosa verso
l’eternità. Voi siete la
luce del mondo.
Una città posta sopra un
monte non può rimanere
nascosta, e non si accende
una lampada per metterla
sotto un recipiente; anzi
la si mette sul candeliere
ed essa fa luce a tutti
quelli che sono in casa.
Così risplenda la vostra
luce davanti agli uomini,
affinché vedano le vostre
buone opere e glorifichino
il Padre vostro che è nei
cieli (Vangelo di Matteo
5,14-16).
Maria
Rita Castellani -
ilnuovogiornale .it
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