Il re santo
Luigi, secondo figlio
conosciuto di Luigi,
figlio primogenito ed
erede del re di Francia
Filippo II Augusto, e
della moglie di Luigi,
Bianca di Castiglia, nasce
molto probabilmente nel
1214 a Poissy il 25 del
mese di aprile. Ed ecco
che già da questa semplice
nota biografica possiamo
cogliere un indizio della
personalità del futuro
santo, egli, infatti,
amava farsi chiamare
“Luigi di Poissy”, non
tanto perché era abitudine
dei grandi personaggi
dell’epoca aggiungere al
proprio nome il luogo di
nascita, ma perché, da
buon cristiano, riteneva
che la sua vera nascita
fosse avvenuta il giorno
del suo Battesimo a Poissy.
Se l’anno di nascita non
fu ritenuto dai biografi
contemporanei degno di
particolare nota, lo fu,
invece, il giorno come
attesta il carissimo amico
di san Luigi, Joinville,
in piena conformità con
l’abitudine medievale di
ricavare presagi per la
vita dalle caratteristiche
del giorno della nascita
di una persona: “Secondo
che gli ho inteso dire,
nacque egli il giorno di
San Marco Evangelista,
dopo la Pasqua. In questo
giorno si portano croci in
processione in molti
luoghi e in Francia sono
chiamate croci nere. E ciò
fu quasi una profezia
della gran copia di
persone che morirono in
quelle due crociate, cioè
in quella d’Egitto e
nell’altra in cui egli
stesso morì a Cartagine;
chè molti grandi lutti vi
furono in questo mondo, e
molte grandi gioie vi sono
ora in paradiso, per
coloro che in quei due
pellegrinaggi morirono da
veri crociati” (Joinville,
Histoire de Saint Louis).
Nonostante Luigi, a soli
quattro anni, sia divenuto
erede al trono subentrando
alla morte del fratello
maggiore Filippo, non ci
sono notizie di lui fino
almeno al 1226; certamente
è stato educato in modo
particolarmente accurato
inizialmente da parte
della madre e poi, in età
militare, dal padre
(secondo la massima
enunciata da Giovanni di
Salisbury nel suo
Policraticus: “Rex
illitteratus quasi asinus
coronatus” cioè: un re
illetterato non è che un
asino coronato). È certo
anche che di una parte
considerevole della sua
educazione si sia occupato
il nonno Filippo Augusto,
il quale, dopo la
prestigiosa vittoria di
Bouvines, si era ritirato
dalla pratica dell’arte
della guerra. Luigi può,
quindi, fregiarsi anche di
un piccolo primato: quello
di essere il primo re di
Francia ad aver conosciuto
il proprio nonno, cosa che
avrà un alto valore per il
senso dinastico del futuro
re. Una particolare
attenzione nel panorama
educativo del futuro re è
stata certamente riservata
all’educazione religiosa e
morale al fine di
esercitare la funzione
regia, proteggere la
Chiesa e seguirne i
consigli. L’ambiente che
circondava il giovane
Luigi svolge una funzione
determinante per la
fioritura della sua
esemplare vita cristiana,
non bisogna, infatti,
dimenticare che la madre,
Bianca di Castiglia, sarà
anch’essa proclamata santa
e la sorella, Isabella di
Francia, beata.
Alla morte di Filippo
Augusto, molti
contemporanei tentano di
riconoscere nella sua
persona un santo grazie ai
racconti orali dei prodigi
che avevano accompagnato
tanto la sua nascita (tra
cui la comparsa di una
cometa) quanto la sua
morte (per lo più
guarigioni). Ma nel
Duecento avviene, in seno
alla Chiesa, un
cambiamento radicale nella
concezione della santità e
il papa Innocenzo III ne
prende atto formalmente
regolarizzando i processi
di canonizzazione, in
particolare, stabilendo
che i miracoli da
considerare in tale
processo sono solo quelli
avvenuti post mortem e
dichiarando la santità
della vita quotidiana
quale nuovo
imprescindibile criterio.
Per questo motivo, Luigi
riuscirà dove il nonno
fallì a causa della sua
vita coniugale ritenuta
scandalosa da Roma e può
essere a buon diritto
definito un santo moderno.
Il re cristiano
Del mondo di San Luigi, è
importante tenerlo
presente, fa parte,
insieme alla Francia, la “Christianitas”:
egli governa da sovrano la
prima ed è una delle teste
della seconda che ingloba
anche il suo regno. La
Cristianità si riferisce
essenzialmente all’Europa
che nel XIII secolo stava
vivendo un particolare
momento di sviluppo
economico: san Luigi sarà
anche il primo re di
Francia a battere una
moneta d’oro, lo Scudo,
nel 1226, pratica cessata
da Carlo Magno in poi.
All’epoca di san Luigi, la
Cristianità è ancora
turbata dalle lotte tra
papato e impero, ma il
vero interesse politico è
tutto rivolto
all’irresistibile ascesa
delle monarchie nazionali.
Anche in questo campo san
Luigi sarà in grado di far
compiere
all’amministrazione dello
stato alcuni decisivi
passi verso il
consolidamento della
monarchia francese: essa
diventerà uno stato
moderno unito attorno alla
persona del suo re.
L’eredità che il nonno
Filippo Augusto lascia al
giovane san Luigi è
notevole sotto ogni
aspetto, vale la pena,
però, di approfondire
quello dell’eredità morale
fondata sullo sviluppo
della “religione regia”.
Attraverso la
consacrazione, il deposito
dei regalia nell’abbazia
di Saint Denis e i nuovi
riti funebri la monarchia
e la persona del monarca
vanno assumendo un
carattere spiccatamente
sacro. Lo stesso papa
Innocenzo III nel 1202 con
la decretale Per
venerabilem dichiara che
il re di Francia non
riconosce alcun superiore
nella sfera temporale e
con Luigi IX si definisce
che il re di Francia
deriva il suo potere “solo
da Dio e da se stesso”.
La storia della
Cristianità del XIII
secolo è caratterizzata
dalle numerose eresie
pauperiste di cui la più
pervasiva è l’eresia
catara, nota in Francia
con il nome di “eresia
degli aubigeois (albigesi)”.
Il grande fermento
religioso di questo secolo
è, però, ben più allargato
e comprende almeno altre
due manifestazioni
importantissime rimaste,
tuttavia, nell’ortodossia.
La prima è la nascita di
nuovi ordini religiosi che
rispondono ai nuovi
bisogni spirituali dei
fedeli e tentano di
reagire alla decadenza del
monachesimo: sono i nuovi
Ordini Mendicanti che
intendono portare la
pratica della vita
cristiana nella vita
quotidiana degli uomini
delle città e fanno della
predicazione la loro arma.
Il maggior impulso a
questa nascita avviene per
opera dei due santi
Domenico di Calaruega,
fondatore dei frati
Predicatori, e Francesco
d’Assisi, fondatore dei
frati Minori. Determinante
nella vita di san Luigi
sarà la presenza degli
Ordini Mendicanti, tanto
che sarà non senza malizia
definito “il re degli
Ordini Mendicanti” e in
qualcuno nascerà il
sincero sospetto che
voglia egli stesso farsi
frate mendicante. L’altra
manifestazione del grande
movimento religioso del
XIII secolo è l’ascesa dei
laici all’interno della
Chiesa, soprattutto
attraverso la fondazione
dei cosiddetti
“Terz’ordini laicali”
degli Ordini Mendicanti.
Di conseguenza, anche la
santità, che
precedentemente pareva
essere monopolio di
chierici e monaci, si
estende anche ai laici,
uomini e donne. Se sant’Omobono,
un mercante di Cremona, è
il primo laico canonizzato
nel 1199 da Innocenzo III
solo due anni dopo la
morte, san Luigi è
sicuramente il più famoso.
Il re fanciullo
Il 3 novembre 1226,
durante la crociata contro
il conte di Tolosa,
protettore degli eretici,
Luigi VIII muore a
Montpensier lasciando un
primogenito la cui tenera
età pone immediatamente
dei seri problemi
dinastici, soprattutto
considerando che Luigi
VIII ha un fratellastro
venticinquenne alleato con
gli immancabili baroni
poco sottomessi
all’autorità regia. Ma
Bianca di Castiglia, la
cui reggenza è confermata
da un documento firmato
dai vescovi più importanti
del regno e depositato nel
“Tresor des charter”
(l’archivio regio), una
volta sepolto Luigi VIII
si dedica interamente alla
difesa e all’affermazione
di suo figlio, il re
fanciullo, al mantenimento
e al rafforzamento della
potenza della monarchia
francese.
Alla guida della Francia
c’è, come non accadeva da
un secolo e mezzo, un
dodicenne e un sentimento
d’angoscia si diffonde in
tutto il regno. Bisogna,
infatti, considerare che
la funzione principale di
un re medievale è quella
di mettere in rapporto con
la divinità la società di
cui è capo. Ora, un
fanciullo, per quanto re
legittimo e unto, è un
fragile intermediario,
tanto più che l’infanzia
nel Medioevo è concepita
soltanto come un
non-valore; l’infanzia
dell’uomo modello del
Medioevo, il santo, viene
negata: un futuro santo
manifesta la sua santità
mostrandosi precocemente
adulto. Né la legge dello
stato né il diritto
canonico stabilivano leggi
riguardo alla maggiore età
e la consuetudine la
fissava a ventuno anni,
eccezion fatta proprio per
i sovrani che la
raggiungevano a
quattordici. Nel caso di
san Luigi, la forza e il
desiderio di governare di
Bianca di Castiglia è
molto probabile che lo
abbiano fatto attendere,
inoltre c’è un periodo di
passaggio in cui è chiaro
dagli atti che entrambi
siano sullo stesso piano.
Ma alla fine del 1226,
Luigi è, per quanto
precipitosamente,
consacrato re.
L’attività di governo per
Luigi inizia subito con
alcune questioni della
massima urgenza ma ben
presto tutto barcolla: il
sovrano è un fanciullo e
sua madre una donna
straniera, così un numero
importante di baroni si
riunisce a Corbeil e
decide di impadronirsi del
giovane re, non per
detronizzarlo ma per
governare in suo nome al
posto di sua madre e dei
suoi consiglieri
aggiudicandosi, inoltre,
terre e ricchezze. Ma ecco
che per la prima volta il
popolo di Parigi si
stringe attorno al suo re
scortandolo e
proteggendolo dai suoi
attentatori. Un secondo
tentativo di impadronirsi
della mente del re avviene
in modo più sottile
allorché gli stessi baroni
iniziano a diffondere
false dicerie sui presunti
cattivi costumi morali di
Bianca di Castiglia. I
primi anni di regno di
Luigi, che gli storici si
limitano a presentare come
anni di rischi e
difficoltà, sono anche per
il giovane re anni di
progressi decisivi del
potere regio e del suo
prestigio personale
grazie, soprattutto, alla
sapiente presenza del re
in molte operazioni
militari vincenti.
Nel 1234, ottavo anno di
regno, Luigi sposa, in
seguito ad un accordo tra
i genitori, Margherita,
figlia primogenita di
Raimondo Breringhieri V
conte di Provenza. Luigi e
Margherita sono parenti di
quarto grado, ma il papa
Gregorio IX concede loro
la dispensa a causa della
“urgente ed evidente
utilità” di un unione che
contribuirà a riportare la
pace in una terra
sconvolta dalle eresie e
dalla guerra contro gli
eretici. Il matrimonio
viene celebrato dal
vescovo di Valence e zio
di Margherita Guglielmo di
Savoia a Sens, facilmente
raggiungibile da Parigi e
dalla Provenza, il 27
maggio, vigilia della
domenica che precede
l’Ascensione.
Sappiamo, da una
confidenza fatta molto
tempo dopo dalla regina
Margherita, che il giovane
sposo regale non toccò sua
moglie nella prima notte
di nozze, rispettando,
come gli sposi cristiani
molto pii, le “tre notti
di Tobia” raccomandate
dalla Chiesa sulla scorta
dell’esempio di Tobia
nell’Antico Testamento. I
figli iniziano a coronare
il matrimonio solo sei
anni dopo, saranno undici
di cui, però, solo sette
sopravvivranno al padre.
Il re devoto
Molti sono gli aspetti per
cui san Luigi si è
facilmente prestato ad
essere definito “il re
devoto”, di seguito ne
analizzerò solo alcuni tra
i più significativi.
Già Filippo Augusto e
ancor più san Luigi
intuiscono l’importanza
per la monarchia francese
di avere a Parigi,
nonostante non sia ancora
una vera capitale, un
focolaio di studi
superiori che sia in grado
di apportare gloria,
sapere e alti funzionari
chierici e laici alla
regalità. I re di Francia
non hanno ancora in quell’epoca
una vera e propria
politica universitaria,
tuttavia, capiscono che,
come Roma era la capitale
politica della
Cristianità, così Parigi
poteva esserne la capitale
intellettuale in quanto
sede della facoltà di
teologia.
Moderno e tradizionale
allo stesso tempo si
presenta l’atteggiamento
di san Luigi nei confronti
dell’Impero: pur nel solco
della tradizione
capetingia, ormai
affrancata dalla
giurisdizione imperiale,
san Luigi manterrà sempre
un devoto rispetto per la
figura dell’Imperatore,
all’epoca Federico II,
perché da buon medievale
si sente membro di un
corpo, la Cristianità, che
ha due teste: il Papa e
l’Imperatore. La
possibilità di mantenere
questo equilibrio
reverenziale nei confronti
dell’assodata bicefalia
della Cristianità è
permessa anche dal fatto
che da tempo, ormai, tanto
l’Impero quanto la Chiesa
non possono più vantare
diritti o poteri giuridici
nel regno di Francia, come
già descritto. Inoltre,
Luigi IX mette in atto per
molto tempo e in molti
modi diversi una grande
opera di pacificazione nei
confronti delle due
massime autorità della
Cristianità.
I dissidi che san Luigi si
trova ad affrontare con i
vescovi di Reims e,
soprattutto, di Beauvais,
ci mostrano un re che, pur
nella sua personale
religiosità e
sottomissione alla Chiesa,
tanto da essere chiamato
dai contemporanei “il re
devoto”, nelle questioni
temporali che riguardano
lo Stato è inflessibile
sostenitore dei diritti e
doveri di quest’ultimo,
fulgido esempio sempre
attuale di quanto sia
possibile mantenere il
giusto equilibrio tra la
religione e la politica.
E proprio l’aspetto della
devozione che preannuncia
il futuro san Luigi si
rivela non solo nel suo
personale interessamento,
riferito esplicitamente
dall’amico Joinville,
nella costruzione
dell’abbazia di Royaumont,
dando compimento ad una
delle ultime volontà del
defunto Luigi VIII che
aveva lasciato un’ingente
somma a tal fine, ma anche
nel lavoro manuale che,
come alcune biografie
riferiscono, il re prodigò
in tale iniziativa
coinvolgendo anche i
fratelli e alcuni
cavalieri del suo seguito.
In realtà, il padre aveva
indicato anche quale
avrebbe dovuto essere
l’Ordine religioso
affidatario della
struttura, ma l’attrazione
che il monachesimo
riformato cistercense
esercita su Luigi e che
tornerà altre volte nella
sua vita sarà più forte.
È innegabile che nella
Cristianità del XIII
secolo una grande
manifestazione di
devozione e, pari tempo,
fonte di grande prestigio
è il possesso di insigni
reliquie e anche per san
Luigi si presenta ben
presto la possibilità di
ottenerne alcune davvero
molto preziose allorché,
nel 1237, Baldovino, il
giovane imperatore
dell’Impero Latino di
Costantinopoli viene in
Francia per cercare aiuto
contro i greci che
volevano riprendersi la
loro capitale. Egli,
proprio mentre si trova
presso la corte francese,
viene raggiunto dalla
notizia che i baroni
dell’Impero Latino, in
preda alla necessità di
denaro, hanno deciso di
vendere la più preziosa
reliquia conservata a
Costantinopoli: la Corona
di spine di Gesù. Il re di
Francia e sua madre si
infiammano subito si santo
zelo per ottenrla: emblema
di umiltà, la Corona di
spine è, nonostante tutto,
una corona, cioè una
reliquia con una forte
caratterizzazione regale.
Essa incarna quella
regalità sofferente e
umile che è diventata
l’immagine di Cristo nella
devozione del XIII secolo
e che l’immaginario
collettivo trasferisce sul
capo del re, immagine di
Gesù sulla terra. Tra
molti perigli e trattative
la sacra Reliquia giunge
nei pressi della Francia
e, come cinque anni prima
era corso incontro alla
fidanzata, Luigi ora corre
a ricevere il sacro
acquisto; egli porta con
sé la madre, i fratelli,
molti vescovi e cavalieri;
l’incontro avviene a
Villeneuve-l’Archeveque: i
testimoni oculari
spenderanno in seguito
pagine e pagine per
descrivere l’intensa
emozione dimostrata dai
reali. Segue poi la
processione penitenziale
che accompagna la Reliquia
nella cattedrale di Sens:
sono il re e suo fratello
Roberto, a piedi nudi e
con una sola tunica, a
trasportare la cassa. Di
là, dopo la rituale
esposizione, riprende il
viaggio verso Parigi dove
viene esposta nella
cattedrale di Notre Dame e
poi definitivamente
deposta nella cappella
palatina di Saint Nicolas.
Poiché il bisogno di
denaro da parte
dell’imperatore di
Costantinopoli continua,
Luigi ben presto completa,
non senza grandi spese, la
sua collezione di reliquie
della Beata Passione
(parti della Croce, la
sacra Spugna, il ferro
della Lancia di Longino).
La cappella del palazzo
reale si dimostra ben
presto indegna di
accogliere e custodire
simili tesori, Luigi si
rende conto che occorre
una chiesa che possa
essere essa stessa un
reliquario glorioso e, a
questo scopo, inizia la
costruzione della Sainte
Chapelle. Già nel 1243
papa Innocenzo IV concede
alcuni privilegi alla
futura cappella, nel 1246
Luigi fonda un collegio di
canonici che ne assicurino
l’officiatura e nel 1248
alcune risorse dello Stato
vengono destinate alla sua
manutenzione. La
consacrazione solenne,
alla presenza del re,
avviene il 26 aprile 1248,
due mesi prima che Luigi
parta per la crociata. Fin
dall’epoca di Luigi IX la
cappella era considerata
un capolavoro dell’arte
gotica.
Un altro evento
devozionale del regno di
san Luigi degno di una
speciale nota è il famoso
smarrimento e ritrovamento
dell’insigne reliquia del
Santo Chiodo presso Saint
Denis: durante una solenne
ostensione, tale reliquia
va misteriosamente perduta
e le cronache si prodigano
a descrivere tanto la
disperazione di san Luigi,
manifestata anche dalla
sua personale ricerca,
quanto la sua somma gioia
dopo il casuale
rinvenimento. Va,
anzitutto, ricordato che
nel Medioevo nell’animo
dei più semplici come in
quello dei più saggi e
potenti esiste,
incrollabile, la credenza
nella virtù sacra di
taluni oggetti che
garantiscono la prosperità
di un regno e la cui
perdita occasionale può
presagirne
inequivocabilmente la
rovina: il giovane Luigi
condivide e stimola la
religiosità più profonda
del suo popolo e comincia
a costruire la sua
immagine e la sua politica
sull’espressione pubblica
e intensa di questi
sentimenti. Nel suo
entourage, tuttavia,
quelle manifestazioni di
devozione sono ritenute
eccessive e indegne di un
re che deve sempre
dimostrare un grande senso
della misura e dare
esempio di ragionevolezza.
Ma per Luigi non c’è alcun
problema intimo: egli vuol
essere, al tempo stesso e
senza contraddizione, re
di Francia cosciente dei
suoi doveri, compresi
quelli che concernono
apparenza e simbologia, e
buon cristiano, il quale,
per essere di buon esempio
e assicurare la salvezza
sua e del suo popolo, deve
manifestare la sua fede
secondo le antiche e nuove
pratiche con un
comportamento sensibile.
Un episodio apparentemente
irrilevante della vita di
san Luigi ma che risulta
importante per capire la
sua spiritualità di re
santo si verifica nel
momento in cui i mongoli
sembrano invadere l’Europa
da est. Dalle lettere che
invia alla madre, emerge
un santo escatologico che
vede in essi l’invasione
dei popoli di Gog e Magog
annunciati dall’Apocalisse
come preludio alla fine
del mondo. San Luigi
aspira a due possibili
destini: il martirio o la
fine del mondo, egli si
affida confidente a Dio ed
è pronto ad abbracciare
entrambi.
Tutto il regno di san
Luigi sarà segnato da una
forte discordanza tra la
sua personale pietà e
l’opinione pubblica; forse
anche il re stesso avrà
qualche periodo di dubbio,
in particolare dopo il
fallimento della crociata,
ma ne uscirà sempre più
convinto di trovarsi sulla
retta via nella necessaria
fusione delle sue due
principali occupazioni: il
bene del regno e del
popolo e la sua salvezza
personale, che in quanto
re, coinvolge
inevitabilmente quella di
tutto il popolo. In
un’epoca in cui non
occupare il proprio posto
secondo lo status dato da
Dio a ciascuno è cosa
assolutamente scandalosa,
è percepito come
problematico un re a più
riprese definito re-monaco
o re-frate, ma, alla fine,
la soluzione giusta sarà
trovata dalla maggioranza
dell’opinione pubblica e
sancita dalla Chiesa: egli
sarà un re-santo, un re
laico e santo.
Il re crociato
Nel 1244, san Luigi cade
in un forte attacco di una
malattia che già lo
perseguitava da tempo ed
arriva a perdere
conoscenza tanto che molti
lo credono morto e la
regina madre invia a
Pontoise, dove egli si
trova, le Reliquie reali
affinché il re le possa
toccare. Appena ripreso da
quello stato e appena è in
grado di parlare, racconta
sempre l’amico Joinville,
chiede soltanto di
diventare crociato. Le
reazioni all’annuncio di
questo voto sono di
diversa natura, come, del
resto, in quel secolo era
in fase di mutamento lo
spirito stesso con cui si
affrontava l’argomento
delle crociate dopo che i
numerosi fallimenti
avevano portato ad un
forte scoraggiamento nella
classe politica. Un
trovatore, invece,
interpreta l’entusiasmo
popolare per un san Luigi
crociato e, nei testi
della sua propaganda si
meraviglia che un uomo
“leale e integro, esempio
di saggezza e di
rettitudine” che conduce
“una vita santa, linda,
pura, senza peccato e
senza macchia” si sia
fatto crociato quando i
più intraprendevano le
crociate per fare
penitenza. Ma per Luigi,
che spinge all’estremo la
fede che gli è stata
inculcata, la crociata non
è che il coronamento della
retta condotta di un
principe cristiano. Così,
il 12 giugno 1248, Luigi
va a Saint Denis a
prendere l’orifiamma, la
tracolla e il bordone
dalle mani del cardinale
legato, segni della sua
intima convinzione
dell’identità tra crociata
e pellegrinaggio. Poi si
reca a piedi nudi e
seguito da una grande
processione di popolo
all’abbazia reale di Saint
Antoin de Champs e, prima
di partire, nomina sua
madre reggente del regno.
Da notare il lavoro
silenzioso e paziente di
questa santa regina che
per tutta la vita ha
degnamente preparato e
sostituito nelle necessità
il figlio al timone del
regno di Francia. La
partenza da Parigi segna
anche, nella vita di san
Luigi, una svolta che
colpisce molto gli
appartenenti al suo
entourage. Le norme
regolatrici della crociata
ingiungono ai crociati la
modestia nel vestire; si
può facilmente immaginare
che il rigoroso Luigi
rispettò e fece rispettare
quelle prescrizioni, ma
Luigi, per quanto riguarda
la sua persona, non si
accontenta di applicare
rigorosamente le
prescrizioni della Chiesa
e, secondo la sua
abitudine, va molto oltre
conservando tale austerità
anche al ritorno dalla
crociata fino alla morte.
Questa rinuncia è il segno
di una svolta nella vita
di san Luigi, il passaggio
da un genere di vita e di
governo semplicemente
conformi alle
raccomandazioni della
Chiesa a una condotta
personale e politica
autenticamente religiosa,
da un semplice conformismo
ad un vero ordine morale.
La crociata si apre in
Egitto con alcune piccole
vittorie ma ben presto
sopraggiungono le
sconfitte e Luigi stesso
viene fatto prigioniero
dai musulmani e questa è
la disgrazia peggiore per
un re, ancor più lo è per
un re cristiano essere
fatto prigioniero dagli
infedeli. Alla
liberazione, avvenuta un
mese dopo la cattura, il
cappellano reale racconta
la dignità e il coraggio
dimostrati dal re durante
la prigionia: Luigi pensa
anzitutto agli altri
crociati prigionieri,
rifiuta qualsiasi
dichiarazione contraria
alla propria fede
cristiana e sfida perciò
la tortura e la morte.
Anche quando viene a
sapere che i suoi sono
riusciti a frodare i
musulmani versando un
cifra inferiore rispetto a
quella pattuita per il suo
riscatto, si infuria,
convinto che la sua parola
debba essere sempre
mantenuta e onorata anche
se prestata a dei
miscredenti. La crociata
termina con un nulla di
fatto e, mentre si trova
in Terra Santa, Luigi vede
svanire anche un altro dei
suoi più grandi sogni: la
conversione dei mongoli.
Infatti, i missionari da
lui inviati al gran Khan
ritornano sconfitti.
Infine, è un terribile
evento a mettere fine alla
sua permanenza in
Terrasanta: nella
primavera del 1253, Luigi
riceve la notizia della
morte dell’amata madre che
era deceduta il 27
novembre del 1252. L’amico
Joinville racconta le
scomposte manifestazioni
di dolore che accompagnano
l’apprensione della
notizia da parte di san
Luigi e i rimproveri da
parte dei contemporanei
per l’esagerata reazione.
Ma qualche cosa, sebbene a
livello spirituale, san
Luigi la sa guadagnare da
queste dolorose sconfitte.
Infatti, discutendo con i
suoi interlocutori
musulmani, pur continuando
a detestare la loro falsa
religione, si rende conto
che il dialogo con questi
ultimi è possibile;
inoltre, è in grado di
imparare qualcosa di utile
dai musulmani, infatti,
tornato in patria, è il
primo re che costruisce
una biblioteca di
manoscritti di opere
religiose sul modello di
quella del sultano.
Il re escatologico
Premeditato o
improvvisato, l’incontro
tra Ugo di Digne,
appartenente alla corrente
rigorista degli Spirituali
francescani, e il re santo
avrà grande importanza
nella vita di quest’ultimo.
In preda allo sconforto
per gli eventi appena
elencati, san Luigi ne
ricerca le cause e si
domanda cosa debba fare
per piacere a Dio,
assicurare la propria
salvezza e quella del suo
popolo e servire la
Chiesa, Ugo gli mostrerà
la via: far regnare sulla
terra la giustizia nella
prospettiva del momento in
cui “i tempi saranno
compiuti”, promuovere una
città terrestre
evangelica, in breve,
diventare un re
escatologico. Questa
proposta, che
probabilmente interpretava
i desideri profondi di
Luigi, diventerà il
programma dell’ultimo
periodo del suo regno.
Joinville testimonia il
passaggio dalla semplicità
all’austerità che
contrassegna la vita di
san Luigi dopo il ritorno
dalla Terrasanta e il suo
confessore, consigliere e
primo biografo, Goffredo
di Beaulieu, ne racconta i
sentimenti in modo
mirabile: “Dopo il suo
felice ritorno in Francia,
i testimoni della sua vita
e i confidenti della sua
coscienza videro fino a
qual punto egli cercò di
essere devoto verso Dio,
giusto verso i suoi
sudditi, misericordioso
verso gli infelici, umile
verso se stesso e come
fece ogni sforzo per
progredire in tutte le
virtù. Come l’oro è
superiore in valore
all’argento, così il suo
nuovo modo di vivere,
portato con sé dalla
Terrasanta, superava in
santità la sua vita
precedente; eppure in
gioventù, egli era sempre
stato buono, innocente ed
esemplare” |