Numerosi
blogger
(anglofoni
e
italiani)
riportano
la notizia
secondo
cui il
prefetto
della
Congregazione
per il
Culto
Divino,
card.
Canizares
Llovera,
raccomanda
di
ritornare
alla
distribuzione
della
Comunione
eucaristica
in bocca e
in
ginocchio.
Penso che
non
sarebbe
una
cattiva
idea. Al
di là
delle
questioni
simbolico-spiritual-liturgiche
(ovvero
dell’armamentario
che di
solito
viene
tirato
fuori in
casi
analoghi
per
giustificare
una prassi
“alla
moda”),
bisognerebbe
fermarsi
per un
momento a
riflettere:
l’uso
della
“Comunione
sulla
mano” non
ha certo
favorito
la fede
nella
presenza
reale del
Signore
nelle
specie
eucaristiche.
Basterebbe
fare
alcune
semplici
considerazioni
che
scaturiscono
dall’esperienza.
La mia, in
parrocchia,
è questa:
1. I
bambini
vengono a
far la
comunione
spesso con
le manine
sporche,
spintonandosi
e
chiacchierando
mentre
sono in
fila. Il
gesto,
mettersi
in fila, è
troppo
simile a
quello che
fanno in
tante
altre
occasioni,
a scuola e
fuori, per
cogliere
la
diversità
con il
momento
della
Messa in
cui si
avvicinano
alla mensa
eucaristica.
Per far
capire
loro la
differenza
tra il
pane
comune e
il Pane
eucaristico,
occorre
educarli
ad
avvicinarsi
all’altare
in modo
diverso,
meno
confusionario.
2. Anche
molti
adulti si
avvicinano
all’altare
per la
Comunione
in maniera
distratta,
senza
raccoglimento.
Per non
parlare
poi dei
modi
comunque
“irrituali”
con cui
l’Eucarestia
viene
ricevuta e
consumata:
in più di
un’occasione
ho dovuto
fermare
qualcuno
che se ne
stava
tornando
al posto
con il
Signore in
mano… e
voglio
sperare di
non aver
sventato
dei furti
dell’Eucarestia,
ma solo di
aver
moderato
una
malcompresa
devozione.
3.
L’immagine
delle
persone
che si
inginocchiano
alla
balaustra
(coperta
da una
tovaglia,
magari)
rende
meglio il
senso
della
“mensa
eucaristica”
che non la
processione,
che
ricorda
piuttosto
una
distribuzione
stile
“mensa
aziendale”.
Alla
balaustra
siamo uno
a fianco
dell’altro,
nella
processione
uno dietro
l’altro.
Se in
alcune
circostanze
(celebrazioni
con grande
concorso
di fedeli,
ad
esempio)
la
processione
rappresenta
una
soluzione
pratica
più agile,
l’inginocchiarsi
alla
balaustra
ha, oltre
al valore
simbolico
già
ricordato,
il
vantaggio
di
obbligare,
di solito,
le persone
a fermarsi
un momento
e permette
qualche
istante di
raccoglimento,
per “fare
mente
locale”, e
comporta
comunque
un gesto
di
adorazione
che nella
forma
processionale
risulta
meno
agevole.
Detto
tutto
questo,
penso che
la
semplice
“raccomandazione”
sortirà
pochi
effetti.
Mi chiedo
come mai
su una
materia
delicata
come la
Liturgia,
le
superiori
istanze
preferiscano
lasciare
tutto
indeterminato
e fluido
piuttosto
che dare
poche
chiare
indicazioni
assertive
e ben
motivate,
in modo
che si
capisca
facilmente
il perché,
dopo aver
fatto in
un modo,
si
preferisce
ritornare
ad un
altro
modo.
Tornare
indietro
non è
peccato…
non di
rado è
saggezza. |