PORZIUNCOLA, UNA PORTA SANTA
SEMPRE APERTA
Il pellegrino che varca la soglia della grande basilica di
Santa Maria degli Angeli, nella pianura di Assisi, si
sente subito attratto dalla piccola chiesa romanica,
centro fisico ma soprattutto cuore spirituale dell'intero
santuario. È la Porziuncola, un luogo dell'anima, che
viene da molto lontano, dove Francesco ha risvegliato la
nostalgia del Paradiso, quello vero, che comincia in terra
con una straordinaria tensione, cioè la santità. Se ne
accorgono tutti. Simone Weil, filosofa ebrea,
sensibilissima e affascinata da Cristo, lo ha anche
scritto: "Mentre ero sola nella piccola cappella romanica
di Santa Maria degli Angeli, incomparabile miracolo di
purezza, in cui Francesco ha pregato tanto spesso,
qualcosa più forte di me mi ha costretta, per la prima
volta in vita mia, a inginocchiarmi" (Autobiografia
spirituale).
Chi infatti si inginocchia sulla soglia della Porziuncola
vi può leggere parole straordinarie per una "piccola
porzione di mondo" quale essa è: "hic locus sanctus est",
questo luogo è santo, perché Dio vi è sceso e vi si è
intrattenuto in colloquio con Francesco, come una volta in
altra Terra Santa con Giacobbe e Mosè e Giosuè e Maria...
Ma se l'emozione vi prende e vi fa alzare lo sguardo,
allora potrete leggere parole altrettanto gravi sul colmo
della porta: "haec est porta vitae aeternae" per qui si
accede alla vita eterna. Parole da prendere sul serio
perché alludono al mistero contenuto in questo scrigno e
perché in esse perdura l'emozione di Francesco.
E se resistete ancora un po' all'attrazione di entrare per
quella porta e girate invece attorno alla Porziuncola, sul
retro, sopra l'abside potrete scorgere un altro segno del
tesoro nascosto dentro al luogo santo. Questa volta si
tratta di un frammento appena di un più grande affresco
della crocifissione, attribuito al Perugino. È rimasta
Maria con il suo dolore e le donne pie che la sorreggono e
consolano, Francesco abbracciato al legno della croce di
Gesù e, al centro dell'abside e non casualmente, la parte
inferiore del corpo crocifisso del "buon ladrone", il
primo perdonato a varcare da santo la porta, quella
definitiva, della vita eterna. "Oggi sarai con me nel
Paradiso", gli aveva promesso Gesù morente. Ed egli aveva
chiuso gli occhi in pace.
Meravigliosa combinazione! Perché Francesco proprio di
questa sua chiesina ha fatto l'eco al perdono di Dio per i
pentiti di tutti i tempi. Francesco ha proclamato quel
giorno di agosto alle genti riparate all'ombra delle
querce: "Fratelli, io vi voglio mandare tutti in Paradiso
e vi annuncio una grazia che ho ottenuto dalla bocca del
Sommo Pontefice". È l'Indulgenza del Perdono, il tesoro
della Porziuncola.
E se finalmente entriamo nella chiesina, siamo subito
inondati dalla luce e dai colori del retablo di Prete
Ilario da Viterbo, la bella Pala di altare firmata e
datata 1393 e restaurata di recente. È la prima
testimonianza pittorica che traduce l'immaginario popolare
del Perdono di Assisi ed è divenuta modello per i
successivi cicli iconografici. Nella successione dei
cinque quadri si può leggere il cammino spirituale di
Francesco, ritratto come esempio di penitente. La tavola
narra del Poverello che si mette a nudo di fronte alle
spine del roseto e ai pungoli della vita; si fa discepolo
di due angeli; si immerge nella contemplazione di Gesù e
della Vergine Maria; si inginocchia davanti alla Chiesa,
sua madre; e finalmente annuncia a tutti la sua gioia e il
Paradiso che ne è il compimento.
A noi vien chiesto di cominciare proprio da qui,
dall'ultimo quadro, dalla voce di Francesco che risuona
tra le mura spoglie e crea emozioni e sonorità varie nel
nostro spirito. Qui Francesco ha condensato esperienze
universali, di quelle che ci interpretano, le sentiamo
nostre e le possiamo rifare, iniziando dal desiderio.
Qui Francesco risveglia nostalgie di purezza e suggerisce
più protesi pensieri. E ci dice che non si può vivere
della vana superficie delle cose ma che solo i significati
nuovi, scritti nel cuore di Dio e nel Vangelo, orientano
l'uomo. E ci dice ancora che il male è mistero duro e ha
bisogno di pentimento e di perdono per essere vinto. Che
per servire Dio e il prossimo, delle cose basta una
"piccola porzione" (Portiuncula de mundo - 2 Cel 18) e "il
resto dallo ai poveri per giustizia e sarai felice".
Che se tu preghi con fede e con cuore puro, allora dal
Cielo c'è risposta: basta naturalmente saper fare le
domande giuste e non chiedere solamente per sé ("petitionem
tuam, Francisce, admitto", è scritto sulla volta della
porta centrale della Porziuncola: la tua richiesta,
Francesco, la accolgo e la esaudisco). Che tutti gli
uomini e le donne sono fratelli e sorelle, e anche il sole
e la luna, i fiori e l'acqua del ruscello, gli uccelli e
il lupo e tutte le creature hanno lo stesso Padre nostro.
Che la croce, se tu l'abbracci, può, per una sorta di
alchimia spirituale, trasformare il dolore in gioia e
l'amaro in dolcezza di spirito e di corpo. E se della
morte hai paura, ci dice ancora Francesco, allora intendi
che la paura e la morte sono retaggio del peccato; ma se
tu sei in sintonia con la santa volontà di Dio, anche la
morte corporale ti è sorella e ti sorride.
È forse già Paradiso, questo?
Sì, la Porziuncola ne è un lampeggiamento, un anticipo,
perché essa è la "Porta Santa sempre aperta" in perenne
Giubileo di perdono e di grazia, che ci conduce "ad Jhesum
per Mariam", come narra il retablo dell'altare in alto
nell'apertura a mandorla della trascendenza.
Qualcosa più forte di noi ci costringe ad inginocchiarci.
Giancarlo
Rosati ofm
Estratto da Porziuncola - Periodico mensile
mariano-francescano, maggio 2003 - numero speciale
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