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14
SETTEMBRE |
ESALTAZIONE
DELLA
SANTA
CROCE |
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Prendere
la Croce
vuol dire
scegliere
un
progetto
di vita
che ci
mette
contro
Erode,
contro
Caifa e
contro
Pilato,
dalla
parte dei
'poveri di
Dio', di
coloro che
non hanno,
per farsi
strada in
questo
mondo, né
la
ricchezza,
né la
cultura,
né il
potere. La
Croce non
è il
simbolo
della
coscienza
infelice,
è il
simbolo di
un
progetto
di
esistenza.
La fede,
che sembra
sempre
essere
smentita
dai fatti,
va spesa
innanzitutto
nel
confronto
storico-culturale
con le
potenze di
questo
mondo e
Gesù è la
manifestazione
della
potenza di
Dio contro
la potenza
di questo
mondo. |
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MISSALE
ROMANUM
VETUS
ORDO
LETTURE:
Nm
21,
4b-9;
Sal
77;
Fil
2,
6-11;
Gv
3,
13-17
G li
Orientali
oggi
celebrano
la
Croce
con
una
solennità
paragonabile
a
quella
della
Pasqua.
Costantino
aveva
fatto
costruire
a
Gerusalemme
una
basilica
sul
Golgota
e
un’altra
sul
Sepolcro
di
Cristo
Risorto.
La
dedicazione
di
queste
basiliche
avvenne
il
13
settembre
dei
335.
Il
giorno
seguente
si
richiamava
il
popolo
al
significato
profondo
delle
due
chiese,
mostrando
ciò
che
restava
del
legno
della
Croce
del
Salvatore.
Da
quest’uso
ebbe
origine
la
celebrazione
del
14
settembre.
A
questo
anniversario
si
aggiunse
poi
il
ricordo
della
vittoria
di
Eraclio
sui
Persiani
(628),
ai
quali
l’imperatore
strappò
le
reliquie
della
Croce,
che
furono
solennemente
riportate
a
Gerusalemme.
Da
allora
la
Chiesa
celebra
in
questo
giorno
il
trionfo
della
Croce
che
è
segno
e
strumento
della
nostra
salvezza.
«Nell’albero
della
Croce
tu
(o
Dio)
hai
stabilito
la
salvezza
dell’uomo,
perché
donde
sorgeva
la
morte
di
là
risorgesse
la
vita,
e
chi
dall’albero
traeva
vittoria,
dall’albero
venisse
sconfitto,
per
Cristo
nostro
Signore»
(prefazio).
L’uso
liturgico
che
vuole
la
Croce
presso
l’altare
quando
si
celebra
la
Messa,
rappresenta
un
richiamo
alla
figura
biblica
del
serpente
di
rame
che
Mosè
innalzò
nel
deserto:
guardandolo
gli
Ebrei,
morsicati
dai
serpenti
erano
guariti.
Giovanni
nel
racconto
della
Passione
dovette
aver
presente
il
profondo
simbolismo
di
questo
avvenimento
dell’Esodo
(cf
prima
lettura),
e
la
profezia
di
Zaccaria,
quando
scrive:
«Volgeranno
lo
sguardo
a
Colui
che
hanno
trafitto»
(Zc
12,10;
Gv
19,37).
Il
simbolo
della
croce
ha
sacralizzato
per
secoli
ogni
angolo
della
terra
e
ogni
manifestazione
sociale
e
privata.
Oggi
rischia
di
essere
spazzato
via
o
peggio
strumentalizzato
da
una
moda
consumistica.
Tuttavia
rimane
sempre
un
simbolo
che
fa
volgere
lo
sguardo
a
tutti
i
«crocifissi»
di
sempre:
i
poveri,
gli
ammalati,
i
vecchi,
gli
sfruttati,
i
bambini
subnormali,
ecc.
Essi
sono
i
più
degni
di
essere
collocati
nel
«vivo»
delle
nostre
messe.
A
noi,
figli
del
«benessere»,
verrà
la
salvezza
tramite
loro,
per
i
quali
è
sempre
valida
la
parola
del
Vangelo:
«Avevo
fame...
avevo
sete...
ero
forestiero...
ero
nudo...
ero
malato...»
(Mt
25).
La
croce
è
gloria
ed
esaltazione
di
Cristo
Dai
«Discorsi»
di
sant'Andrea
di
Creta,
vescovo
(Disc.
10
sull'Esaltazione
della
santa
croce;
PG
97,
1018-1019.
1022-1023).
Noi
celebriamo
la
festa
della
santa
croce,
per
mezzo
della
quale
sono
state
cacciate
le
tenebre
ed
è
ritornata
la
luce.
Celebriamo
la
festa
della
santa
croce,
e
così,
insieme
al
Crocifisso,
veniamo
innalzati
e
sublimati
anche
noi.
Infatti
ci
distacchiamo
dalla
terra
del
peccato
e
saliamo
verso
le
altezze.
E'
tale
e
tanta
la
ricchezza
della
croce
che
chi
la
possiede
ha
un
vero
tesoro.
E
la
chiamo
giustamente
così,
perché
di
nome
e
di
fatto
è
il
più
prezioso
di
tutti
i
beni.
E'
in
essa
che
risiede
tutta
la
nostra
salvezza.
Essa
è
il
mezzo
e
la
via
per
il
ritorno
allo
stato
originale.
Se
infatti
non
ci
fosse
la
croce,
non
ci
sarebbe
nemmeno
Cristo
crocifisso.
Se
non
ci
fosse
la
croce,
la
Vita
non
sarebbe
stata
affissa
al
legno.
Se
poi
la
Vita
non
fosse
stata
inchiodata
al
legno,
dal
suo
fianco
non
sarebbero
sgorgate
quelle
sorgenti
di
immortalità,
sangue
e
acqua,
che
purificano
il
mondo.
La
sentenza
di
condanna
scritta
per
il
nostro
peccato
non
sarebbe
stata
lacerata,
noi
non
avremmo
avuto
la
libertà,
non
potremmo
godere
dell'albero
della
vita,
il
paradiso
non
sarebbe
stato
aperto
per
noi.
Se
non
ci
fosse
la
croce,
la
morte
non
sarebbe
stata
vinta,
l'inferno
non
sarebbe
stato
spogliato.
E'
dunque
la
croce
una
risorsa
veramente
stupenda
e
impareggiabile,
perché,
per
suo
mezzo,
abbiamo
conseguito
molti
beni,
tanto
più
numerosi
quanto
più
grande
ne
è
il
merito,
dovuto
però
in
massima
parte
ai
miracoli
e
alla
passione
del
Cristo.
E'
preziosa
poi
la
croce
perché
è
insieme
patibolo
e
trofeo
di
Dio.
Patibolo
per
la
sua
volontaria
morte
su
di
essa.
Trofeo
perché
con
essa
fu
vinto
il
diavolo
e
col
diavolo
fu
sconfitta
la
morte.
Inoltre
la
potenza
dell'inferno
venne
fiaccata,
e
così
la
croce
è
diventata
la
salvezza
comune
di
tutto
l'universo.
La
croce
è
gloria
di
Cristo,
esaltazione
di
Cristo.
La
croce
è
il
calice
prezioso
e
inestimabile
che
raccoglie
tutte
le
sofferenze
di
Cristo,
è
la
sintesi
completa
della
sua
passione.
Per
convincerti
che
la
croce
è
la
gloria
di
Cristo,
senti
quello
che
egli
dice:
«Ora
il
figlio
dell'uomo
è
stato
glorificato
e
anche
Dio
è
stato
glorificato
in
lui,
e
lo
glorificherà
subito»
(Gv
13,
31-32).
E
di
nuovo:
«Glorificami,
Padre,
con
quella
gloria
che
avevo
presso
di
te
prima
che
il
mondo
fosse»
(Gv
17,
5).
E
ancor:
«Padre
glorifica
il
tuo
nome.
Venne
dunque
una
voce
dal
cielo:
L'ho
glorificato
e
di
nuovo
lo
glorificherò»
(Gv
12,
28),
per
indicare
quella
glorificazione
che
fu
conseguita
allora
sulla
croce.
Che
poi
la
croce
sia
anche
esaltazione
di
Cristo. |
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