E'
piacentino San Gerardo il patrono di Potenza
Appartenente alla casata
dei Della Porta fu vescovo della città Lucana
di Umberto Battini
Il medioevo piacentino, quello più prossimo
all’epoca del Concilio di Piacenza delle crociate, svela
un illustre concittadino ricordato come “literis ad plene
imbutus” (maestro versato nelle lettere), “ex illustri
genti de Porta” (della Nobil Famiglia dei Porta) e come
gli storici Ughelli e Campi scrivono: “Gerardus
placentinus, illustri loco natus”.
Parliamo di San Gerardo Vescovo
piacentino, Patrono di Potenza da ben 891 anni stando al
suo dies natalis datato 30 ottobre 1119,
Santo originario di Piacenza, in città rimangono segni
della Famiglia di discendenza e le sue ramificazioni. La
Casata dei Della Porta la ritroviamo a Piacenza investita
della carica di Console cittadino; per una ragionata
cronologia che possa essere di coronamento agli studi
potentini si ricordino i documenti e le pergamene che
abbiamo rintracciato a Piacenza e dai quali estraiamo
preziose notizie.
Piacenza cercò un legame “storico-artistico” nel 1952 per
mano dell’archivista Giulio Dosi e dopo un breve scambio
epistolare tra i due comuni quello sforzo non ebbe
purtroppo seguito concreto.
La figura di San Gerardo Vescovo di Potenza si affianca
degnamente a quella di San Corrado Confalonieri eremita,
Patrono di Noto e Calendasco e festeggiato in altri
luoghi. La canonizzazione è fatta per mano di Papa
Callisto II: “Gerardum civem placentinum episcopum
potentinum mortuum in sanctorum numerum retulit”, avvenuta
nei primi mesi tra 1123-1124, mentre una lastra marmorea
in Duomo a Piacenza ricorda la visita di questo Papa nel
1120. E’ per mezzo di un rapporto epistolare con il
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Potenza, don
Gerardo Messina, apprezzato teologo, saggista e storico
che riusciamo ad ottenere utili informazioni complete sul
Vescovo piacentino.
Fu il canonico e storico del Duomo di Piacenza Campi a
chiedere notizie al Capitolo della Cattedrale di Potenza e
così dopo il 1614 riuscì a portare a conoscenza di
Piacenza i fatti relativi alla vita ed alla santità di
questo insigne concittadino. L’Ufficio Liturgico del Santo
fu lo stesso in uso a Potenza e Piacenza per anni anche se
oggi sappiamo essere rimasto in uso nella sola cittadina
Lucana, oggi Basilicata.
Dal volume interessante di don Gerardo Messina “Dal
Po al Basento, Pellegrino di Pace” traiamo notizie
precise con dati storici e della tradizione elaborati in
modo scientifico, scrive il Messina: “E’ una memoria
tenace quella dei potentini per il Patrono S. Gerardo, che
merita di essere rinsaldata e rinverdita per le
generazioni future” e quindi da trasmettere anche alla
terra d’origine, Piacenza.
Certamente già dal XI secolo in Potenza era presente una
Famiglia o Colonia piacentina dei Della Porta, sappiamo
che fin da allora un altro vescovo piacentino Guglielmo
Della Porta era in Potenza ed anche il vescovo di Melfi
era di Piacenza. Il Casato dei Della Porta proprio per i
suoi trascorsi legami con la terra di Puglia, cui Potenza
era compresa nel Ducato, mutò il nome in Porta-Puglia, lo
stesso stemma araldico della Famiglia è lo stesso sia in
Potenza che a Piacenza.
Probabilmente S. Gerardo era giunto a Potenza già
sacerdote, sulla spinta della riforma gregoriana che aveva
coltivato nel piacentino nelle aspirazioni spirituali.
Potenza è centro di raccolta dei crociati così come
Piacenza vede Papa Urbano II riunirvi il Concilio del 1095
che porterà proprio alla indizione della prima crociata. A
Piacenza in questo tempo nel monastero di S. Sisto vi
erano delle suore scandalose che il Papa sostituisce con i
monaci benedettini chiamati da Clearmont e Mantova.
Giovanni da Matera nel 1139 fonda il monastero benedettino
di Pulsano e parimenti il monastero piacentino di
Quartazzola è pulsanense senza scordare che questi monaci
avevano proprietà terriere presso la “Puglia” di
Calendasco, frazione al ridosso del fiume Trebbia.
Successore immediato di San Gerardo fu
il vescovo Manfredi la cui memoria scritta e autentica
lo ricorda come uomo pacifico, dotto, prodigo con i
poveri e dedito all’insegnamento ai giovani della cultura.
E’ doveroso segnalare che appena fuori ai confini
provinciali, presso la città di Fidenza, nel portale
laterale destro del Duomo, troviamo scolpito S. Raimondino
Palmerio di Piacenza e appena sotto la figura di Vescovo
benedicente, che è la tipica ed antica immagine tramandata
di S Gerardo e che fa supporre quindi possa trattarsi
dello stesso Vescovo santo piacentino: infatti la
Cattedrale di S. Donnino in Fidenza, mostra la costruzione
attuale iniziata verso il 1160 quale Santuario e che
quindi porta scolpite figure di santi, fino a che nel 1601
acquistò titolo di Cattedrale con Sede vescovile.
Un documento fatto in Borgo S.Donnino (attuale Fidenza) il
22 agosto 1197 relativo al rinnovo del giuramento di
fedeltà a Piacenza ci mostra presenti tra i “consulis
communis Placentie” Oberto figlio di Oberto Della Porta,
un legame quindi anche con la nostra città.
Segni tangibili della vita del Patrono S .Gerardo li
estraiamo dalle letture proprie dell’Ufficio della Festa:
“Gerardus, Placentiae ex illustri familia De Porta
originem duxit. A pueritia hausta cum literis pietate,
clericali militiae se nuncupavit” (Gerardo nacque a
Piacenza dall’Illustre famiglia Della Porta. Educato da
bambino nelle lettere e nella pietà, entrò nelle file del
clero).
Come lo stesso S. Corrado che in Calendasco “originem
terreman duxit”, ugualmente S. Gerardo in Piacenza
“originem duxit”. Nella Cattedrale piacentina troviamo
murata sulla parete destra della prima campata, a sinistra
della porta laterale che immette ai chiostri, una lapide
sepolcrale del canonico e Diacono del Duomo Nicolò
Copallati Della Porta, che fu anche Arciprete di Settima
in cui si legge traducendo dal latino: “+1349 11 del mese
di luglio – Sepolcro del Signore Nicola dei Copallati –
Della Porta canonico – di questa Chiesa Maggiore – di
Piacenza e arciprete – della pieve di Settima”. I
monumenti di Piacenza riguardano un ramo della Famiglia
Della Porta, i Coppalati o Copallati; il Santo piacentino
Gerardo fu del ramo dei Della Porta che poi si chiamarono
Porta-Puglia in seguito alla presunta origine pugliese.
Anche nella Basilica di S.Antonino, all’esterno vi è una
arca lapidea del secolo XIV sepoltura di un discendente
Coppalati-Porta.
A Potenza, nella Lucania oggi Basilicata, si ingegnò
nell’educare ai buoni costumi i giovani inclini al male ed
aprì una scuola per tutti in cui gratuitamente insegnava
con “singulari humanitate ac patientia”. Eletto Vescovo
della città divenne modello per il popolo, già da vivo
fece un miracolo straordinario: trovandosi presso il luogo
detto di S. Maria, per la calura estiva le genti
soffrivano la sete, venne a mancare il vino, Gerardo si
fece portare acqua dalla vicina fonte e con un segno di
croce la tramutò in vino: gli fu concesso “Cana Galileae
renovare miraculum, et ita suos mirabiliter recreare”.
Per otto anni resse la Chiesa potentina fino al giorno
della sua morte il 30 ottobre 1119, molti i miracoli
succedutesi, tra i quali ciechi che riebbero la vista,
guarigione del paralitico.
Il 30 maggio si celebra a Potenza la Festa della
Traslazione delle Reliquie alla Cattedrale avvenuta nel
1250, in questa occasione si svolge la famosa
manifestazione civico-sacra di San Gerardo e i Turchi. La
processione consiste in una nave, con un drappello di
cavalieri vestiti alla turca, segue il Carro medioevale di
S. Gerardo e in carrozza siede il Gran Turco con valletti
seguito da alabardieri cristiani;si ricorda con questo
solennissimo evento la vittoria sui Turchi per
intercessione del Santo.
Questo insigne piacentino che tanto ha segnato la storia
di un territorio della nazione e che riscopriamo con
curiosità e affetto, così come auspica don Messina nella
sua lettera: “...possa riuscire utile per una migliore
conoscenza – e spero devozione – del vostro e del nostro
Santo...”. Come San Corrado Confalonieri anche San Gerardo
Della Porta Patrono di Potenza possa con iniziative
culturali-religiose future essere un nuovo stimolo per la
crescita orgogliosa della terra di Piacenza
che sempre più spesso mostra d’avere degnissimi avi
che segnarono tempi e luoghi lontani e che accrescono
l’identità piacentina.
Umberto Battini
articolo tratto dalle pagine
della Cultura
del quotidiano di Piacenza
"Libertà"
di domenica 25 luglio 2010
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