[*] SIMBOLI,
ALLEGORIE, METAFORE E SEGNI DELLA TRADIZIONE
T A U simbolo francescano
Il TAU è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico. Esso
venne adoperato con valore simbolico sin dall'Antico
Testamento, per indicare la salvezza e l'amore di Dio per
gli uomini. Se ne parla nel Libro del Profeta Ezechiele,
quando Dio manda il suo angelo ad imprimere sulla fronte
dei servi di Dio questo seguo di salvezza: "Il Signore
disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e
segna un TAU sulla fronte degli uomini che sospirano e
piangono".
Il TAU è perciò segno di redenzione. E' segno esteriore di
quella novità di vita cristiana, interiormente segnata dal
sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno
del Battesimo. Il TAU fu adottato prestissimo dai
cristiani. Tale segno lo troviamo già nelle Catacombe di
Roma, perché la sua forma ricordava ad essi la Croce,
sulla quale Cristo s'immolò per la salvezza del Mondo.S.
Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau
ha con la Croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che
esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei suoi
gesti. In lui il vecchio segno profetico si attualizza, si
ricolora, riacquista la sua forza di salvezza, perché San
Francesco si sente "un salvato dall'amore e dalla
misericordia di Dio".Era una amore che scaturiva da una
appassionata venerazione per la croce, per l'umiltà di
Cristo e per la missione del Cristo che attraverso la
croce ha dato a tutti gli uomini il segno e l'espressione
più grande del suo amore. Il TAU era inoltre per il Santo
il segno concreto della sua salvezza e la vittoria di
Cristo sul male. Il TAU ha alle sue spalle una solida
tradizione biblico cristiana. Fu accolto da San Francesco
nel suo valore spirituale e il Santo se ne impossessò in
maniera così intensa e totale sino a diventare a lui
stesso, attraverso le Stimmate della carne, quel TAU
vivente che egli aveva così spesso contemplato, disegnato
ma soprattutto amato. Il TAU, segno concreto di una
devozione cristiana, è soprattutto impegno di vita nella
sequela di Cristo. Il Tau perciò deve ricordarci una
grande verità cristiana: la nostra vita, salvata e redenta
dall'amore di Cristo crocefisso, deve diventare, ogni
giorno di più, vita nuova, vita donata per amore. Portando
questo segno viviamone la spiritualità, rendiamo ragione
della "speranza che é in noi", riconosciamoci seguaci di
San Francesco.
Il popolo ebreo, come molte antiche culture, ha
progressivamente elaborato una teologia o una
complementare interpretazione spirituale adattata a ogni
lettera del proprio alfabeto.
Poiché la scrittura ebraica, e di conseguenza l'alfabeto
ebraico, non venne formalmente codificata fino a quasi 200
anni dopo la nascita di Cristo, molte lettere erano
talvolta tracciate in forme diverse a seconda delle
regioni dove vivevano gli ebrei, sia in Israele sia nella
"diaspora" in luoghi al di fuori di Israele,
prevalentemente nel mondo di lingua greca.
L'ultima lettera dell'alfabeto ebraico rappresentava il
compimento dell'intera parola rivelata di Dio. Questa
lettera era chiamata TAU (o TAW, pronunciato Tav in
ebraico), che poteva essere scritta: /\ X + T. Esso venne
adoperato con valore simbolico sin dall'Antico Testamento;
se ne parla già nel libro di Ezechiele: «Il Signore disse:
Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna
un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e
piangono...» (EZ. 9,4). In questo stesso passo il Profeta
Ezechiele raccomanda a Israele di restare fedele a Dio
fino alla fine, per essere riconosciuto come
simbolicamente segnato con il "sigillo" del TAU sulla
fronte quale popolo scelto da Dio fino alla fine della
vita. Coloro che rimanevano fedeli erano chiamati il resto
di Israele; erano spesso gente povera e semplice, che
aveva fiducia in Dio anche quando non riusciva a darsi
ragione della lotta e della fatica della propria vita.
Sebbene l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico non fosse
più a forma di croce, come nelle varianti sopra descritte,
i primi scrittori cristiani avrebbero utilizzato, nel
commentare la Bibbia, la sua versione greca detta dei
"Settanta". In questa traduzione delle scritture ebraiche
(che i cristiani chiamano Antico Testamento), il TAU
veniva scritto T.
Con questo stesso senso e valore se ne parla anche
nell'Apocalisse (Apoc. 7, 2-3). Il Tau è perciò segno di
redenzione. È segno esteriore di quella novità di vita
cristiana, più interiormente segnata dal Sigillo dello
Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo
(Ef 1,13).
Il Tau fu adottato prestissimo dai cristiani per un
duplice motivo. Esso, appunto come ultima lettera
dell'alfabeto ebraico, era una profezia dell’ultimo giorno
ed aveva la stessa funzione della lettera greca Omega,
come appare ancora dall'Apocalisse: «Io sono l'Alfa e
l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò
gratuitamente dalla fonte dell'acqua della vita... Io sono
l'Alfa e ''Omega, il primo e l'ultimo, il principio e la
fine» (Apoc. 21,6; 22,13).
Ecco perché per i cristiani il TAU cominciò a
rappresentare la croce di Cristo come compimento delle
promesse dell'Antico Testamento. La croce, prefigurata
nell'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, rappresentava
il mezzo con cui Cristo ha rovesciato la disobbedienza del
vecchio Adamo, diventando il nostro Salvatore come "nuovo
Adamo". Durante il Medioevo, la comunità religiosa di S.
Antonio Eremita, con la quale S. Francesco era familiare,
era molto impegnata nell'assistenza ai lebbrosi. Questi
uomini usavano la croce di Cristo, rappresentata come il
TAU greco, quale amuleto per difendersi dalle piaghe e da
altre malattie della pelle. Nei primi anni della sua
conversione, Francesco avrebbe lavorato con questi
religiosi nella zona di Assisi e sarebbe stato ospite nel
loro ospizio presso S. Giovanni in Laterano a Roma.
Francesco parlò spesso dell'incontro con Cristo, nascosto
sotto l'aspetto di un lebbroso, come del punto di svolta
della sua conversione. È quindi fuor di dubbio che
Francesco, in seguito, avrebbe adottato e adattato il TAU
quale distintivo o firma, combinando l'antico significato
della fedeltà per tutta la vita con il comandamento di
servire gli ultimi, i lebbrosi del suo tempo. La
simbologia del TAU acquistò un significato ancora più
profondo per S. Francesco, dal momento in cui nel 1215
Innocenzo III promosse una grande riforma della Chiesa
Cattolica ed egli ascoltò il sermone del Papa in apertura
del Concilio Laterano IV, contenente la stessa esortazione
del profeta Ezechiele nell'Antico Testamento: "Siamo
chiamati a riformare le nostre vite, a stare alla presenza
di DIO come popolo giusto. Dio ci riconoscerà dal segno
Tau impresso sulle nostre fronti". L'anziano papa, nel
riprendere questo simbolo, avrebbe voluto - diceva -
essere lui stesso quell’uomo “vestito di lino, con una
borsa da scriba al fianco” e passare personalmente per
tutta la Chiesa a segnare un Tau sulla fronte delle
persone che accettavano di entrare in stato di vera
conversione [Innocenzo III, Sermo VI (PL 217, 673-678)].
Questa immagine simbolica, usata dallo stesso Papa che
solo 5 anni prima aveva approvato la nuova comunità di
Francesco, venne immediatamente accolta come invito alla
conversione. Per questo, grande fu in Francesco l'amore e
la fede in questo segno. «Con tale sigillo, San Francesco
si firmava ogni qualvolta o per necessità o per spirito di
carità, inviava qualche sua lettera» (FF 980); «Con esso
dava inizio alle sue azioni» (Fr 1347). Se Francesco
adottò il TAU come sigillo personale, "segno manuale" come
si diceva ai suoi suoi tempi e con esso firmava ogni suo
scritto, Tommaso da Celano ce ne tramanda un altro uso da
parte sua: egli lo tracciava sui muri, sulle porte, e
sugli stipiti delle celle. Come non pensare in questo
caso, non più soltanto ad Ezechiele, dove si trattava di
segnare le fronti con il segno della salvezza, ma al libro
dell'Esodo, in cui il segno della salvezza altro non era
che il sangue dell'agnello pasquale sull'architrave delle
porte? Il Tau era quindi il segno più caro per Francesco,
il segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda
che solo nella croce di Cristo è la salvezza di ogni uomo.
L'affermazione del Celano concernente la scritta del Tau
sui muri, è confermata dall'archeologia: al tempo del
restauro della cappella di Santa Maddalena a Fonte Colombo
fu rinvenuto nel vano di una finestra, dal lato del
Vangelo, un Tau, dipinto in rosso, ricoperto poi con una
tinta del secolo XV. Questo disegno risale allo stesso san
Francesco.
San Francesco d'Assisi faceva riferimento in tutto al
Cristo, all’ultimo; per la somiglianza che il Tau ha con
la croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che esso
occupò un posto rilevante nella sua vita come pure nei
gesti. Questo comportamento, tenuto da san Francesco, era
rimarchevole in una epoca nella quale tutta una corrente
catara o neo-manichea, rifuggiva dallo stesso segno di
croce, considerandolo indegno dell'opera redentrice di
Dio. Con le braccia aperte, Francesco spesso diceva ai
suoi frati che il loro abito religioso aveva lo stesso
aspetto del TAU, intendendo che essi erano chiamati a
comportarsi come "crocifissi", testimoni di un Dio
compassionevole ed esempi di fedeltà fino alla morte.
Fu per questo che Francesco fu talvolta chiamato “l’angelo
del sesto sigillo”: l’angelo che reca, lui stesso, il
sigillo del Dio vivente e lo segna sulla fronte degli
eletti (cf. Ap 7, 2 s.) e San Bonaventura poté dire dopo
la sua morte: "Egli ebbe dal cielo la missione di chiamare
gli uomini a piangere, a lamentarsi... e di imprimere il
Tau sulla fronte di coloro che gemono e piangono" [S.
Bonaventura, Legenda maior, 2 (FF, 1022)].
Non possiamo non ricordare la Benedizione per frate Leone,
custodita nella sacrestia del Sacro Convento di Assisi. Il
ramo verticale del Tau tracciato dalla mano di Francesco,
attraversa il nome del frate; e questo è un fatto
intenzionale. Ci ricorda l'uso tradizionale all'epoca
delle catacombe, in cui spesso appare il Tau un grande
evidenza in un nome proprio delle cui lettere non fa
nemmeno parte.
Oggi i seguaci di Francesco, laici e religiosi, portano il
TAU come segno esterno, come "sigillo" del proprio
impegno, come ricordo della vittoria di Cristo sul demonio
attraverso il quotidiano amore oblativo. Si tratta del
segno distintivo del riconoscimento della loro
appartenenza alla famiglia o alla spiritualità
francescana. Il Tau non è un feticcio, né tanto meno un
ninnolo: esso, segno concreto di una devozione cristiana,
è soprattutto un impegno di vita nella sequela del Cristo
povero e crocifisso.
Il segno di contraddizione è diventato segno di speranza,
testimonianza di fedeltà fino al termine della nostra
esistenza terrena.
grazie del bel testo a www.parrocchie.it e
amarelachiesa.blogspot.com
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