“Principi genetici della new age”
30 Gennaio
2005
Fonte come da
titolazione, rilevato da Ciani Vittorio x l’Ufficio
Documentazione Diocesi Piacenza-Bobbio.
Don
Antonio Contri
I – Idee chiave
Il
principio originante del pensiero newagino è il
monismo, già conosciuto al pensiero filosofico
occidentale almeno dal neoplatonismo (Plotino), cioè
l’affermazione dell’identità di:
·
divinità (l’Uno)
·
spirito (l’uomo)
·
natura (mondo)
NB. Il dualismo, secondo i principi delle grandi
religioni o spiritualità orientali, è l’illusione (maya)
che impedisce la comprensione della totalità del reale.
NOTA
Questo
è il grande problema dal quale è nata la filosofia
mediterranea, ma che crea ancor oggi dei fraintendimenti
(ad es. in E. Severino)
Alle
posizioni contrapposte – di Parmenide (che riconosce
l’essere univoco) e di Eraclito (che riconosce il
divenire, i fenomeni) – fornisce una risposta il grande
Aristotele con l’analogicità dell’essere (secondo la quale
esiste un essere sommo insieme ad esseri “secondari”;
si noti però che egli prende in considerazione l’essere
“ontologicamente”, non personalisticamente), San Tommaso
svilupperà l’applicazione dell’analogia: Dio è la
fontalità, la pienezza d’essere, mentre tutto ciò che è
Non-Dio ha l’essere per creazione (non per
emanazione) e partecipazione.
Nell’essere, mentre Aristotele sottolineava soprattutto la
“sostanza”, Hegel metterà maggiormente in luce il
“processo”, la relazionalità.
Questo principio originante conduce ad alcune operazioni
culturali:
1)
Divinizzazione dell’uomo
Per la New Age (N.A.),
·
l’uomo è un “dio” in divenire,
“dio” è un uomo riuscito (evoluto). NB. Questa idea
è professata anche dai Mormoni
·
l’uomo con le sue forze
(energie) riesce a raggiungere “dio”; e queste attività
umane sono dell’ordine delle tecniche, non certo un dono,
una “grazia” (chàrisma), come sappiamo dalla
concezione religiosa.
·
si deve negare all’attività
dell’uomo qualsiasi limite: “Tu puoi raggiungere tutti i
traguardi” (ciò che rappresenta un’eresia per ogni
religione rivelata). NB. La fondamentale tentazione
diabolica proposta all’uomo è quella del primo libro della
Bibbia: “Diventerete come dèi” (Gen 3,5). Mentre il
vangelo annuncia il “Regno di Dio”, l’ateismo della
modernità si arresta al “regno dell’uomo” (e vediamo ogni
giorno come tale regno è paradisiaco...). La profonda
incomprensione tra la cultura teocentrica e quella
antropocentrica si può constatare leggendo l’espressione
con cui Voltaire indicava Pascal : “sublime misantropo”;
come se mettere al centro Dio equivalesse a odiare l’uomo.
·
Dio si trova scavando nel Sè
dell’uomo. NB. Vedi l’espressione che si trova in
una delle Upanishad induiste “Tu sei quello”; in quanto,
secondo alcune correnti dell’Induismo e il Buddhismo
Mahayana, l’Atman (principio, o Sè individuale)
s’identifica col Brahman (principio, o Sè
universale e assoluto)
2)
Divinizzazione della natura
(cosmologia panteistica, o “panenteismo”)
Il
cosmo (Gea, o Gaia) è :
·
eterno (non ha bisogno di
creazione)
·
vivente (organicismo)
·
cosciente. NB. Se è vero
che, per Aristotele, Dio e “pensiero del pensiero”, il
cosmo è divinizzato.
3)
Umanizzazione di “dio”
(spiritualità a-religiosa)
Lo
“spirito” che è in noi è “dio”, è il “tutto” (idea che
ricorre, sotto diverse angolature, in alcuni autori: es.
Hegel)
Dio si trova nell’intimo dell’uomo (ed è missione della
N.A., come nello gnosticismo, di farne prendere
coscienza). L’uomo è una divinità decaduta e smemorata.
La
NA, come lo gnosticismo, ammette la superiorità della
conoscenza intuitiva e interiore rispetto a quella logica
e rivelata. Di conseguenza Dio si raggiunge più col
sentimento, coll’intuizione, che non mediante
l’intelletto.
4)
Materializzazione di “dio”
(immanenza, panteismo)
Dio non è persona (concetto filosofico nato nell’ambiente
delle religioni rivelate e messo a profitto dai teologi
cristiani e dai primi concili ecumenici), perchè questo
concetto divide, tende al dualismo, che impoverisce il
“tutto”
Dio è la suprema,
impersonale Energia
5)
Materializzazione dell’uomo
L’uomo s’identifica con la natura. Quando questa prende
coscienza di sè, abbiamo l’uomo
Nemmeno l’uomo è persona; ma alberga al suo interno il Sè
universale, comune a tutti gl’individui (idea cara alle
spiritualità religiose orientali)
Si
può oggettivamente constatare che questa “spiritualità”
(ma come si può chiamare così se identifica lo spirito con
la materia?) distrugge le basi di ogni religione rivelata.
E
questa si fonda sul rapporto (relazione) costitutivo tra
un Io e un Tu superiore (che nasce dall’idea religiosa di
“creazione” e rende possibile l’ “affidamento” della
fede), come ha ricordato il pensatore personalista ebreo
Martin Buber.
II – Matrici
filosofiche e conseguenze vitali
A
- Il fenomeno composito della N.A. ha evidentemente
molteplici origini, per es. le spiritualità dell’Oriente
(lette superficialmente, “all’americana”) e delle
religioni primitive, la psicologia analitica di Jung; ma
qui vogliamo trovarne alcune nella storia della
filosofia
L’unità del reale – che nel medioevo era trovata in Dio –
a partire dal rinascimento è collocata nell’uomo. Ciò
riconduce a quel manifesto del relativismo occidentale che
è l’assioma di Protagora “L’uomo è la misura di tutte le
cose”.
Premettiamo la distinzione, nell’umanesimo rinascimentale,
tra due forme:
·
entro un quadro credente (es.
Niccolò Cusano; Erasmo da Rotterdam): l’uomo è il
capolavoro di Dio, da Lui “posto al confine di due mondi”
(Pico della Mirandola), e con la “grazia” può raggiungere
qualsiasi traguardo
·
entro un quadro ateo o
agnostico: l’uomo è un assoluto e, con le forze sue o
della natura (magia), può raggiungere qualsiasi traguardo
(può autorealizzarsi)
NB. Contrariamente alle aspettative, chi percorre
la storia della filosofia trova ancora nel 1500 e fino ai
primi anni del 1700 un ritorno agli antichi “magi” (Ermete
Trismegisto, Zoroastro, Orfeo) e s’imbatte in diversi
cultori delle espressioni “magiche” o esoteriche o
astrologiche o neoplatoniche: Marsilio Ficino, Pico della
Mirandola (il quale parla di uomo “fatto uno spirito solo
con Dio”); in seguito Reuchlin, Agrippa, Paracelso; e
persino Copernico, Brahe, Kepler, Newton
Notiamo di passaggio che aveva ragione G. Chesterton
quando diceva che l’uomo moderno per non credere più in
Dio si condanna a crede a tutto! Ed è altrettanto vero
che, chi comincia col demolire Dio, finisce per demolire
l’uomo.
La
N.A. può essere vista come conseguenza di alcune
impostazioni del pensiero umano:
·
conseguenza dell’agnosticismo
e/o panteismo (Leonardo, Telesio, Bruno, Campanella),
secondo il quale il cosmo è l’assoluto. NB.
L’immanentismo panteista di Spinoza arriva a dire:
“Deus sive Natura”
·
conseguenza dell’illuminismo e/o
razionalismo, secondo il quale l’uomo è l’assoluto (non
esiste nulla sopra la ragione)
·
conseguenza del positivismo
(empirismo, pragmatismo, scientismo), secondo il quale il
sensibile (ciò che è raggiungibile coi sensi) è l’assoluto
(non esiste nulla al di fuori dell’esperienza)
·
conseguenza del romanticismo,
secondo il quale il sentimento, l’emozionalità è
l’assoluto (Dio si coglie nel sentimento di dipendenza:
Schleiermacher)
Mentre sappiamo dal cristianesimo che l’assoluto è Dio; il
quale
·
si è rivelato definitivamente in
Cristo Gesù (Gesù di Nazaret non è una delle tante
“manifestazioni” del “cristo” cosmico o universale);
invece, secondo la N.A., è Cristo ogni uomo che ha preso
coscienza di essere “dio”
·
si è rivelato nella “storia
della salvezza” ebraico-cristiana (fondamentalità della
rivelazione storica). NB. La Storia della salvezza
cristiana si distingue da quella ebraica perchè la nostra
ha il baricentro in un evento del passato (benchè
metastorico), il “mistero pasquale”, mentre la seconda lo
pone alla fine della storia.
Infatti il documento della S. Sede “Gesù Cristo
portatore dell’acqua viva” afferma che, per la N.A.,
“Cristo” è un titolo conferito a qualcuno che ha raggiunto
uno stato di coscienza nel quale percepisce la propria
divinità e può quindi affermare di essere un ”Maestro
universale”. Gesù di Nazaret non era il Cristo, ma
soltanto una delle figure storiche nelle quali questa
natura “cristica” si è rivelata, come nel caso di Buddha e
di altri. Ogni manifestazione storica del Cristo
mostra chiaramente che tutti gli esseri umani sono celesti
e divini e li conduce verso questa realizzazione.
(2.3.4.2; cfr. anche “Il Cristo cosmico”: 3,3; “Esiste un
solo Gesù Cristo oppure ve ne sono migliaia?: 4, punto 2)
Inoltre dobbiamo segnalare la profonda diversità tra:
·
il pensiero umano su Dio
(teologia naturale), che si fonda sulla ricerca,
sull’ascesa dell’uomo; per cui ogni cultura si può
“confezionare” il suo “dio” NB. Per cui potrebbe
aver ragione Feuerbach proponendo la riduzione della
teologia ad antropologia: “La svolta della storia – egli
scrive - sarà il momento in cui l’uomo prenderà coscienza
che il solo dio dell’uomo è l’uomo stesso. Homo homini
deus!”.
·
la teologia cristiana (biblica),
che si fonda sul dono gratuito, sulla discesa di Dio (per
cui la Parola è dono, Cristo è dono), convinta che di Dio
l’uomo può dire solo quello che da Lui è stato rivelato.
Perchè Dio, realtà, verità sono qualcosa di più grande
dell’uomo!
NB. Il teologo protestante K. Barth condanna la
teologia naturale come un peccato di superbia dell’uomo
B
- La N.A. nega la dimensione morale della vita umana.
·
Per essa l’uomo si salva
deterministicamente (non attraverso la responsabilità
personale e libere scelte) lasciandosi convogliare nel
“moto” universale della “cospirazione” verso l’età
dell’acquario
·
La N.A. nega lo sforzo umano per
aderire alla grazia di Dio
·
Se non esiste il “peccato”, a
che serve la storia della salvezza?
·
Se non c’è un Dio-persona, è
illusione la preghiera, è oppressione ogni “comandamento”,
è un assurdo l’uomo (da dove viene? dove va?)
La
salvezza non è riconoscere di essere una “scintilla del
divino” (come nello gnosticismo), ma rispondere alla
grazia per essere trasformati nel divino (secondo il
sinergismo cattolico).
NB.
Queste idee della N.A. incidono negativamente anche
nell’educazione delle nuove generazioni.
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