LA
BUONA BATTAGLIA
di Gìanpaolo Barra
Pubblichiamo il testo
della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de "Il
Timone" ha tenuto a Radio Maria il 18 marzo 1999, durante
la "Serata Sacerdotale" condotta da don Tino Rolfi.
Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in
paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti
dall'autore.
Oggi tenteremo di
riflettere su un aspetto della storia, sulla chiave di
lettura della storia. Intendo tanto la nostra storia
personale quanto la storia in generale.Possiamo prendere a
prestito una nota espressione biblica, "la buona
battaglia" per dire che noi cristiani siamo chiamati a
condurre a buon fine la "buona battaglia", come scrive san
Paolo a Timoteo.
Anche chi si occupa di apologetica, come ogni cristiano, è
chiamato a combattere la buona battaglia, ad essere
soldato. Un soldato speciale, ovviamente, un soldato di
Cristo. E il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna
che noi lo diventiamo con il Sacramento della Cresima.
Oggi, chi si occupa di apologetica viene visto come un
soldato. Un uomo che si adopera per difendere la verità
della fede, per promuovere la cultura che ne deriva, per
apprezzare e far conoscere la storia gloriosa della
Chiesa, per difendere la Chiesa stessa dalle
contestazioni. È comprensibile che qualcuno si domandi:
che bisogno c'è di "soldati" ? Per di più di "soldati di
Cnsto" ? Non è forse questa un'espressione bellicosa, un
modo di parlare un po' datato, d'altri tempi ?
Proviamo a rispondere. Cristo ha bisogno di "cavalieri",
la Chiesa ha bisogno di "militanti", il mondo ha bisogno
di soldati di Cristo perchè la vita di ogni uomo, dopo il
peccato originale, commesso da Adamo ed Eva, è una vita
vissuta in guerra.
Questa verità forte, che oggi spaverità non pochi
credenti, emerge in primo luogo dalla Parola di Dio. Essa
ci fa comprendere di quale guerra si sta parlando.
Sentiamo il libro del Genesi. Dopo aver ceduto alla
tentazione del serpente, il Signore Dio si rivolge a
satana con queste parole, illuminanti per il tema che
stiamo trattando: "Allora il Signore Dio disse al
serpente: poiché tu hai fatto questo, su tu maledetto più
di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche,
sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i
giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la
donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe, questa ti
schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Gn
3,14-15)
Ecco la prima verità sul senso della storia che stiamo
vivendo: a causa del peccato originale, Dio ha posto una
inimicizia tra la donna e il serpente, tra la stirpe della
donna e la stirpe del serpente. La Chiesa ha sempre
insegnato che la donna è Maria Santissima, la Madre di
Dio, ma non sbaglia chi crede che la donna sia anche la
Chiesa. Ne consegue che stirpe della donna è - in primo
luogo - suo Figlio, Gesù. Ma stirpe della donna, della
donna-chiesa è anche l'insieme dei fedeli - dei cattolici
-, quindi ciascuno di noi. Il serpente è satana e la sua
stirpe è l'insieme degli angeli ribelli e degli uomini che
scelgono liberamente di servirlo in odio a Dio.
Se diamo ascolto alla Parola di Dio, essa ci svela che noi
siamo nati in mezzo ad un combattimento che, iniziato
prima di Adamo ed Eva, ai tempi della rivolta degli angeli
ribelli, dura fino ai nostri giorni.
In questa guerra è impegnata, con tutte le sue forze, che
gli vengono dal suo Capo che è Cristo, la Chiesa
Cattolica, quindi ciascuno di noi.
Ora, io so bene che questo modo di ragionare è fuori moda.
Viviamo nell'epoca del buonismo, del tutti siamo fratelli,
del "volemose bene" ad ogni costo e ricordare quello che
ci insegna la Parola di Dio, e cioè che, dopo il peccato
originale, siamo in guerra, può impressionare qualcuno. Ma
le cose stanno proprio così.
Andiamo avanti. Questa verità cosi forte è sempre stata
insegnata dalla Chiesa.
San Paolo scrive ai cristiani di Efeso parole che possiamo
considerare rivolte a noi: "Rivestitevi dell'armatura di
Dio per poter resistere alle insidie del diavolo La nostra
battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e
di carne ma contro i Principati e le potestà, contro i
dominatori di questo mondo, contro gli spinti del male che
abitano le regioni celesti" (Ef 6,11-12)
Poniamoci una domanda: "Chi di noi può sentirsi escluso da
questo invito rivoltogli dall'Apostolo delle genti a
"rivestirsi dell'armatura di Dio" ?
Tutta la vita di san Paolo fu dedicata al combattimento
per la Gloria di Dio e la salvezza delle anime. A Timoteo
scrive: "Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso
in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele.
Ho combattuto la buona battaglia. Ho terminato la mia
corsa, ho conservato la Fede" (2 Tm 4,6-7)
Poco prima, aveva scritto: 'Questo è l'avvertimento che ti
do, figlio mio Timoteo - ascoltiamo questo avvertimento
come rivolto a ciascuno di noi - in accordo con le
profezie che sono state fatte a tuo riguardo, perchè
fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia con
fede e buona coscienza." (1 Tm 1,18)
Anche San Pietro ci invita alla resistenza di fronte al
maligno "Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente
va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi
nella fede." (1 Pt 5,8-9)
È tempo di una prima conclusione. Sono sufficienti queste
verità emerse dalla Parola di Dio per avvisarci del senso
generale della storia e della nostra storia personale.
Siamo immersi in una battaglia, in una situazione di
"inimicizia" tra la donna e il serpente.
Sulla scorta dell'insegnamento biblico e dell'illuminante
esempio dei suoi santi (ricordiamo s. Agostino, s. Ignazio
di Loyola, s. Massimiliano Kolbe), la Chiesa cattolica ha
sempre insegnato che ogni suo figlio e chiamato ad essere
"Miles Christi", soldato di Cristo.
Nella Costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano
II, la Chiesa ci ricorda "Tutta intera la storia umana è
pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle
tenebre, lotta incominciata fin dall'origine del mondo,
che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno.
Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza
soste per poter restare unito al bene, nè può conseguire
la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche,
con l'aiuto della grazia di Dio." (GS 37,2)
Ora, proseguiamo nella nostra riflessione. Diventa
fondamentale, se non vogliamo soccombere, sapere dove si
sta svolgendo questa battaglia, in quale campo si
affrontano i due eserciti, quello di Dio e quello di
satana. Quello della Donna e quello del serpente
Il terreno privilegiato di combattimento è l'anima
dell'uomo, è l'uomo stesso.
Poiché il demonio non può nuocere a Dio, che odia, ma del
Quale conosce bene la superiorità infinita, allora rivolge
la propria azione distruttiva verso l'opera di Dio, la
creazione e - nella creazione - verso la creatura più
eccellente: l'uomo.
E tra il genere umano, il demonio ha un odio particolare
verso la creatura più eccelsa: Maria Santissima. Ma anche
nei suoi confronti non può fare nulla, quindi si rivolge,
odiandoli, contro i suoi figli diletti.
Andiamo avanti. Se il terreno privilegiato di questo
combattimento è l'anima dell'uomo, la posta in gioco in
questa battaglia è la vita eterna che ci aspetta dopo la
morte.
Se non sapremo vincere, se per colpa nostra il demonio
dovesse renderci suoi schiavi, la vita eterna che ci
aspetta sarà quella disperata e tragicamente dolorosa
dell'inferno.
Al contrario, se con l'aiuto della Grazia di Dio,
risultassimo vincitori, la vita eterna che ci aspetta è
quella del Paradiso, della gioia eterna senza fine.
Le armi che usa il serpente e coloro che lo servono in
schiavitù sono le armi della menzogna, dell'omicidio e
della tentazione.
Le nostre armi sono quelle della fede, di cui parleremo
più avanti.
Noi abbiamo visto all'opera le armi del nemico Soprattutto
nel XX secolo, quando il progetto di costruire un mondo
nuovo, abitato da un uomo superbamente convinto di poter
fare a meno di Dio si è avvicinato alla sua realizzazione.
E abbiamo visto la tragedia delle guerre mondiali e delle
guerre nazionali, i campi di concentramento, il
totalitarismo comunista e l'arcipelago GuLAG
E vediamo la silenziosa carneficina di bambini innocenti
uccisi con l'aborto ancora prima di vedere la luce del
sole. In questi ultimi 30 anni, in 173 Paesi del nostro
mondo, oltre 1.000.000.000 (un miliardo) di bambini è
stato sterminato con l'aborto.
Vogliamo provare a leggere "teologicamente" questo fatto ?
Vogliamo avere il coraggio di dire che l'aborto
costituisce un sacrificio umano gradito a satana ?
Vogliamo avere il coraggio di dire che satana,
scimmiottando Dio, vuole i suoi sacrifici e niente gli è
più gradito del sacrificio di vittime innocenti, le più
innocenti, le più vicine alla innocenza di Gesù ?
Parlando del nemico. Pio XII scriveva agli Uomini di
Azione Cattolica d'Italia parole che non hanno perso la
loro attualità: "Esso [il nemico] si trova dappertutto e
in mezzo a tutti, sa essere violento e subdolo. In questi
ultimi secoli ha tentato di operare la disgregazione
intellettuale, morale, sociale dell'unità nell'organismo
misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia,
la ragione senza la fede, la libertà senza l'autorità,
talvolta l'autorità senza la libertà. È un "nemico"
divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che
lascia ancora attoniti: Cristo si, Chiesa no. Poi Dio si,
Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto, anzi
non è mai stato" (12-10-1952)
Stando ad un altro grande pontefice, Papa Paolo VI, si
direbbe che oggi il nemico sia penetrato da qualche
fessura anche nella Chiesa.
In un celebre discorso pronunciato nel 1972, Papa Paolo VI
diceva: "Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio. Si
credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata
di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una
giornata di nuvole, di tempesta, di buio."
Al suo grande amico Jean Guitton, Paolo VI rivelava: "Ciò
che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è
che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta
predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può
avvenire che questo pensiero diventi domani il più forte.
Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa.
Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo
esso sia" (Jean Guitton, Paolo VI segreto, pp 152-153)
I risultati di quest'azione sono sotto gli occhi di tutti.
In sintesi potremmo enumerarli cosi. In primo luogo
confusione dottrinale, offuscamento della verità. Poi
sfiducia dei Pastori. Alcuni di essi sono stanchi e
sfiduciati. Quindi i fedeli, e gli uomini in generale,
hanno perduto il senso del peccato. Non si ha più la
consapevolezza che vi sono parole, opere, pensieri e
omissioni che offendono Dio e che sono, talvolta, peccati
mortali. Anzi, nemmeno si conosce la distinzione tra
peccato mortale e peccato veniale. In quarto luogo si è
perso lo spirito missionario, il dovere di portare il
Vangelo, e non altre dottrine, in tutto il mondo, si è
persa la sete di conquistare anime alla causa del Vangelo
e della Chiesa.
I nemici di Dio operano per distruggere quello che resta
del Cristianesimo e noi abbiamo deposto le armi, convinti
che la guerra fosse finita.
Se questa è la situazione, si capisce bene - e cosi
rispondiamo alla domanda con la quale abbiamo aperto la
nostra riflessione apologetica - perchè Cristo, la Chiesa
e il mondo hanno bisogno di soldati.
E c'è bisogno dell'apologetica, cioè della proposizione
chiara e semplice delle verità della Fede, della cultura
che ne deriva e c'è bisogno di difendere questa verità
dalle contestazioni.
Questa è la "buona battaglia".
Quali sono, dunque, le armi che dobbiamo utilizzare ?
Ricordiamo che questa è una guerra speciale, non
convenzionale. San Paolo dice che combattiamo "non contro
creature fatte di sangue e di carne", ma contro "i
dominatori di questo mondo, contro gli spiriti del male".
La preghiera è la prima arma. La frequenza ai sacramenti,
alla Confessione e alla santa Comunione, perchè la Grazia
di Dio fortifichi la nostra anima e la renda inaccessibile
agli attacchi del Nemico. Poi, esercizio e pratica delle
virtù.
La seconda arma è la formazione. Dobbiamo conoscere le
ragioni della nostra Fede e saperle proporre al prossimo.
Dobbiamo conoscere gli errori e le strategie del Nemico
per poterle smascherare e denunciare.
Infine, la terza arma è quella dell'apostolato concreto,
efficace.
Consapevoli che Gesù ha vinto il mondo e che le porte
degli inferi non prevarranno, restiamo fedeli al Vangelo,
al Papa e alla Chiesa per ottenere anche noi la vita
eterna.
Bibliografia:
Plinio Correa De
Oliveira, Rivoluzione e contro-rivoluzione. Cristianità,
Piacenza 1977.
Sant'Agostino, La città di Dio. Rusconi, III ed., Milano
1992.
Hubert Jedin, La storia della Chiesa è teologia e storia.
Vita e Pensiero, Milano 1968.
Roberto De Mattei, Il crociato del XX secolo. Plinio
Correa de Oliveira. Piemme, Casale Monf.to (AL) 1996.
Andrea Sciffo, La cerca senza tempo. Tracce dell' Ordine
cristiano. II Cerchio, Rimini 1999.
Tratto
dal sito: Associazione Studi Cavallereschi “San Giuseppe
da Leonessa”
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