ANNO A - (Gv
6,51-58)
Chi mangia la
mia carne e beve
il mio sangue ha
la vita eterna e
io lo
risusciterò
nell'ultimo
giorno
di Padre Mariano
Pellegrino
Questa domenica
celebriamo uno dei
più grandi Misteri
della fede, quello
dell'Eucaristia,
ovvero il Mistero
del Corpo e Sangue
di Cristo donati a
noi come cibo e
bevanda
spirituali.
Dell'Eucaristia
trattano le
letture che
abbiamo appena
ascoltato. La
prima lettura
parla della
"manna", con la
quale Dio nutrì il
popolo d'Israele
nel suo esodo
attraverso il
deserto. La manna
era un pane
disceso dal cielo
che prefigurava
l'Eucaristia. Il
popolo d'Israele
era in cammino
verso la terra
promessa; noi, in
questo
pellegrinaggio
terreno, siamo
protesi verso la
Patria Celeste e
siamo nutriti ogni
giorno da questo
Pane Celeste che è
la Santa
Comunione. Il
cammino attraverso
il deserto, da
parte del popolo
d'Israele, non fu
privo di insidie,
ma chi si mantenne
fedele, nutrito da
questa «manna
sconosciuta» (Dt
8,16), giunse alla
meta tanto
desiderata. Anche
il nostro cammino
è difficoltoso, il
deserto di questo
mondo spesso ci
tende delle
insidie, ma,
nutriti di questo
celeste alimento
che è
l'Eucaristia,
troveremo il
vigore per
procedere sicuri,
nonostante il
demonio, il mondo
e la carne
continuino a
ostacolarci.
Nel Vangelo, Gesù
dice chiaramente:
«Io sono il pane
vivo disceso dal
cielo. Se uno
mangia di questo
pane vivrà in
eterno e il pane
che io darò è la
mia carne per la
vita del mondo» (Gv
6,51). Queste
parole sono tra le
più belle e
consolanti di
tutto il Vangelo.
Il pensiero che
Gesù vuole essere
il nostro cibo che
ci sostiene deve
colmarci di
gratitudine e di
gioia. Con questa
affermazione, Gesù
dice apertamente
che la manna che
nutrì gli
Israeliti nel
deserto era solo
un'ombra rispetto
alla realtà. Il
vero pane è Lui, è
il Signore, e solo
cibandoci di Lui
avremo la Vita
eterna. Poco dopo
infatti afferma:
«In verità, in
verità io vi dico:
se non mangiate la
carne del Figlio
dell'uomo [ovvero
di Gesù] e non
bevete il suo
sangue, non avete
in voi la vita.
Chi mangia la mia
carne e beve il
mio sangue ha la
vita eterna e io
lo risusciterò
nell'ultimo
giorno. Perché la
mia carne è vero
cibo e il mio
sangue vera
bevanda» (Gv
6,53-55).
Giustamente,
l'Eucaristia è
stata definita
come il Sacramento
dell'amore. Gesù
non poteva darci
prova più grande
del suo amore che
donandosi a noi
sotto le sembianze
di un po' di pane
e di un po' di
vino. L'Eucaristia
è Gesù vivo e
vero, in Corpo,
Sangue, Anima e
Divinità. Tale
mutazione di
sostanza avviene
durante la Santa
Messa, quando il
sacerdote, dopo
aver invocato la
discesa dello
Spirito Santo sul
pane e sul vino,
pronuncia le
parole della
Consacrazione,
dicendo: «Questo è
il mio Corpo...
questo è il mio
Sangue». In quel
momento avviene il
miracolo più
grande che si
possa immaginare:
il pane e il vino
diventano il Corpo
e il Sangue di
Gesù Cristo. E
Gesù, tutto
intero, è presente
in ogni frammento
del Pane e in ogni
goccia del Vino
consacrato.
Più di mille anni
fa, un sacerdote
stava celebrando
la Santa Messa e,
proprio al momento
della
consacrazione, fu
colto dal dubbio
se veramente il
pane e il vino
diventano il Corpo
e il Sangue del
Signore. Proprio
allora, Dio volle
dimostrare con un
miracolo
evidentissimo la
verità di tale
dottrina,
trasformando anche
visibilmente il
pane in carne e il
vino in sangue. La
cosa più
strabiliante è
che, a distanza di
oltre mille anni,
si possono ancora
vedere questa
carne e questo
sangue che hanno
le caratteristiche
di una persona
viva. Questo
Miracolo
Eucaristico è
custodito a
Lanciano, in
Abruzzo, ed è
sempre meta di
numerosi
pellegrinaggi.
L'Eucaristia ci
rende una sola
cosa con Gesù. Al
momento della
Comunione, Gesù
viene nel nostro
cuore e quello è
il momento più
bello e prezioso
della nostra
giornata. In quel
momento, come
insegnava san
Giovanni Maria
Vianney, noi e
Gesù siamo come
due candele che si
fondono insieme e
alimentano
un'unica fiamma.
In quel momento,
la nostra
preghiera si
unisce a quella
che Gesù rivolge
incessantemente al
Padre a nostro
favore, e così
possiamo ottenere
le grazie più
grandi.
Inoltre,
l'Eucaristia ci
rende una cosa
sola anche tra di
noi. Questo
aspetto è messo in
luce dalla seconda
lettura di oggi,
quando san Paolo
afferma: «Poiché
vi è un solo pane,
noi siamo, benché
molti, un solo
corpo: tutti
infatti
partecipiamo
all'unico pane»
(1Cor 10,17). Se
io sono unito a
Gesù e anche tu lo
sei, ne consegue
che, nel Signore,
siamo una cosa
sola. Per questo
motivo, i
cristiani di santa
vita, anche se si
vedono per la
prima volta, si
sentono uniti da
un vincolo di
carità ed è come
se si fossero da
sempre conosciuti.
L'Eucaristia
annulla le
distanze: uniti a
Gesù, saremo un
cuore e un'anima
sola.
Quanto triste è
invece lo
spettacolo di
tanti cristiani
che tra di loro
non si sopportano
e parlano male
l'uno dell'altro!
In questo modo,
nella pratica,
rinnegano la loro
fede. In questa
solennità siamo
chiamati a fare un
serio esame di
coscienza su
quella che è la
nostra carità. Se
amiamo
l'Eucaristia, che
è il Corpo di
Cristo, non
possiamo non amare
i nostri fratelli,
che formano il
Corpo mistico di
Cristo. Ogni volta
che riceviamo
Gesù, ogni volta
che ci avviciniamo
a Lui, presente
nel Tabernacolo,
noi ci rendiamo
vicini a tutti
fratelli, in modo
particolare a
quelli più cari al
nostro cuore e a
quelli più cari al
Cuore di Gesù.
Da questa
solennità,
inoltre, deve
scaturire il vivo
desiderio di
ricevere spesso la
Comunione, in
grazia di Dio,
premettendo la
Confessione se
sulla coscienza
abbiamo qualche
grave peccato. La
Comunione
frequente è la
grazia più bella
con cui abbellire
la nostra anima ed
è la gioia più
grande che
possiamo dare al
Cuore di Gesù.
Fonte: Il
settimanale di
Padre Pio,
(omelia per il
26 giugno 2011)
Pubblicato su
BASTABUGIE n.198
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