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La gente
chiede i principi
non negoziabili |
(di Mauro
Faverzani su Radici Cristiane del 04-03-2013)
Centinaia di migliaia
di persone nelle piazze per dire “sì” alla famiglia
tradizionale ed alla vita umana. Chiaro il segnale che tutti,
cattolici e non, devono fare proprio: nel disordine generale,
occorre tornare a far sentire la voce del buon senso, quella
del diritto naturale, l’unica in grado di affascinare con la
propria bellezza. E il prossimo appuntamento a Roma con la
terza Marcia per la Vita rappresenta l’occasione.
Mentre negli Stati Uniti si sono scatenate le forze abortiste
capitanate dall’amministrazione Obama, anche in Europa
poderosi sono stati gli attacchi condotti contro i principi
non negoziabili: dopo la Spagna di Zapatero, il Belgio,
l’Olanda e l’Inghilterra di Cameron, l’esempio più eclatante è
dato dalla Francia, dove a fine marzo si giocherà in Assemblea
una grossa partita etica con l’eventuale autorizzazione della
ricerca sull’embrione umano da una parte e il riconoscimento
delle “nozze gay” e adozioni omosessuali dall’altra. |
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Popoli nelle piazze |
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Fosche nubi si sono addensate contro la
vita e contro la famiglia. Eppure le luci non sono mancate. E
non possiamo non riconoscerle: non sarebbe giusto. Le
manifestazioni di piazza, innanzi tutto. Ovunque. Da tempo non
se ne organizzavano. Ma, stanti le circostanze, la gente,
tanta gente – credente e non – è uscita di casa ed è andata
nelle strade per far sentire il proprio “sì” alla vita e il
proprio “no” all’aborto, il proprio “sì” alla famiglia fondata
sul matrimonio tra uomo e donna e il proprio “no” alle
cosiddette “unioni di fatto” di qualsiasi tipo siano.
Organizzate ora dalle Conferenze Episcopali ora da
associazioni oppure spontanee, hanno mostrato nel volto degli
aderenti – tantissimi giovani, famiglie, gruppi – la forza
convinta delle proprie argomentazioni. Pensiamo alle folle che
il 17 e il 18 novembre scorsi, a Parigi, hanno voluto ribadire
l’unicità della famiglia tradizionale grazie alle iniziative
promosse nel primo caso dai vescovi con oltre 200.000
partecipanti, nel secondo caso da altri 18.000. E poi ancora
il 13 gennaio scorso con una manifestazione, che in meno di
due mesi è riuscita a raccogliere un milione e 300.000
cittadini, incuranti del freddo gelido, per dire “no” al
“matrimonio” omosessuale, forti anche dell’incoraggiamento
giunto dalle prese di posizione, chiare e nette, del cardinale
André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi.
Cifre, che hanno spiazzato le più rosee previsioni della
stessa Prefettura, trovatasi a gestire una situazione ben più
imponente di quanto ci si aspettasse con adesioni anche da
molti Paesi di singoli e associazioni di tutte le estrazioni,
neppure necessariamente credenti, uniti comunque da un
medesimo ideale, da un unico valore, quello della famiglia.
Cifre, in grado di ridicolizzare gli sparuti, isolati ed
esigui tentativi condotti dai gruppi gay d’inscenare
iniziative analoghe, ma di segno opposto, tutte rivelatesi un
fallimento. Non meno significative le 500.000 adesioni
all’imponente Marcia per la Vita svoltasi a Washington lo
scorso 25 gennaio, definita «un importante punto di
riferimento storico per i cattolici» dall’arcivescovo Ignacio
Carrasco de Paula, Presidente della Pontificia Accademia per
la Vita, che ha definito questo genere di iniziative «molto
importanti per il mondo intero. La Chiesa sostiene le Marce in
tutto il mondo, perché coloro che vi partecipano sono parte
della stessa Chiesa». |
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L’azione del Papa |
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Di tutte queste battaglie per i principi
non negoziabili, formidabile riferimento è il Santo Padre, più
volte intervenuto nel merito. Citare tutte le sue prese di
posizione sarebbe lungo, ma basta richiamare alla memoria il
suo Messaggio in occasione della Giornata Mondiale per la
Pace, di segno esattamente opposto alle “nozze gay” volute da
Hollande. Oppure il sostegno esplicitamente dato da Papa
Benedetto XVI alla Marcia per la Vita di Washington, unitosi
ai partecipanti, pregando «affinché i leader politici
proteggano i bambini non nati e promuovano una cultura della
vita». Ciò che ha spinto anche il card. Sean O’Malley ad
affermare a chiare lettere: «Benedetto XVI è con noi». Da
tutto questo si riceve un insegnamento importante.
Arrestare la marcia demoniaca del relativismo, l’avanzata
feroce della secolarizzazione si può. Si deve. Occorre
crederci. Occorre volerlo. Occorre agire. Occorre sentire
davvero nostre le parole del Beato Giovanni Paolo II,
pronunciate durante l’omelia d’inizio Pontificato, il 22
ottobre del 1978, quando ai fedeli fece una proposta chiara,
rivolse un appello forte: «Non abbiate paura! Aprite, anzi,
spalancate le porte a Cristo! Oggi spesso l’uomo è invaso dal
dubbio, che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi –
vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a
Cristo di parlare all’uomo. Solo Lui ha parole di vita, sì!,
di vita eterna». Allora è importante sentire e fare nostre
tutto questo, uscire dall’indifferenza, proclamare la Verità
che rende liberi contro i volti, che oggi assume la
disperazione: la vita innocente uccisa con l’aborto, la
santità della famiglia umiliata dal divorzio, il senso più
bello, vero e pieno del matrimonio trafitto da simulacri, che,
scimmiottandolo, lo sviliscono, lo calpestano, lo snaturano,
come nel caso delle “nozze” o delle adozioni gay.
Proclamare la bellezza della vita, la bellezza della famiglia,
la bellezza dei principi non negoziabili significa aiutarci e
aiutare anche chi oggi non coglie, chi oggi non comprende, chi
oggi è disorientato e roso dal dubbio, a riscoprire la gioia e
lo splendore di ciò che il diritto naturale riassume e
incarna: la gioia e lo splendore dell’essere uomini, figli di
Dio, sue creature. Concetto valido per chi crede, ma anche per
chi, pur non credendo, coglie anche col solo semplice buon
senso come la felicità dell’uomo non possa passare attraverso
una stanza per gli aborti o atti contrari alla natura. |
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Il prossimo appuntamento generale |
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L’occasione per render tutto questo
concreto c’è, anche in Italia. Ed è data dalla terza Marcia
nazionale per la Vita promossa a Roma per il prossimo 12
maggio. Sarà una nuova occasione per non subire passivamente,
per tornare a far sentire la propria voce, per affermare con
coraggio e senza inutili timori i propri valori, i propri
ideali, per non vanificare il segnale forte giunto già lo
scorso anno dai 15.000 che aderirono alla seconda edizione. In
una società, che sembra andare allo sfacelo, iniziative come
la terza Marcia nazionale per la Vita o quelle di Parigi o di
Washington non possono che rappresentare un salvagente, una
boa per tanti, per troppi oggi bersagliati dalle suadenti
lusinghe dei cattivi maestri, eppure ancora capaci di
riconoscere il Bello, il Giusto, il Vero, qualora glielo si
proponga e si mostri come, a credervi, a viverlo, siano in
tanti. Allora davvero apriamo, anzi “spalanchiamo le porte a
Cristo”! Non è più tempo di attendere, non è più tempo di
rimandare. |
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(RC n. 82 – Marzo 2013) |
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