Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo,come se
Dio esortasse per mezzo nostro.Vi supplichiamo in
nome di Cristo:lasciatevi riconciliare con Dio.Colui
che non aveva conosciuto peccato,Dio lo trattò da
peccato in ostro favore,perché noi potessimo
diventareper mezzo di lui giustizia di Dio.(2 Cor
5,20-21)1.0
KERYGMA E CONVERSIONE 1.1
– INTRODUZIONE GENERALE.
L’esperienza fondante della chiesa primitiva è la
PENTECOSTE che ha consacrato gli apostoli ad essere
testimoni qualificati della risurrezione del Signore
(At 1,21s). Il vibrante annuncio di Pietro: Sappia
dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio
ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi
avete crocifisso (At 2,36) ha scosso profondamente
gli ascoltatori a tal punto che si sono sentiti
chiamati a conversione (At 2,38).
1.2 – Il KERYGMA è l’annuncio del
Vangelo, della Buona Novella del Regno di Dio, della
Parola di Dio, proclamato solennemente, che contiene
in sé la forza trasformante della salvezza per
coloro che, chiamati alla fede, credono in Gesù
Cristo Signore e ricevono il battesimo nel suo nome
(At 8,35ss).La trasmissione delle fede cristiana è
innanzitutto annunzio di Gesù Cristo, allo scopo di
condurre alla fede in lui (CCC425). Questo avviene
in varie forme: può chiamare alla fede la
testimonianza silenziosa di vita di un credente
(come avviene per la maggioranza dei casi che spinge
un non cristiano a chiedere il battesimo),
l’annuncio esplicito attraverso la Predicazione,
valido anche oggi, purché non sia una predica, e
finalmente frutto di una chiamate particolare come
per san Paolo, che Dio aveva eletto come strumento
per portare il suo nome dinanzi ai popoli (At 9,15).
1.3 – Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel
Regno di Dio. Il cuore pulsante di questo mistero è
la Persona di Gesù, morto e risorto, che apre ai
poveri e ai peccatori le braccia della sua infinita
misericordia, raccogliendo intorno a sé, nella
gloria un popolo immenso, di ogni lingua, tribù e
nazione (Ap 7,9).Il centro della Buona Novella è il
Mistero Pasquale della Croce e della Risurrezione
del Signore che gli Apostoli e la chiesa dopo di
loro sono chiamati ad annunciare al mondo: il
disegno salvifico di Dio si è compiuto (1 Cor 3,9s)
ed ora è necessario chiamare a raccolta tutti gli
uomini.
1.0 PAOLO ANNUNZIATORE DEL VANGELO
1.1 – L’apostolo Paolo, investito della grazia del
ministero apostolico (Ef 1, 3ss), diventa banditore
della Buona Novella, dapprima passando nella
sinagoghe e poi indirizzandosi direttamente ai
pagani, una volta che con amarezza, aveva constatato
il rifiuto degli ebrei: Era necessario che fosse
annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma
poiché la respingete e non vi giudicate degni della
vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani (At
13,46).
1.2 – Il contenuto del kérygma paolino è ben
conosciuto e radicato nella scia apostolica: Vi ho
trasmesso anzitutto quello che anch’io ho ricevuto:
che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le
Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo
giorno secondo le Scritture (1 Cor 15,3s). Questo
secondo le Scritture è molto importante perché
l’annuncio apostolico non è qualcosa al di fuori del
disegno divino di salvezza, ma è il compimento di
una lunga storia di chiamate, di annunzi di
salvezza, di fedeltà di Dio e infedeltà dell’uomo.
Gesù diventa così la parola definitiva del Padre (Eb
1,1-2).
1.3 – Paolo è un fondatore di comunità cristiane che
costituisce, educa, visita durante i suoi tre grandi
viaggi missionari, si sente ministro e collaboratore
e i fedeli sono il campo di Dio: Io ho piantato,
Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere
(1 Cor 3,6).Egli è pienamente consapevole di essere
stato costituito banditore ed apostolo: Cristo non
mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il
vangelo (1 Cor 1,17)e sa che è portatore di una
parola presentata in tutta debolezza e timore perché
è la parola della croce, stoltezza per quelli che
vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano,
per noi, è potenza di Dio (1 Cor 1,18).
1-4 – L’Apostolo è assimilato a Cristo, tanto che il
predicatore diventa in un certo senso icona di
Cristo crocifisso, povero, indifeso, rigettato e
messo a morte come Gesù stesso. Ritengo infatti che
Dio ha messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto,
come condannati a morte, poiché siamo diventati
spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini…
siamo diventati come la spazzature del mondo, il
rifiuto di tutti, fino ad oggi (1Cor 4,9.13).
2.0 – LA CONVERSIONE
2.1 – Come san Pietro, così anche Paolo, alla fine
del suo discorso kérygmatico, proclama con la forza
la conversione, in vista del perdono dei peccati: Vi
sia noto, fratelli, che per opera di lui vi viene
annunziata la remissione dei peccati e che per lui
chiunque crede riceve la giustificazione da tutto
ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati
mediante la legge di Mosé (At 13,38s).
Anche nel suo discorso all’areopago Paolo corona il
discorso con il riferimento deciso alla resurrezione
di Gesù, ben sapendo che questo avrebbe raggelato i
suoi ascoltatori, già settici a questo genere di
discorsi: Dopo essere passato sopra ai tempi
dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di
tutti i luoghi di ravvedersi (At 17,30).
2.2 – La conversione è la risposta alla chiamata di
Dio, allo stesso modo di Abramo. Uscire dalla
propria terra per andare verso la nuova realtà che
il Signore ha preparato per coloro che accolgono la
sua parola (Gen 12,1ss). Conversione in senso
cristiano significa cambiamento di sentimenti, che
comprende la rinunzia al modo di vivere che porta al
male (pentimento), per volgersi verso Dio, iniziando
così una vita nuova (conversione). Credere in Gesù è
un atto di fede che passa, dunque, attraverso una
misteriosa morte a se stessi per una rinascita
dall’alto (Gv 3,7), per il dono della grazia divina.
Se il malvagio si ritrae da tutti i suoi peccati,
osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia
e rettitudine, egli vivrà, non morirà (Ez 18,21). La
nozione di conversione, come di peccato, è
personale; la salvezza e la rovina non dipendono né
dagli altri né dal proprio passato, ma dalle
disposizioni interiori attuali del cuore davanti al
Signore. Ascoltate oggi la sua voce: “Non indurite
il cuore” (Sal 94,5). Il profeta pensa alla
conversione del cuore: Ritornate a me con tutto il
cuore, laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate
al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso
e benigno (Gl 2,13). È con il cuore che noi aderiamo
a Cristo e decidiamo di condurre una vita più
conforme al suo Vangelo.
2.3 –La proclamazione di Gesù risorto, vittorioso
sul peccato e sulla morte, è il fondamento della
fede: grazie a lui, la conversione è possibile,
credendo alla sua parola e accogliendo la sua
persona (At 2,36-38). La chiamata al pentimento e
alla conversione segue sempre l’annuncio gratuito
del Vangelo e si attua in coloro che lo accolgono
nella fede. Pentitevi dunque e cambiate vita perché
siano cancellati i vostri peccati (At 3,19). È un
appello alla nostra responsabilità di fronte al
destino eterno dell’uomo, perché stretta è la porta
e angusta la via che conduce alla Vita (Mt 7,14). Il
riflesso sociale della conversione è sempre l’amore
per i fratelli e il servizio al prossimo, nella
ricerca della giustizia e della pace.
2.4 – La conversione è un percorso di fede che non
si esaurisce nel ricevere il sacramento della
Riconciliazione, che è il sacramento che rinnova la
grazia del Battesimo e, assieme alla Confermazione e
all’Eucaristia, ci fa crescere nella vita nuova in
Gesù Cristo fino alla dimensione adulta della nostra
fede. Questo significa conservare lo stato di
conversione permanente, accettando di essere sempre
dei poveri peccatori, ma pieni di fiducia nella
divina misericordia.
2.5 - Riconoscersi peccatori, allora, fa parte
integrante della verità sull’uomo, consapevoli della
propria fragilità perché fatti di terra (Gen 2,7).
Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi
stessi e la verità non è in noi (1 Gv 1,8). L’uomo è
capace di peccato, è incline, portato a fare il male
(Reconciliatio et Poenitentia n° 13).
Questo vuol dire riconoscere non solo i peccati
commessi, ma che siamo peccatori per natura, deboli
e capaci di fare ogni sorta di male; vedere per es.
il peccato di Davide (2 Sam 11s). Breve: io sono
cattivo e non sono migliore di nessuno; questo mi fa
soffrire, anche se non ci penso e soprattutto fa
soffrire gli altri. E Dio si offende? Egli è più
grande del nostro peccato e, siccome ci ama, il suo
è un amore ferito.2.6 – Tuttavia la Sacra Scrittura
ci rivela che Dio non ha creato la morte … infatti
ha creato tutto per l’esistenza (Sap 1,13-14); e
l’uomo per l’immortalità (Sap 2,23). Da dove allora
viene la morte? Gli uomini non possono riconoscere
da soli la responsabilità di questa situazione, ma
Dio ci illumina: è a causa del peccato che noi
abbiamo per salario la morte (Rm 6,23); la morte è
entrata nel mondo per invidia del diavolo, morte
spirituale e la separazione da Dio hanno come
conseguenza la morte fisica (Sap 2,24); quindi non è
esagerato affermare che siamo… dei morti che
camminano, quando non siamo capaci di vivere
dell’amore.
Detto questo, ci resta ora una sola cosa da fare:
riconoscersi profondamente peccatori (poco importa
sapere quello che ho commesso come peccato) e
incominciare a dire dal profondo del cuore, assieme
al pubblicano nel tempio: O Dio, abbi pietà di me
peccatore (Lc 18,13).
LA PAROLA DELLA CHIESA1.
Il dinamismo della conversione e della penitenza
è stato meravigliosamente descritto da Gesù nella
parabola detta «del figlio prodigo» il cui centro è
«il padre misericordioso» ( Lc 15,11-24 ): il
fascino di una libertà illusoria, l'abbandono della
casa paterna; la miseria estrema nella quale il
figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua
fortuna; l'umiliazione profonda di vedersi costretto
a pascolare i porci, e, peggio ancora, quella di
desiderare di nutrirsi delle carrube che mangiavano
i maiali; la riflessione sui beni perduti; il
pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole
davanti a suo padre; il cammino del ritorno;
l'accoglienza generosa da parte del padre; la gioia
del padre: ecco alcuni tratti propri del processo di
conversione. L'abito bello, l'anello e il banchetto
di festa sono simboli della vita nuova, pura,
dignitosa, piena di gioia che è la vita dell'uomo
che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia, la
Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le
profondità dell'amore di suo Padre, ha potuto
rivelarci l'abisso della sua misericordia in una
maniera così piena di semplicità e di bellezza. (CCC
1439)2. La conversione a Cristo, la nuova nascita
dal Battesimo, il dono dello Spirito Santo, il Corpo
e il Sangue di Cristo ricevuti in nutrimento, ci
hanno resi «santi e immacolati al suo cospetto» (Ef
1,4), come la Chiesa stessa, sposa di Cristo, è
«santa e immacolata» (Ef 5,27) davanti a lui.
Tuttavia, la vita nuova ricevuta nell'iniziazione
cristiana non ha soppresso la fragilità e la
debolezza della natura umana, né l'inclinazione al
peccato che la tradizione chiama concupiscenza, la
quale rimane nei battezzati perché sostengano le
loro prove nel combattimento della vita cristiana,
aiutati dalla grazia di Cristo. Si tratta del
combattimento della conversione in vista della
santità e della vita eterna alla quale il Signore
non cessa di chiamarci (Cf LG 40). (CCC 1426)
tratto da: http://dalgrandesilenzio.blogspot.com/ P. Benedetto M. Tosolini