L'argomento di questa riflessione
è la preghiera, in particolare la
preghiera nella famiglia, la preghiera
e la vita familiare.
Quando si deve parlare della
preghiera, pur con tante cose che
ci sarebbero da dire su questo
argomento - pensate a tutti i
trattati sulla vita di orazione,
gli innumerevoli passi della S.
Scrittura etc. - è opportuno
ricominciare sempre da quello che
diceva S. ALFONSO "Chi prega,
certamente si salva; chi non prega
certamente si danna. Tutti i
beati, eccettuati i bambini, si
sono salvati col pregare. Tutti i
dannati si sono perduti per non
pregare; se pregavano non si
sarebbero perduti. E questa è, e
sarà la loro maggiore disperazione
nell'inferno, l'aversi potuto
salvare con tanta facilità,
quant'era il domandare a Dio le di
lui grazie, ed ora non essere i
miseri più a tempo di domandarle"
(S. ALFONSO M. de' LIGUORI,
Del gran mezzo della
preghiera, cap I conclusione).
L'importanza
di questa lapidaria frase di
S. ALFONSO è stata rilevata anche
da Giovanni Paolo II, il
quale, nell'ultimo documento
ufficiale dedicato a questo santo,
redatto in occasione del secondo
centenario della sua morte
(1787-1987), dovendo scegliere
alcune frasi particolarmente
significative del santo dottore,
non ha indugiato a ripetere "Solo
chi prega si salva, chi non prega
si danna".
Si capisce bene come queste parole
siano profondamente vere: per
salvarci dobbiamo compiere le
buone opere, per compiere le buone
opere abbiamo bisogno della grazia
("Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me e io in lui, fa
molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla" Gv 15,5),
per ottenere la grazia, -sebbene
esista la "grazia preveniente"-
dobbiamo chiederla. Quindi niente
preghiere
=>
niente grazia, niente grazia
=> niente buone opere, niente
buone opere
=>
niente salvezza.
Il discorso è chiaro: chi prega si
salva, chi non prega si danna.
Il diavolo sa benissimo questa
regola; e siccome vuole perderci,
contrariamente a Dio che "vuole
che tutti gli uomini siano salvati
e arrivino alla conoscenza della
verità" (1 Tim 2,4.) , il diavolo
vuole ingannarci tutti e vuole che
tutti gli uomini si dannino; egli
svolge quindi nei nostri confronti
una invisibile e terribile lotta
perché non preghiamo:
a) lotta invisibile: mentre
ci accorgiamo di altri tipi di
tentazioni (p. es. contro la
purezza), la tentazione di non
pregare è particolarmente subdola,
quasi insensibile, abilmente
celata nell'accidia, nell'inerzia,
nell'ansia - "quante cose devo
fare" "NO! NO! non quante cose"
– UNA COSA DEVI FARE! UNA COSA É
NECESSARIA: ricordiamo le
parole di Gesù a S. Marta...
"Ma Gesù le
rispose: - Marta, Marta, tu ti
preoccupi e ti agiti per molte
cose, ma una sola è la cosa di
cui c'è bisogno. Maria si è
scelta la parte migliore, che non
le sarà tolta -" (Lc 10, 41-42)
... e ancora
quanto ci riporta S. Matteo:
"Perciò vi
dico: per la vostra vita non
affannatevi di quello che
mangerete o berrete, e neanche per
il vostro corpo, di quello che
indosserete; la vita forse non
vale più del cibo e il corpo più
del vestito? Guardate gli uccelli
del cielo: non seminano, né
mietono, né ammassano nei granai;
eppure il Padre vostro celeste li
nutre. Non contate voi forse più
di loro? E chi di voi, per quanto
si dia da fare, può aggiungere
un'ora sola alla sua vita? E
perché vi affannate per il
vestito? Osservate come crescono i
gigli del campo: non lavorano e
non filano. Eppure io vi dico che
neanche Salomone, con tutta la sua
gloria, vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste così l'erba del
campo, che oggi c'è e domani verrà
gettata nel forno, non farà assai
più per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo:
Che cosa mangeremo? Che cosa
berremo? Che cosa indosseremo? Di
tutte queste cose si preoccupano i
pagani; il Padre vostro celeste
infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la
sua giustizia, e tutte queste cose
vi saranno date in aggiunta. Non
affannatevi dunque per il domani,
perché il domani avrà già le sue
inquietudini. A ciascun giorno
basta la sua pena." (Mt 6, 25-34)
b) lotta terribile, senza
esclusione di colpi, per farci
dimenticare l'essenziale:
ascoltiamo queste parole di Gesù,
tratte dal Vangelo di S. Luca:
"metteranno
le mani su di voi e vi
perseguiteranno, consegnandovi
alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e a
governatori, a causa del mio nome.
Questo vi darà occasione di render
testimonianza. Mettetevi bene in
mente di non preparare prima la
vostra difesa; io vi darò lingua e
sapienza, a cui tutti i vostri
avversari non potranno resistere,
né controbattere. Sarete traditi
perfino dai genitori, dai
fratelli, dai parenti e dagli
amici, e metteranno a morte alcuni
di voi; sarete odiati da tutti per
causa del mio nome. Ma nemmeno un
capello del vostro capo perirà.
Con la vostra perseveranza
salverete le vostre anime." (Lc
21,12-19)
S. AMBROGIO
interpreta in senso spirituale
questo passo:
"Si legge
"Non regni più il peccato nel
vostro corpo mortale" (Rm. 6,12).
Vedi davanti a quali re sei posto
o uomo? Se fai regnare in te la
colpa sottostarai al re-peccato.
Quanti sono i peccati, quanti sono
i vizi, altrettanti sono i re.
Davanti a questi noi siamo
trascinati e avanti a questi noi
siamo posti. Anche questi re hanno
un loro tribunale nello spirito di
moltissimi. Ma se uno confessa
Cristo, fa subito prigioniero quel
re, lo atterra da trono della
propria anima. Infatti, come
potrebbe restare il tribunale del
diavolo in colui nel quale è
eretto il tribunale di Cristo?". (Commento
sul salmo 118, (Disc. 20,
47-50; CSEL 62, 467-469);
cit. dal IV volume della
Liturgia delle Ore, p. 1371.)
Quindi non
solo siamo condotti ogni giorno
davanti a re e tribunali umani
(questa è una grazia particolare
non concessa a tutti), ma tutti
ogni momento siamo trascinati
davanti al tribunale del diavolo,
dove ci attende la prova della
testimonianza della nostra fede.
Il Vangelo ci consola: "Mettetevi
bene in mente di non preparare
prima la vostra difesa; io vi darò
lingua e sapienza, a cui tutti i
vostri avversari non potranno
resistere, né controbattere
nemmeno un capello del vostro
capo perirà", ma ci presenta la
drammaticità e la serietà di
questo combattimento spirituale:
"sarete odiati da tutti per causa
del mio nome"; la vittoria è
certa, ma ad una condizione: la
perseveranza: "Con la vostra
perseveranza salverete le vostre
anime".
Tornando alle tentazioni sulla
preghiera, sappiamo che ogni
momento siamo trascinati davanti
al diavolo che usa tutti i mezzi
per non farci pregare: e noi
sappiamo che con la perseveranza
nella preghiera salveremo le
nostre anime.
Ma ora vediamo come praticamente
possiamo impostare una buona vita
di preghiera familiare: sapete che
l'essere componente di una
famiglia è un modo di essere non
accidentale; i membri di una
famiglia sono "una cosa sola",
"sangue dello stesso sangue",
"ossa delle stesse ossa"; esiste,
fondatissima "in re", una
spiritualità familiare che non è
la semplice "somma" delle
preghiere dei singoli.
Infatti, secondo S. Tommaso, la
famiglia è la massima forma di
unità possibile nell'ambito delle
creature: ("maximum quid in
genere conjunctionis" cfr.
S.Theol. Suppl. q. 44 a. 1 c.;
a. 2 ad 3.). In conseguenza di
ciò, la preghiera in famiglia deve
essere il particolare respiro
spirituale della massima forma di
unità possibile nell'ambito
delle creature.
Solo l'unità propria della SS.
Trinità (massima unione increata)
e quella tra Cristo e la Chiesa (e
ogni singola anima per mezzo della
grazia, come partecipazione di
questa unione - massima unione tra
increato e creato) è maggiore
dell'unità della famiglia.
Ad eccezione delle unioni
suddette, non ne esistono di
maggiori della famiglia; e siccome
ogni operazione dipende dal
soggetto che opera, anche la vita
spirituale propria della famiglia
deve essere necessariamente la
vita spirituale della "massima
forma di unità possibile"
Ciò può realizzarsi anche se i
membri di una famiglia sono
spiritualmente distanti: pensiamo,
per es. ad un medico che deve
assentarsi da casa il sabato e la
domenica: questi offre a Dio la
sua azione, con purezza
d'intenzione: la moglie offre a
Dio il sacrificio della
solitudine, in unione
all'intenzione del marito; questa
intenzione congiunta è veramente
"familiare", veramente una
espressione del "maximum quid in
genere conjunctionis".
Perché ciò si realizzi, dobbiamo
servirci degli opportuni mezzi: S.
Tommaso osserva che "questi
principi non sono proporzionati
alla ragione umana, secondo la
condizione dell'uomo viator, e la
ragione è solita comprendere
attraverso cose sensibili questi
stessi principi; pertanto è
necessario che sia condotta come
per mano alla loro cognizione
attraverso realtà analoghe
sensibili"(cfr. In I Sent.,
prol. q. 1, a. 5 c.).
L'uomo, data la sua natura anche
corporea, è condotto quasi per
mano a realtà invisibili
attraverso cose sensibili. Se
questo è vero per realtà naturali,
a maggior ragione è più necessario
per vivere un'unità spirituale di
ordine soprannaturale.
Quindi è necessaria:
a) una vita spirituale di
famiglia, proporzionata alla
"massima forma di unità possibile"
b) una vita spirituale di famiglia
comprendente anche
manifestazioni esterne di
preghiera comune, per
essere condotti attraverso realtà
analoghe sensibili alla cognizione
della misteriosa unità
soprannaturale nella quale la
famiglia è costituita.
Vorrei presentare ora i
suggerimenti che il padre R. PLUS
S.J. offre nella sua preziosa
opera
Come pregare sempre,
corredati di alcune osservazioni
per facilitare l'applicazione
degli stessi consigli alla
spiritualità familiare.
Abbiamo visto fino ad ora
l'assoluta necessità della
preghiera, la drammaticità della
fedeltà alla preghiera, la
necessità dell'armonizzare la
nostra vita di preghiera alla
natura della famiglia; ora vediamo
come concretamente possiamo fare.
Il Padre PLUS ci propone tre
regole pratiche fondamentali:
I.Tutti i
giorni un po' di preghiera
II.Un po' di preghiera per tutto
il giorno
III.Trasformare tutto in preghiera
I. Tutti i giorni un po' di
preghiera
Vedremo in seguito come far sì che
ogni azione diventi preghiera: ma
devo dire che pretendere di
trasformare tutto in preghiera o
ritenere di aver pregato agendo
senza dedicare un certo lasso di
tempo alla preghiera propriamente
detta è un'illusione diabolica.
Gesù ha dato un ben altro esempio:
chi più di lui ha potuto agire con
intenzione pura, agendo e pregando
nello stesso tempo? Ma i Vangeli
ci descrivono un Gesù che passava
le notti in orazione.
Come una casa è riscaldata perché
ci sono i radiatori, e i radiatori
sono caldi perché nel bruciatore
c'é il fuoco (massimo calore),
come il calore si irradia a
partire dal fuoco e si diffonde
per la casa, così tutta la
giornata può essere di preghiera
se c'é un momento irradiante. S.
Tommaso spiega da par suo questo
concetto con la sua solita
perfetta sintesi: "Ciò che è primo
in un certo ordine è causa di
tutto ciò che consegue nel
medesimo ordine" ("Cum primum in
quolibet ordine sit causa eorum
quae consequuntur"; S. Theol.,
I, q. 105, a. 3, c.).
Così ci deve essere un momento di
massima preghiera attuale, perché
ne consegua una vita trasformata
in preghiera.
Si può quantificare questo
momento? Sebbene nella vita
spirituale non esistano "ricette"
e ognuno debba sempre lasciarsi
guidare dallo Spirito, è doveroso
tuttavia considerare quanto
raccomandano i Pontefici.
Giovanni Paolo II, Familiaris
Consortio, n° 59:
"La
preghiera familiare ha le sue
caratteristiche. É una preghiera
fatta in comune, marito e maglie
insieme, genitori e figli insieme.
La comunione nella preghiera è, ad
un tempo, frutto ed esigenza di
quella comunione che viene donata
dai sacramenti del battesimo e del
matrimonio. Ai membri della
famiglia cristiana si possono
applicare in modo particolare le
parole con le quali il Signore
Gesù promette la sua presenza. "In
verità vi dico ancora: se due di
voi sopra la terra si accorderanno
per domandare qualunque cosa, il
Padre mio che è nei cieli ve la
concederà. Perché dove sono due o
tre riuniti nel mio nome, io sono
in mezzo a loro" (Mt 18,19 ssqq).
Ibidem:
Preghiera ed educazione:
"Elemento
fondamentale e insostituibile
nell'educazione alla preghiera è
l'esempio concreto, la
testimonianza viva dei genitori:
solo pregando insieme con i figli,
il padre e la madre, mentre
portano a compimento il proprio
sacerdozio regale, scendono in
profondità nel cuore dei figli,
lasciando tracce che i successivi
eventi della vita non riusciranno
a cancellare. Riascoltiamo
l'appello che Paolo VI ha rivolto
ai genitori: "Mamme, le insegnate
ai vostri bambini le preghiere del
cristiano? Li preparate in
consonanza con i Sacerdoti, i
vostri figli ai sacramenti della
prima età: confessione, comunione,
cresima? Li abituate, se ammalati
a pensare a Cristo sofferente? A
invocare l'aiuto della Madonna e
dei Santi? Lo dite il Rosario in
famiglia? E voi, Papà, sapete
pregare con i vostri figliuoli,
con tutta la comunità domestica,
almeno qualche volta? L'esempio
vostro, nella rettitudine del
pensiero e dell'azione, suffragato
da qualche preghiera comune, vale
una lezione di vita, vale un atto
di culto di singolare merito;
portate così la pace nelle pareti
domestiche: "Pax huic domui!".
Ricordate: così costruite la
Chiesa!" (Discorso all'Udienza
generale (11 agosto 1976): Insegnamenti
di Paolo VI, XIV (1976),
640.)".
Ibidem,
n° 61: quali pratiche?
"Per
preparare e prolungare nella casa
il culto celebrato nella Chiesa,
la famiglia cristiana ricorre alla
preghiera privata, che presenta
una grande varietà di forme. Oltre
alle preghiere del mattino e della
sera, sono espressamente da
consigliare, seguendo anche le
indicazioni dei Padri Sinodali: la
lettura e la meditazione della
parola di Dio, la preparazione ai
sacramenti, la devozione e la
consacrazione al Cuore di Gesù, le
varie forme di culto alla Vergine
santissima, la benedizione della
mensa, l'osservanza della pietà
popolare.
Nel rispetto della libertà dei
figli di Dio, la Chiesa ha
proposto e continua a proporre ai
fedeli alcune pratiche di pietà
con una particolare sollecitudine
ed insistenza. tra queste è da
ricordare la recita del Rosario:
"Vogliamo ora, in continuità con i
nostri Predecessori, raccomandare
vivamente la recita del santo
Rosario in famiglia Non v'é dubbio
che la Corona della beata Vergine
Maria sia da ritenere come una
delle più eccellenti ed efficaci
preghiere in comune, che la
famigli cristiana è invitata a
recitare. Noi amiamo, infatti,
pensare e vivamente auspichiamo
che, quando l'incontro familiare
diventa tempo di preghiera, il
Rosario ne sia espressione
frequente e gradita" (PAOLO PP. VI,
Esort. Ap. Marialis cultus,
52-54: AAS 66 (1974), 164
s.). Così l'autentica devozione
mariana, che si esprime nel
vincolo sincero e nella generosa
sequela degli atteggiamenti
spirituali della Vergine
Santissima, costituisce uno
strumento privilegiato per
alimentare la comunione d'amore
della famiglia e per sviluppare la
spiritualità coniugale e
familiare. Lei, la Madre di Cristo
e della Chiesa, è infatti in
maniera speciale anche la Madre
ella famiglie cristiane, delle
Chiese domestiche".
Ibidem,
n° 62: preghiera ed impegno
quotidiano:
"la
preghiera non rappresenta affatto
un'evasione dall'impegno
quotidiano, ma costituisce la
spinta più forte perché la
famiglia cristiana assuma ed
assolva in pienezza tutte le sue
responsabilità di cellula prima e
fondamentale della società umana.
In tal senso, l'effettiva
partecipazione alla vita e
missione della Chiesa nel mondo è
proporzionale alla fedeltà e
all'intensità della preghiera con
la quale la famiglia cristiana si
unisce alla Vite feconda, che è
Cristo Signore.
Dall'unione vitale con Cristo
deriva pure la fecondità della
famiglia nel suo specifico
servizio di promozione umana, che
di per sé non può non portare alla
trasformazione del mondo".
Riassumendo
brevemente l'insegnamento del
Papa, tanti buoni motivi per
pregare insieme; tra le preghiere
viene raccomandata la recita del
Santo Rosario; dalla fedeltà a
queste piccole cose dipende la "buona
educazione dei figli", la "costruzione
della Chiesa" e "la
trasformazione del mondo".
Capiamo così come ci prendiamo
tragicamente in giro se parliamo
di nuova Evangelizzazione e poi
non adempiamo al dovere della
preghiera.
II. Un po' di preghiera per
tutto il giorno
Per mantenere lo stato di
orazione, il Padre PLUS raccomanda
frequenti orazioni giaculatorie
(Cuore di Gesù confido in Voi,
Gesù mio misericordia, Venga il
tuo Regno etc. orazioni brevissime
che il cuore suggerisce), le quali
intessono tutta la giornata di
preghiera, e rendono più facile la
purezza di intenzione, che
spiegheremo più avanti.
Per ricordare di ripetere queste
giaculatorie, sono raccomandabili
degli agganci mnemonici: quando si
entra o si esce di casa, in
particolari momenti del lavoro,
quando si sale in auto etc.
Per quanto riguarda questa pratica
nella vita familiare, può essere
utile adorare la presenza di Dio,
che si attua mediante la Grazia,
nell'anima dei bambini,
specialmente se sono ancora molto
piccoli e quindi incapaci di
commettere un peccato mortale;
ancora è necessario insegnare ai
bambini questa pratica, sfruttando
tutte le occasioni (es: all'inizio
del gioco, dei compiti etc.).
In questo genere di preghiera,
sebbene non siano giaculatorie in
senso stretto, si possono
annoverare le preghiere prima e
dopo i pasti: sono preghiere
oltremodo "familiari", che
arrecano veramente una
connotazione di "sacralità" a
tutta la nostra giornata.
Ecco ancora alcune considerazioni
sulle giaculatorie di S. FRANCESCO
DI SALES:
"come gli
innamorati di un amore umano e
naturale hanno quasi continuamente
i loro pensieri rivolti verso la
persona amata, il cuore pieno di
affetto verso di essa e la bocca
piena delle sue lodi, e quand'essa
è lontana non perdono una sola
occasione per testimoniare per
lettera i loro sentimenti, mentre
incidono sulla corteccia degli
alberi il loro amato; così coloro
che amano Dio non possono stare
senza pensare a lui, senza
respirare per lui, aspirare a lui
e parlare di lui, e vorrebbero, se
fosse possibile, scolpire nel
cuore di tutti gli uomini il
sacrosanto nome di Gesù; tutte le
cose sono per loro un invito a
fare ciò, e non vi é creatura che
non annunzi loro le lodi del
beneamato; e, come dice S.
Agostino (Enarratio II in
Psalmum 26,12), citando S. Antonio
(SOCRATES, Historia, IV, 23),
tutto ciò che esiste nel mondo
parla loro un linguaggio muto ma
intelligentissimo, in favore del
loro amore; tutte le cose destano
in loro buoni pensieri, che danno
origine a frequenti slanci ed
aspirazioni a Dio." (Introduzione
alla vita devota, cap. 13).
II.
Trasformare tutto in preghiera
"Disse loro una parabola sulla
necessità di pregare sempre, senza
stancarsi: «C'era in una città un
giudice, che non temeva Dio e non
aveva riguardo per nessuno. In
quella città c'era anche una
vedova, che andava da lui e gli
diceva: Fammi giustizia contro il
mio avversario. Per un certo tempo
egli non volle; ma poi disse tra
sé: Anche se non temo Dio e non ho
rispetto di nessuno, poiché questa
vedova è così molesta le farò
giustizia, perché non venga
continuamente a importunarmi». E
il Signore soggiunse: «Avete udito
ciò che dice il giudice disonesto.
E Dio non farà giustizia ai suoi
eletti che gridano giorno e notte
verso di lui, e li farà a lungo
aspettare? Vi dico che farà loro
giustizia prontamente. Ma il
Figlio dell'uomo, quando verrà,
troverà la fede sulla terra?»" (Lc
18, 1-8)
"Disse loro una parabola sulla
necessità di pregare sempre, senza
stancarsi": da queste parole - in
armonia con tutta la S. Scrittura-
ricaviamo la presenza di un
triplice comandamento sulla
preghiera:
I) pregare è
necessario
II) bisogna pregare sempre
III) bisogna pregare sempre
senza
stancarsi
Ma qual'é il
significato dell'espressione
pregare sempre? Certamente non
significa pregare in senso stretto
24 ore su 24; questo è
impossibile, e Dio non comanda
cose impossibili!
Certamente "pregare sempre" non
significa pregare per un tempo
tale da farci trascurare o non
adempiere i nostri doveri.
Immaginate un buon marito che
torna a casa e non trova niente da
mangiare; chiede alla moglie
ragione del fatto e si sente
rispondere: "Ho pregato tutto il
giorno".
"Pregare sempre" significa avere
l'intenzione virtuale di pregare
sempre: il contenuto questa
intenzione virtuale è ben spiegato
da S. IGNAZIO DI LOYOLA, quando ci
dice di chiedere a Dio "che tutte
le nostre azioni, intenzioni,
operazioni, siano ordinate
esclusivamente a maggior servizio
e lode di Sua Divina Maestà" (Esercizi
Spirituali, 46).
Cercherò ora di spiegare queste
ultime affermazioni.
Cosa significa intenzione
virtuale?
L'intenzione può essere attuale,
abituale, virtuale.
L'intenzione è attuale
quando uno compie, coscientemente,
una certa azione per un
determinato fine.
L'intenzione è abituale
quando si compie un'azione, senza
avere coscienza del fine, ma
tuttavia abitualmente l'azione è
compiuta per lo stesso fine.
L'intenzione è virtuale quando
si compie un'azione, senza avere
coscienza del fine, ma tuttavia
quella stessa azione è compiuta
per quel determinato fine; es:
un tale sale in auto per andare da
Roma a Milano: questo è il fine
principale del viaggio: certamente
mentre egli guida non pensa in
continuazione che sta andando a
Milano: quando ci pensa la sua
intenzione è attuale, quando non
ci pensa la sua intenzione è
virtuale: realissima, ma non
sempre conscia.
Se gli chiedessero: "Cosa stai
facendo", risponderebbe "Sto
andando a Milano", anche se in
quel momento magari stava
fischiettando e non stava pensando
di andare a Milano.
Quando noi abbiamo l'intenzione
pura come descritta da S. Ignazio
per ogni nostra azione, anche
quando questa intenzione non è
attuale, ma soltanto virtuale, noi
siamo in stato di preghiera, noi
adempiamo al comandamento di Gesù
di "pregare sempre": se ci
chiedessero in un qualunque
momento: "Per chi fai questa
azione?" e noi possiamo
rispondere, riprendendo coscienza
dell'azione: "Per Dio, per Dio
solo", allora siamo in stato di
preghiera.
Dimensione sponsale dello
"stato di preghiera"
Vorrei ora cercare di approfondire
l'aspetto "sponsale" di questa
"purezza d'intenzione", e fare
alcune considerazioni su come
ricercare questo stato di continua
preghiera nella spiritualità della
famiglia.
Vediamo un passo della S.
Scrittura, e poi ascoltiamo S.
Tommaso.
"Gesù
riprese a parlar loro in parabole
e disse: «Il regno dei cieli è
simile a un re che fece un
banchetto di nozze per suo figlio.
Egli mandò i suoi servi a chiamare
gli invitati alle nozze, ma questi
non vollero venire. Di nuovo mandò
altri servi a dire: Ecco ho
preparato il mio pranzo; i miei
buoi e i miei animali ingrassati
sono già macellati e tutto è
pronto; venite alle nozze. Ma
costoro non se ne curarono e
andarono chi al proprio campo, chi
ai propri affari; altri poi
presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. Allora
il re si indignò e, mandate le sue
truppe, uccise quegli assassini e
diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: Il
banchetto nuziale è pronto, ma gli
invitati non ne erano degni;
andate ora ai crocicchi delle
strade e tutti quelli che
troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi
raccolsero quanti ne trovarono,
buoni e cattivi, e la sala si
riempì di commensali. Il re entrò
per vedere i commensali e, scorto
un tale che non indossava l'abito
nuziale, gli disse: Amico, come
hai potuto entrare qui senz'abito
nuziale? Ed egli ammutolì. Allora
il re ordinò ai servi: Legatelo
mani e piedi e gettatelo fuori
nelle tenebre; là sarà pianto e
stridore di denti. Perché molti
sono chiamati, ma pochi eletti.»"
(Mt 22, 1-14)
Facciamo
attenzione all'"abito nuziale", la
cui mancanza è stata rovinosa per
il personaggio della parabola: che
cosa rappresenta? Senz'altro, come
vuole una buona interpretazione
tradizionale, lo stato di Grazia
necessario per ricevere la S.
Comunione.
Ma vi è un altro significato: S.
Tommaso parla della virtù della
"castità spirituale":
"Se infatti
l'anima dell'uomo si compiace di
congiungersi con ciò con cui deve
essere congiunta, cioè con Dio, e
si astiene dal congiungersi con
diletto con qualunque altra
creatura, ciò si dice castità
spirituale, secondo 2 Cor 11,1:
«Io provo infatti per voi una
specie di gelosia divina, avendovi
promessi a un unico sposo, per
presentarvi quale vergine casta a
Cristo». Se invece l'anima, contro
l'ordine divino, si congiunge con
qualunque altra creatura, si dice
fornicazione spirituale, secondo
Ger 3,1: «Tu hai fornicato con
molti amanti»" (S. Theol.,
II IIæ, q. 151 a. 2 c.).
La veste
nuziale richiesta è questo amore
indiviso per Dio, per Dio solo,
per la sua Santissima Volontà,
quando la nostra anima non
desidera congiungersi che con lui,
in quel matrimonio spirituale che
è il modello su cui è stato
pensato il matrimonio di un uomo e
una donna; quando la nostra anima
è tanto presa dall'amore per Dio
che non desidera congiungersi con
qualunque altra creatura: Dio il
primo, Dio il solo !!!
Questa veste nuziale è anche lo
stato di continua preghiera:
comprende anche la fede, la
fedeltà alla parola di Dio, alla
Verità: come la Vergine custodiva
nel suo Cuore ogni parola di Gesù
Cristo.
Cari amici, sposi e sposi, voi
potete davvero ben comprendere
come si "prega sempre": come il
vostro cuore è indiviso per vostra
moglie o per il vostro marito,
così, molto di più in tutto deve
esserlo per la volontà di Dio: in
fondo è molto semplice, facile con
la Grazia.
Naturalmente, la via per
conseguire questa volontà virtuale
è la volontà attuale rinnovata,
ovvero la volontà abituale;
gioverà molto ripetere "la solita
orazione preparatoria" di S.
IGNAZIO (Esercizi Spirituali n°
46), e, tra le giaculatorie,
pensarne qualcuna ad hoc, es:
"solo per Te Signore", o, come il
motto del Papa, "Totus tuus".
É molto utile, direi quasi
indispensabile, farsi, cercando un
momento di calma, un programma
circa la vita di orazione secondo
la spiritualità familiare.
Il nostro pensiero va ora a colei
che maggiormente ha avuto un Cuore
casto, assolutamente indiviso per
la S.S. Trinità e, per amore della
S.S. Trinità, per tutti gli
uomini. Sotto la sua protezione
noi ci rifugiamo, tanto incapaci
di fedeltà, ma tanto fiduciosi nel
soccorso della Vergine.
(fonte
http://www.floscarmeli.org)
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