di don
Marcello
Stanzione
Teresa d’Avila
nacque in
Spagna nel
1515 e morì ad
Alba de Tormes
il 4 ottobre
1582.
Consideriamo
ora come si
inseriscono
gli Angeli
eletti e
quelli
decaduti nel
contesto della
complessa
esistenza di
S. Teresa
d’Avila, nelle
sue vicende
umane, nel suo
cammino
interiore,
nelle sue
esperienze
mistiche. Le
fonti, che ci
offrono
notizie a
riguardo, sono
gli scritti
della Santa,
soprattutto
l’autobiografia
in cui elle
descrive le
sue visioni
soprannaturali
di Angeli e di
demoni; e il
“Cammino di
perfezione”
dove, in
numerose
pagine, mette
in guardia
specialmente
le persone
religiose,
contro le
tentazioni e i
tranelli del
demonio,
specificandoli
e dando
opportuni
consigli
pratici.
Nella “Vita”
S. Teresa
ricorda che,
in un periodo
di dubbi
interiori nel
timore di non
essere nella
volontà di
Dio, di non
camminare
nella verità
“prendevo per
protettori
alcuni Santi,
perché mi
liberassero
dal demonio;
facevo novene,
mi
raccomandavo a
S. Ilarione
(un eremita
del Monte
Carmelo, sec.
IV) e a San
Michele
Arcangelo, che
invocavo con
rinnovata
devozione”. In
Spagna, S.
Michele, il
debellatore di
Satana, il
protettore
della
cristianità,
era venerato
da molto
tempo: nel
sec. XII
l’Arcangelo
guerriero era
apparso
durante
l’assedio di
Saragozza da
parte di
Alfonso
d’Aragona,
ritenuto il
liberatore
della città
dagli Arabi.
Con questa
peculiare
caratteristica
di vincitore
nelle
battaglie
della fede
contro il
demonio, lo
prega S.
Teresa.
Nella sua vita
sono numerose
le apparizioni
demoniache, a
cui ella si
oppone facendo
segni di croce
e aspergendo
il luogo
dintorno con
l’acqua santa,
che porta
sempre con sé
anche nei suoi
viaggi
spostandosi da
un punto
all’altro
della Spagna
per fondare i
monasteri
della Riforma.
Per favorire
la sua
orazione
apostolica ed
accrescere il
suo desiderio
di cooperare
alla salvezza
delle anime,
il Signore
concede alla
Santa visioni
mistiche che
hanno per
oggetto ora
l’inferno, “il
luogo che i
demoni mi
avevano
preparato e
che io avevo
meritato per i
miei peccati”
(se non si
fosse
convertita);
ora lo scempio
che i demoni
fanno sui
peccatori in
vita.
A questo
proposito
leggiamo una
pagina
significativa
dell’autobiografia
Teresiana,
scritta con
tanta
immediatezza
da rendere
visibile la
scena
raccapricciante
che la Santa
presenta con
abbondanza di
dettagli:
“Un giorno,
mentre andavo
a comunicarmi
vidi… due
demoni di un
aspetto
abominevole.
Mi pareva che
le corna
cingessero la
gola del
povero
sacerdote e
vidi il mio
Signore fra
quelle mani
nell’ostia che
egli si
preparava a
darmi, segno
evidente che
erano mani di
uno che lo
offendeva:
capii che
quell’anima si
trovava in
peccato
mortale.
Come poter
dire, Signor
mio, l’orrore
di vedere la
vostra
bellezza in
mezzo a così
abominevoli
figure? I
demoni stavano
innanzi a voi
come
sbigottiti e
tremanti ed
era evidente
che sarebbero
fuggiti
volentieri, se
voi li aveste
lasciati andar
via.
Ne ebbi tale
turbamento che
non so come
potei
comunicarmi e
rimasi in gran
timore
ritenendo che,
se si trattava
di una visione
proveniente da
Dio, egli non
avrebbe
permesso che
io vedessi lo
stato
peccaminosi di
quell’anima.
Ma il Signore
stesso mi
disse di
pregare per
lui,
aggiungendo
che l’aveva
permesso per
farmi
conoscere il
valore delle
parole della
consacrazione,
in virtù delle
quali Dio è lì
presente, per
quanto possa
essere indegno
il sacerdote
che le
preannuncia e
per mostrarmi
la sua grande
bontà nel
porsi fra le
mani di un suo
nemico, pur di
operare il mio
bene e quello
di tutti.
Mi resi conto
allora di
quanto i
sacerdoti
siano
obbligati più
degli altri ad
essere
virtuosi, di
come sia
atroce
ricevere
indegnamente
questo
santissimo
sacramento e
di quanto
potere abbia
il demonio su
un’anima in
peccato
mortale. Ne
trassi gran
vantaggio e
più chiara
conoscenza di
ciò che dovevo
a Dio. Sia
Egli benedetto
per sempre”.
Assai più
interessante
delle
apparizioni
diaboliche, e
soprattutto
più utile e
sempre
attuale, è la
minuta
descrizione
Teresiana
delle
tentazioni,
della guerra
accanita che
gli Spiriti
maligni fanno
alle anime di
vita
interiore. La
Santa
afferma:”(il
demonio) vede
che (contro di
esse) gli sono
necessarie
armi nuove. Io
nella mia
miseria mi
sono difesa
assai male,
pertanto
vorrei che le
mie sorelle
imparassero
dal mio
esempio”.
Considera
quindi
dettagliatamente
le “molte
furberie del
demonio”
suggerendo gli
opportuni
rimedi.
E’ un
insegnamento
prezioso,
perennemente
valido per chi
vuole battere
il cammino
della santità.
Questi deve
anzitutto
tenere
presente che
“l’avversario
cerca di
nuocerci con
tutti i mezzi
dovunque può –
scrive S.
Teresa – E
siccome egli
non disarma
mai, non
dobbiamo
disarmare
neanche noi”.
Al principio
della vita di
perfezione, il
demonio cerca
di allontanare
l’anima
dall’intimo
colloquio con
Dio, col
pretesto della
sua indegnità;
oppure le fa
desiderare
gusti e
consolazioni,
procurandoglieli
egli stesso,
perché cada
nella vanità.
Bisogna
opporsi con
l’umiltà,
seguire la via
della croce e
non desiderare
altro.
Quando viene
una grande
brama di
vedere Dio, se
è promossa dal
Signore,
comporta luce,
discrezione ed
equilibrio; un
desiderio
sfrenato,
invece, è
favorito dal
demonio. La
pace è
generalmente
un segno della
presenza dello
Spirito buono;
ma vi è anche
una falsa
pace, quella
di chi, pur
essendo
invischiato in
peccati gravi,
vive molto
tranquillo,
senza che gli
rimorda la
coscienza.
Questa pace,
sentenzia S.
Teresa, “è
indizio che
egli e il
demonio sono
amici”. La
Santa mette
infine in
guardia contro
le doti e le
parole di
adulazione. Se
vi dicono che
siete santa
opponetevi con
una guerra
interiore:
“guadagnerete
in umiltà e il
demonio che vi
sta spiando
resterà
umiliato”.
Riguardo alla
paura che
possono
incutere gli
angeli delle
tenebre, Santa
Teresa scrive:
“Se il Signore
è così
potente, come
io vedo e so,
se i demoni
sono i suoi
schiavi – e di
ciò non si può
dubitare,
perché è
verità di fede
– essendo i
servi di
questo Re e
Signore, che
male possono
essi farmi?
Perché io non
debbo aver
forza di
combattere
contro tutto
l’inferno?...
(Ho ora) un
tale dominio
su di essi,
dono
certamente del
Signore, da
non dar loro
ormai più
importanza che
se fossero
mosche. Mi
sembra che
siano così
codardi che,
vedendosi
disprezzati,
restano senza
forza…
Piacesse a Dio
che può
venirci
maggior danno
da un peccato
veniale che da
tutto
l’inferno
messo insieme,
perché è
proprio così”.
Chi cammina
nel timore e
nell’amore del
Signore non
può temere
nulla dai
demoni. E
conclude: “Non
capisco la
paura di chi
grida: Demonio
! demonio !
mentre
potremmo dire:
Dio ! Dio ! e
far tremare
tutti gli
spiriti
maligni. Si,
perché
sappiamo ormai
che non
possono
muoversi se il
Signore non lo
permette”. S.
Teresa parla
degli Angeli
eletti solo in
riferimento
alle sue
visioni
mistiche, in
tre passi
della sua
autobiografia
e in un brano
delle
“Relazioni”
scritte per i
suoi
confessori.
Dice che gli
Spiriti
celesti le si
presentano
“spesso”, ma
non le dicono
mai i loro
nomi, e che
“c’è tanta
differenza tra
l’uno e
l’altro di
essi”. “ Salvo
caso raro” non
le si mostrano
“in forma
corporea” ma
li vede
intellettualmente.
Lo stesso ella
afferma del
demonio:
“Poche volte
l’ho visto
assumere una
figura; molte
invece senza
alcuna figura…
(vedo)
chiaramente la
presenza di
qualcuno, pur
mancando la
figura”. |