Vicinio, che
la tradizione vuole primo vescovo della diocesi di Sarsina
(oggi unita a Cesena), è ritenuto di origine ligure. Si
ritirò come eremita su un monte che ora porta il suo nome.
Mentre sacerdoti e popolo di Sarsina erano riuniti per
scegliere il vescovo, sulla cima del monte apparve un
segno divino. Così il solitario Vicinio divenne pastore
della comunità romagnola, dai primi del IV secolo al 330,
data della morte. Il suo carisma era quello di scacciare i
demoni e guarire i fedeli da infermità fisiche o
dell'animo attraverso una catena che poneva loro al collo.
(Avvenire) |
La ricerca
storica su San Vicinio si ferma ad un manoscritto anonimo
del XII secolo, denominato Lectionarium. Questo codice è
quasi sicuramente la trascrizione di precedenti note
scritte sulla vita di San Vicinio, databile almeno un
secolo precedente. Da questo manoscritto apprendiamo che
Vicinio si ritiene venuto dalla Liguria, ma potrebbe anche
essere originario delle contrade della mediovalle del
Savio. Sulla scia della più consolidata tradizione, lo
diciamo proveniente dalla Liguria nel periodo a cavallo
fra il terzo ed il quarto secolo, nell'imminenza della
persecuzione di Diocleziano e Massimiano, databile dal 303
al 313. Sempre sulla scia della tradizione, lo diciamo
protovescovo di Sarsina, pur non trascurando l'opinione di
coloro che vogliono l' origine della Chiesa sarsinate
legata al ravennate Sant' Apollinare o ai discepoli nel I
secolo.
Il racconto evangelico del "Giovane ricco" e la scelta di
uno stile di vita da penitente nella povertà ha sempre
affascinato gli spiriti con l'inquietudine della santità.
Anche Vicinio, spinto dall' amore della solitudine, si
dedicò alla preghiera, alla meditazione ed alla penitenza
in luogo solitario che la tradizione identifica col Monte
San Vicinio, ubicato a circa sei chilometri da Sarsina.
La vita santa di Vicinio fu di tale gradimento al Signore
che lo scelse pastore della comunità cristiana insediata
in Sarsina. La preghiera e la penitenza avevano certamente
accresciuto lo zelo per la Casa del Signore e Vicinio si
dedicò alla strutturazione del gregge divino diffondendo
il Vangelo anche nelle zone più impervie della Diocesi. La
cronotassi dei vescovi sarsinati lo colloca primo vescovo
della diocesi e afferma che fu guida di questa porzione di
Chiesa fino al 28 agosto 330, giorno della sua nascita al
cielo.
Penitenza e preghiera, evangelizzazione e conduzione del
popolo di Dio sono i cardini a cui San Vicinio aveva
incatenato la sua vita e sono pure la strada maestra da
lui scelta per realizzare la sua personale chiamata alla
santità. Ogni santo incarna un particolare carisma e San
Vicinio esprime la potenza di Dio nella lotta contro il
maligno nella spirituale battaglia di adesione al Vangelo.
Il suo ingresso nella schiera dei beati con la morte alla
vita eterna è da considerarsi avvenuto non prima del 330,
dopo ventisette anni e tre mesi di ministero episcopale
nel sarsinate.
Anche prima della morte, l' intercessione di San Vicinio
si rivelò potente in favore di coloro che portavano
infermità nel corpo e nello spirito. In tanti ricorrevano
e ricorrono a lui quando si manifestano malanni nel corpo,
anche molto gravi, ansie, fatiche, dolori, turbamenti, ma
soprattutto,quando si manifestano problemi esistenziali e
spirituali e attraverso l' utilizzo di una catena che il
Santo stesso usava ponendola intorno al collo dei fedeli,
riescono a ritrovare pace e serenità.
Alcuni
aneddoti:
Si narra che l'elezione a Vescovo avvenne per chiamata
visibile da parte di Dio. Mentre Presbiterio (nome di
persona? nome collettivo dei sacerdoti?) e popolo riuniti,
pregavano per la scelta di un nuovo pastore, nel cielo sul
monte dove Vicinio pregava apparve un infula episcopale
sorretta da angeli.
Presbiterio e popolo accorsero sul luogo e acclamarono
Vicinio Vescovo della città.
Si narra che un giorno, mentre il santo si recava nel
silenzio della montagna per pregare, una quercia devota e
riverente piegò i suoi rami fino a terra, inchinandosi
alla santità.
Miracoli:
Nel Lectionarium si legge di un indemoniato trascinato in
vari santuari nel tentativo di riuscire nell' intento di
liberarlo dai lacci del demonio. Finchè in Arezzo, sulla
tomba del martire Donato, il demonio diede l'indicazione
utile: "A nessuno dei Martiri o dei Confessori della fede
mi sento obbligato a cedere, se non a
San Vicinio, Vescovo di Sarsina, che anche da vivo si
oppose sempre a me ed ai miei soci". Fu condotto non senza
gravi difficoltà alla tomba di San Vicinio dal Signore e
fu liberato dal dominio del demonio nel mentre i sacerdoti
celeb-ravano la Santa Messa.
Si legge ancora nel Lectionarium di un mendicante che
attribuendo alla catena di san Vicinio un alto valore
venale, pensò ben presto di rubarla e darsi alla fuga.
Giunse intanto al fiume Savio tentando di allontanarsi il
più possibile, ma in realtà passò la notte a correre a
vuoto per ritrovarsi al mattino nello stesso punto del
fiume. Colto da timore e rimorso, malconcio e ferito,
gettò la catena in un gorgo del fiume, ove fu ritrovata
tre giorni dopo galleggiante vicino alla riva.
Autore: Mirco Camporesi |