Crociate
Autore: Vittorio MESSORI
Frugando nel mio archivio, trovo una cartellina di appunti
che presi in un’estate lontana, in cui decisi di
concentrare sulle crociate le letture vacanziere. Volevo
trarne una serie di puntate per il “primo” Vivaio, quello
su Avvenire, ma poco dopo decisi di sospendere la rubrica
e il materiale accumulato restò lì, dimenticato. Con
quella ricerca, intendevo rispondere alle richieste di
molti lettori che mi ricordavano come alle crociate avessi
dedicato qualche cenno qua e là ma non una trattazione
organica. Trattazione che non farò neppure qua, ci
mancherebbe: mi limiterò a estrarre qualche nota. Per
esempio questa di uno specialista, il medievista cattolico
Franco Cardini. Il quale, quando Giovanni Paolo II si
profondeva nelle ben note scuse, un giorno fu preso da
malumore per quello che, a lui storico, sembrava un
inaccettabile anacronismo e scrisse: «Volendo essere più
papista del papa, potrei aggiungere alla lunga lista di
delitti attribuiti ai crociati («fanatici, violenti,
intolleranti, ladri, superstiziosi...»), anche un’accusa
ulteriore: erano stupidi. Non si spiegherebbe altrimenti
che abbiano impiegato tanto tempo per arrivare a
Gerusalemme attraverso montagne e deserti, quando
avrebbero potuto organizzare un bel ponte aereo,
impiegando così poche ore». Continua Cardini: «Credete che
sia ammattito o che lo dica per celia? Neppure per idea,
sono serissimo. In effetti, se risulta chiaro ad ognuno
che i crociati non potevano disporre di aerei, non essendo
ancora inventati, non meno grave è l’errore di chi
pretende che essi potessero ragionare secondo i parametri
di tolleranza e di rispetto della vita umana che
l’Occidente ha faticosamente elaboratotra Seicento e
Novecento». Per concludere: «Qualcuno ribatterà che tali
princìpi ci sono già nei vangeli e che i crociati erano
pur cristiani. Senza dubbio: ma la fede cristiana non era
affatto, tra XI e XII secolo, compresa e vissuta come lo
può essere oggi».Insomma, dice lo storico: «Che Dio mi
perdoni. Ma le scuse fatte ai pronipoti a nome degli
antenati sarebbero roba da sorridere, se non fossero una
violazione dei doveri dello storico (che deve capire e non
condannare in modo ingenuamente anacronistico) e una grave
ingiustizia per quei credenti che ci hanno preceduti».
È lo stesso Cardini che ha ricordato più volte come
l’Occidente moderno abbia contribuito a creare con le sue
mani la reazione islamica di cui è ora bersaglio. Nel
mondo musulmano, ciò che viene da Europa, da Israele,
dall’America è qualificato con odio, invariabilmente, come
“crociata”. “Crociati” sono gli israeliani che distruggono
case ed elevano muri, “crociati” sono gli americani che
bombardano e che occupano, “crociati” sono gli europei,
anche se giungono tra loro con organizzazioni
umanitarie.In realtà, come ha documentato lo storico
fiorentino, la memoria delle spedizioni dei due primi
secoli del Mille era praticamente scomparsa tra i
musulmani se non, forse, nelle zone del Medio Oriente che
avevano visto quel confronto. In effetti, sul piano
oggettivo, le crociate – che avevano mobilitato poche
migliaia di uomini – erano state un colpo di spillo in un
mondo islamico sconfinato, che andava dal Portogallo sino
all’Asia Centrale. Venne, però, l’era del colonialismo e i
governi europei, a cominciare da quello francese –
composti da massoni e funzionanti come bracci politici
delle Grandi Logge – si inquietarono perché al seguito
delle truppe che conquistavano territori in Africa e in
Asia giungevano i missionari. Bisognava neutralizzarli: da
qui, il gran daffare per installare anche in quei luoghi
la contro-chiesa, la massoneria, nella quale educare i
notabili locali. A quelle logge fu affidata la propaganda
anticattolica: come prendere sul serio i preti, i cui
predecessori avevano organizzato e gestito campagne di
guerra contro l’Islam, avevano massacrato bambini,
violentato donne, rubati i tesori e tutto questo l’avevano
chiamato “crociata”? La memoria di quegli eventi,
travestita con i panni della più plateale leggenda nera,
fu richiamata in vita, annunciata alle plebi, che spesso
non ne avevano mai sentito parlare e sempre più
radicalizzata. Il colonialismo finì, ma il seme gettato
aveva ormai vigoreggiato: l’odio destinato alla Chiesa ha
finito, così, per coinvolgere l’intero Occidente, con i
risultati che ora vediamo bene.
La crociata non fu aggressione e non fu guerra santa, fu
legittima difesa: è una verità che sembra non si riesca a
far passare. Eppure, basterebbe un piccolo atlante storico
per capire. Quando Costantinopoli fece pervenire in Europa
il suo grido di aiuto, il già estesissimo Impero Romano
d’Oriente era ridotto alle dimensioni dell’attuale,
piccola Grecia, inferiore alla metà dell’Italia. Dopo la
conquista del Medio Oriente e di tutta l’Africa del Nord,
ai guerrieri di Allah bastava solo un passo ulteriore ed
era finita anche per quell’ultimo lembo di cristianità.
Andare in soccorso dei fratelli nella fede era un sacro
dovere.Certo, la storia è misteriosa e, ad occhi umani,
talvolta crudele. Nate anche come impresa di solidarietà
tra cristianità orientale e occidentale, le crociate
finirono col creare tra le due comunità un muro che non si
è ancora riusciti a sgretolare. Quella Costantinopoli che
i turchi non erano riusciti ancora ad espugnare, fu presa
e saccheggiata, nel 1204, da un esercito che era partito
dall’Europa con le insegne della crociata e che, invece
che contro gli infedeli, finì coll’accanirsi contro i
fratelli nella fede.
Se la crociata non fu aggressione, non fu neppure,
dicevamo, guerra di religione. Ciò che importava era
riaprire ai cristiani la via del pellegrinaggio verso il
santo Sepolcro, nessuno aveva intenzione di convertire al
Vangelo i seguaci del Corano. Non ci furono sforzi
missionari. A parte qualche atto isolato di gruppetti
fanatici, nessun musulmano fu infastidito per la sua fede.
La Chiesa, comunque, non mise mai questo tra gli obiettivi
della crociata. Come mostrano le fonti, a Gerusalemme i
Templari stessi, pur sempre pronti a dar battaglia, se
necessario, avevano a fianco della loro chiesa una moschea
e ciascuno lasciava che l’altro pregasse il suo Dio. I
primi tentativi di conversione in quei luoghi risalgono al
XIII secolo, ad opera dei Francescani, quando ormai tutto
era finito per i Regni cristiani e l’Islam aveva ridisteso
ovunque la sua coltre. Non a caso, quei frati finirono
quasi tutti martiri. Quanto al rapporto con gli ebrei,
riporto qui quanto scrive uno storico americano di oggi,
Thomas F. Madden. Mi sembra significativo, visto che si
tratta di uno studioso protestante: «Certo, come in ogni
conflitto, ci furono sventure, errori e crimini. Cose sin
troppo ricordate, oggi! All’inizio della prima Crociata,
nel 1095, un gruppo, condotto dal conte Emicho di
Leiningen, si aprì la strada lungo il Reno derubando e
talvolta assassinando gli ebrei incontrati. Senza
successo, i vescovi locali tentarono di fermare la strage.
Agli occhi di quei guerrieri, gli ebrei erano i nemici di
Cristo. Depredarli ed ucciderli, pertanto, non era
peccato. Effettivamente, credevano trattarsi di un atto
retto, potendo i soldi degli israeliti essere usati per
finanziare la crociata verso Gerusalemme. Ma avevano
torto, e la Chiesa condannò fermamente le ostilità contro
gli ebrei. Cinquant’anni dopo, quando la seconda crociata
stava già per muoversi, san Bernardo proclamava che gli
ebrei non sarebbero stati toccati: «Chiedete a chiunque
conosca le Sacre Scritture cosa si auspica, per gli ebrei,
nel Salmo. “Non per la loro distruzione io prego” sta
scritto. Gli ebrei sono per noi le parole viventi della
Scrittura, ci ricordano ciò di cui sempre soffrì il nostro
Dio [...]. Sotto i prìncipi cristiani sopportano una
prigionia dura, ma “aspettano solamente il tempo della
loro liberazione”.«Ciononostante, un certo Radulf, un
monaco cistercense, aizzò parecchia gente contro gli ebrei
della Renania, malgrado le numerose lettere inviategli da
Bernardo per fermarlo. Infine, il Santo fu costretto a
recarsi personalmente in Germania, dove prese Radulf, lo
spedì di nuovo nel suo convento e fece finire i massacri.
«Spesso si dice che le radici dell’Olocausto possono
essere rintracciate in questi pogrom medievali. In realtà,
le radici affondano molto più indietro nel tempo, sono più
profonde e più estese dei tempi delle crociate. Ebrei
perirono, ma lo scopo non era certo quello di uccidere
ebrei. È vero esattamente il contrario: papi, vescovi e
predicatori assicurarono che gli israeliti non sarebbero
stati molestati. Nella guerra moderna chiamiamo le morti
tragiche come queste “danno collaterale”. Gli Stati Uniti
hanno ucciso, con le tecnologie “intelligenti”, molti più
innocenti di quanti i crociati avrebbero mai potuto
uccidere. Ma nessuno oserebbe dire seriamente che lo scopo
delle guerre americane è di massacrare donne e bambini».
È singolare: i credenti della mia età hanno passato buona
parte della vita a confrontarsi con coloro, i comunisti,
che non avevano religione. E adesso, ci tocca fare i conti
con coloro, i musulmani, che di religione ne hanno troppa.
Le vie del mondo furono aperte dalla forza e
dall’entusiasmo di quell’ideale struggente, non soffocato
dal termine delle spedizioni e vivo sin quasi alle soglie
dell’età contemporanea. Le vele delle caravelle di Colombo
portavano la grande croce rossa della crociata: si cercava
di raggiungere le Indie navigando verso Occidente per
trovare oro ed argento che servissero a finanziare la
ripresa della lotta. Con la Spagna che, varcato lo stretto
di Gibilterra, avrebbe raggiunto la pur remota Gerusalemme
con una marcia vittoriosa attraverso il Nord Africa.
Questo il sogno de los Reyes catòlicos. Ma già nel 1245
era stata aperta ad Oriente la via dell’Asia: il
francescano Giovanni da Pian del Carpine mandato, dieci
anni prima di Marco Polo, presso i Mongoli per ottenere la
loro alleanza, prendere l’Islam tra due fuochi e
ricominciare la Crociata. Con lo stesso obiettivo, nel
1253, le ambascerie che san Luigi di Francia invia in
Persia (il domenicano Ivo il Bretone) e in Cina (il
francescano Gugliemo di Rubruck). Chi ricorda, poi, che a
salvare l’Europa contribuirà una realtà che senza le
crociate non sarebbe esistita? Come l’ordine del Tempio, i
Templari, anche l’ordine dell’Ospedale, gli Ospitalieri,
nacque per sorreggere lo sforzo di tenere la Terra Santa.
Espulso da questa, poi da Cipro, poi da Rodi, l’Ordine,
installato a Malta, diverrà la maggiore potenza navale nel
Mediterraneo, la sola in grado di tenere a bada le flotte
ottomane e ripulire il mare dalle imbarcazioni dei pirati
in caccia di cristiani da vendere come schiavi ad Algeri o
a Tunisi.
La “Garzantina”, la piccola Enciclopedia Universale, lo
strumento di prima informazione più diffuso in Italia,
ormai da decenni. Io pur la tengo sulla scrivania, come
pronto intervento. Voce Crociate: «Quelle spedizioni
ebbero alla base ragioni sociali, economiche e politiche».
Queste; e queste soltanto, secondo il manuale.La fede,
dunque, non è una ragione da mettere in campo, per
spiegare perché, per secoli, migliaia di ricchi e di
poveri, di giovani e di vecchi, di uomini ma anche di
donne (quante famiglie partirono al completo!) abbiano
affrontato fatica, miseria, morte inseguendo il sogno di
liberare, per sempre, i luoghi santificati dal Cristo.
Nella primavera del 1097, quando i capi diedero il segnale
di partenza da Costantinopoli, erano in più di centomila.
Allorché, due anni dopo, nel giugno del 1099, giunsero
sotto le mura di Gerusalemme erano meno di ventimila: gli
altri erano morti lungo il cammino o erano stati
catturati, per essere venduti come schiavi, da incursioni
di predoni. Ma non tirate in ballo la fede, per spiegare
una simile ostinazione di raggiungere a ogni costo la
meta. A chi volete darla a bere, voi cristiani? Noi
sappiamo bene che i motivi erano soltanto sociali,
economici, politici. Parola di enciclopedia.
Dicevamo di Franco Cardini. Gli dobbiamo anche una
biografia di san Francesco in cui fa giustizia del santino
tutto dialogo, tolleranza, ecologismo, costruito prima dal
romanticismo e poi dalle ideologie attuali, che lo
strumentalizzano per la loro propaganda.In realtà, il
Francesco “vero” si aggregò alla quinta crociata e non
solo non disse mai una parola di condanna o di critica, ma
arrivò a dare consigli ai capi della spedizione sui modi e
i tempi per affrontare la battaglia sotto Damietta. Molto
addolorandosi, poi, perché l’esito fu infausto per i
cristiani.Cardini rileva come molti biografi moderni
abbiano rivestito di panni politicamente corretti
quell’esperienza del Santo, che mal si concilia con la
caricatura da “scemo del villaggio” che predica agli
uccellini, parla con i lupi e abbraccia giulivo tutti
quelli che incontra.Compreso il sultano: dal quale il
Francesco della storia, non quello del mito, andò non per
dialogare ma per convertirlo, sfidandolo anche a
un’ordalia per vedere se fosse più potente il Dio di Gesù
o quello di Maometto. Ma riprendiamo da Cardini: «Per
sostenere l’immagine “corretta” del Santo, si sono
allineati argomenti che sfiorano il ridicolo. Si è
osservato, ad esempio, che egli non portava armi, fingendo
di ignorare che la sua condizione di chierico gli vietava
comunque di portarne. Si sono forzate le fonti per leggere
– in un episodio in cui Francesco sconsiglia i crociati di
dar battaglia, avendo avuta la visione della sconfitta –
una specie di astuzia cui sarebbe ricorso per impedire il
combattimento. Si è addirittura sostenuto – e senza
giustificazione alcuna! – che avrebbe predicato ai
crociati di gettare le armi. Francesco, si è concluso alla
fine di questa galleria di sciocchezze, ha dimostrato di
volere convertire gli infedeli con l’amore, non con la
spada».
da
IL TIMONE - Gennaio 2006 (pag. 64-66)
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