SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY
CURATO D'ARS
ore 19 - Santa Messa - Chiesa Magistrale
"San Pietro in Tranquiano", Agazzano (PC)
Nacque a Dardilly, presso
Lione nel 1786. Fin da
piccolo ama la solitudine
ed è timorato di Dio, ma a
Parigi a causa della
rivoluzione non si può
pregare, così i suoi
genitori lo portano ad
ascoltare Messa in un
granaio fuori città. La
pena per i preti sorpresi
a celebrare Messa è la
ghigliottina. Ciò
nonostante il desiderio di
Giovanni Maria è quello di
diventare prete. A
dicciasette anni riesce
per la prima volta ad
andare a scuola, dove con
l'aiuto di un prete amico
che crede nella sua
vocazione, prova a seguire
gli studi, ma con scarsi
risultati. Le difficoltà
divengono insormontabili
quando si tratta di
affrontare, in seminario,
gli studi di filosofia e
di teologia. A Grenoble,
nel 1815, a ventinove
anni, viene finalmente
ordinato. Fu parroco di
Ars nella diocesi di
Belley, per circa
quarantadue anni e il suo
ascendente è ancora vivo
nella parrocchia che ha
santificato con il suo
apostolato. Là fece
rifiorire mirabilmente con
l’efficace predicazione,
con la mortificazione, la
preghiera, la carità.
Numerose furono le anime
che si rivolsero al santo
sacerdote, il quale giunse
a trascorrere ore e ore in
confessionale. Fu
ammirabile nella devozione
a Maria, al rosario,
all’eucaristia. Estenuato
dalle fatiche, macerato
dai digiuni e dalle
penitenze, nel 1859
terminò i suoi giorni nel
bacio del Signore. Prima
ancora che Pio XI lo
iscrivesse nell’albo dei
santi e lo proclamò
patrono del clero, Ars era
diventata meta di
pellegrinaggi.
Dal "Catechismo" di san
Giovanni Maria Vianney
sacerdote
Fate bene attenzione, miei figlioli: il tesoro del cristiano non è sulla
terra, ma in cielo. Il
nostro pensiero perciò
deve volgersi dov'è il
nostro tesoro. Questo è il
bel compito dell'uomo:
pregare ed amare. Se voi
pregate ed amate, ecco,
questa è la felicità
dell'uomo sulla terra. La
preghiera nient'altro è
che l'unione con Dio
Quando qualcuno ha il
cuore puro e unito a Dio,
preso da una certa soavità
e dolcezza che inebria, è
purificato da una luce che
si diffonde attorno a lui
misteriosamente. In questa
unione intima, Dio e
l'anima sono come due
pezzi di cera fusi insieme
che nessuno può più
separare. Come è bella
questa unione di Dio con
la sua piccola creatura!
E' una felicità questa che
non si può comprendere.
Noi eravamo diventati
indegni di pregare. Dio
però, nella sua bontà, ci
ha permesso di parlare con
lui. La nostra preghiera è
incenso a lui quanto mai
gradito. Figlioli miei, il
vostro cuore è piccolo, ma
la preghiera lo dilata e
lo rende capace di amare
Dio La preghiera ci fa
pregustare il cielo, come
qualcosa che discende a
noi dal paradiso. Non ci
lascia mai senza dolcezza.
Infatti è miele che stilla
nel l'anima e fa che tutto
sia dolce. Nella preghiera
ben fatta i dolori si
sciolgono come neve al
sole. Anche questo ci dà
la preghiera: che il tempo
scorra con tanta velocità
e tanta felicità dell'uomo
che non si avverte più la
su lunghezza. Ascoltate:
quando ero parroco di
Bresse dovendo per un
certo tempo sostituire i
miei confratelli, quasi
tutti malati, mi trovavo
spesso percorrere lunghi
tratti di strada; allora
pregava il buon Dio, e il
tempo, siatene certi, non
mi pareva mai lungo. Ci
sono alcune persone che si
sprofondano completamente
`nella preghiera come un
pesce ne l'onda, perché
sono tutte dedite al buon
Dio. No c'è divisione
alcuna nel loro cuore
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