Nato
a Fontaines, in
Borgogna, « l’ultimo
dei Padri, ma certo
non inferiore ai primi
» (come lo chiamò
Mabillon), reagendo
alla dialettica
scolastica incipiente,
si mantenne saldissimo
nella tradizione della
Scrittura, dei Padri,
della liturgia e della
vita monastica.
Secondo fondatore dei
Cistercensi era
entrato a 22 anni
nell’abbazia di Cîteaux (Cistercium da
cui il nome
dell’ordine) presso
Digione, seguito dai
suoi fratelli e da un
folto gruppo di
giovani,
irresistibilmente
attratti dal suo
entusiasmo. Fondò in
seguito l’abbazia di
Chiaravalle dove morì.
Unendo lo studio e la
contemplazione
all’azione più
intensa, Bernardo
predicò la seconda
crociata, intervenne
come pacificatore
nelle contese che
dividevano i
cristiani, e fondò ben
68 monasteri dalla
Spagna alla Siria,
dalla Sicilia alla
Svezia. Oltre che
centri di vita
religiosa erano scuole
di agricoltura e di
manifattura (industria
della lana in
Inghilterra). Bernardo
scrisse molti commenti
alla Scrittura. Il suo
principio ascetico: «
L’amore è la più
grande forza della
vita spirituale » lo
sperimentò nella sua
vita. La dottrina di
san Bernardo è
proposta a tutta la
Chiesa che lo
riconosce come «
Dottore ». Dante tesse
l’elogio della «
vivace carità »
del grande «
cavaliere di Maria
» (Paradiso:
31,52-69.94-142;
32,151; 33,1-54).
Uomo focoso,
consigliere di papi e
monarchi, denominato
dal Papa Innocenzo III
" una muraglia
inespugnabile che
regge la Chiesa", San
Bernardo di
Chiaravalle è stato
anche un mirabile
araldo della Vergine
Maria e uno dei primi
apostoli
dell'intercessione
universale della Madre
di Dio.
L'ambiente era carico
di aspettativa e
serietà. La
moltitudine si
comprimeva,
silenziosa, attorno ad
un uomo ancora
giovane, dall'aspetto
austero, che predicava
sulle rive di un
fiume. La sua voce,
grave e compassata,
faceva trasparire una
profonda pace
dell'anima.
"Convertitevi, perché
il regno di Dio è
vicino. (...)
Preparate la via del
Signore, raddrizzate i
suoi sentieri (Mt 3,
2-3), affermava con
severità. Continuava
poi soavemente, quasi
intenerito: "Viene
dopo di me chi è più
forte di me, al quale
non son degno di
slacciare, prostrato a
terra, i lacci dei
sandali" (Mc 1, 7).
Giovanni Battista,
l'ultimo e il maggiore
dei profeti
dell'Antico
Testamento, annunciava
al popolo eletto la
prossima apparizione
del Salvatore del
genere umano. E più
tardi, quando rivelò
la divinità del Messia
nel proclamare: "Ecco
l'Agnello di Dio, ecco
colui che toglie i
peccati del mondo" (Gv
1, 29), la lunga e
grandiosa fila di
profeti, che avevano
predetto l'avvento del
Redentore e guidato il
popolo attraverso
secoli di attesa, era
finalmente chiusa.
Tutte le profezie si
erano realizzate.
La rivelazione è
completa, ma Dio
desidera servirsi
delle cause seconde
per comunicare i suoi
divini disegni
all'umanità. Così,
Egli sempre farà
sorgere uomini e donne
che indichino il
Cammino, insegnino la
Verità e trasmettano
la Vita alla
maggioranza degli
uomini. Questa realtà
ce la spiega San
Tommaso, nella Summa
Teologica: "In tutte
le epoche sono
esistiti uomini che
possedevano lo spirito
profetico, non per far
conoscere dottrine
nuove, ma per dirigere
la vita umana"
Il profeta del
secolo XII
Nel secolo XII la
Civiltà Cristiana
aveva attinto un'auge
che nessun santo
avrebbe potuto
immaginare agli albori
duri e sanguinosi
della prima epoca
della Chiesa. " La
filosofia del Vangelo
governava gli Stati;
l'influenza della
saggezza cristiana e
la sua virtù divina
compenetravano le
leggi, le istituzioni,
i costumi dei popoli,
tutte le categorie e
tutte le relazioni
della società civile"
- affermò Leone XIII
nell'Immortale Dei. Il
sostegno di questa
società sacrale era
stato, per più di un
secolo, la santità
emanata dall'abbazia
benedettina di Cluny.
Essendosi
propagati rapidamente
in tutto l'Occidente
cristiano, questi
figli di San Benedetto
influenzavano e
orientavano la
spiritualità e la
cultura dei popoli
dell'Europa a partire
dall'interno dei loro
immensi monasteri,
dall'alto dei pulpiti,
sviluppando una
bellissima e
aristocratica liturgia
e incantando le
moltitudini con
l'angelico canto
gregoriano. Avvenne
però che, dopo aver
raggiunto la vetta, la
grandezza di Cluny
venne scemando
lentamente, forse per
non aver avuto anime
generose che,
nell'apice del suo
splendore, volessero
partire per estremi
nuovi di santità. Fu
allora che sorse, non
un'istituzione, ma un
uomo che fu il
riformatore della
disciplina
ecclesiastica, il
modello di tutte le
virtù, la voce di Dio
che indicava nuovi
obiettivi a quella
società che cominciava
a vacillare: Bernardo
di Chiaravalle.
Un misterioso
disegno
Nell'anno 1091 nasceva
in un castello della
Borgogna il terzo
figlio del signore di
Fontaines e della
virtuosa dama Alet.
Poco prima di dare
alla luce il bambino,
ella aveva fatto un
sogno così nitido ed
espressivo che la sua
materna intuizione non
esitò a vedere in esso
un provvidenziale
preannuncio del futuro
del figlio: le era
apparso un cagnolino
dal pelo bianchissimo
che abbaiava a gran
voce e senza sosta.
Afflitta, per il fatto
di non riuscire a dare
una chiara
interpretazione che
traducesse i suoi
presentimenti,
consultò un servo di
Dio, che le rispose:
"Il bambino sarà un
grande predicatore e
abbaierà continuamente
per proteggere la Casa
di Dio, e guarirà le
ferite di molte
anime".
Discendente di due
nobili famiglie e
aleggiando su di lui
questo misterioso
vaticinio, fu allevato
con la massima cura da
sua madre, che, non
appena possibile, lo
inviò ad una famosa
scuola nella città di
Chatillon-sur-Seine.
Il suo grande talento
intellettuale generava
ammirazione nei
maestri e faceva
presagire per lui una
carriera brillante.
L'indole affabile e un
po' timida di Bernardo
possedeva una nota di
nobiltà e dolcezza che
attirava molti a lui.
In poco tempo, sentì
ardere nell'anima il
desiderio della gloria
della scienza e di
un'esistenza mondana
vissuta nell'opulenza.
Il demonio, il mondo e
la carne tentarono
innumerevoli volte di
trascinarlo alla
perdizione, ma,
nonostante gli
assalti, egli seppe
conservare sempre
integra la sua
innocenza battesimale.
Una volta, sentendo
una speciale
attrazione per una
bella e poco virtuosa
giovinetta, e volendo
a qualsiasi costo
evitare il minimo
errore, si lanciò in
un laghetto d'acqua
gelata (era inverno) e
là vi rimase, immerso
fino al collo, fino a
quando lo tirarono
fuori quasi privo di
sensi.
Il richiamo
del Signore
Bernardo aveva 21 anni
d'età, e la grazia
divina aveva molto
battuto alle porte del
suo cuore ardente:
"Perché sei venuto al
mondo?" Questa domanda
se la poneva con una
frequenza sempre
maggiore..
La radicalità della
vita monastica
attirava quell'anima
fatta per grandi atti
d'eroismo: abbandonare
onori, ricchezza e
famiglia, consacrarsi
per sempre al servizio
del Re Eterno, vivere
di quell'amore
sovrannaturale le cui
fiamme crescevano
sempre più nel suo
intimo... Nello stesso
tempo però, non pochi
parenti e amici lo
esortavano a seguire
una strada più comoda:
innanzitutto, le
straordinarie qualità
del giovane Bernardo
promettevano grandi
glorie mondane; e
inoltre la precaria
salute e la sua
fragile costituzione
non avrebbero
sopportato i rigori
della vita religiosa;
così essi sostenevano
che si poteva servire
Dio anche senza
seppellire in un
chiostro i talenti di
un'indole tanto
delicata.
Afflitto da questi
pensieri e dissidi
interiori, un giorno
entrò in una chiesa e
implorò una luce
celeste che gli
facesse conoscere,
senza ombra di dubbio,
il disegno di Dio a
suo riguardo. Il
Signore non tardò a
venire in soccorso del
suo prescelto che a Sè
chiamava.
Bernardo si alzò
rinvigorito e pieno di
sovrannaturale
certezza e si diresse
a un monastero quasi
sconosciuto, fondato
non molto tempo prima
dal santo abate
Roberto di Molesmes e
situato in un
boschetto non distante
dal castello della sua
famiglia: Cister.
Bisogna aggiungere che
egli non si limitò
semplicemente a
partire per
quell'austero chiostro
dove sarebbe nato, in
mezzo ad innumerevoli
difficoltà, un nuovo
ordine religioso: con
ispirata eloquenza,
trascinò con sè suo
zio materno, quattro
fratelli e altri
trenta cavalieri suoi
compagni! All'ultimo
fratello di Bernardo,
che era ancora
piccolo, furono dette
le seguenti parole:
"Rimani con Dio.
Noi partiamo per il
monastero e ti
lasciamo tutti i
nostri averi".
Desolato, il bambino
rispose: "Voi
conquistate il Cielo e
mi lasciate a terra?
Brutta spartizione
questa!" E pochi
giorni dopo, andò a
bussare a quelle
benedette porte che
già avevano accolto i
suoi cinque fratelli
maggiori...
La valle della luce
Se
era stato esiguo per
molti anni il numero
di monaci di Cister,
ben presto, grazie a
Bernardo, le sue
rudimentali pareti di
pietra divennero
strette.
Per ordine del suo
superiore, ora Santo
Stefano Harding, egli
partì, insieme a
dodici compagni, per
fondare una nuova
abbazia.
Aveva
appena 25 anni
Il luogo prescelto per
fermarsi fu un'isolata
e ombrosa valle,
temuta a causa dei
ladri che lì si
rifugiavano. In poco
tempo la foresta
cedette lo spazio ai
campi coltivati, i
muri cominciarono a
elevarsi, voci pure e
virili fecero
echeggiare la laus
perenni in quelle
vastità, e la luce
divina riflessa da San
Bernardo dissipò le
oscurità del luogo,
che cominciò ad essere
chiamato Clara Vallis
- Chiaravalle.
Attirati dalla fama di
santità che subito
circondò questo
monastero, accorsero
numerosi giovani,
nobili e plebei, colti
e ignoranti,
desiderosi di seguire
Cristo nella povertà,
obbedienza e castità,
sotto la guida del
giovane abate. Passò
ben presto a 700 il
numero di monaci che
riempivano l'abbazia
della valle della
luce.
Voce e braccio di Dio
La luce, però, non fu
fatta per essere
nascosta quanto invece
per illuminare e
brillare agli occhi di
tutti (cfr. Mt 5,
15-16). Invano
Bernardo cercava la
solitudine e il
silenzio della sua
amata valle.
Contro la sua
volontà, divenne il
consigliere di Papi,
vescovi e monarchi, il
direttore spirituale
dell'Europa medievale,
il Mosé della
Cristianità.
Non c'era predicatore
più ardente nè
personaggio con
maggior prestigio di
lui. Venerato come
santo dalle
moltitudini e
riconosciuto come
profeta e taumaturgo,
la sua semplice
presenza, le sue
parole e scritti
risvegliavano un
entusiasmo nuovo e
combattevano
vittoriosamente le
eresie e gli avversari
della Chiesa.
Essendosi verificato
in quel periodo un
pericoloso scisma
nella Chiesa di Dio,
quasi tutti i fedeli
vacillavano,
disorientati, tra il
legittimo Pontefice e
un antipapa di nome
Anacleto.
Teologi e dottori
dibattevano con foga
argomenti a favore
dell'uno o dell'altro,
senza giungere a
risultati convincenti
o definitivi. Gli
occhi di molti si
rivolsero allora verso
il santo abate di
Chiaravalle, alla
ricerca di una parola
che risolvesse la
spinosa questione.
Bernardo accorse al
Concilio di tutti i
vescovi del regno di
Francia, e grazie alla
sua ispirata ed
ardente eloquenza il
voto dell'assemblea
decise a favore del
legittimo Papa,
Innocenzo II.
L'incendio della
divisione, comunque,
non si estinse
immediatamente. Nella
provincia di
Guascogna, un vescovo
orgoglioso che aveva
trovato l'appoggio di
un conte ambizioso
della regione, ancora
si sollevava contro il
vero pastore della
Santa Chiesa.
Il Papa inviò San
Bernardo a porre fine
a questa triste
situazione,
nell'aspettativa che
la saggezza del santo
trionfasse laddove i
ragionamenti dei
teologi avevano
fallito. Invano egli
tentò di ridurre alla
giusta obbedienza
l'agitato spirito del
vescovo ribelle.
Cercò, allora, di
convincere il
dispotico conte,
dimostrandogli
l'insensatezza della
sua posizione.
Entrambi, però, ebbri
di orgoglio, si
ostinavano
nell'errore.
Rattristato di fronte
a tanta malvagità, ma
deciso a far prevalere
l'autorità del Sommo
Pontefice, Bernardo
convocò tutto il
popolo nella
cattedrale della città
e celebrò solennemente
il Santo Sacrificio
dell'altare. Dopo la
Consacrazione, alzando
tra le sue mani il
Santissimo Sacramento
sopra una patena, si
diresse nella piazza
dove si trovava il
conte che, essendo
stato scomunicato, non
poteva entrare nel
tempio. Guardandolo
severamente,gli disse
con voce minacciosa:
"Noi ti abbiamo
pregato e tu ci hai
disprezzato; molti
servi di Dio ti hanno
supplicato e tu a
nessuno hai prestato
attenzione.
Ecco che il Figlio
della Vergine, Capo e
Signore della Chiesa
che tu perseguiti
viene in tua presenza!
Ecco il Giudice nelle
cui mani un giorno la
tua anima cadrà.
Vediamo se anche a Lui
giri le spalle come
hai fatto a noi!" Come
anticamente i
venditori del Tempio
di Gerusalemme erano
fuggiti davanti al
Maestro adirato,
l'infelice conte,
nell'udire queste
parole, si buttò a
terra, terrorizzato.
Poi si alzò, toccato
finalmente dalla
grazia di Dio, si
prostrò completamente
pentito ai piedi del
santo abate e fece
tutto quanto questi
gli ordinò. Più tardi
strinse con Bernardo
un'amicizia così
intensa che, seguendo
i suoi santi consigli,
abbandonò il mondo e
terminò i suoi giorni
in un convento. Il
vescovo recalcitrante,
invece, ostinato nella
sua malizia, un giorno
fu trovato morto nel
suo letto, senza
confessione né
viatico.
Araldo della Madonna
Ma quest'uomo focoso,
denominato dal Papa
Innocenzo III "una
muraglia inespugnabile
che sostiene la
Chiesa", passò alla
Storia col titolo di
"Dottore Mellifluo",
perché la dolcezza
delle sue esortazioni
portava tutti ad
affermare che le sue
labbra distillavano
purissimo miele. Chi,
nel mondo cristiano,
non conosce
l'incomparabile
preghiera
"Ricordatevi", a lui
attribuita? Fu uno dei
primi a chiamare
"Madonna" la Madre di
Dio.
La tradizione racconta
che, ascoltando una
volta i suoi fratelli
cantare la Salve
Regina, irruppe dal
suo cuore pervaso
d'ispirazione la
triplice esclamazione
che oggi corona questa
preghiera: "O
clemente, o pia, o
dolce Vergine Maria!"
Fu anche uno dei primi
apostoli
dell'intercessione
universale di Maria
Santissima, lasciando
questa dottrina
chiaramente consegnata
in numerosi sermoni:
"Siccome eravamo
indegni di ricevere
qualsiasi cosa, c'è
stata data Maria per
ottenere, per mezzo
Suo, tutto quanto di
cui abbiamo bisogno.
Dio ha voluto che noi
niente riceviamo senza
passare prima per le
mani di Maria
(...) Nel più profondo
della nostra anima,
con tutti gli affetti
del nostro cuore e
tutti i sentimenti e
desideri della nostra
volontà, veneriamo
Maria, perché questa è
la volontà di quel
Signore che ha voluto
che tutto riceviamo da
Maria."
"Venite, benedetto di
mio Padre"
Ritornando da una
missione apostolica,
quando ormai aveva 63
anni di età, guarì una
donna cieca, in
presenza di un'enorme
moltitudine accorsa a
venerarlo. Fu l'ultimo
miracolo realizzato
nella sua esistenza
terrena. Nel giungere
al suo amato monastero
di Chiaravalle,
sentiva che stava
perdendo le sue forze.
La sua anima, però,
traboccava della
serena fiducia propria
del navigante che
finalmente avvista il
porto anelato.
Egli stesso, in una
lettera, fa sapere
della sua ultima
afflizione, poco prima
di partire per
l'eternità: "Il sonno
fugge da me, affinché
il dolore non si
attenui stando i sensi
addormentati. Quasi
tutto quello che
patisco sono dolori
allo stomaco. Per non
voler nascondere
niente ad un amico
desideroso di
conoscere lo stato del
suo amico, e parlando
non come saggio,
secondo l'uomo
interiore, vi dico che
la mente è pronta,
nella carne debole.
Pregate il Salvatore,
il quale non vuole la
morte del peccatore,
che non ritardi più la
mia fine, ma la
protegga e la
sostenga".
Vescovi, abati e
monaci circondavano il
letto dove agonizzava
quel profeta del
Signore. Piangevano il
superiore che dava
consigli, il dottore
che insegnava, il
padre che li amava,
l'uomo di Dio che li
santificava. Questi li
animò fino all'ultimo
respiro e li consolò,
con grande modestia
diceva che era ormai
tempo che un servo
divenuto inutile
passasse ad un altro
il suo incarico e che
un albero sterile
fosse divelto...
Il giorno 20 agosto
del 1153, alle nove
del mattino, consegnò
la sua purissima anima
al suo Creatore e
Redentore.
(Revista Araldi del
Vangelo, Agosto/2006,
n. 33, p. 22 - 25) |