Tornare al voto di obbedienza
al Papa?
Non
avevo mai capito il voto di
obbedienza al Papa. Per i
Gesuiti è un quarto voto,
oltre a povertà, castità e
obbedienza (a Dio e ai loro
superiori). Altri, come la
Società San Paolo, hanno un
impegno di fedeltà al
Pontefice e al suo Magistero
nel loro apostolato. Questo
voto mi sembrava una cosa
scontata, dovuta. Oggi, però,
guardando alla Chiesa nel suo
insieme, sembra non essere più
così.
Di obbedienza al Papa ha
parlato il card. Bagnasco,
presidente dei vescovi
italiani, nella sua recente
prolusione al Consiglio
permanente della Cei. Le sue
parole non lasciano dubbi:
“Molto meglio identificarsi in
quella che è la migliore
tradizione del nostro
cattolicesimo: stare con il
Papa, sempre e
incondizionatamente. [...] E
pregare intensamente per lui e
con lui, ossia con le sue
stesse intenzioni”.
I fatti li conosciamo bene.
Due settimane fa il Papa aveva
diffuso una lettera per fare
chiarezza sulla revoca della
scomunica ai quattro vescovi
lefebvriani. Era, tra l’altro,
un accorato appello all’unità
della Chiesa. Poi è venuto il
viaggio in Africa e la fatale
domanda posta ad arte da un
giornalista di France2
sull’aereo papale: cosa fare
per combattere l’Aids in
Africa? che, tradotto, suona
così: la Chiesa darà
finalmente il suo assenso a
una campagna per la
distribuzione massiccia di
preservativi? Benedetto XVI è
stato chiaro: i preservativi
non risolveranno mai il
problema. La vera battaglia, e
la Chiesa lo fa da tempo, è
sull’educazione. Sono le
persone a dover capire che è
in gioco la loro vita; solo da
persone “nuove” vengono scelte
diverse. Occorre spiegare, far
crescere, formare le
coscienze.
Il tranello però era riuscito:
fatta la domanda, il Papa ha
risposto e la giungla
dell’informazione si è
scatenata. I temi toccati dal
Papa nel suo viaggio (la
giustizia sociale ed
economica, le scelte della
classe politica, il perdono
per superare le lotte tra
etnie diverse - solo per
citarne alcuni) sono passati
in secondo piano.
Che cosa pensare? Da un lato,
non dobbiamo lasciarci
travolgere dal complesso di
assedio per il quale “tutti
sono contro la Chiesa, quindi,
difendiamoci”. Anche il
cristianesimo e con lui la
difesa del Papa può a volte
diventare un’ideologia. è un
rischio che sempre corriamo.
Per chi crede, ciò che
veramente è in questione,
anche nel difendere la
ragionevolezza e il “candore”,
cioè l’onestà (sono parole di
Bagnasco) del Papa, è la mia
vita. Come io mi pongo davanti
a questi fatti? Che cosa è per
me la Chiesa?
Un’organizzazione che sotto
sotto fa politica, oppure è
una comunità a cui appartengo,
una realtà viva nella quale
vedo cambiare e crescere la
mia vita ogni giorno
attraverso l’incontro con
Cristo? E se la Chiesa è per
me una Madre grazie alla quale
rinasco, le vorrò bene, avrò
anche cura di difenderla e di
smontare le accuse che senza
ragionevolezza le vengono
fatte. Non temiamo di perdere
la nostra libertà perché
seguiamo il Papa. La libertà è
sempre un appartenere.
Davide Maloberti - Il Nuovo
Giornale - settimanale della
Diocesi di Piacenza n.
12 - 2009
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