a cura di Rino Cammilleri
La famosa antropologa Margaret Murray (1863-1963) lanciò
l’idea che dietro la «caccia alle streghe» (dall’epoca
rinascimentale fino a oltre la meta del Settecento) vi fosse
in realtà «un movimento religioso medievale diffuso e
nascosto, basato sui culti di fertilità precristiani, le cui
pratiche assomigliavano a quelle imputate alle “streghe” (…).
L’opera della Murray un tempo era molto in voga –e lei scrisse
addirittura la sezione sulla stregoneria di molte edizioni
dell’Enciclopedia Britannica. Tuttavia, gli studiosi più
rispettabili oggi concordano con Norman Cohn sul fatto che la
conoscenza della Murray era, nelle migliore delle ipotesi,
“superficiale e la sua padronanza del metodo storico
inesistente” (I demoni dentro. Le origini del sabba e la
grande caccia alle streghe. 1994. ndr).
Anzi, la disonestà dell’autrice nell’estrarre
citazioni dalle confessioni, con modalità evidentemente tese a
fuorviare i lettori omettendo le parti che non avvaloravano la
sua tesi, è stata pienamente denunciata, e la sua opera ormai
è considerata priva di valore (…). Vale la pena di ricordare
che la Murray interpretò la morte di Giovanna d’Arco come un
vero sacrificio rituale, finalizzato alla richiesta di un buon
raccolto, e che alla fine sostenne che da Guglielmo il
Conquistatore in poi, per i quattro secoli successivi, ogni re
d’Inghilterra era stato in segreto sacerdote di questo culto
delle “streghe”». Cfr. Rodney Stark, A gloria di Dio
(Lindau, 2011), pp. 278-279. L’autore si chiede anche:
«Qualora una cosa simile fosse esistita davvero, come avrebbe
fatto a passare inosservata per più di un migliaio di anni?»
(ib.)
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